Tentativi azeri su Amaras, la denuncia dell’abate
Terminata la guerra, una delle nostre maggiori preoccupazioni riguardava il monastero di Amaras nella regione di Martuni, in parte occupata militarmente dagli azeri.
Si temeva che il celebre sito facesse la fine di altri e si ritrovasse in zona nemica per poi essere oggetto di vandalismi e “riconversioni” forzate.
Poi, alcune foto ci hanno quasi tranquillizzato: sia pure di poco Amaras, che si trova a sud del villaggio di Machkalashen, rimaneva armeno.
Uno dei più antichi siti cristiani, edificato su una chiesa fondata da San Gregorio Illuminatore nel IV secolo, ha ospitato il monaco Mesrop Mashtots che ha coniato l’alfabeto armeno nel 406. Il complesso attuale, rimaneggiato rispetto all’impianto originario, è di struttura semplice con la chiesa di san Gregorio (edificata nell’Ottocento con il contributo della comunità armena di Shushi) circondata da un muro di cinta alto cinque metri con quattro torrette agli angoli.
La linea di contatto si trova a pochissima distanza: gli azeri sono insediati sulle colline a sud-ovest nei pressi del villaggio di Jivan.
Dopo il cessate il fuoco, hanno cercato di scendere a valle due o tre volte volte, per avanzare dalle loro posizioni così come hanno fatto altrove nel tentativo di occupare altro territorio finché non viene tracciato il confine finale.
A lanciare un altro grido di allarme è l’abate del monastero, padre Geghard Hovhannisyan.
In termini di sicurezza, il monastero è ora piuttosto vulnerabile e l’abate esprime le sue preoccupazioni al riguardo.
Per evitare di essere sposti a possibili colpi di cecchini azeri, è stato aperto un varco nel muro di cinta dalla parte opposta alla linea di contatto.
Padre Hovhannisyan ha notato che si è già rivolto alla parte russa per garantire un pernottamento al monastero, chiedendo loro di allestire un avamposto russo o un turno di notte lì. Al momento, i soldati armeni sono in servizio ad Amaras e una bandiera russa è stata posta sul monastero. Lo scorso 4 maggio il primate della diocesi dell’Artsakh, l’arcivescovo Martirosyan, ha visitato (foto) il monastero per verificare la situazione.
Le porte del monastero di Amaras sono aperte ai visitatori, ma l’abate esorta a stare attento, chiede ai pellegrini di non venire a tarda notte e di non camminare a lungo nella zona. Inoltre, secondo padre Hovhannisyan, c’è bisogno di rimuovere bombe e proiettili dall’area.
Secondo l’abate, dopo aver risolto i problemi di sicurezza, il complesso del monastero di Amaras avrà diversi monaci che vi trascorreranno la notte; questa decisione è stata presa per ordine e richiesta del Catholicos Karekin II.