Un anno senza Hadrut
Ieri, 10 ottobre, era il primo triste anniversario della presa di Hadrut da parte delle forze di occupazione azera.
Il dittatore Aliyev in un discorso ha giustificato la conquista della cittadina (che faceva parte della regione autonoma del Nagorno Karabakh in epoca sovietica) affermando che gli armeni lì erano arrivati solo nel 19° secolo. Il solito motivetto per giustificare la politica guerrafondaia e le (infondate) pretese azere. Prima o poi si scoprirà da quale parte dell’universo gli armeni sono arrivati…
La perdita di Hadrut fa molto male al popolo dell’Artsakh, agli armeni di ogni parte del mondo e a tutti coloro che sono vicini a questa piccola repubblica. Hadrut era un centro vitale, la sua provincia era ricca di risorse culturali, storiche ed economiche.
Siamo andati a ripercorrere le tristi pagine di un anno fa (le trovate nel notiziario del nostro sito). Lo stesso 10 ottobre il presidente Harutyunyan, per smentire le voci della cattura della città, si era recato ad Hadrut in visita ai soldati della difesa. Poche ore prima, un drappello di azeri era riuscito a entrare nel capoluogo e mostrare un video di pochi secondi per giustificare la presa della città. In occasione della scorribanda non avevano esitato ad ammazzare una anziana donna e il suo figlio disabile.
Dunque, il presidente dell’Artsakh quella mattina del 10 ottobre (era un sabato), si recò sul posto anche per smentire la propaganda azera. Ma poi la forza d’urto del nemico ha fatto capitolare la città. Era il quattordicesimo giorno di guerra: era stata dichiarata una tregua fra le parti alle ore 12 di quel sabato 10 ottobre. Ma le forze dell’Azerbaigian, proprio a ridosso della scadenza, avevano intensificato ancor di più l’azione per cercare di guadagnare ulteriore terreno. E probabilmente (visto che le tregue nella guerra dei 44 giorni sono durate il tempo di un battito di ciglia) hanno immediatamente approfittato dopo mezzogiorno di un attimo di pausa da parte dei soldati armeni per sferrare il colpo decisivo alla cittadina.
Ora Hadrut è in mano loro, sotto occupazione nemica. Nonostante le panzanate di Aliyev, Hadrut era e rimarrà sempre armena. E, prima o poi, la ritroveremo sotto la bandiera dell’Artsakh!
ONORE AD HADRUT, ONORE AI SUOI EROI
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LA DICHIARAZIONE DELL’OMBUDSMAN DELL’ARTSAKH
Gegham Stepanyan, il difensore civico per i diritti umani dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh), ha rilasciato una dichiarazione a un anno dall’occupazione della città di Hadrut da parte delle forze armate azere.
“Gli insediamenti della regione di Hadrut della Repubblica di Artsakh durante gli anni sovietici costituivano la regione di Hadrut della Regione Autonoma del Nagorno Karabakh, dove più del 90% dei 15.000 abitanti, secondo il censimento del 1979, erano armeni.
A seguito dell’aggressione azero-turca contro la popolazione dell’Artsakh del 27 settembre 2020, la popolazione armena della città di Hadrut e della regione omonima è stata completamente sottoposta a pulizia etnica. Fin dal primo giorno dell’aggressione, la popolazione civile, le infrastrutture civili e le strutture di importanza umanitaria di Hadrut sono state deliberatamente e indiscriminatamente prese di mira dalle forze armate azere.
Trentadue civili della regione di Hadrut sono stati uccisi a causa degli attacchi missilistici, della tortura e del tormento delle forze armate azerbaigiane, tra cui Benik Hakobyan di 73 anni e Yuri Adamyan di 25 anni, uccisi in modo dimostrativo in piazza in Hadrut dopo essere stati catturati dalle forze armate azere. A causa dell’occupazione in corso, 14.000 residenti della regione sono sfollati dalle loro case, hanno perso i loro beni mobili e immobili, il lavoro e tutto il resto. 48 insediamenti armeni sono stati “ripuliti” etnicamente dalla presenza armena e le case e le proprietà degli armeni sono state vandalizzate e saccheggiate.
Prima dell’occupazione azera, nella regione c’erano 6 asili nido e 26 scuole, con 2.030 studenti ora privati del diritto all’istruzione a causa dello sfollamento. A causa della pulizia etnica della popolazione armena di Hadrut, i valori culturali materiali e immateriali creati dagli armeni sono in pericolo.
Più di 500 importanti monumenti storici e culturali – chiese, monasteri, khatchkar, santuari, sono a rischio di estinzione. Le autorità azere stanno dissacrando ai massimi livelli i valori spirituali e culturali creati dalla popolazione armena indigena della regione, come dimostra il video ampiamente diffuso sui social network in cui il presidente dell’Azerbaigian comanda in modo dimostrativo di rimuovere le iscrizioni armene dalla chiesa in villaggio di Tsakuri.
Le ricerche di organizzazioni armene e internazionali per la protezione dei valori culturali dimostrano che tutti i cimiteri armeni in tutti gli insediamenti di Hadrut vengono demoliti e distrutti e le lapidi vengono utilizzate come materiale da costruzione per le strade. A causa della pulizia etnica della popolazione armena, la vita e le tradizioni della comunità sono state sconvolte in tutti gli insediamenti della regione e, a causa della dispersione della popolazione sfollata, il dialetto Hadrut, che è unico tra i dialetti armeni, è in pericolo.
Purtroppo, anche a un anno dall’occupazione, i rapporti e i numerosi appelli su violazioni su vasta scala dei diritti della popolazione armena di Hadrut e di altre comunità occupate dell’Artsakh, non hanno ancora ricevuto la dovuta attenzione e valutazione da parte delle strutture internazionali, dei singoli Stati e organizzazioni per i diritti umani.
La comunità internazionale ha l’obbligo e la responsabilità diretti di assicurare la tutela dei diritti della popolazione armena e di garantirne il ritorno nelle terre d’origine.”