Vardanyan in sciopero della fame contro il processo farsa di Baku
Il 18 febbraio 2025, i media statali azeri hanno riportato i dettagli della terza udienza del processo all’ex Ministro dello Stato dell’Artsakh, Ruben Vardanyan.
Ruben Vardanyan, illegalmente detenuto e processato dal regime azero di Aliyev, ha rilasciato un breve comunicato trasmesso dalla sua famiglia dopo la breve telefonata settimanale del 19 febbraio 2025. Vardanyan ha annunciato uno sciopero della fame in segno di protesta contro il processo “giudiziario” inscenato contro di lui a Baku. Vardanyan è stato il Ministro di Stato (figura equivalente a quella del Primo Ministro) della Repubblica di Artsakh/Nagorno-Karabakh dal novembre 2022 al febbraio 2023, Dal 27 settembre 2023 è incarcerato in Azerbaigian.
Questo il testo del suo appello:
«Ieri ho deciso di protestare, dichiarando uno sciopero della fame, contro la farsa giudiziaria, che si sta svolgendo contro di me. Questa è la mia risposta alle palesi violazioni del diritto procedurale azero e del diritto internazionale. Ciò che sta accadendo in aula non può essere definito un processo: è uno spettacolo politico, in cui il mio diritto ad un’equa udienza viene palesemente ignorato.
Nel mese scorso, il mio avvocato locale, Avraam Berman, e io abbiamo cercato di chiarire alla Corte che è fondamentale per me che questo cosiddetto “processo” sia obiettivo piuttosto che una messa in scena. Purtroppo, è stato chiaro fin dall’inizio che questo caso riguarda la mia persecuzione in quanto Armeno, semplicemente per aver esercitato i miei diritti alla libertà di opinione ed espressione e alla partecipazione politica ai sensi del diritto internazionale, che mirano a proteggere i diritti della popolazione Armeno-Cristiana dell’Artsakh.
Nonostante l’Azerbajgian sia uno Stato parte della Convenzione europea sui diritti dell’uomo e del Patto internazionale sui diritti civili e politici, questo processo è stato anche costellato di gravi abusi del giusto processo:
1. Vengo processato in un tribunale militare illegale e non in una corte civile.
2. Non mi è stato concesso pieno accesso all’atto di accusa e alle cosiddette “prove” contro di me: 422 volumi in azero, per i quali mi sono stati concessi solo 21 giorni lavorativi per esaminarli, che sono stati classificati come “segreti di Stato”.
3. L’”atto di accusa” che mi è stato presentato non è un documento ufficiale, in quanto non riporta le firme dei miei accusatori. Anche la traduzione di questo cosiddetto documento contiene errori grossolani, rendendo impossibile per me comprendere le accuse contro di me.
4. Mi è stato negato il diritto alla difesa: il mio avvocato locale, Avraam Berman, ha avuto accesso limitato ai materiali, i suoi documenti sono stati confiscati ed è stato sottoposto a pressioni psicologiche. Inoltre, al mio team legale internazionale è stato impedito di comunicare con me o di farmi visita e non ha avuto accesso a nessuno dei materiali del caso.
5. Non mi è stato permesso di convocare testimoni della difesa o di presentare denunce in merito alle violazioni commesse durante le indagini e il processo.
6. Tutte le udienze sono state segrete e chiuse al pubblico. I giornalisti stranieri e i rappresentanti internazionali indipendenti sono stati esclusi dall’aula di tribunale.
Questo cosiddetto “processo” non è solo contro di me. È un tentativo di criminalizzare tutti gli Armeni: tutti coloro che hanno sostenuto e dimostrato compassione verso l’Artsakh e il suo popolo, e tutti coloro che hanno mostrato compassione. Questo è un attacco ad un’intera nazione. Mi rifiuto di partecipare a questa farsa. Faccio appello ai leader mondiali, alle organizzazioni internazionali, ai difensori dei diritti umani e ai membri della stampa:
Questo processo richiede la vostra attenzione. L’imitazione della giustizia è un’approvazione dell’illegalità e dell’ingiustizia. Il silenzio di fronte a tali violazioni apre la strada a future tragedie, alimentando l’ostilità e una nuova ondata di odio. Solo attraverso la verità, la legge e l’umanità, la pace e la giustizia possono essere garantite nella regione.
Ruben Vardanyan».