Misteri sulla strage di un anno fa
Il 25 settembre è l’anniversario dell’esplosione alla stazione di servizio Aykazov sulla strada Stepanakert-Askeran avvenuta nel 2023.
A seguito dell’esplosione, 219 persone sono state uccise, più di 300 sono rimaste ferite e 22 sono disperse.
Nei giorni concitati di un anno fa dopo l’attacco azero e la fuga della popolazione dall’Artsakh verso l’Armenia, centinaia di persone si accalcarono nei pressi del deposito per recuperare del carburante per rifornire il proprio veicolo e guadaganare così la via di fuga verso la salvezza. Una scintilla e fu catastrofe.
Non è stato possibile identificare tre corpi mediante il DNA, il che fa supporre che si tratti dei corpi degli azeri che sono penetrati nella zona e hanno organizzato l’esplosione. Lo sospetta la moglie di uno dei dispersi in seguito all’esplosione a Stepanakert in una conversazione con i giornalisti durante una protesta che si è tenuta a Yerevan nel primo anniversario dell’evento.
Ha lamentato l’inattività delle autorità armene e delle organizzazioni internazionali per fare piena luce sulle cause. La donna è sicura che suo marito non sia stato ucciso perché il ragazzo che gli stava accanto è vivo.
“Inoltre, nel 2023 il 7 ottobre, una delle persone scomparse ha chiamato da Shushi e ha informato che c’erano altre quattro persone con lui. Inoltre, nessuno vuole cercare queste informazioni e scoprire cosa sta succedendo”, ha detto.
Insomma, su quella tragedia – che si aggiunse al dolore di un popolo cacciato dalla propria terra – si addensano anche ombre di sospetti sul ruolo attivo degli azeri. Voci di tal genere erano circolate immediatamente: si parlava anche di possibili colpi di cecchino verso le cisterne di carburante ma furono dimenticate nella concitazione dell’esodo forzato degli armeni.
Ora, a distanza di un anno ritornano e aumentano il mistero su cosa abbia innescato la strage.