Nazioni (dis)unite nella vergogna
Il regime dell’Azerbaigian ha organizzato lo scorso 18 marzo un evento nella città armena occupata di Shushi per celebrare il trentesimo anniversario dell’adesione del Paese alle Nazioni Unite, ricorrenza che peraltro ricadeva il 2 marzo.
A tale iniziativa ha partecipato anche una delegazione della sede delle Nazioni Unite a Baku e il vessillo dell’ONU è sventolato a fianco di quello azero.
L’adesione dei funzionari locali delle Nazioni Unite è molto grave; perché Shushi è città martire, divenuta il simbolo della conquista azera al termine di una guerra che l’Azerbaigian ha scatenato in piena pandemia nonostante le raccomandazioni del Segretario generale ad evitare l’inasprimento dei conflitti in epoca di Covid 19. A decine furono i cadaveri dei soldati raccolti nei pressi delle antiche mura dopo la tregua del 9 novembre.
La delegazione ONU che ha partecipato all’evento ha di fatto consacrato la guerra di conquista del dittatore Aliyev, ha dimenticato l’orrore di 44 giorni di battaglie e di bombardamenti, ha dimenticato le migliaia di vittime civili e militari che l’avventura bellica di Aliyev ha provocato.
Proprio mentre assistiamo sgomenti a quanto sta accadendo in Ucraina, ecco che le Nazioni Unite celebrano le conquiste del dittatore. E per arrivare all’evento, la pattuglia di eroici delegati si è fatta portare in aereo fino a Varanda (Fuzuli) con un velivolo che la compagnia aerea aveva ribattezzato con il nome azero di #Stepanakert: come dire che le conquiste di Aliyev non si fermeranno alla rocca di Shushi.
Dove era l’ONU quando i 150.000 armeni dell’#Artsakh (Nagorno Karabakh) imploravano aiuto e assistenza contro le bombe del dittatore azero? Perché il Consiglio di sicurezza dell’ONU non adottò alcuna risoluzione per fermare la guerra di Aliyev e i mercenari tagliagole jihadisti da lui assoldati?
La partecipazione di questi funzionari delle Nazioni Unite (ancorché rappresentanti locali dell’istituzione) rappresenta una delle pagine più vergognose della storia dell’ONU oppure è il frutto di una scelta non ponderata che di fatto ha, ancora una volta, dato ragione al prepotente di turno. Poi non lamentiamoci se nel mondo ci sono le guerre…