Un accordo è possibile solo attraverso il riconoscimento della repubblica del Nagorno Karabakh
Il ministro degli Affari esteri del Nagorno Karabakh, Karen Mirzoyan, fa il punto della situazione in un’intervista al magazine armeno “Tert“
Signor Mirzoyan, come valuta gli incontri dei presidenti armeno e azero a Vienna e San Pietroburgo?
Le riunioni dei presidenti dell’Armenia e dell’Azerbaigian a Vienna e San Pietroburgo sono importanti pietre miliari nella eliminazione dei danni causati al processo di pace a seguito delle avventure di aprile dell’Azerbaigian. Sono fiducioso che l’attuazione degli accordi raggiunti nel corso di questi incontri sul potenziamento dell’Ufficio del Rappresentante personale del Presidente in esercizio dell’OSCE e sull’introduzione di meccanismi di indagine contribuiscano alla stabilizzazione della situazione sulla linea di contatto e a formare un atmosfera appropriata per la ripresa dei negoziati. La comunità internazionale deve essere coerente nella realizzazione di queste iniziative.
Quanto importanza è attribuita alla partecipazione della Repubblica del Nagorno Karabakh nel processo di pace, in seguito alla guerra di aprile, in occasione delle riunioni dei presidenti di Armenia e Azerbaigian. E’ possibile che in un prossimo futuro il Karabakh tornerà al tavolo delle trattative?
Quando si parla la piena partecipazione della Repubblica del Nagorno Karabakh nel processo di negoziazione, noi, prima di tutto, cominciamo dagli interessi della soluzione del conflitto. L’assenza di una delle principali parti in conflitto, il Nagorno Karabakh, al tavolo delle trattative rende difficile il raggiungimento di una soluzione definitiva del conflitto azero-karabako. Noi crediamo che il ripristino della partecipazione diretta della repubblica del Nagorno Karabakh nei negoziati venga incontro agli interessi di tutte le parti interessate alla soluzione del conflitto azero-karabako.
A quali compromessi il Karabakh è pronto per giungere ad una soluzione definitiva del conflitto?
La soluzione definitiva del conflitto azero-karabako è possibile solo attraverso il riconoscimento internazionale del diritto degli armeni dell’Artsakh all’autodeterminazione e della Repubblica di Artsakh, formatasi a seguito della realizzazione di tale diritto.
Nel contesto della continua politica bellicosa dell’Azerbaijan, volto a calpestare il diritto all’autodeterminazione degli armeni di Artsakh, è inutile parlare di compromessi.
Quale verosimilmente è il coinvolgimento della Turchia nel processo di risoluzione del conflitto del Karabakh?
Non credo che lo stato attuale della Turchia come membro del gruppo di Minsk dell’OSCE sia destinato a cambiare.
Dopo la guerra aprile, quando la questione del riconoscimento di Artsakh è stata discussa nella Assemblea Nazionale armena, Lei ha sottolineato che era giunto il momento per il riconoscimento internazionale dell’Artsakh. A che punto siamo, che cosa viene fatto in questa direzione, e quali sono le prospettive?
Il riconoscimento internazionale della repubblica del Nagorno Karabakh è stato e rimane una delle principali priorità della politica estera del nostro Paese, e le autorità della repubblica del Nagorno Karabakh continueranno ad adottare misure per ottenere progressi in questo processo. Il riconoscimento internazionale dell’Artsakh non solo è diventato un potente strumento per garantire la sicurezza della repubblica del NK, ma permetterà di concentrarsi sullo sviluppo dei meccanismi e delle condizioni necessarie per la convivenza pacifica dei due stati sovrani indipendenti – il Nagorno Karabakh e l’Azerbaigian – che sono risultati a seguito del crollo dell’Unione Sovietica e la guerra imposta dall’Azerbaigian.
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