Un partner ingordo e inaffidabile
Ancora una volta Aliyev ha disatteso tutti i buoni propositi di una soluzione pacifica del contenzioso nel Caucaso meridionale.
I pesanti bombardamenti, senza precedenti, contro città e villaggi della repubblica di Armenia dimostrano inequivocabilmente che l’unico linguaggio che il dittatore di Baku conosce è quello della violenza, della guerra, dell’offesa e della minaccia.
Eravamo stati facili profeti due giorni fa nel preannunciare l’ennesima azione di guerra degli azeri: invio massiccio di armi e uomini al confine con l’Armenia e ripetuti comunicati denuncianti fantomatiche “provocazioni armene”. Il solito cliché al quale siamo ormai abituati da molto tempo.
L’obiettivo di questo attacco è il medesimo che portato i soldati azeri a occupare dallo scorso anno svariati chilometri quadrati di territorio armeno: conquistare posizioni in altura lungo il confine tra i due Paesi, crearsi una fascia di protezione e soprattutto avere dall’alto un controllo di tutta la piana armena sottostante.
Prossimo obiettivo, ma bisognerà vedere se l’Iran glielo permetterà (segnalato invio truppe e mezzi al confine), sarà quello di garantirsi uno spazio nel Syunik o occuparlo tutto.
La minaccia di Aliyev è chiara: firmate un accordo di pace con noi e alle nostre condizioni, riconoscete l’#Artsakh come parte integrante dell’Azerbaigian, lasciateci il corridoio di transito del Syunik e allora smetteremo di bombardarvi.
Di fronte a tale scellerato e minaccioso comportamento non c’è gas che tenga. Aliyev e l’Azerbaigian vanno sanzionati dall’Unione europea che al tempo stesso deve aiutare l’Armenia a resistere.
È ora di mettere le cose in chiaro: gli azeri sono gli aggressori autocrati, gli armeni gli aggrediti democratici (e vanno sostenuti se ancora la parola “democrazia” ha un qualche valore nel nostro continente.
Purtroppo lo sconquasso della guerra in Ucraina non solo sta distogliendo l’attenzione dell’opinione pubblica, ma al tempo stesso crea alleanze e contro alleanze trasversali. La situazione dell’Armenia finisce con l’essere l’ultimo dei problemi…
Ora però l’Europa, come detto, è chiamata a una scelta: ci deve dire se (citazione di Ursula von der Leyen) Aliyev sia ancora un partner affidabile oppure sia arrivato il momento di imporgli uno stop. La questione della fornitura di gas non è rilevante: noi lo compriamo e lui lo vende, il vantaggio è per entrambi.
Ma se proprio dovesse tirar diritto con le sue provocazioni, vorrà dire che ci metteremo un maglione in più: in ballo c’è la credibilità dell’Europa, non una disputa di confine tra due Paesi.
Aliyev è un ingordo e prima o poi un boccono gli finirà di traverso…