Nagorno Karabakh: la vita dopo la guerra
Osservatorio Balcani e Caucaso (30 aprile 2019) di Armine Avetisyan
Due villaggi sul lato armeno del Nagorno Karabakh tra i più colpiti durante la Guerra dei quattro giorni dell’aprile 2016. Ora, non senza difficoltà, si assiste al rientro dei loro abitanti e alla ricostruzione. Reportage
Il 2 aprile 2016 è ricordato come l’inizio della cosiddetta Guerra dei quattro giorni, tra Nagorno-Karabakh e Azerbaijan. Come risultato di quella guerra vi furono più di cento vittime, grandi distruzioni e l’abbandono di centri abitati situati in prossimità delle operazioni militari. Sul lato del Karabakh, è stato il villaggio di Talish ad essere evacuato. Il 2 aprile le truppe azerbaijane riuscirono ad entrare nel villaggio dove, in quel momento, risiedevano numerosi civili. I militari dell’Azerbaijan mutilarono e uccisero Marusya Khalapyan, nata nel 1924, suo figlio Valera e la moglie di lui Razmela.
Gli altri abitanti del villaggio fuggirono e si nascosero per giorni nei dintorni e solo quando venne dichiarato il cessate il fuoco rientrarono a Talish trovando uno scenario terribile: il villaggio era distrutto, più di metà delle case erano demolite ed inabitabili, molte macchine e macchinari agricoli erano stati bruciati e centinaia di capi di bestiame erano stati uccisi.
Mataghis
Situazione simile era quella di Mataghis, presso Talish. Le case severamente danneggiate e i colpi di artiglieria che cadevano ogni giorno impedirono a lungo ai suoi residenti di rientrare. Narek Sargsyan è da 8 anni che vive a Mataghis, nel nord del Nagorno-Karabakh. 8 anni fa vi arrivò per aiutare un amico a ristrutturare la sua casa ma poi, innamorato della natura di questo luogo, decise di rimanervi a vivere.
“Quando arrivai per la prima volta qui pensavo che di tanto in tanto sarei ritornato a Gyumri, seconda città dell’Armenia, di cui sono originario. Ma dopo quanto accadde nell’aprile 2016 mi sono reso conto non avrei mai più abbandonato Mataghis. Dopo la guerra guardo al mondo in modo diverso e guardo a Mataghis in modo diverso”, afferma Sargsyan.
Mataghis, nella regione di Martakert, è uno dei luoghi più pericolosi sul versante del Karabakh. Nella guerra degli anni ’90, Mataghis, assieme a decine di altri insediamenti nelle vicinanze, venne conquistato dalle truppe dell’Azerbaijan e parzialmente distrutto. Nell’aprile del 1994 venne liberato e i suoi residenti tornarono lentamente alle loro case incominciando la ricostruzione.
Il secondo grave attacco al villaggio avvenne nell’aprile del 2016. Venne bombardato per giorni. Ciononostante i suoi abitanti sono riusciti per due volte a superare l’orrore della guerra e sono ripartiti a ricostruire le loro vite.
Attualmente Mataghis ha 540 residenti di cui 245 sono bambini e ragazzini sotto i 17 anni. “Di fatto è ancora in corso una guerra non dichiarata. Spesso sentiamo colpi di arma da fuoco sparati dal nemico. Per fortuna senza morti. Siamo così abituati a sentire spari che senza per noi sarebbe troppo tranquillo”, afferma Sargsyan. Dopo i fatti dell’aprile 2016 quasi tutti sono rientrati alle proprie case e i lavori di ristrutturazione sono quasi terminati.
Talish
La vita è tornata anche a Talish, epicentro della guerra dell’aprile 2016. Tre anni fa anche questo villaggio venne quasi completamente distrutto. I più anziani, le donne e i bambini lasciarono il villaggio. “Nei giorni della guerra di aprile abbiamo rapidamente portato le donne ed i bambini via dal villaggio. Era troppo pericoloso. Per un lungo periodo vivemmo solo noi uomini qui. Quando necessario, diventavamo soldati. Se serve difenderemo le nostre terre con i denti”, ribadisce Petros Abrahamyan.
“Portai mia moglie e i miei figli in un posto sicuro. Poi tornai in municipio per organizzare lo sfollamento della popolazione. Poi, quando mi resi conto che la situazione peggiorava, portammo via tutti gli abitanti del villaggio”, ricorda Vilen Petrosyan, sindaco di Talish.
Attualmente molto è in ricostruzione e ovunque vi sono cantieri aperti. La scuola del paese, l’asilo e il centro culturale sono già a buon punto. “Sono state risistemate numerose case e sono stati ostruiti nuovi appartamenti: sono dodici gli edifici in ricostruzione e dovrebbero essere consegnati per giugno o luglio”, afferma il sindaco aggiungendo che non tutti gli abitanti originari sono ancora rientrati a Talish ma che è un processo che sta arrivando a compimento.
Sono 22 le case del villaggio ricostruite grazie ai finanziamenti messi a disposizione dalla Hayastan All-Armenian Fund, fondo istituito con decreto del presidente dell’Armenia nel 1992 la cui missione è quella di unire armeni in Armenia e della diaspora per superare le difficoltà del paese e aiutare a stabilire uno sviluppo sostenibile in Armenia e in Nagorno Karabakh. Il programma, “ricostruzione di Talish” del Fondo è stato lanciato nel maggio del 2018 con un investimento sino ad ora di 506 milioni di drams (equivalente di circa 920.000 euro).