A San Pietroburgo nuovo incontro presidenziale armeno-azero
Trapela un cauto ottimismo a poche ore dalla conclusione del vertice presidenziale. si intravede qualche (apparente) spiraglio di soluzione nella crisi del Nagorno Karabakh
San Pietroburgo, 20 giugno 2016 – L’imponente palazzo di Costantino, ubicato nella località di Strelna nei pressi della città russa, ha ospitato un secondo vertice presidenziale armeno-azero a poco più di un mese di distanza da quello di Vienna del 16 maggio.
Tra le coltri del riserbo diplomatico filtra un cauto, molto cauto, ottimismo circa la concretezza dei risultati raggiunti. A prescindere dal consueto linguaggio di cancelleria, sembrerebbe che l’Azerbaigian (che peraltro ha in corso in questi giorni imponenti manovre militari non lontano dal confine) abbia concordato una maggiore presenza di osservatori Osce lungo la linea di contatto. Questo dovrebbe prevenire nuove azioni belliche a danno della regione armena.
Il presidente dell’Armenia, Serzh Sargsyan, non appena giunto a San Pietroburgo aveva dichiarato ai giornalisti che «gli ultimi anni hanno dimostrato come il processo di negoziazione sul Karabakh può essere più o meno efficace se le parti rispettano i loro obblighi, vale a dire, agiscono in coerenza con le disposizioni dell’accordo di cessate il fuoco firmato nel 1994 e 1995. La dichiarazione di Vienna del 16 maggio del gruppo di Minsk dell’Osce parla anche di questo» augurandosi che la controparte si attenga a quanto richiesto dai mediatori internazionali.
A sua volta Aliyev ha convenuto come lo status quo del Nagorno Karabakh sia inaccettabile, subordinando tuttavia il cambiamento al ritiro delle forze armene dalla regione.
Al termine dell’incontro presidenziale trilaterale è stato rilasciato un comunicato nel quale tra l’altro si legge che «i presidenti hanno sottolineato l’importanza dei loro contatti regolari sul conflitto del Nagorno Karabakh e hanno convenuto di proseguire loro in questo formato in aggiunta al lavoro dei co-presidenti del gruppo di Minsk dell’OSCE, che sono stati invitati alla parte finale della riunione di San Pietroburgo. I capi di Stato hanno raggiunto una reciproca comprensione su una serie di questioni, la cui soluzione permetterà di creare le condizioni per il progresso nella soluzione del Nagorno Karabakh». I presidenti di Armenia e Azerbaigian hanno concordato di aumentare il numero di osservatori OSCE nella zona del Karabakh e hanno confermato gli accordi (raggiunti nell’ultimo vertice armeno-azero a Vienna il 16 maggio) che mirano a stabilizzare la situazione nella zona del conflitto e la creazione di un ambiente che contribuisca al progresso nel processo di pace. «A tal fine essi sono giunti a concordare di aumentare il numero di osservatori internazionali nella zona di conflitto. Essi hanno espresso soddisfazione per il regime di cessate il fuoco mantenuto sulla linea di contatto di recente. Uno scambio di opinioni sugli aspetti essenziali del problema ha avuto luogo. I capi di stato hanno concordato una serie di questioni, la cui soluzione permetterà di creare le condizioni per il progresso nella soluzione del conflitto Nagorno Karabakh» si legge nella dichiarazione rilasciata a margine dell’incontro. I co-presidenti del gruppo di Minsk dell’Osce, che si sono incontrati separatamente con Sargsyan e Aliyev, hanno giudicato positivamente l’incontro di San Pietroburgo.
Spiragli di pace sul Nagorno Karabakh?
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