Una delle conseguenze della guerra è stata l’interruzione dei servizi essenziali nel territorio dell’Artsakh rimasto sotto controllo armeno.
In particolare, per quanto riguarda la fornitura elettrica, due sono i problemi principali: la perdita parziale di connessione con la rete dell’Armenia e quella di numerosi impianti di autoproduzione nei territori ora occupati dagli azeri. Vediamo di analizzare la situazione.
COLLEGAMENTO CON LA RETE DELL’ARMENIA – Fino a poche settimane fa, la rete elettrica dell’Artsakh era agganciata a quella dell’Armenia attraverso due passanti: il primo a nord attraverso la regione di Shahumyan (Karvachar) e la seconda più a sud all’altezza della regione di Kashatagh.
Il primo collegamento è andato ovviamente perso nel momento in cui le forze dell’Azerbaigian hanno preso possesso del territorio interrompendo altresì anche il collegamento stradale via passo Sotk.
È rimasto dunque al momento un solo passante che garantisce circa l’80% del fabbisogno della repubblica ma non è detto che possa essere utilizzato nei prossimi mesi se non interverranno particolari accordi fra le parti. Il restante 20% è assicurato da piccole centrali idroelettriche. Però, dei trentasei impianti in funzione prima del conflitto ne sono rimasti solo sei mentre tutti gli altri sono stati acquisiti dal nemico (si trovavano tutti nella regione di Kashatagh lungo il Vorotan, l’Aghavno e il fiume Hakari).
LE CENTRALI IDROELETTRICHE PERDUTE – Quello dell’idroelettrico era un settore sul quale molto aveva investito il governo dell’Artsakh negli anni passati basti pensare che nel 2017 erano solo 16 le centrali in funzione: quella del bacino idrico di Sarsang da 50 Mw e altre quindici più piccole per complessivi 52 Mw di produzione.
Diverse erano le società elettriche operanti nella zona prima della guerra: Energo Group LLC (fondata nel 2017, proprietaria della centrale di Kaytsaghbyur 2, la principale della regione con produzione di 11 Mw), KarHas LLC (2015, operava sul fiume Aghavno), Imast LLC (fiume Aghavno), Continent LLC (proprietaria dell’impianto di Hochants 1 nei pressi dell’omonimo villaggio), Hakari LLC (impianti sull’omonimo fiume nella parte meridionale della regione), Lev LLC (registrata nel 2014, operava sull’Aghavno), partito politico ARF (4 impianti in comproprietà sull’Aghavno: Syunik 1-2-3-4 del valore complessivo di circa 10 milioni di dollari), Izotop Delta LLC (fondata nel 2009, centrale di Syunik 1 a Zabukh sull’Aghavno da 2,55 Mw), Proton CJSC (2010, Syunik-2), Alfapag CJSC (2011, Syunik-3), Netrino CJSC (2012, Syunik 4), Energo Star CJSC (2017, sul fiume Drakhtadzor), Viking LLC (2017, impianto sul fiume Varakhn affluente del Vorotan nei pressi del villaggio di Doghar), Himnakar CJSC (2004, centrale di Berdik sul fiume Sjour affluente dell’Aghavno, Tzovinar Alek LLC (2016, centrale di Akounk sul fiume Spitakajour)
Questi impianti garantivano una importante produzione di elettricità al punto che nel 2018, per la prima volta, la stessa è stata superiore al consumo al punto che 17 milioni di Kwh furono esportati in Armenia; il governo dell’Artsakh allora annunciò che il piano era quello di arrivare a esportare oltre 100 milioni di Kwh rendendo di fatto la repubblica assolutamente autosufficiente dal punto di vista energetico e oltre tutto sfruttando fonti alternative al carbon fossile. Quasi tutto questo è andato però perduto.
ESIGENZE ATTUALI – In questo periodo la scarsità di precipitazioni fa diminuire la capacità produttiva delle centrali rimaste sotto controllo armeno.
Alle carenze strutturali si sono aggiunti, per lo meno nelle prime settimane post-belliche, i problemi legati al danneggiamento di impianti aerei nel territorio ancora sotto controllo armeno. Questo ha causato difficoltà nella distribuzione di energia elettrica soprattutto nelle zone più remote.
Molte sottostazioni sono state rese inservibili e devono essere riparate; il governo sta provvedendo a fornire generatori a combustibile per le situazioni più critiche.
A Stepanakert e nei centri più importanti la rete è (quasi) in pieno esercizio e sono state superate le difficoltà iniziali; le criticità maggiori, come ha riferito qualche giorno fa il ministro dell’Economia e delle infrastrutture industriali Armen Tovmasyan, permangono nella regione di Martuni dove, a causa della parziale occupazione azera della parte meridionale, è necessario costruire una nuova linea elettrica di circa quaranta chilometri di lunghezza.
Va anche detto che il governo ha varato strumenti di compensazione per il consumo di energia elettrica da parte dei cittadini finalizzati a ridurre l’impatto economico dei consumi a carico dei singoli utenti. Durante l’inverno sarà operante una franchigia di 500 kw oltre la quale scatterà il piano tariffario.