Nessun “giochetto strano” sul Nagorno Karabakh
Alla vigilia di un nuovo incontro presidenziale a San Pietroburgo corrono strane voci sui possibili sviluppi dei negoziati. Cerchiamo di fare un po’ di chiarezza.
San Pietroburgo dovrebbe ospitare entro fine giugno un nuovo vertice fra i presidenti di Armenia e Azerbaigian così come peraltro programmato nel corso dell’ultimo incontro del 16 maggio a Vienna.
Alcuni analisti politici hanno sottolineato alcuni aspetti che caratterizzano la vigilia di questo appuntamento e sui quali riteniamo opportune alcune riflessioni.
Innanzi tutto è stato osservato come da alcune settimane le attività di provocazione azera lungo la linea di contatto siano praticamente cessate salvo qualche sporadico colpo notte tempo: Si registra una calma come da anni non si vedeva e che contrasta con il pesante attacco di inizio aprile ma anche con l’intensa attività bellica delle settimane successive.
Vi è chi ha interpretato l’atteggiamento azero come una forma prudenziale in vista del Gran Premio di Formula Uno che Baku ospiterà il 19 giugno e al quale Aliyev tiene molto; alzare la tensione nella regione in vista di questo evento sportivo potrebbe spegnere i riflettori dalle auto e danneggiare all’immagine del Paese; né possiamo dimenticare che quasi in concomitanza ci sarà la visita di papa Francesco in Armenia e sarebbe uno sgarbo diplomatico alimentare la tensione proprio in quei giorni.
Un altro aspetto che è stato sottolineato riguarda l’euforia azera che serpeggia alla notizia del nuovo meeting russo e che contrasta con una certa freddezza espressa dalla controparte armena. Alcuni osservatori hanno ipotizzato che Alyev, dietro la promessa di spegnere ogni velleità bellica, avrebbe ottenuto in cambio ampie garanzie negoziali. La Casa Bianca, nei giorni scorsi, ha rilasciato dei comunicati dove, neppure troppo fra le righe, si legge una posizione favorevole all’applicazione dei Principi di Madrid con possibili concessioni territoriali a favore dell’Azerbaigian e una contestuale definizione di un non ben determinato status per il Nagorno Karabakh.
Ora ci pare il punto puntualizzare alcune questioni:
- la repubblica del Nagorno Karabakh/Artsakh ha conseguito il proprio diritto all’autodeterminazione attraverso un percorso democratico e legale nel pieno rispetto della legislazione sovietica dell’epoca
- La risposta dell’Azerbaigian alla volontà popolare fu una guerra che portò alla sua sconfitta
- Le vicende belliche determinarono spostamenti di giurisdizione su diversi territori: la repubblica del NK perse l’intera regione di Shahoumian (nel nord) e alcuni lembi delle regioni di Martakert e Martuni; l’Azerbaigian perse i territori (sopratutto a sud e a ovest) che circondavano l’oblst sovietico del Nagorno Karabakh. Questi territori peraltro facevano parte dell’antica provincia armena dell’Artsakh.
- è impensabile che il NK non abbia il fianco occidentale confinante con l’Armenia e quindi protetto; ridisegnare i confini della repubblica come quelli dell’oblast sovietico oltre a rappresentare un insulto per le migliaia di armeni che hanno sacrificato la vita per difendere la patria, esporrebbe nuovamente il Nagorno Karabakh a nuove minacce azere
- In chiave di un accordo negoziale che possa portare a una definizione pacifica della vertenza, possiamo ipotizzare alcune concessioni territoriali ad est della repubblica del Nagorno Karabakh e/o la conferma degli attuali confini senza che gli stessi siano più oggetto di contesa
- La sovranità della repubblica del Nagorno Karabakh non può in alcun caso essere messa in discussione e nessuno status provvisorio può essere ipotizzato.
In conclusione, riteniamo che solo la consapevolezza della situazione de facto potrà scongiurare nuove guerre nella regione.
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