La libertà dell’Artsakh non si discute!
L’ormai ex co-presidente USA del Gruppo di Minsk, Richard Hoagland, nel suo ultimo giorno di incarico si lascia andare a dichiarazioni inaccettabili sulla risoluzione del contenzioso del Nagorno Karabakh
Aveva assunto l’incarico solo nello scorso mese di gennaio ma dal prossimo 28 agosto verrà sostituito da Andrew Schofer. Non sappiamo se l’amb. Richard Hoagland, co-presidente USA del Gruppo di Minsk dell’Osce sia stato trombato dalla propria amministrazione oppure vi siano altre ragioni che giustifichino questo improvviso e rapido cambio. Fatto sta che le sue dichiarazioni, rilasciate informalmente a “Voice of America” sembrano suonare come un dispetto ai mediatori che con pazienza stanno cercando di cucire la tela di un accordo sul conflitto del Nagorno Karabakh.
Dichiarazioni “inaccettabili” le ha bollate l’ANCA (Armenian National Committee of America), che indeboliscono la posizione del collega subentrante e danno una mano alla politica intransigente di Baku.
Condite da “inesattezze e omissioni” le ha considerate, nel suo pacato linguaggio diplomatico, il ministro degli Esteri dell’Armenia, Edward Nalbandian ricordando come i cosiddetti Principi di Madrid siano ben noti ma vengano disattesi costantemente dall’Azerbaigian incapace di intavolare una seria e duratura politica di negoziato.
Secondo il diplomatico USA la soluzione del contenzioso dovrebbe concretizzarsi nella concessione di uno status ad interim applicabile al vecchio territorio dell’oblast sovietica del Nagorno Karabakh (non è dato sapere quale sia questo status visto che gli azeri non vogliono sentire parlare di autonomia e indipendenza…), la consegna di tutti gli territori salvo il mantenimento di un corridoio di collegamento fra Armenia e Artsakh (ossia gli armeni interamente cirondati da quei simpatici tagliateste degli azeri…), il rientro di tutti gli azeri (non si parla ovviamente delle centinaia di migliaia di sfollati armeni costretti a fuggire dall’Azerbaigian per evitare pogrom e persecuzioni…) per finire con un generico richiamo a “garanzie internazionali di sicurezza”. Nient’altro, mister Hoaglad?
Tra una risata e l’altra (riportata nel testo del suo intervento) Hoagland dimentica il diritto di autodeterminazione del popolo armeno dell’Artsakh, si fa beffe delle migliaia di soldati caduti per difendere la libertà della propria patria e liberarla dall’oppressione azera, ignora come la guerra del 1992 sia stata scatenata (e persa) dall’Azerbaigian, disconosce i documenti giuridici che sono alla base del diritto all’autodeterminazione dell’Artsakh.
«La nostra posizione non è cambiata» ha dichiarato il ministro degli Esteri del Nagorno Karabakh, Karen Mirzoyan, che ha ricordato come qualsiasi accordo non può prescindere da una piena partecipazione di Stepanakert nel processo decisionale, prima tappa per dare concretezza – se è ciò che si vuole – a una risoluzione del contenzioso.
Che qualche compromesso sia purtroppo necessario, è (forse) inevitabile; che la libertà e l’indipendenza dell’Artsakh possa essere svenduta in questo modo è inaccettabile!
Indietro non si torna, checché ne pensi il trombato ambasciatore Richard E. Hoagland.
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