La liberazione di Shushi
L’8 maggio 2020 segna il 28° anniversario dell’inizio dell’operazione condotta nel 1992 dall’esercito di difesa Artsakh (Nagorno Karabakh) e dai distaccamenti di volontari armeni per la liberazione dalle forze armate azere della strategica città di Shushi.
La liberazione di Shushi (che ufficialmente si festeggia il 9 maggio) rappresenta un punto di svolta, cruciale, della guerra del Nagorno Karabakh. Shushi, infatti, si era trasformata in una base militare azera durante questa guerra che era stata scatenata dall’Azerbaigian alla fine di gennaio 1992.
Alla fine del 1991, le forze armate azere avevano iniziato a bombardare Stepanakert, la capitale dell’Artsakh, e le aree circostanti da Shushi (che si trova a una quota elevata, tra i 1500 e i 1800 metri di altitudine). La situazione era peggiorata bruscamente nel febbraio 1992, quando gli azeri avevano cominciato a utilizzare anche lanciarazzi multipli (BM-21 Grad) contro la popolazione civile. A seguito di tali criminali bombardamenti, 111 civili erano stati uccisi, altri 332 feriti e circa 370 case ed edifici erano stati distrutti. Ad aprile, l’esistenza della stessa Stepanakert era seriamente minacciata.
Quindi, all’inizio di maggio, i comandanti armeni presero l’unica decisione possibile: liberare Shushi dalle forze armate azere mediante un’operazione militare.
L’operazione fu lanciata l’8 maggio 1992 intorno alle 2 del mattino. Era guidata da Arkadi Ter-Tadevosyan, comandante delle forze di autodifesa di Artsakh. La linea del fronte si estendeva per 45 chilometri e l’operazione veniva eseguita in diverse direzioni. Shushi era rimasta l’ultimo avamposto azero in Karabakh.
Dalla sommità della montagna partivano quotidianamente razzi e colpi di cannone verso la sottostante Stepanakert contro la quale nella sola giornata del 7 maggio erano stati sparati circa duecento Grad. La conquista della città, difesa da quasi diecimila soldati azeri, viene portata a termine da poco più di duemila armeni, divisi in quattro gruppi principali che muovendo da punti diversi convergono intorno alla rocca aggirando le difese nemiche. Un gruppo di giovani incursori, guidati da Ashot Ghulian (nome di battaglia Pekor) scalò duecento metri di roccia e riuscì a raggiungere la sommità cogliendo di sorpresa i difensori azeri che mai si sarebbero aspettati un attacco da quel versante. Con la conquista di Shushi anche il capoluogo dell’Artsakh potè godere di uno scudo protettivo. Di lì a pochi giorni sarebbe stato liberato anche il corridoio di Lachin permettendo il collegamento con l’Armenia e l’afflusso di viveri e medicinali per la martoriata popolazione dell’Artsakh.
L’operazione si concluse intorno alle ore 4 del mattino del 9 maggio. La parte armena subì 57 perdite, mentre l’esercito azero ebbe tra le 250 e le 300 vittime.