Da ottobre 2024 cambia il Notiziario Artsakh: non sarà più su base mensile e conterrà (a differenza di quanto accaduto nell’ultimo anno dopo l’occupazione azera) solo notizie strettamente legate all’Artsakh (Nagorno Karabakh) così come accadeva prima del settembre 2023.
Salvo casi particolari non riporteremo più informazioni sui rapporti tra Armenia e Azerbaigian ma ci soffermeremo solo sulla situazione nella regione armena occupata.
Ricordiamo che è possibile consultare il nostro database notizie a partire dal settembre 2015. E’ sufficiente digitare nella casella “ricerca” (lente), nella barra sulla homepage, il nome del mese seguito dall’anno (ad esempio: “Gennaio 2020”).
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(21 gen 25) PROCESSO FARSA, SECONDA UDIENZA – Oggi si è tenuta presso il tirbunale militare di Baku la seconda udienza del processo farsa a carico di 15 prigionieri di guerra armeni. Il caso Vardanyan è stato stralciato e sarà trattato il 27 gennaio. Le accuse sono presentate da sei procuratori e le “vittime” sono rappresentate dal capo dello staff del governo azero, Rufat Mammadov. Il numero totale di “vittime” sarebbe addirittura di 531 mila, secondo quanto riportato dai media azeri. Il 27 dovrebbe anche essere presa una decisione se commutare lo stato di detenzione degli armeni in arresti domiciliari. “È triste ciò che sta accadendo. Speriamo che dopo la fine del processo, si possa in qualche modo trovare l’opportunità di riportare quelle persone [in Armenia], di discutere del loro rilascio o di risolvere in qualche modo la questione”, ha dichiarato Alex Simonyan, presidente dell’Assemblea nazionale armena.
(17 gen 25) APPELLO ALLE NAZIONI UNITE – È stata adottata una petizione a nome dei partecipanti alla manifestazione di protesta organizzata dal movimento “Miasin (Insieme)” di fronte al palazzo del governo armeno, dove chiedono alle organizzazioni delle Nazioni Unite e agli Stati membri di esercitare la massima pressione sull’Azerbaigian affinché rilasci immediatamente tutti gli ostaggi armeni che vengono torturati e umiliati nelle prigioni di questo Paese. QUI IL TESTO DELL’APPELLO
(17 gen 25) INIZIA IL PROCESSO FARSA A BAKU – È iniziato a Baku, la capitale dell’Azerbaigian, il “processo” farsa agli ex leader del Nagorno Karabakh (Artsakh) e ad altri armeni tenuti prigionieri. Formalmente, tutti i prigionieri sono accusati di “crimini di guerra”, ma in sostanza sotto accusa è solo il desiderio del popolo armeno del Nagorno Karabakh di essere libero, indipendente e di decidere autonomamente del proprio destino, il che corrisponde a tutte le norme dei paesi democratici. Ci sono 15 accusati, tra cui gli ex presidenti del Nagorno Karabakh Arkadi Ghukasyan, Bako Sahakyan e Arayik Harutyunyan, l’ex ministro di stato Ruben Vardanyan, l’ex ministro degli Esteri David Babayan, l’ex presidente del parlamento Davit Ishkhanyan, l’ex ministro della difesa Levon Mnatsakanyan e l’ex viceministro della difesa Davit Manukyan, così come Garik Martirosyan, Melikset Pashayan, Davit Allahverdyan, Gurgen Stepanyan, Levon Balayan, Madat Babayan, Vasili Beglaryan e Erik Ghazaryan.
Violati tutti i diritti della difesa, si prevedono condanne pesantissime a carico di tutti gli imputati che sono apparsi visibilmente provati fisicamente.
(16 gen 25) APPELLI INTERNAZIONALI – Si moltiplicano, anche in Italia, gli appelli affinchè sia concesso a osservatori internazionali e imparziali di assistere al processo farsa che da domani vedrà alla sbarra a Baku i prigionieri armeni.
(15 gen 25) PRIGIONIERI DI GUERRA – A gennaio, i rappresentanti del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) hanno visitato gli armeni detenuti nella capitale azera Baku, le cui informazioni sono state confermate dalla parte azera. Tra gli armeni tenuti prigionieri in Azerbaigian ci sono anche gli ex presidenti del Nagorno Karabakh Arkadi Ghukasyan, Bako Sahakyan e Arayik Harutyunyan, l’ex ministro di Stato Ruben Vardanyan, l’ex ministro degli Esteri David Babayan, l’ex presidente del parlamento Davit Ishkhanyan, l’ex ministro della Difesa Levon Mnatsakanyan e l’ex viceministro della Difesa Davit Manukyan.
(8 gen 25) SFOLLATI ARTSAKH – Nel corso della tradizionale conferenza stampa di inizio anno, il ministro degli Esteri dell’Armenia, Ararat Mirzoyan, ha anche affrontato temi legati all’Artsakh. Per quanto riguarda gli sfollati ha dichiarato che “A Yerevan si sta parlando del ritorno degli armeni del Nagorno Karabakh in patria ma non posso dire niente di buono al riguardo. Il nostro governo, secondo la nostra valutazione, dopo la guerra del 2020 ha compiuto tutti gli sforzi realistici possibili affinché gli armeni del Nagorno-Karabakh potessero continuare a vivere in NKR“. Mirzoyan ha osservato che i loro sforzi non sono stati adeguatamente apprezzati dalle attuali, e forse anche dalle precedenti, autorità dell’NKR. “La questione del ritorno degli armeni del Karabakh in patria si è trasformata in una sorta di scioglilingua. Mi state chiedendo della residenza degli armeni nel Nagorno Karabakh. Ne abbiamo parlato quando vivevano lì gli armeni. Ora quali sono i termini di restituzione? Nelle condizioni di una sorta di autonomia? O semplicemente come cittadini dell’Azerbaigian, ma avendo la possibilità di studiare la lingua armena nelle scuole? C’era questa opportunità”, ha detto il ministro. Ora, dopo tutto quello che è successo, è inutile parlare di ritorno in Artsakh, ha detto Mirzoyan.
(7 gen 25) PRIGIONIERI DI GUERRA – Aliyev ha minacciato direttamente il figlio di Ruben Vardanyan, Naira Zohrabyan. “La famiglia di Ruben Vardanyan sta combattendo e non ha paura del ricatto azero. Recentemente in Azerbaigian sono apparse dichiarazioni e pubblicazioni che minacciavano direttamente il figlio di Ruben Vardanyan, il quale non parla solo di suo padre, ma anche di tutti i prigionieri armeni. Mi rivolgo anche ai parenti dell’élite politica dell’Artsakh – alle loro mogli, ai figli: il vostro silenzio, la vostra inazione, il vostro non fare nulla mi è incomprensibile. E se pensi che rimarrai in silenzio affinché non vengano uccisi lì, allora i tuoi parenti vengono uccisi lì ogni giorno. Uccidono lentamente. Perché quando io stesso sollevo la questione dei prigionieri di guerra davanti alle stesse strutture europee, davanti allo stesso Parlamento europeo, mi rispondono: “Perché? Ok, comprendiamo le vostre autorità: non vogliono il ritorno dell’élite politica dell’Artsakh. Perché i parenti tacciono?” E qui, lo dirò sinceramente, non ho una risposta”, ha detto Naira Zohrabyan su ‘Hayeli’.
(7 gen 25) SFOLLATI – Le famiglie sfollate con la forza dal Nagorno Karabakh (Artsakh) che hanno figli nati tra il 19 settembre 2023 e il 31 dicembre 2024, possono presentare nuovamente domanda di partecipazione al “Programma di sostegno statale per la fornitura di alloggi alle famiglie di sfollati interni del Nagorno-Karabakh”. Sono state attuate riforme relative all’identificazione dei bambini nati nella Repubblica di Armenia. Lo riferisce il Ministero del Lavoro e degli Affari Sociali della Repubblica d’Armenia che invita a registrarsi su apposito link del sito web.
(27 dic 24) RESTITUZIONE CORPO DONNA ARMENA – L’Azerbaigian ha concesso all’Armenia il tempo di prendere in consegna il corpo di Vera Aghasyan, l’anziana donna armena morta qualche mese fa a Stepanakert, la capitale dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh) occupato dall’Azerbaigian. In particolare, secondo i media azerbaigiani, la Commissione statale azera per i prigionieri di guerra, gli ostaggi e le persone scomparse ha informato che se l’Armenia non prenderà il corpo di Aghasyan (nata nel 1954), rimasta a Stepanakert dopo la de-armenizzazione forzata dell’Artsakh e morta qualche mese fa, entro la fine di gennaio 2025, la seppellirà nel territorio dell’Azerbaigian. In un’intervista con Pastinfo, la delegazione del CICR in Armenia si è astenuta dal confermare o negare questa informazione e ha osservato che non può dire nulla a nome delle autorità. Inoltre, ha sottolineato che, come aveva detto in precedenza, è pronta ad assistere se questa questione verrà risolta. La morte di Vera Aghasyan, 70 anni, è stata resa nota il 23 ottobre. I media azeri hanno riferito che, secondo i dati preliminari, la morte è avvenuta a causa di un’insufficienza cardiovascolare acuta e di una trombosi dell’arteria polmonare. Secondo i media azeri, l’anziana donna è morta il 20 ottobre.
(23 dic 24) PASHINYAN SU NEGOZIATI ARTSAKH – “Dal 1994, cioè dopo il cessate il fuoco, fin dall’inizio, il processo di negoziazione riguardava la restituzione del Nagorno Karabakh all’Azerbaijan. Il processo di negoziazione non aveva altri contenuti“, ha scritto su Facebook il Primo Ministro armeno Nikol Pashinyan. “I discorsi su altri contenuti sono stati introdotti nella Repubblica di Armenia esclusivamente per risolvere problemi politici interni. In questo contesto, ho commesso un grosso errore; familiarizzando con il contenuto dei negoziati nel 2018, non ho ammesso quanto sopra menzionato a me stesso (il mio patriottismo del modello che conosci non mi ha permesso di farlo), e quindi non ho spiegato tutto ciò alla gente“, ha aggiunto il premier armeno. La affermazione ha suscitato la replica sdegnata degli ex presidenti che hanno partecipato ai negoziati (Ter-Petrosyan, Kocharyan e Sargsyan) che hanno respinto quanto sostenuto dal premier in carica. Questi ha proposto un pubblico dibattito sul tema rifiutato però dai tre.
(19 dic 24) VOTAZIONE PARLAMENTO EUROPEO – Nella sua sessione plenaria odierna, il Parlamento europeo (PE) ha adottato la risoluzione su “La continua repressione della società civile e dei media indipendenti in Azerbaigian e i casi del dott. Gubad Ibadoghlu, Anar Mammadli, Kamran Mammadli, Rufat Safarov e Meydan TV” con 434 voti a favore, 30 contrari e 89 astensioni. Questo voto è stato preceduto da un dibattito parlamentare sull’argomento. Nella risoluzione viene fatto anche riferimento ai 23 prigionieri di guerra armeni ancora illegalmente detenuti a Baku.
I membri del Parlamento europeo condannano fermamente la repressione della libertà di stampa e la repressione del dissenso da parte del regime di Aliyev e invitano l’esecutivo dell’UE a emanare sanzioni mirate contro i funzionari azeri che violano i diritti umani e a sospendere il Memorandum d’intesa del 2022 su un partenariato strategico nel campo dell’energia, insistendo inoltre sul fatto che l’Azerbaigian deve “rilasciare incondizionatamente e ritirare tutte le accuse contro i difensori dei diritti umani, i giornalisti, gli attivisti politici e di altro tipo perseguiti con accuse inventate e motivate politicamente“. Il Parlamento europeo ha condannato fermamente la repressione in corso della società civile, dei media indipendenti e dell’opposizione politica in Azerbaigian. La risoluzione evidenzia la crescente repressione dal 2023, particolarmente intensificatasi intorno al vertice COP29, e chiede il rilascio immediato di tutti i prigionieri politici. La risoluzione evidenzia inoltre la violazione di routine dei diritti umani dei prigionieri, tra cui condizioni di detenzione disumane, torture e molestie mirate nei confronti delle prigioniere politiche.
(19 dic 24) DIOCESI ARTSAKH – l primate della diocesi di Artsakh della Chiesa apostolica armena, il vescovo Vrtanes Abrahamyan, ha ricevuto l’avvocato argentino, dottore in giurisprudenza, primo procuratore della Corte penale internazionale, Luis Moreno Ocampo. Il vescovo Abrahamyan ha espresso la sua gratitudine a Ocampo per aver sostenuto gli armeni dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh) e per aver non solo assunto una posizione obiettiva e imparziale nei confronti della questione dell’Artsakh, ma anche per aver presentato la questione su possibili piattaforme, informa la diocesi di Artsakh.
(18 dic 24) RUBEN VARDANYAN – Il Genesis Armenia Think Tank/Foundation ha lanciato un appello alla comunità internazionale. L’appello recita quanto segue: “Sostegno affinché l’Azerbaijan non condanni all’ergastolo Ruben Vardanyan, personaggio pubblico e statale nonché sostenitore dei diritti umani da sempre. Il Genesis Armenia Think Tank/Foundation condanna fermamente l’azione penale e il potenziale tentativo di ergastolo contro Ruben Vardanyan da parte delle autorità di Baku. Ruben Vardanyan è un sostenitore globale del diritto umanitario internazionale. Ha investito risorse significative per dare vita al forum internazionale Aurora, rivolgendosi a persone dedicate che svolgono attività umanitarie in zone di conflitto globali e assistono le persone in difficoltà. Il suo impegno per i valori umanitari è noto in tutto il mondo.” (,,,)
(18 dic 24) CONGRESSO USA – I senatori Gary Peters (D-MI) e Bill Cassidy (R-LA) hanno presentato un’ampia risoluzione bipartisan del Senato degli Stati Uniti che condanna la pulizia etnica dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) da parte dell’Azerbaigian, chiede sanzioni mirate contro il regime genocida del presidente Aliyev, esige l’immediato rilascio dei prigionieri armeni detenuti illegalmente, chiede di vietare gli aiuti militari statunitensi all’Azerbaigian e afferma il diritto al ritorno della popolazione dell’Artsakh con forti protezioni di sicurezza.
(17 dic 24) PRIGIONIERI A PROCESSO – Le autorità azere hanno trasferito in tribunale il “caso penale” contro i leader armeni del Nagorno Karabakh. La notizia è stata diffusa dall’ufficio stampa della Procura generale dell’Azerbaigian. I leader armeni del Nagorno Karabakh sono accusati di “atti di aggressione, occupazione, genocidio, altri crimini contro la pace e l’umanità, crimini di guerra, terrorismo, finanziamento del terrorismo e numerosi altri reati penali commessi contro la Repubblica dell’Azerbaigian e il suo popolo”, tra molti altri crimini. Quindici persone sono accusate in questo “procedimento penale” in relazione a 2.548 episodi. “Allo stesso tempo, il procedimento penale riguardante altri individui accusati di aver commesso numerosi reati è stato suddiviso in un procedimento distinto e le indagini preliminari sono in corso. “L’ufficio del Procuratore generale della Repubblica dell’Azerbaigian, sulla base di fondati motivi secondo cui molti individui sospettati o identificati come testimoni di questi episodi si trovano nel territorio della Repubblica di Armenia, invita le autorità competenti della Repubblica di Armenia a collaborare.
(12 dic 24) MONASTERO AMARAS – Gli azeri considerano il complesso monastico armeno di Amaras in Artsakh (Nagorno-Karabakh) come albanese-caucasico, afferma la Fondazione scientifica analitica “Geghard”. “È inconcepibile come Amaras, uno dei centri spirituali e culturali degli armeni di Artsakh e Utik, possa essere considerato un monumento culturale ‘albanese’, soprattutto quando si trovava fuori dal territorio dell’Albania (Aghwank) propriamente detta” si legge tra l’altro nell’approfondimento.
(9 dic 24) AIUTI EUROPEI PER GLI SFOLLATI – Nell’ambito del programma di sostegno al bilancio “Contratto di rafforzamento dello Stato e della resilienza per la Repubblica di Armenia”, questa settimana l’Unione Europea (UE) ha versato una sovvenzione di 1,5 milioni di euro al governo armeno, oltre ai 13,5 milioni di euro erogati a settembre. Questo programma di sostegno al bilancio ha lo scopo di aiutare il governo armeno a soddisfare le esigenze a breve e medio termine degli armeni del Karabakh, nonché di consentire la loro integrazione socioeconomica a lungo termine, garantendo l’inclusione nei sistemi educativi, di protezione sociale e sanitari armeni e l’integrazione nel mercato del lavoro.
(6 dic 24) PRIGIONIERI VISITATI DA CRI – I rappresentanti del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) hanno fatto visita agli ex leader armeni del Nagorno Karabakh, tenuti prigionieri a Baku, capitale dell’Azerbaigian. “A dicembre, i rappresentanti del CICR hanno visitato nuovamente tutti i detenuti armeni segnalati dalle autorità azere”, ha detto all’APA Ilaha Huseynova, responsabile del Dipartimento delle relazioni pubbliche dell’ufficio del CICR a Baku. I detenuti sono stati accolti in privato e hanno avuto la possibilità di scambiarsi notizie sulla loro famiglia.
(4 dic 24) TRATTATIVE SU PRIGIONIERI – C’è stata una pausa momentanea a causa della COP29, lo ha annunciato anche la parte azera, ma siamo dalla parte positiva, siamo nella logica proposta-discussione, e c’è una dinamica. Il presidente dell’Assemblea nazionale dell’Armenia, Alen Simonyan, ha detto questo durante un briefing con i giornalisti parlando del processo di pace con l’Azerbaigian. E alla domanda se ci sia una dinamica in termini di ritorno dei prigionieri armeni in Azerbaigian, Simonyan ha risposto: “Durante tutte le conversazioni, si lavora sempre sui prigionieri. È escluso che ci possa essere un incontro in cui non si parli dei prigionieri. Semplicemente non penso che sia giusto parlarne. Questo lavoro ama il silenzio, non c’è motivo di vantarsi. Avevamo oltre 100 prigionieri [armeni] [in Azerbaigian] dopo la guerra [nel 2020], ora ci sono 23 prigionieri confermati [lì], e sappiamo che è uno dei punti di discussione importanti nella nostra agenda“.
(21 nov 24) APPELLO DAL BELGIO PER I PRIGIONIERI – Sullo sfondo della conferenza sul clima COP29 attualmente in corso a Baku, capitale dell’Azerbaigian, 20 membri del Parlamento federale belga, del Parlamento fiammingo, del Parlamento vallone e del Parlamento della regione di Bruxelles-Capitale si rivolgono al governo azero e alla delegazione del governo belga alla COP29, con tre richieste principali: la liberazione dei prigionieri di guerra armeni in Azerbaigian; la protezione del patrimonio culturale armeno nel Nagorno Karabakh/Artsakh; il ritiro delle forze azere dal territorio sovrano occupato dell’Armenia, nonché la limitazione di qualsiasi tipo di aggressione azera contro l’Armenia.
(29 nov 24) CITTADINANZA AGLI SFOLLATI – Al 28 novembre 2024, quasi 4.400 ex residenti del Nagorno-Karabakh hanno ricevuto la cittadinanza armena. Il vice ministro degli Interni dell’Armenia, Armen Ghazaryan, lo ha annunciato durante i dibattiti parlamentari di venerdì sull’acquisizione della cittadinanza armena da parte di quegli armeni che sono stati sfollati con la forza dal Nagorno Karabakh. Inoltre, secondo i dati del periodo sopra indicato, il Ministero degli Affari Interni dell’Armenia ha ricevuto 6.338 domande di cittadinanza armena. “4.394 persone costrette a spostarsi dal Nagorno-Karabakh hanno già ricevuto la cittadinanza [armena]”, ha affermato Ghazaryan.
(26 nov 24) MONASTERO DI DADIVANK – Il monastero armeno medievale di Dadivank, situato nella regione di Karvachar, nell’Artsakh (Nagorno-Karabakh) occupato dall’Azerbaigian, è stato consegnato all’amministrazione della comunità Udi, secondo quanto riferisce ‘Monument Watch’. Per i media azeri, “Durante il periodo di occupazione dal 1993 al 2020, gli armeni hanno tentato di falsificare la storia del tempio, tentando di presentarlo come loro. Ma dopo la liberazione, è stato restituito ai proprietari originali”. Secondo Monument Watch, dopo la fine della guerra nel 2020, la campagna azera, insieme alla propaganda dell’appropriazione del patrimonio culturale armeno, ha iniziato a coinvolgere attivamente i cristiani Udi che vivono in Azerbaigian, i seguaci della Chiesa gregoriana armena. Il motivo principale era che gli Udi sono gli unici cristiani tra i popoli dell’Albania caucasica.
(19 nov) CONSIGLIO D’EUROPA – Le restrizioni alle libertà di espressione, di riunione e di associazione limitano le possibilità delle persone appartenenti a minoranze nazionali di godere effettivamente dei propri diritti. È necessario adottare misure immediate per affrontare la situazione successiva al conflitto del Karabakh. Queste sono alcune delle conclusioni chiave del nuovo parere del Comitato consultivo sulla Convenzione quadro del Consiglio d’Europa (CoE) per la protezione delle minoranze nazionali. “Come raccomandazione per un’azione immediata, il Comitato consultivo esorta le autorità a creare le condizioni politiche, legali e pratiche necessarie per un ritorno sicuro, senza ostacoli e sostenibile degli armeni sfollati dal Karabakh e a istituire un meccanismo dedicato per gestire le questioni relative alla proprietà. Le autorità sono inoltre esortate a inventariare, proteggere e preservare tutti i siti e i manufatti religiosi e culturali armeni e a indagare su tutte le accuse di vandalismo, distruzione e alterazione di monumenti storici e culturali e cimiteri utilizzati dagli armeni etnici nella regione“.
(15 nov 24) ANCORA IN ARTSAKH IL CORPO DELLA DONNA DECEDUTA – Non si registrano ancora progressi nel processo di restituzione del corpo della donna armena Vera Aghasyan, 70 anni, morta a Stepanakert, capitale dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh) occupato dall’Azerbaigian, il 20 ottobre. Zara Amatuni, responsabile del programma di comunicazione e prevenzione dell’ufficio armeno del Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR), ha confermato questa informazione in un’intervista ad Armenian News-NEWS.am. “Al momento, non ci sono ancora progressi in questa questione. Noi [cioè il CICR] abbiamo espresso la nostra disponibilità a contribuire all’implementazione di ulteriori misure [in questo senso] previo accordo di entrambe le parti. Al momento, la decisione è nelle mani delle parti. Ma posso dire che la questione rimane al centro della nostra attenzione“, ha affermato Amatuni. Da notare che i parenti di Vera Aghasyan, morta il 20 ottobre a Stepanakert, capitale dell’Artsakh occupata dall’Azerbaigian, avevano presentato una petizione al CICR chiedendo che il suo corpo fosse seppellito in Armenia.
(14 nov 24) ARMENI RIMASTI IN ARTSAKH – Nel caso in cui 150 mila armeni vivevano in Artsakh prima della guerra del 2020, ora ne rimangono solo 13. Il difensore civico dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) Gegham Stepanyan lo ha dichiarato alla conferenza sull’aggressione dell’Azerbaijan contro i diritti umani e la protezione ambientale. “Questo è ciò che bisogna sapere sull’Azerbaijan e sull’agenda dei diritti umani. Tutti i principi dei diritti umani restano sulla carta e non vengono presi in considerazione quando si prende questa o quella decisione politica”, ha aggiunto Stepanyan. Ha sottolineato che la mancanza di sanzioni internazionali contro l’Azerbaigian e il disprezzo per i suoi crimini hanno portato alla pulizia etnica degli armeni dell’Artsakh.
(5 nov 24) ANNUNCIATA PREGHIERA PER GLI OSTAGGI – Su iniziativa del Catholicos di tutti gli armeni Karekin II, il 10 novembre si terrà nelle chiese armene di tutto il mondo una preghiera ecumenica (globale) per la pace e la giustizia in Armenia e per la liberazione degli ostaggi detenuti illegalmente a Baku, la capitale dell’Azerbaijan. Le preghiere si svolgeranno in tutte le diocesi della Chiesa apostolica armena nel mondo. Anche il Catholicos della Grande Casa di Cilicia Aram I e il Consiglio ecumenico delle Chiese hanno aderito all’iniziativa.
(5 nov 24) THUMBERG, NO A COP 29 – La nota attivista ambientale Greta Thunberg si è rifiutata di partecipare alla conferenza sul clima COP29 a Baku, capitale dell’Azerbaigian, a causa della pulizia etnica armena in Artsakh (Nagorno Karabakh). È un’estrema ipocrisia consentire a uno stato petrolifero autoritario di ospitare la COP, ha detto Thunberg ai giornalisti in Georgia.
(5 nov 24) PARLAMENTO EUROPEO – Cinquantadue membri del Parlamento europeo hanno firmato una dichiarazione in cui si chiede all’Azerbaigian di liberare immediatamente i prigionieri di guerra armeni, di garantire la protezione del patrimonio culturale armeno dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) e di ritirare l’esercito azero dai territori occupati dall’Armenia.
(4 nov 24) PRIGIONIERI ARMENI – I rappresentanti del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) hanno visitato i detenuti armeni nella capitale azera Baku in ottobre. Durante le conversazioni con questi detenuti, questi ultimi sono riusciti a contattare i loro parenti. La leadership militare e politica dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh) è detenuta illegalmente nelle prigioni di Baku da un anno ormai. L’Azerbaijan conferma ufficialmente la cattura di 23 armeni, 17 dei quali sono finiti lì dopo l’aggressione militare dell’Azerbaijan contro l’Artsakh nel settembre 2023.
(30 ott 24) UNESCO – Il Nagorno Karabakh è al centro dell’attenzione dell’UNESCO da molti anni e l’organizzazione è preoccupata per le segnalazioni di presunte distruzioni di vari tipi di patrimonio culturale, ha affermato Krista Pikkat, direttrice dell’Ente Cultura ed Emergenze dell’UNESCO e segretaria della Convenzione dell’Aja del 1954 e dei suoi due protocolli (1954 e 1999).
(25 ott 24) DECEDUTA ARMENA A STEPANAKERT – i parenti della donna armena Vera Aghasyan, 70 anni, morta il 20 ottobre a Stepanakert, la capitale dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh) occupato dall’Azerbaigian, presenteranno una petizione al Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) affinché venga sepolta in Armenia. Vera Aghasyan, una donna con problemi di salute mentale, era rimasta a Stepanakert dopo l’occupazione azera del Nagorno Karabakh e aveva rifiutato di spostarsi in Armenia nonostante le sollecitazioni della figlia e l’intervento della Croce Rossa. La causa della morte di questa donna di 70 anni è stata annunciata come insufficienza cardiopolmonare acuta, sviluppatasi a seguito di trombosi dell’arteria polmonare. In tutto l’Artsakh occupato dovrebbero dunque essere rimasti tredici armeni, tutti anziani e con problemi di salute.
(24 ott 24) DURA CONDANNA DEL PARLAMENTO EUROPEO ALL’AZERBAIGIAN – Il parlamento europeo ha votato una risoluzione sulla situazione in Azerbaigian, la violazione dei diritti umani e del diritto internazionale e le relazioni con l’Armenia. Il testo è passato a larghissima maggioranza con 453 voti a favore, 31 contrari e 89 astenuti.
Nel documento alcuni passaggi riguardano strettamente l’Artsakh (Nagorno Karabakh) e ne diamo conto qui
(20 ott 24) COMITATO DIRITTI POPOLO ARTSAKH – Dal 18 al 20 ottobre, il Comitato per la difesa dei diritti fondamentali del popolo dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) si è riunito plenariamente a Yerevan. Il Comitato ha tenuto incontri con Samvel Shahramanyan, Presidente del Nagorno Karabakh, i membri dell’Assemblea nazionale del Nagorno Karabakh, il capo della Diocesi di Artsakh e Sua Santità Karekin II, Catholicos di tutti gli armeni, durante i quali sono stati condivisi aggiornamenti sugli sforzi in corso e sui piani futuri. Durante la sessione di tre giorni, il Comitato ha sottolineato l’importanza del suo lavoro fino ad oggi e ha espresso soddisfazione per il fatto che la questione del ritorno sicuro, dignitoso e collettivo della popolazione del Nagorno Karabakh sia stata sollevata, discussa e affermata nei circoli internazionali. Ciò include dichiarazioni di vari Paesi, organizzazioni internazionali e risoluzioni di istituzioni europee. Questi sviluppi gettano le basi per la fase successiva del lavoro del Comitato, concentrandosi sul consolidamento dei progressi e impegnandosi a stabilire un formato di negoziazione internazionale per affrontare il diritto al ritorno.
(16 ott 24) RISOLUZIONE PARLAMENTO SVIZZERO SU ARTSAKH – Il Parlamento svizzero discute l’iniziativa per una conferenza di pace sul ritorno degli armeni del Nagorno Karabakh. Una risoluzione corrispondente è stata adottata dalla Commissione per le relazioni internazionali dell’Assemblea federale svizzera (la Camera bassa del Parlamento). Dopo l’approvazione del Consiglio federale, la risoluzione verrà discussa anche nella Camera alta del Parlamento. Con questa risoluzione l’Assemblea federale invita le autorità svizzere a organizzare la conferenza di pace. Lo scopo della conferenza è “promuovere un dialogo aperto tra i rappresentanti dell’Azerbaigian e degli armeni del Nagorno Karabakh sul ritorno sicuro e collettivo della storica popolazione armena sotto la supervisione o la presenza di attori internazionali”.
(11 ott 24) PROROGATA ILLEGITTIMA DETENZIONE AUTORITA’ ARTSAKH – Le ex autorità dell’Artsakh rimangono illegittimamente detenute nelle prigioni dell’Azerbaigian. Secondo media azeri, la loro detenzione preventiva (da inizio ottobre 2023) è stata ulteriormente allungata. Si tratta dell’ex ministro di Stato Ruben Vardanyan, degli ex presidenti Arkadi Ghukasyan, Bako Sahakyan e Arayik Harutyunyan nonché del presidente dell’Assemblea nazionale Davit Ishkhanyan, dell’ex ministro Esteri Davit Babayan, dell’ex ministro Difesa Levon Mnatsakanyan e dell’ex cvice comandante delle Ff.AA dell’Artsakh Davit Manukyan.
Nei giorni scorsi, davanti alla sedde delle Nazioni unite a Yerevan (Armenia) si è svolta una manifestazione di protesta chiedendo l’intervento ONU per il rilascio di tutti i detenuti armeni in Azerbaigian, compresi i prigionieri di guerra e i civili.
(10 ott 24) RICHIESTE AZERE ALL’AJA – L’Azerbaigian ha presentato due richieste di arbitrato interstatale contro l’Armenia alla Corte permanente di arbitrato dell’Aia. Entrambi i casi sono attualmente in corso e, secondo il calendario approvato, saranno completati entro l’inizio del 2027. L’Armenia non ha rilasciato dichiarazioni pubbliche in merito. Nel frattempo, l’Azerbaigian ha già rilasciato diverse dichiarazioni ufficiali in varie occasioni, affermando che intende ritenere l’Armenia responsabile della distruzione dell’ambiente e della biodiversità nel Nagorno Karabakh. L’iniziativa azera, con accuse peraltro assolutamente infondate, punta a “compensare” le azioni armene presso la Corte relative al mancato rispetto dei diritti umani in Azerbaigian e al trattamento riservato da Baku agli armeni della regione costretti a dieci mesi di blocco forzato.
(4 ott 24) DEMOLITO A SHUSHI MONUMENTO ARMENO – A Shushi, nell’Artsakh occupato, gli azeri hanno demolito un monumento dedicato al genocidio armeno e al suo posto hanno dato via al progetto (inaugurato ufficialmente dal dittatore Aliyev quest’anno) per una nuova piazza denominata “della bandiera”. Li sorgeranno un museo e una moschea.
(2 ott 24) INIZIATIVA LEGALE DI VARDANYAN – Ruben Vardanyan, un prigioniero politico detenuto in Azerbaigian da oltre un anno, ex ministro di Stato della repubblica di Artsakh, ha intentato quattro azioni legali attraverso il suo team legale, denunciando molteplici violazioni dei diritti umani. Le cause legali, che arrivano poco prima del vertice COP29 delle Nazioni Unite a Baku, includono accuse di diffamazione da parte del quotidiano statale azero Baku Worker, tortura durante uno sciopero della fame e violazioni del suo diritto a un processo rapido. La causa per diffamazione accusa il giornale di aver pubblicato false dichiarazioni che danneggiano la reputazione di Vardanyan. Un altro caso evidenzia il trattamento degradante che Vardanyan ha subito durante il suo sciopero della fame nell’aprile 2024, dove sarebbe stato messo in una cella di punizione, gli sono stati negati i beni di prima necessità e sottoposto a privazione del sonno. Una terza azione descrive in dettaglio la violazione del suo diritto a un processo rapido, poiché è stato trattenuto in custodia cautelare per oltre un anno senza che fosse fissata una data in tribunale. La quarta causa accusa le autorità azere di aver impedito a Vardanyan di presentare una denuncia per diffamazione civile trattenendo la necessaria documentazione legale. Queste azioni legali si aggiungono alle crescenti preoccupazioni sulla situazione dei diritti umani in Azerbaigian, in particolare mentre il paese si prepara a ospitare il vertice COP29. Le organizzazioni internazionali per i diritti umani hanno lanciato allarme sul trattamento dei prigionieri politici da parte dell’Azerbaigian e sulla sua continua repressione nei confronti della società civile. L’ex ministro di Stato dell’Artsakh Ruben Vardanyan è stato arrestato nel settembre 2023 insieme ad altri leader armeni in seguito alle azioni militari dell’Azerbaijan nell’Artsakh, con gruppi per i diritti umani che hanno etichettato queste azioni come pulizia etnica.