Al via una (vera) riforma costituzionale

La repubblica del Nagorno Karabakh sta varando, attraverso un percorso democratico partecipato e condiviso, una riforma che porterà a un cambiamento (ragionato e non improvvisato) della carta costituzionale. A cominciare dal nome dello Stato

Si chiamerà “Repubblica di Artsakh”. Un ritorno alle origini, all’antico nome armeno della regione.

È una delle novità contenute nel progetto di riforma costituzionale (sul quale torneremo più diffusamente in seguito) che sta interessando il piccolo stato armeno del Caucaso meridionale.

Ancorché non ancora riconosciuto internazionalmente, ma indipendente de facto, il Nagorno Karabakh ha dato prova negli anni di una costante crescita democratica.

Questa piccola e giovane repubblica si sta plasmando, anno dopo anno, e a distanza di un decennio da una precedente riforma della Costituzione, sente la necessità di una nuova revisione del suo testo supremo.

Sicché, mentre la consorella Armenia è stata interessata da una riforma indirizzata verso un assetto di tipo parlamentare (con diminuzione dei poteri del Presidente e aumento di quelli del primo Ministro eletto dall’Assemblea Nazionale), l’Artsakh punta invece a un presidenzialismo più marcato dell’attuale.

Questa nuova riforma (a differenza di quanto sta accadendo in Italia…) è frutto di un ragionato e condiviso percorso decisionale  che ha visto coinvolte le istituzioni dello Stato (Presidente della repubblica, Primo Ministro, Presidente dell’Assemblea Nazionale) le forze politiche (sia quelle presenti in parlamento che le fazioni non rappresentate) nonché i più importanti giuristi armeni.

È stata creata una Commissione di studio, sono stati organizzati numerosi incontri preparatori.

L’otto novembre scorso – dopo mesi di approfondimenti – è stata ufficialmente presentata la bozza di riforma costituzionale che dovrà essere vagliata dal parlamento e poi sottoposta a referendum popolare.

Nel suo piccolo la repubblica del Nagorno Karabakh – anzi la repubblica di Artsakh come dovremmo imparare a chiamarla in futuro – sembra aver dato una bella lezione di democrazia e diritti all’Italia…

Questo nuovo passaggio costituzionale rafforza, al pari delle elezioni politiche e amministrative che si tengono con cadenza regolare nel Paese da più di venti anni, la statualità del piccolo Artsakh il cui livello di democrazia e partecipazione è il più alto di tutta l’area (non solo caucasica): la partecipazione popolare, la trasparenza e la condivisione  avvicinano sempre di più l’Artsakh all’Europa e a quel riconoscimento internazionale che storicamente, politicamente e moralmente gli è dovuto.

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