Smascherato il bluff della “piattaforma di pace”
Una pagliacciata organizzata dal regime azero al quale alcuni (noti) pesci anche italiani hanno abboccato…
Non ci voleva molto a capirlo. Bastava fare un giro sul sito della cosiddetta “Piattaforma di pace armeno-azerbaigiana“, istituita alla fine del 2016, per capire che si trattava di un bluff orchestrato dal regime azero per cercare di mascherare l’odio contro gli armeni e darsi un tono conciliante.
Già la sede dell’organizzazione (a Baku) la diceva lunga: un’iniziativa del genere avrebbe dovuto quanto meno essere allestita in territorio neutrale, non certo nella capitale di una delle parti in causa: ma questo ad Aliyev non deve aver interessato molto. L’importante era infilare dentro un paio di nomi armeni giusto per far vedere che si discuteva di proposte bipartisan. Anche se poi le stesse erano tutte allineate sulla posizione dell’Azerbaigian e prevedevano che la repubblica del Nagorno Karabakh-Artsakh venisse annessa all’Azerbaigian. Della serie: facciamo pure la pace se accetti in toto tutte le mie condizioni…
Così era stato arruolato Vahan Martirosyan, armeno ma anche strenuo oppositore dell’autorità di Yerevan al punto che aveva deciso di trasferirsi con tutta la famiglia in Ucraina. E da lì aveva dato il suo sostegno all’iniziativa, convinto che attraverso un dialogo tra i due popoli si potesse giungere a una pace definitiva.
Salvo però, la scorsa settimana, denunciare questa “Piattaforma” come un enorme imbroglio organizzato dal governo azero: «Questa cosiddetta piattaforma di pace non ha alcuna connessione con la gente e la società azerbaigiana» ha dichiarato Vahan Martirosyan in un video online pubblicato il 27 maggio. «Fin dall’inizio, è stato creato e gestito dal governo e dai servizi di sicurezza dell’Azerbaigian». Martirosyan deve esserci rimasto male nel vedere crollate le sue sincere convinzioni al punto che non esita a dichiarare che alcuni nomi armeni presenti nel progetto in realtà neppure esistono e sono stati creati solo per gettare fumo negli occhi.
«La cosa più importante è che nella guerra dell’informazione prendiamo il massimo vantaggio da questi armeni (inseriti nella Paittaforma, NdR), ora non abbiamo più bisogno di lui [Martirosyan], ne utilizzeremo nuovi e li butteremo via, non abbiamo mai dimenticato che per noi l’armeno è un nemico» posta su FB Eynulla Fatullayev , caporedattore del magazine filo governativo azero “Haqquin”, salvo poi rimuovere il post poco dopo. E il comunicato, carico di odio contro gli armeni, rilasciato dalla “Piattaforma” sul proprio sito pochi giorni dopo le rivelazioni di Martirosyan la dice lunga sugli scopi dell’iniziativa.
Che, peraltro, qualche (ingenuo?) pesce (piccolo) lo ha abboccato. Anche in Italia dove il sig. Domenico Letizia – abituale frequentatore di eventi organizzati dall’ambasciata azera e già ospite degli hotel di Baku – qualche settimana or sono aveva pomposamente annunciato la sua partecipazione alla “Piattaforma” (inizialmente era una “candidatura” ma la selezione deve essere stata molto veloce visto che già risulta nella lista dei partecipanti…). E con lui i signori Giuseppe Ferraro e Fabrizio Colamonici (rispettivamente Segretario e vice presidente di un’associazione di amicizia con l’Azerbaigian di cui il Letizia è presidente): più che un ambasciatori di pace, ambasciatori di Aliyev, ma non stiamo a guardare troppo per il sottile.
Lasciamo loro (e gli altri amichetti filo azeri compagni di rinfreschi…) liberi di andare a Baku quante volte vogliono; ci mancherebbe altro, anzi possono pure rimanerci e assaporare la libertà che si respira in quel Paese. Basta che non si permettano di parlare a nome degli italiani di questa pagliacciata in maschera azera…