Le ragioni del Karabakh
Il diritto all’autodeterminazione del Nagorno Karabakh si è consolidato nel corso di un processo democratico e legale, attraverso passaggi politici e giuridici alla base di una lotta non violenta durata decenni.
Quello che è importante capire è che la prima “guerra del Nagorno Karabakh” non fu lo strumento per conquistare la libertà ma per difenderla dall’aggressione dell’Azerbaigian che non voleva riconoscere la nuova statualità maturata nel contesto delle leggi dell’epoca.
FACCIAMO CHIAREZZA SU DUE ASPETTI IMPORTANTI
1 – la repubblica del Nagorno Karabakh-Artsakh non è nata da un’aggressione armena all’Azerbaigian
L’autodeterminazione del Nagorno Karabakh non è il frutto di una “aggressione armena” come la propaganda azera cerca di qualificarla; bensì il completamento di un processo democratico e legale che trova nella dichiarazione del 2 settembre 1991 il suo inevitabile sbocco. Un meccanismo giuridico che si incastra nelle norme del diritto internazionale, nella legislazione sovietica dell’epoca, nei passaggi politici che hanno visto coinvolte le repubbliche dell’Unione Sovietica in fase di smembramento. A prescindere da ogni valutazione storica (sulle richieste armene di autodeterminazione basate sulla secolare presenza nella regione), il pronunciamento del Soviet del Nagorno Karabakh fu un’abile mossa, pienamente legittima, favorita da un clamoroso errore di valutazione politica e giuridica degli azeri. Quando costoro si accorsero dello sbaglio commesso, ormai era troppo tardi.
2 – Non vi è stata un’occupazione armena
Il processo democratico di autodeterminazione determinò la risposta bellica dell’Azerbaigian che a fine gennaio 1992 (poche settimane dopo l’insediamento del nuovo parlamento karabakho e la dichiarazione formale di nascita della repubblica del Karabakh Montano-Artsakh) avviarono una pesante offensiva militare con la quale iniziò la guerra che per due anni sconvolgerà la regione. All’epoca, la piccola repubblica karabakha era un fazzoletto di territorio montuoso di 4400 chilometri quadrati (poco più grande della Valle d’Aosta), privo di risorse (petrolio, miniere, …), abitato da secoli dagli armeni che nonostante la politica demografica dell’Azerbaigian continuavano a rappresentare quasi l’ottanta per cento della popolazione.
Il nazionalismo di Baku provocò un conflitto che poteva essere evitato con un poco di buon senso: al termine della guerra, gli armeni del Nagorno Karabakh non solo mantennero il controllo su quasi tutto il territorio originario ma riuscirono a controllare anche i territori circostanti che non facevano parte della oblast sovietica pur essendo stati storicamente parte integrante della provincia armena dell’Artsakh. In particolare gli armeni riuscirono a porre sotto il loro controllo la regione contigua alla repubblica di Armenia, che rappresentava la fondamentale protezione per la nuova piccola repubblica caucasica. Nessuna aggressione armena, dunque; ma solo l’esito di una guerra che l’Azerbaigian scatenò e perse.
Gli armeni del NK-Artsakh avevano già dato vita democraticamente al loro nuovo stato secondo quanto previsto dalla legislazione sovietica dell’epoca: esso corrispondeva al vecchio oblast sovietico creato da Stalin nel ’23 che, per quanto fosse ridotto rispetto ai confini dell’antica provincia armena di Artsakh, rappresentava comunque il raggiungimento della liberà a lungo sperata.
Nel 2016 vi fu un altro tentativo dell’Azerbaigian di risolvere con le armi il contenzioso politico: dopo quattro giorni d*i battaglie (cosidetta “guerra dei quattro giorni”), dal 2 al 4 aprile, venne raggiunto un accordo di tregua.
Quattro anni più tardi, il 27 settembre 2020, nuovo attacco armato azero. L’Azerbaigian, supportato da droni turchi e israeliani, nonchè da mercenari jihadisti turcomanni, ebbe la meglio sulla difesa armena. Il 9 novembre cessò la guerra al termine di 44 giorni di violentissime battaglie e bombardamenti indiscriminati sulla popolazione civile.
A seguito di questo ultimo conflitto, l’Azerbaigian ha occupato circa un terzo del territorio della vecchia oblst di eposa sovietica e ha preso il controllo di tutti i distretti circostanti. La guerra è costata alle parti circa 8000 vittime.
A seguito di questa nuova guerra la repubblica di Artsakh si è ritorvata di nuovo isolata come trent’anni prima: la sua unica comunicazione con il mondo esterno (ovvero l’Armenia) è affidata al corridoio di Lachin che è presidiato da una forza di poace russa.
Dal 12 dicembre 2022 la strada per il corridoio di Lachin è bloccata dagli azeri e l’Artsakh si trova in pinea crisi umanitaria. Gli azeri hanno anche interrotto la fornitura di energia elettrica e gas in quanto cavi e condotte provenienti dall’Armenia passano attraverso territori sotto controllo dell’Azerbaigian.
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La linea del tempo
- 3.04.1990: varata la legge (“Norme riguardanti la secessione di una repubblica dall’Urss”)
- 30.08.1991: il soviet azero vota per la secessione dall’Urss, viene varata la repubblica di Azerbaigian
- 2.09.1991: il soviet del Nagorno Karabakh vota per il distacco da quello azero e la creazione di un’entità statale autonoma
- 18.10.1991: l’Azerbaigian conferma la propria indipendenza e vara un Atto costituzionale
- 26.11.1992: il Consiglio Supremo dell’Azerbaigian, in seduta straordinaria, vota l’abolizione dello Statuto autonomo del Karabakh
- 28.11.1991: la Corte Costituzionale dell’Unione Sovietica rigetta il pronunciamento azero in quanto lesivo dei diritti della repubblica del Nagorno Karabakh
- 10.12.1991: referendum confermativo in NK per la convalida della decisione del 2 settembre
- 26.12.1991: scioglimento dell’Urss
- 28.12.1991: libere elezioni politiche in Nagorno Karabakh
- 6.01.1992: inaugurazione dell’attività del nuovo Consiglio Supremo del NK
- 31.01.1992: le forze armate azere attaccano il Nagorno Karabakh; inizia la guerra che si concluderà nel maggio 1994 con la vittoria armena
- 2.04.2016: attacco azero (guerra dei cinque giorni)
- 27.09.2020: attacco azero (guerra dei 44 giorni)
- 9.11.2020: fine guerra e accordo di tregua firmato da Armenia, Azerbaigian e Russia
- 12.12.2022: inizio blocco azero del corridoio di Lachin