MASSICCI ATTACCHI AZERI SU TUTTA LA LINEA DI CONFINE RESPINTI DALLA DIFESA DEL KARABAKH. DECINE DI MORTI. RAZZI SU MARTAKERT
Un’aggressione senza precedenti alla repubblica del Nagorno Karabakh respinta con pesanti perdite azere. La protesta ufficiale dell’Armenia che chiede un deciso intervento dei mediatori internazionali in mancanza del quale sarà costretta a reagire.
Si è combattuto aspramente su quasi tutta la linea di demarcazione tra repubblica del Nagorno Karabakh e Azerbaigian nella notte fra venerdì 1 e sabato 2 aprile. E ancora si combatte.
Il ministero della Difesa del NK e quello dell’Armenia hanno ufficialmente confermato la notizia di un attacco su vasta scala (“senza precedenti dalla fine della guerra” citano alcune fonti) da parte delle forze azere. Durante queste azioni, l’avversario – usando carri armati, artiglieria pesante e velivoli leggeri aerei – ha tentato di infiltrarsi in profondità nel territorio della Repubblica Nagorno Karabakh cercando di occupare posizioni strategiche. La pronta reazione dell’Esercito di difesa del NK ha respinto le incursioni causando numerose perdite al nemico. Risultano abbattuti due elicotteri, due droni e distrutti alcuni carri armati. Pur tuttavia, informano fonti ufficiali, le azioni militari continuano. Queta mattina, verso le ore 8.30 locali, un razzo BM 21-Grad ha colpito una scuola in un insediamento civile armeno lungo la linea di demarcazione nella regione di Martuni e ha provocato la morte di un bambino di dodici anni (Vaghinak Grigoryan) e del ferimento di altri due. Altri quattro civili feriti sono registrati in altre località: fra questi il sindaco di Mataghis.
Secondo fonti armene gli azeri avrebbero perso almeno duecento uomini; i media azeri ammettono dodici vittime. Il presidente dell’Armenia, Serzh Sargsyan, al termine della riunione straordinaria del Consiglio di Sicurezza nazionale ha ufficialmente comunicato che le vittime armene sono diciotto alle quali si aggiungono trentacinque feriti.
Secondo fonti (non confermate) diffuse nella serata del 2 aprile, ci sarebbero cinque carri armati azeri circondati in territorio del Nagorno Karabakh e la difesa armena starebbe valutando se catturarli o distruggerli. Gli azeri sarebbero penetrati per alcuni chilometri nel territorio armeno fino a raggiungere il villaggio di Talish. da qui nella notte fra il 2 e il 3 aprile sono stati ricacciati indietro e il territorio liberato. Si tratta di un’area pianeggiante posta tra la linea di confine e i primi contrafforti montuosi del Nagorno Karabakh.
I combattimenti proseguono violenti anche nella giornata di domenica. Gli azeri avrebbero perso 14 carri armati e due mezzi trasporto truppe. Razzi BM21 Grad sono stati lanciati sulla città di Martakert.
L’Armenia e il Nagorno Karabakh condannano con forza queste irresponsabili e senza precedenti aggressioni azere e hanno formalmente annunciato che la loro continuazione potrà portare a conseguenze imprevedibili per la parte azera, unica responsabile di questo nuovo innalzamento della tensione. Gli armeni si aspettano dalla comunità internazionale e soprattutto dai copresidenti del Gruppo di Minsk dell’Osce una forte e mirata dichiarazione di condanna che consenta di evitare future azioni militari su larga scala. In buona sostanza la parte armena ha chiaramente fatto capire che o l’Osce condanna l’aggressione azera (evitando i consueti comunicati “neutrali”) oppure sarà necessaria una dura reazione che ponga fine alla condotta aggressiva dell’Azerbaigian.
Il presidente armeno Sargsyan, rientrato da New York dove aveva partecipato alla conferenza ONU dedicata al nucleare, ha convocato il Consiglio di Sicurezza nazionale. Osservatori politici ritengono che, a fronte di pressanti inviti alle parti a trovare un accordo definitivo sul contenzioso karabakho (da ultimo il Segretario di Stato USA Kerry a colloquio con Aliyev), l’Azerbaigian stia cercando di presentarsi al tavolo del negoziato avendo una posizione di forza: tentativo maldestro e destinato a fallire.
Il portavoce del presidente Sahakyan, David Babayan, ha dichiarato che «L’avversario ha ricevuto adeguata risposta forte e ha subito numerose perdite umane, due dei suoi elicotteri sono stati abbattuti. L’autorità di Stepanakert rimane per una soluzione pacifica del conflitto. Ma se Baku continua a fare tentativi di destabilizzare la situazione, questi finiranno con lo sventolio della bandiera dell’Artsakh a Baku».
La comunità internazionale invita le parti a un immediato cessate-il-fuoco che porti a un veloce abbassamento della tensione; in questo senso si è già espresso pubblicamente il presidente russo Putin. Anche il Segretario generale dell’Osce, Zannier, il Commissario per gli affari Esteri dell’Unione Europea, Mogherini, e il gruppo di Minsk dell’Osce, hanno rivolto un invito perché cessino i combattimenti. Anche il presidente francese Hollande si è unito a coloro che invitano le parti a un’immediata cessazione delle ostilità.