La Mirabilandia di un dittatore…
Nelle scorse settimane era stata annunciata l’imminente apertura di un nuovo parco a Baku. In un Paese normale si poteva pensare a una vasta area verde oppure a un parco giochi come ce ne sono tanti in Italia (da Gardaland a Mirabilandia, tanto per citarne due famosi).
Invece nella capitale dell’Azerbaigian il dittatore Aliyev ha fatto allestire un parco dedicato alla “apoteosi della guerra” dello scorso autunno contro l’Artsakh (Nagorno Karabakh).
Nell’area espositiva sono presenti mezzi militari sottratti alle forze armate armene, alcune decine di elmetti tolti ai nemici uccisi in battaglia, loro effetti personali e persino manichini raffiguranti i militari armeni in pose degradanti e in violazione della dignità umana.
È evidente dai video e dalle foto del “Parco” pubblicati che la mostra è stata progettata per aumentare e incoraggiare l’odio e l’animosità nei confronti della popolazione dell’Armenia e dell’Artsakh. Con cinismo si umilia pubblicamente la memoria delle vittime della guerra, i diritti delle persone scomparse e dei prigionieri, la dignità delle loro famiglie.
Le autorità azere hanno anche mostrato scene di prigionieri armeni nel “parco” aperto. Questo passo è particolarmente riprovevole tenuto anche conto che in Azerbaigian, prigionieri di guerra e civili continuano a essere detenuti illegalmente, in grave violazione dei requisiti internazionali dei diritti umani.
È ovvio per le autorità azere che questo delicato problema provoca dolore e sofferenza mentale alle famiglie delle persone scomparse e dei prigionieri, nonché alla società armena in generale.
L’apertura di un tale “parco” conferma quindi l’odio istituzionale verso gli armeni in Azerbaigian e l’esistenza di una politica statale di propaganda. Le conseguenze di questa politica armenofoba sono le atrocità e la tortura, le uccisioni di militari armeni e civili da parte delle forze armate azere nella guerra di settembre-novembre del 2020, nella guerra dell’aprile 2016 o in altri attacchi armati azerbaigiani contro popolo armeno.
In tanta manifestazione di odio, ci scappa tuttavia un sorriso: fra i “reperti” della mostra spicca il famoso tavolo azero che sarebbe stato centrato da un missile armeno e sarebbe rimasto miracolosamente intatto. Una delle più clamorose fake news della propaganda di guerra del regime di Aliyev.