Sumgait: la nota del ministero degli Esteri dell’Artsakh
Trentadue anni fa, il 27-29 febbraio 1988, le autorità della Repubblica Socialista Sovietica Azera hanno perpetrato il massacro e la deportazione forzata della popolazione armena nella città di Sumgait, accompagnata da atrocità commesse con crudeltà senza precedenti. Il Dipartimento per l’informazione e le relazioni pubbliche del Ministero degli Esteri della Repubblica di Artsakh (Nagorno Karabakh) lo ha osservato in un commento sul 32° anniversario del massacro degli armeni a Sumgait, Azerbaigian.
«I tre giorni di pestaggi di massa, omicidi e atti violenti sono stati la risposta delle autorità di Baku alle pacifiche e legittime richieste degli armeni di Artsakh (Karabakh) di realizzare il loro diritto inalienabile all’autodeterminazione», si legge anche nel commento. «Vi sono ampie prove che i massacri degli armeni a Sumgait sono stati accuratamente preparati e pianificati dalle autorità azere. Parlando alle manifestazioni tenute alla vigilia dei massacri, rappresentanti di alto rango delle autorità cittadine hanno invitato la folla a punire gli armeni e hanno chiesto “di uccidere e deportarli da Sumgait e dall’intero Azerbaigian”. Quasi ogni discorso si è concluso con il canto di “Morte agli armeni!“. Tra l’ovvia inazione delle autorità e delle forze dell’ordine, oltre a essere guidati da queste ultime, centinaia di azeri a Sumgait, ispirati alle richieste di odio e violenza contro gli armeni, hanno iniziato attacchi senza impedimenti agli appartamenti degli armeni che vivono a Sumgait, utilizzando gli elenchi di indirizzi a loro disposizione.
L’impunità dei veri organizzatori e autori dei crimini contro l’umanità commessi a Sumgait ha creato un terreno fertile per la pulizia etnica degli armeni in tutto la Repubblica Socialista Sovietica Azera negli anni successivi – a Kirovabad, Baku e in un certo numero di altre città popolate di armeni. Migliaia di armeni sono diventati vittime di questa politica e centinaia di migliaia sono diventati rifugiati.
Attualmente, purtroppo, le autorità azere continuano la loro politica di incitamento all’odio e alla xenofobia contro gli armeni, eroizzando e glorificando l’ufficiale azero che ha brutalmente ucciso un ufficiale armeno in Ungheria nel 2004. Un’altra manifestazione di tale politica è diventata la gratificazione dell’ufficiale azero dal presidente dell’Azerbaigian per aver decapitato un militare dell’Esercito di difesa Artsakh durante la guerra di aprile del 2016 scatenata contro la Repubblica di Artsakh, nonché le gravi violazioni delle norme del diritto umanitario e dei crimini di guerra commessi dalle forze armate azere.
Ci inchiniamo al ricordo delle vittime innocenti del crimine di Sumgait. La comunità internazionale dovrebbe condannare e fornire una valutazione chiara e inequivocabile delle azioni di genocidio commesse dalle autorità azere contro la pacifica popolazione armena, che non solo impedirà la ripetizione di tali atrocità in futuro, ma contribuirà anche a sanare la situazione in Azerbaigian.»
(traduzione e grassetto redazionale)