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Il 29 luglio, Vagif Khachatryan, 68 anni, che veniva trasportato dall’Artsakh (Nagorno Karabakh) in Armenia con gravi problemi di salute, accompagnato dal Comitato internazionale della Croce Rossa [CICR] per cure, è stato rapito da rappresentanti del servizio di frontiera azero al posto di blocco illegale nel Corridoio di Lachin e portato via in una direzione sconosciuta senza alcuna spiegazione. Qui di seguito il report sui fatti redatto dall’Ufficio del Difensore dei diritti umani della repubblica di Artsakh:

Fatti raccolti dall’ufficio del difensore civico sul rapimento di Vagif Khachatryan da parte dell’Azerbaigian
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Il 29 luglio, verso le 9:30, accompagnato dal CICR, previo accordo con la parte azera, il convoglio che trasportava pazienti dall’Artsakh all’Armenia ha raggiunto il “posto di blocco” illegale azero situato vicino al ponte Hakari.

Durante il controllo passaporti, Vagif Khachatryan, residente della comunità Patara della Repubblica dell’Artsakh, nato nel 1955, ha consegnato il suo passaporto ai rappresentanti del servizio di frontiera azero, che poi non lo hanno restituito. Quando è stato chiesto dalla figlia di Vagif Khachatryan e dal rappresentante del CICR perché non hanno restituito il passaporto, gli azeri hanno risposto che lo avrebbero restituito entro 5 minuti.
A quel punto, Vagif Khachatryan è stato scortato in uno studio medico situato presso il “posto di blocco” illegale dell’Azerbaigian, dove gli sono state poste domande relative alla salute, nonché sui motivi del suo trasferimento in Armenia.

Quindi Vagif Khachatryan è stato informato che doveva recarsi in una delle stanze situate vicino al “checkpoint” per 15 minuti per rispondere ad alcune domande. La figlia di Vagif e il rappresentante del CICR hanno insistito sul fatto che potevano porre le loro domande direttamente al posto di blocco e che non c’era bisogno di trasferirsi in un altro luogo. Successivamente, gli azeri hanno minacciato di farlo con l’uso della forza. Allo stesso tempo, secondo le testimonianze, molti militari azeri armati di mitra si sono radunati al posto di blocco.

Vagif Khachatryan e il rappresentante del CICR dell’Ufficio di Stepanakert (un cittadino straniero) sono stati caricati su un’auto Niva, che si è diretta verso la parte inferiore del ponte Hakari. Circa 10 minuti dopo, il rappresentante del CICR è tornato al posto di blocco su un’auto Chevrolet, mentre Vagif Khachatryan è stato portato via in una direzione sconosciuta. Secondo la testimonianza, il rappresentante del CICR è stato spinto fuori dall’auto dagli azeri.
Tutte queste azioni sono avvenute alla presenza della figlia di Vagif Khachatryan, che ha cercato di fare tutto il possibile per impedire il rapimento del padre, ma è stata minacciata con l’uso della forza.

Vagif Khachatryan, 68 anni, soffre di una malattia cardiovascolare ed era stato trasferito al Nork Marash Medical Center di Yerevan per essere operato.

Prima di trasferire i pazienti alle istituzioni mediche della Repubblica di Armenia, il CICR riceve il consenso di tutte le parti, inclusa la parte azera.
Pertanto, una volta raggiunto l’accordo, il CICR è responsabile del trasporto sicuro di queste persone.

Il procedimento penale avviato dall’ufficio del procuratore generale dell’Azerbaigian contro Vagif Khachatryan e il suo cosiddetto “arresto” all’interno del suo quadro è un pretesto falso e inverosimile per il suo rapimento. Secondo le informazioni ricevute e la ricerca condotta dall’Ufficio del difensore dei diritti umani della Repubblica di Armenia, è stato confermato che non ci sono dati su Vagif Khachatryan in nessun sistema di intelligence internazionale.
Di conseguenza, Vagif Khachatryan è una persona sotto protezione umanitaria internazionale, per la protezione dei cui diritti l’Ombudsman dell’Artsakh richiede quanto segue:

Una dichiarazione pubblica fatta dal CICR, che fa una valutazione legale di questo crimine dell’Azerbaigian, intraprende tutte le azioni derivanti dal mandato del CICR per riportare Vagif Khachatryan in Artsakh, per garantire la protezione dei diritti di Vagif Khachatryan prima del suo ritorno, per escludere la tortura e trattamento inumano nei suoi confronti.
Presentare alle organizzazioni internazionali e ai governi dei singoli Stati i fatti relativi al rapimento di un cittadino della Repubblica dell’Artsakh da parte dell’Azerbaigian e i crimini sistematicamente compiuti contro il popolo dell’Artsakh, perseguendo l’obiettivo innegabile della pulizia etnica e del genocidio, al fine di garantire la necessaria pressione internazionale sull’Azerbaigian.
Le organizzazioni internazionali dovrebbero prendere come base l’allarme espresso dal CICR e da una serie di organizzazioni internazionali per i diritti umani sulle violazioni su larga scala dei diritti del popolo dell’Artsakh da parte dell’Azerbaigian, applicare misure coercitive e punitive contro l’Azerbaigian per fargli adempiere ai suoi obblighi internazionali.

Il corridoio Lachin, che comprende anche il ponte Hakari, secondo la Dichiarazione trilaterale del 2020, è sotto il controllo delle forze di pace russe.
Il rapimento di Vagif Khachatryan è avvenuto a pochi metri dalla roccaforte del contingente di pace russo situata presso il ponte Hakari, che non ha fatto nulla per impedire il rapimento.
Tenendo conto del fatto che il corridoio di Lachin è considerato un territorio sotto il controllo delle forze di pace russe e la Federazione Russa è garante dell’attuazione delle disposizioni della Dichiarazione trilaterale, la Federazione Russa dovrebbe intraprendere tutte le azioni per restituire Vagif Khachatryan a Artsakh e ripristinare il pieno controllo del corridoio Lachin, prevenendo il ripetersi di casi di rapimento di cittadini Artsakh da parte dell’Azerbaigian.

[traduzione e grassetto redazionale]

Il ministero degli Esteri della Repubblica dell’Artsakh ha rilasciato un commento in merito al comunicato stampa rilasciato dal ministro degli Esteri russo a seguito dell’ultimo incontro tripartito di Mosca.

“In relazione al comunicato stampa rilasciato dal Ministro degli Esteri russo a seguito dei colloqui trilaterali con i Ministri degli Esteri di Armenia e Azerbaigian, avvenuti il ​​25 luglio 2023, riteniamo necessario affermare quanto segue.

La Repubblica dell’Artsakh apprezza molto gli sforzi di mediazione di lunga data della Federazione Russa, sia a livello nazionale che come Copresidente del Gruppo di Minsk dell’OSCE. Siamo grati alla Russia per il suo eccezionale contributo nel porre fine all’aggressione di 44 giorni dell’Azerbaigian e per la sua missione di mantenimento della pace nell’Artsakh.

Abbiamo preso atto che durante l’incontro, la parte russa ha presentato la sua valutazione delle misure che devono essere prese prontamente e senza indugio per fornire alla popolazione dell’Artsakh cibo, medicinali e altri beni essenziali e garantire la fornitura ininterrotta di elettricità e gas.

Pur non mettendo in discussione l’impegno della Russia nell’aiutare le parti a trovare una soluzione a lungo termine al conflitto Azerbaigian-Karabakh e facilitare la normalizzazione delle relazioni tra Armenia e Azerbaigian, riteniamo necessario rilevare che la visione del dialogo tra Stepanakert e Baku proposta da la parte russa non è equilibrata. L’affermazione secondo cui è necessario un dialogo per concordare i diritti derivanti dagli obblighi internazionali, comprese le convenzioni sulla protezione dei diritti delle minoranze nazionali, riflette il punto di vista di una sola parte: l’Azerbaigian. Un tale approccio predetermina l’esito di ogni potenziale dialogo e quindi ne indebolisce e svaluta il significato.

L’affermazione che il conflitto Azerbaigian-Karabakh sia un problema di garantire i diritti di una minoranza nazionale è una falsa narrazione promossa dall’Azerbaigian con l’obiettivo di distorcere l’essenza del conflitto e giustificare la negazione del diritto del popolo dell’Artsakh all’autodeterminazione, determinazione principio fondamentale del diritto internazionale, più volte invocato dalla stessa Federazione Russa. 
I tentativi di trovare una soluzione al conflitto Azerbaigian-Karabakh basati sulla logica della salvaguardia dei diritti delle minoranze nazionali sono distaccati dalla realtà e non possono portare a una pace giusta, equilibrata e dignitosa. Sullo sfondo della palese inosservanza da parte dell’Azerbaigian delle disposizioni della Dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020, e il suo obbligo internazionale di attuare le decisioni legalmente vincolanti della Corte internazionale di giustizia, osservare le norme del diritto umanitario internazionale ed eliminare tutte le forme di discriminazione razziale, le affermazioni che suggeriscono che l’Azerbaigian aderirà volontariamente a qualsiasi meccanismo sono prive di qualsiasi fondamento. I tentativi di imporre una tale visione della risoluzione dei conflitti sono carichi di conseguenze catastrofiche.

Per quanto riguarda l’osservazione che la questione più delicata dei negoziati “resta il problema delle garanzie per i diritti e la sicurezza degli armeni del Nagorno-Karabakh nel contesto dell’assicurazione dell’integrità territoriale dell’Azerbaigian in piena conformità con la Dichiarazione del 1991 firmata dal leader delle ex repubbliche sovietiche ad Alma-Ata”, riteniamo opportuno ricordare ancora una volta che, al momento della firma del presente documento, la Repubblica dell’Artsakh aveva completato il processo di secessione dalla SSR dell’Azerbaigian in ottemperanza alla legislazione dell’Unione Sovietica Unione e le norme del diritto internazionale.

Inoltre, la Dichiarazione di Alma-Ata, come qualsiasi documento internazionale, dovrebbe essere guidata dagli scopi e dai principi della Carta delle Nazioni Unite e da altre norme e principi di diritto internazionale universalmente accettati. 
Pertanto, la Dichiarazione di Alma-Ata contiene gli stessi principi e norme della Carta delle Nazioni Unite, compreso il diritto all’autodeterminazione
Tuttavia, l’interpretazione del rapporto tra diverse norme giuridiche è soggetta alla logica generale dello sviluppo del diritto internazionale e della prassi internazionale. 
A questo proposito, riteniamo necessario sottolineare che il diritto alla secessione, fondato sul principio dell’autodeterminazione dei popoli, prevale sul principio dell’integrità territoriale degli Stati nei casi di massicce gravi violazioni dei diritti umani e di politiche discriminatorie
Questa formula, in particolare, è descritto nella Dichiarazione sui principi del diritto internazionale concernente le relazioni amichevoli e la cooperazione tra gli Stati, più volte invocata dal ministro degli Esteri russo. Esprimiamo il nostro consenso all’interpretazione più volte fornita dalla parte russa in merito al rapporto tra i principi del diritto all’autodeterminazione e l’integrità territoriale. Questo approccio si è affermato anche nelle pratiche giudiziarie di vari paesi.

Esortiamo con forza gli attori internazionali affinché nella risoluzione del conflitto Azerbaigian-Karabakh siano guidati esclusivamente dai principi del diritto internazionale e dagli interessi di persone che per quasi 8 mesi sono state sull’orlo di una catastrofe umanitaria, nonché sotto la crescente minaccia di pulizia etnica”.

[traduzione e grassetto redazionale]

Il presidente della Repubblica dell’Artsakh Arayik Harutyunyan ha dichiarato l’Artsakh una zona disastrata, affermando che l’Artsakh si trasformerà in un campo di concentramento se non ci saranno urgenti interventi internazionali di sostegno.

Tenendo conto dell’attuale grave situazione e delle crescenti minacce all’esistenza fisica del nostro popolo, oggi dichiaro Artsakh una zona disastrata, in attesa di una risposta internazionale urgente e di un sostegno politico e umanitario da parte della comunità internazionale in forma collettiva e individuale“, ha dichiarato Harutyunyan in una conferenza stampa tenutasi oggi.

Parlando delle sue aspettative da parte della comunità internazionale, il presidente Harutyunyan ha dichiarato: “Prima di tutto chiediamo alle parti della dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020, in particolare alla Russia, di attuare gli obblighi del garante della sicurezza, e chiediamo all’Armenia di rispettare il diritto all’autodeterminazione del popolo dell’Artsakh e di astenersi da qualsiasi dichiarazione o azione che riconosca l’Artsakh come parte dell’Azerbaigian“.

Ha aggiunto che Artsakh chiede al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite di agire per prevenire la politica di genocidio portata avanti dall’Azerbaigian e garantire che quest’ultimo si conformi agli ordini della Corte internazionale di giustizia e della CEDU sull’apertura del corridoio Lachin.

Chiedo al Segretario generale delle Nazioni Unite di mostrare responsabilità e leadership morali e politiche per mettere in guardia la comunità internazionale sulla grave situazione in cui versa il popolo dell’Artsakh. Chiedo al signor Guterres di lanciare, senza esitazione e indugio, il sistema delle Nazioni Unite per risolvere questa situazione”, ha detto Harutyunyan, aggiungendo di essere pronto a contattare personalmente il Segretario generale online e presentare la situazione.

Il presidente della Repubblica dell’Artsakh si è rivolto alla nazione parlando della grave situazione, delle azioni imminenti in mezzo al deterioramento della sicurezza, della situazione umanitaria causata dal blocco dell’Azerbaigian ma anche della inattività della comunità internazionale che non è andata oltre a generici richiami all’Azerbaigian. “Se entro una settimana la situazione del popolo dell’Artsakh non tornerà a uno stato più o meno stabile e normale con l’intervento internazionale, allora ricorreremo ad azioni più dure sia nell’Artsakh che al di fuori di esso” dichiara Harutyunyan.

“Cari compatrioti,
sono più di sette mesi che il popolo dell’Artsakh combatte contro il nuovo crimine azero contro l’umanità, il blocco. Gli ostacoli alla circolazione di cittadini, veicoli e merci dell’Artsakh, il divieto totale di consegna anche di beni umanitari nell’ultimo mese, la continua interruzione della fornitura di gas ed elettricità, le periodiche aggressioni e provocazioni militari, il terrorismo psicologico mirano a reprimere e rompere il libero arbitrio e il diritto all’autodeterminazione del popolo dell’Artsakh, soggiogarlo con la forza e portare infine alla pulizia etnica.

Il popolo e le autorità della Repubblica dell’Artsakh hanno ripetutamente espresso le loro posizioni, di cui vorrei evidenziare quanto segue:

  1. Ci battiamo per la realizzazione, il riconoscimento e la protezione del nostro diritto inalienabile a una vita dignitosa e all’autodeterminazione nella nostra patria, e questo diritto è naturale e non soggetto a negoziazione e concessioni.
  2. Nelle condizioni della politica sistemica di odio etnico e discriminazione contro il popolo armeno prevalente in Azerbaigian, in particolare gli armeni dell’Artsakh stanno affrontando una reale minaccia di distruzione fisica, che è chiaramente evidenziata dai crimini contro l’umanità del 2020 manifestati dalla guerra e l’attuale blocco. In tali circostanze, riconoscere e tutelare il nostro diritto all’autodeterminazione esterna è un mezzo indispensabile non solo per gestire il nostro destino, ma anche per garantire l’esistenza fisica di un intero popolo indigeno.
  3. Considerando inaccettabile la guerra del 2020, le sue modalità criminali e le sue conseguenze, allo stesso tempo abbiamo dovuto tenere conto della nuova realtà formata dalla dichiarazione tripartita del 9 novembre, sperando che almeno fornisca un certo ambiente stabile per lungo tempo tempo per la nostra gente di vivere in sicurezza e dignità nella loro patria. Tuttavia, durante questo periodo, abbiamo avuto una serie di aggressioni militari da parte dell’Azerbaigian, e due anni dopo la fine della guerra, già un blocco, poi un assedio completo, violando non solo le ben note norme del diritto internazionale, ma anche molte disposizioni della Dichiarazione Tripartita, riguardanti il corridoio del Kashatagh (Lachin), le garanzie delle truppe russe di mantenimento della pace e altri aspetti.
  4. Allo stesso tempo, siamo sempre stati aperti a discutere con la parte azera tutte le componenti del conflitto azero-karabako e le preoccupazioni delle parti, ci siamo sempre mostrati una parte costruttiva, rendendoci conto della nostra situazione vulnerabile, ma cercando di preservare i nostri diritti e interessi vitali. Tuttavia, l’Azerbaigian non ha mai voluto avere un vero dialogo con noi, incoraggiato dall’impunità internazionale, scegliendo la via della crescente oppressione e sottomissione.

Durante tutto il blocco, abbiamo sperato che vari attori della comunità internazionale sollevassero il blocco, impedendone l’ulteriore approfondimento. Tuttavia, abbiamo sentito solo belle parole.
Non abbiamo visto l’attuazione pratica né della Dichiarazione Tripartita, né delle ordinanze della Corte Internazionale di Giustizia dell’ONU, né delle sentenze della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, né degli appelli delle organizzazioni internazionali, dei singoli stati e di altri attori.

La situazione della gente dell’Artsakh è diventata sempre più complicata.

Dopo l’estenuante blocco che dura da dicembre e il completo assedio dello scorso mese, ora in Artsakh abbiamo una grande carenza di cibo, carburante, medicine, igiene e altri beni di prima necessità; una sospensione quasi totale dei lavori agricoli, continue interruzioni delle infrastrutture idriche e di comunicazione, interruzioni nel lavoro di ospedali, panifici e altre strutture vitali per la mancanza di soluzioni alternative per l’approvvigionamento energetico; malnutrizione di bambini, donne incinte e altri gruppi vulnerabili; centinaia di famiglie separate, ecc., In pochi giorni, questa condizione diventerà molto più grave con tutte le sue conseguenze irreversibili.

Cari compatrioti,

Tenendo conto dell’attuale situazione disastrosa, ho deciso di ricorrere a una misura estrema, ovvero di unirmi al sit-in iniziato da molti cittadini in piazza della Rinascita a Stepanakert da questo momento. Questo è un ulteriore sforzo e allarme per attirare l’attenzione pratica internazionale, per sollecitare la comunità internazionale ad adempiere ai propri obblighi, per spingere il popolo armeno e tutti i nostri amici ad azioni attive e immediate.

Con questo sit-in, ci aspettiamo che Armenia, Russia, Stati Uniti, Francia, Unione Europea, Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e altri organismi autorizzati, così come tutti gli altri attori correlati, si astengano dall’incoraggiare l’Azerbaigian e ignorino le sue ulteriori azioni aggressive e criminali.

Aderire al sit-in che è iniziato è un passo estremo verso l’adempimento dei miei obblighi costituzionali, civili e nazionali, in questa situazione non ho trovato un’altra opzione più efficace.

Durante questi giorni, avrò l’opportunità di comunicare con tutti i principali attori e gruppi del movimento popolare, società in Piazza della Rinascita, per discutere insieme ciò che dobbiamo fare e per prendere insieme le decisioni appropriate e attuarle.
Se entro una settimana la situazione del popolo dell’Artsakh non tornerà a uno stato più o meno stabile e normale con l’intervento internazionale, allora ricorreremo ad azioni più dure sia nell’Artsakh che al di fuori di esso.

Possa Dio proteggere l’Artsakh e il popolo dell’Artsakh”

Arayik Hartyunyan, Stepanakert 17 luglio 2023

[Traduzione e grassetto redazionale]

Il Presidente della Repubblica dell’Artsakh, Arayik Harutyunyan, ha inviato lettere ai leader di tutti gli Stati membri del Consiglio di sicurezza dell’ONU, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al Presidente in carica dell’OSCE, al Presidente del Consiglio europeo, al Segretario Generale del Consiglio d’Europa, nonché al Primo Ministro della Repubblica di Armenia, chiedendo l’applicazione di misure urgenti nel quadro degli obblighi internazionali assunti e misure efficaci per fermare il blocco illegale e completo dell’Artsakh effettuato dall’Azerbaigian e fermare i sistematici crimini di massa e il terrorismo contro il popolo dell’Artsakh.

Come si apprende dal messaggio diffuso dall’ufficio del Presidente dell’Artsakh, le lettere, oltre a presentare le aspettative della Repubblica dell’Artsakh da parte di ciascun destinatario, facevano anche riferimento alla situazione attuale. La parte principale del testo delle lettere è presentata di seguito.

” Io,  in qualità di Presidente della Repubblica dell’Artsakh ( Nagorno Karabakh ), a nome del governo e del popolo dell’Artsakh, con questo appello urgente, allerto la comunità internazionale sull’emergente e l’aggravarsi della crisi di sicurezza e umanitaria nell’Artsakh  che sta rapidamente trasformandosi in un disastro.
Questa situazione si è formata a seguito delle seguenti azioni criminali compiute dall’Azerbaigian.

Nel 2022 il 12 dicembre, a seguito del blocco illegale da parte dell’Azerbaigian del corridoio Lachin (Kashatagh) che collega l’Artsakh all’Armenia e al mondo esterno, circa 120.000 persone dell’Artsakh si sono ritrovate sotto assedio. Inoltre, circa 30.000 cittadini della Repubblica dell’Artsakh sono stati privati ​​della possibilità di esercitare il diritto al ritorno in patria.

Da allora, il movimento umanitario di persone e merci attraverso il Corridoio Lachin avviene esclusivamente dal Comitato Internazionale della Croce Rossa e dalle forze di pace russe, con un volume molto limitato e alcune interruzioni periodiche, e il movimento dei veicoli dei cittadini dell’Artsakh è completamente proibito.

Nel 2023 dal 9 gennaio, l’Azerbaigian ha interrotto la fornitura di energia elettrica sull’unica linea ad alta tensione tra Armenia e Artsakh, causando gravi problemi energetici e umanitari in Artsakh durante questi 185 giorni, blackout giornalieri di sei ore, diminuzione del 48% del consumo di elettricità ed esaurimento dei locali sistemi di produzione e fornitura di energia elettrica.  Dal 13 dicembre, e quasi ininterrottamente dal 21 marzo, l’Azerbaigian ha interrotto l’unica fornitura di gas dall’Armenia all’Artsakh (per un totale di 148 giorni), aggravando così la crisi energetica e umanitaria.

Il 23 aprile, l’Azerbaigian ha istituito un posto di blocco illegale al confine tra Artsakh e Armenia, nel corridoio Lachin, avviando ufficialmente e apertamente un controllo militare, severo e arbitrario su tutti i movimenti.

Dal 15 giugno, l’Azerbaigian ha bloccato completamente il Corridoio Lachin, vietando completamente il trasporto di andata e ritorno di qualsiasi persona o merce (inclusi cibo, medicine, articoli per l’igiene, carburante) anche da parte della Croce Rossa e delle forze di pace.

Dal 25 giugno al 10 luglio è stato ripristinato in misura molto limitata il trasporto di pazienti medici con problemi urgenti ai centri medici armeni attraverso la Croce Rossa, così come l’importazione di alcuni medicinali in Artsakh, e dal 10 luglio il movimento di la Croce Rossa è stato nuovamente bloccato.

Durante tutto questo periodo, l’Azerbaigian ha usato la forza e la minaccia della forza contro il popolo dell’Artsakh, con evidenti manifestazioni di odio etnico e terrorismo, e con lo scopo palese della pulizia etnica.

L’uso della forza da parte dell’Azerbaigian e la minaccia della forza continuano a ostacolare l’organizzazione delle attività agricole su circa 10.000 ettari di terreno adiacente alla linea di contatto, che costituisce una parte significativa del totale dei terreni coltivati.

Soprattutto a seguito della sospensione di tutti gli aiuti umanitari dal 15 giugno e dell’utilizzo delle sole scorte interne, la situazione umanitaria peggiora di giorno in giorno, in particolare:

  • c’è un peggioramento della scarsità di cibo, e questo per il fatto che prima del blocco, circa il 90% di tutto il cibo consumato veniva importato dall’Armenia;
  • A causa della crescente carenza di carburante e di altre risorse necessarie, circa il 70 percento dei lavori agricoli pianificati non è stato eseguito e più in altri rami dell’economia.
  • Per lo stesso motivo la circolazione interna del trasporto pubblico si è ridotta di circa il 50 per cento, e nel caso del trasporto privato, quasi del tutto,
  • La crescente carenza di medicinali, forniture mediche e igieniche e il divieto di trasportare pazienti medici in Armenia rappresentano minacce crescenti per la vita e la salute delle persone,
  • In condizioni di interruzioni di corrente quotidiane e carenza di carburante, le apparecchiature mediche funzionano con grande difficoltà e interruzioni, portando a un’ulteriore diminuzione del volume e della qualità dei servizi forniti,
  • A causa della mancanza di alimenti e vitamine necessari circa 2.000 donne incinte e circa 30.000 bambini devono sopravvivere in condizioni di malnutrizione,
  • Interruzioni di corrente quotidiane e carenze di carburante e altri beni di prima necessità causano gravi interruzioni nell’approvvigionamento idrico e nelle infrastrutture di telecomunicazione in molti insediamenti;
  • A causa del blocco e dell’interruzione delle forniture di elettricità e gas, circa 12.000 persone sono diventate disoccupate e hanno perso la loro fonte di reddito, che rappresenta oltre il 60% delle persone che lavorano effettivamente nel settore privato.

Il blocco completo della Repubblica dell’Artsakh e il suo isolamento dal mondo esterno, effettuato con l’obiettivo di soggiogare con la forza il popolo dell’Artsakh, aggrava la crisi umanitaria e prepara un terreno favorevole affinché i continui crimini contro l’umanità dell’Azerbaigian si trasformino in crimine di genocidio. Con tali misure, l’Azerbaigian crea deliberatamente condizioni insopportabili per la vita del popolo dell’Artsakh, con l’obiettivo di ottenere lo spopolamento dell’Artsakh e la distruzione del popolo dell’Artsakh in quanto tale.

Le menzionate e molte altre questioni di sicurezza e umanitarie pongono minacce crescenti all’esistenza fisica del popolo dell’Artsakh. La situazione attuale è esplosiva e rischia di trasformarsi in un vero e proprio disastro non solo per la popolazione dell’Artsakh, ma anche per l’intera regione in brevissimo tempo.

Purtroppo, l’Azerbaigian continua a dimostrare un intenzionale disprezzo per i suoi obblighi internazionali, violando ripetutamente le disposizioni della Dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020, la sentenza del 21 dicembre 2023 della Corte europea dei diritti dell’uomo, le ordinanze emesse dalla Corte internazionale di giustizia il 22 febbraio e il 6 luglio 2023. Le azioni dell’Azerbaigian persistono nonostante le richieste e gli appelli di numerose organizzazioni e stati internazionali. Inoltre, le attività aggressive e criminali dell’Azerbaigian sono state alimentate dal prevalente senso di impunità all’interno della comunità internazionale”.

”Il popolo della Repubblica dell’Artsakh (Nagorno Karabakh), di fronte alla minaccia del genocidio, fa appello a tutti i Paesi e popoli del mondo, nonché alle organizzazioni internazionali designate a garantire la corretta attuazione del diritto internazionale.
Dal 15 giugno 2023, ricorrendo a una provocazione sul ponte Hakari, l’Azerbaigian ha inasprito il blocco dell’Artsakh, che dura da quasi 7 mesi, a partire dal 12 dicembre 2022, e ha bloccato i trasporti umanitari effettuati dal Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) e il contingente russo per il mantenimento della pace, compreso il trasporto di pazienti alle istituzioni mediche della Repubblica di Armenia, forniture di cibo, medicinali, beni di prima necessità, carburante, aggravando così drasticamente la crisi umanitaria nel paese. Una settimana dopo, il 22 giugno 2023, la parte azera ha installato blocchi di cemento sul ponte dove era stato installato un posto di blocco illegale il 23 aprile 2023, bloccando letteralmente l’unica strada che collega l’Artsakh con l’Armenia e il mondo esterno.

Dal 25 giugno 2023 è stato ripristinato il trasporto dei pazienti alle istituzioni mediche in Armenia accompagnati dal CICR, tuttavia, conoscendo il modello distruttivo dell’Azerbaigian, che utilizza le questioni umanitarie come leva di pressione sull’Artsakh, non ci sono garanzie che non sarà interrotto ancora una volta. Queste azioni dell’Azerbaigian non dovrebbero essere considerate come atti di aggressione separati, ma come parte della coerente e sistematica politica di pulizia etnica contro l’Artsakh e la sua popolazione indigena armena.

Nella notte del 28 giugno 2023, l’Azerbaigian ha fatto ricorso a un’altra provocazione militare contro l’Artsakh utilizzando artiglieria a lungo raggio e un drone, provocando la morte di quattro militari dell’Artsakh che difendevano la loro patria e la popolazione pacifica dall’aggressione azera.
Ignorando le risoluzioni adottate dal Parlamento europeo del 19 gennaio 2023 e dall’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa (APCE) del 22 giugno 2023, la decisione della Corte europea dei diritti dell’uomo (CEDU) del 21 dicembre 2022, la decisione della Corte internazionale di giustizia (ICJ) delle Nazioni Unite (ONU) del 22 febbraio 2023, l’Azerbaigian, come se deridesse l’autorità di queste organizzazioni, continua ostinatamente a condurre la politica di genocidio e patriacidio contro il popolo dell’Artsakh, dimostrando una volontà criminale, opponendosi così al mondo civilizzato. Inoltre, il presidente dell’Azerbaigian si permette apertamente di minacciare i rappresentanti della comunità internazionale che non condividono il suo approccio alla risoluzione della questione dell’Artsakh, pur ritenendo che il diritto internazionale sia interamente dalla parte dell’Azerbaigian.

Il governo di Baku respinge la richiesta di fornire garanzie per la sicurezza del popolo dell’Artsakh e insiste costantemente sul fatto che si tratta di un problema interno dell’Azerbaigian, che intende risolvere a sua discrezione. Sullo sfondo della palese armenofobia, che è diventata parte della politica statale del regime autoritario dell’Azerbaigian e permea completamente la società azera. Poiché ci sono molte prove, non è difficile immaginare quale potrebbe essere questa “soluzione” se il popolo dell’Artsakh si trovasse improvvisamente sotto il dominio di Baku. Accogliamo con favore la crescente comprensione internazionale secondo cui il popolo dell’Artsakh ha bisogno di solide garanzie internazionali di protezione. Ringraziamo i membri del Congresso che hanno parlato su questo argomento al Congresso degli Stati Uniti il 21 giugno 2023, chiamando pane al pane e dando una valutazione obiettiva della politica dell’Azerbaigian, così come tutti gli altri attori internazionali che hanno il coraggio di parlare ad alta voce del minacce esistenziali poste dall’Azerbaigian e che incombono sul popolo dell’Artsakh.

Esprimiamo la nostra speranza che sempre più persone nel mondo capiscano le vere cause di questo conflitto e capiscano perché il popolo del Nagorno Karabakh ha fatto una legittima richiesta di ritirarsi dalla RSS Azera e unirsi all’Armenia nel 1988, che ha portato all’inizio dell’aggressione azera e di una sanguinosa guerra in cui il popolo dell’Artsakh è stato costretto a difendersi.

Ora, quando ci sono appelli da varie piattaforme internazionali per una risoluzione pacifica del conflitto includendo l’Artsakh in Azerbaigian, suggeriamo di ricordare la storia della seconda guerra mondiale e provare a immaginare: sarebbe possibile chiamare gli ebrei a vivere sotto il regime nazista di Hitler? Governo? L’Azerbaigian moderno è anche uno Stato nazista in relazione agli armeni, e non è difficile accertarsene – nel caso di uno sguardo obiettivo a questo problema senza il consumo unilaterale della propaganda azera.

Essendo sopravvissuto agli orrori delle tre guerre scatenate dall’Azerbaigian, pogrom, esilio, terrore psicologico, perdite umane e materiali, continuando a convivere con l’incombente minaccia esistenziale, il popolo dell’Artsakh chiede di utilizzare tutti i meccanismi internazionali esistenti per prevenire la pulizia etnica e il genocidio effettuato dall’Azerbaigian. In considerazione della situazione attuale, chiediamo la presenza di rappresentanti di tutte le organizzazioni internazionali pertinenti in Artsakh.

Tenendo conto delle violazioni degli accordi riflessi nel punto 6 della Dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020, secondo cui dovrebbe essere garantito il passaggio libero e sicuro attraverso il corridoio Lachin, chiediamo alle organizzazioni internazionali, in particolare le Nazioni Unite, di inviare una missione internazionale nella Repubblica dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) al fine di prevenire una catastrofe umanitaria nell’Artsakh, rafforzare e migliorare il funzionamento dell’istituto di mantenimento della pace. Inoltre, a causa del fatto che l’Azerbaigian ignora apertamente l’attuazione delle decisioni della CEDU e dell’ICJ delle Nazioni Unite emesse durante il blocco, facciamo appello alla comunità internazionale affinché imponga sanzioni contro questo paese.

A nome della società civile dell’Artsakh, facciamo appello ai diritti umani internazionali e alla società civile affinché contribuiscano a portare la voce dell’Artsakh alla più ampia comunità internazionale e chiediamo che i loro governi adottino misure preventive reali per prevenire i prossimi crimini dell’Azerbaigian contro l’umanità.

Pur esprimendo la nostra gratitudine per essere preoccupati per il destino del popolo dell’Artsakh, sottolineiamo che l’unica garanzia affidabile dei nostri diritti e della nostra sicurezza è il riconoscimento dell’indipendenza della Repubblica dell’Artsakh, che si basa sul diritto del popolo a l’autodeterminazione, sancita dal diritto internazionale, e il libero arbitrio del popolo dell’Artsakh.
L’Artsakh non è un “territorio” ereditato da qualcuno per diritto dei forti, ma la nostra Patria, dove abbiamo un diritto pieno e inalienabile a una vita sicura. L’Artsakh non è solo una manciata di 120.000 persone, senza contare i circa 30.000 residenti dell’Artsakh sfollati con la forza, che sono stati espulsi dalle loro case a seguito dell’aggressione militare dell’Azerbaigian nel 2020. Oggi l’Artsakh è una prova dei valori dichiarati dal mondo democratico e un cartina di tornasole dell’ordine mondiale.

L’essenza del sistema di valori dell’ordine mondiale in mutamento sarà definita dalla scelta tra bugie, discriminazione, violenza, terrorismo, autoritarismo da un lato o libertà, democrazia e rispetto dei diritti umani dall’altro”.

[Questo appello, datato 10 luglio 2023, è stato firmato da 28 ONG della repubblica di Artsakh- Nagorno Karabakh)

L’ambasciatore statunitense in Armenia, Kristina Kvien, intervistato dalla televisione pubblica armena ha dichiarato tra l’altro che “gli Stati Uniti credono e sperano che i residenti armeni del Karabakh saranno in grado di vivere in sicurezza dentro l’Azerbaigian“.

Non sappiamo se al momento di rilasciare questa dichiarazione l’ambasciatore fosse in pieno possesso delle proprie facoltà mentali o se davvero a Washington pensano che la popolazione armena dell’Artsakh – oggetto di odio azero da decenni – possa vivere tranquillamente all’ombra della dittatura di Aliyev.

Alla sconsiderata affermazione ha replicato Davit Babayan, consigliere del presidente dell’Artsakh.

Il Paese, leader del mondo democratico, la cui intera costruzione statale si basa sulla democrazia e sui diritti umani, sta violando i principi democratici. Non importa se uno Stato democratico sia riconosciuto o meno, il consgenarlo a uno Stato totalitario e dichiarando con una faccia come Madre Teresa che credono che lì andrà tutto bene, è solo un degrado dei principi democratici e dei diritti umani. Dobbiamo essere molto onesti perché noi [l’Artsakh] abbiamo combattuto per la democrazia per diversi decenni e abbiamo fatto di più nella lotta per la democrazia di quella stessa ambasciatrice e dei suoi capi. La questione del Karabakh è, prima di tutto, una lotta per la democrazia e i diritti umani“, ha detto Babayan.

Il quale aggiunge: “Voglio chiedere all’ambasciatore americano quando annuncia la possibilità di garanzie di sicurezza per gli ‘armeni del Karabakh’ in Azerbaigian: e Taiwan non può far parte della Cina? Dopotutto, sono le stesse persone, soprattutto da quando i cinesi hanno dimostrato in pratica di poter costruire “uno Stato, due sistemi” sull’esempio di Hong Kong e Macao.
E il Kosovo non può far parte della Serbia? Perché l’avete bombardata e distrutta? La Bosnia non potrebbe far parte della Jugoslavia? Siria, Libia, Iraq, Afghanistan. È meglio lì adesso rispetto a prima che tu venissi? Allora perché la Crimea non può far parte della Russia? Perché combatti, spendi miliardi di dollari e milioni di persone muoiono in un caso, ma qui ritieni possibile che uno Stato democratico faccia parte di uno Stato totalitario
?”

Babayan, inoltre, sottolinea il fatto che gli Stati Uniti “credono” e “sperano” ma non prometto di far rispettare i diritti umani e politici degli armeni nella regione.

Corridoio di Lachin sotto sorveglianza, popolazione soccorsa da elicotteri (AGC, 1 lug)

202° giorno del #ArtsakhBlockade. La verità è sopra tutto. Grazie ai giornalisti di e in Արցախ (Artsakh) (Korazym, 1 lug)

203° giorno del #ArtsakhBlockade. Narrazioni menzognere azere in preparazione ad una nuova “Operazione Vendetta” nella campagna azera di pulizia etnica (Korazym, 2 lug)

204° giorno del #ArtsakhBlockade. I media azeri annunciano l’operazione militare “Vendetta-3” contro gli Armeni dell’Artsakh (Korazym, 3 lug)

La difficile trattativa tra Erevan e Baku (Asia news, 4 lug)

205° giorno del #ArtsakhBlockade. È una questione di Giustizia violata e di Verità negata. E di aggressione impunita (Korazym, 4 lug)

Incontro tra Armenia e Azerbaijan: pochi progressi per il Nagorno Karabakh (Osservatorio Balcani Caucaso, 5 lug)

Armenia-Azerbaigian: piccoli passi per una pace ancora difficile (Il caffè geopolitico, 5 lug)

Scontri in Nagorno-Karabakh mentre USA ospitano colloqui di pace (Sicurezza internazionale, 5 lug, per abb.)

206° giorno del #ArtsakhBlockade. Il popolo della resilienza non si chiede nemmeno più se, ma quando e come scomparirà. Non è più l’affare degli Armeni, è la nostra! (Korazym, 5 lug)

207° giorno del #ArtsakhBlockade. Le conseguenze del blocco azero completo sono drammatiche per il popolo dell’Artsakh (Korazym, 6 lug)

208° giorno del #ArtsakhBlockade. L’aggressione azero contro l’Artsakh mira ad impedire la ripresa di un dialogo costruttivo e il processo pacifico di risoluzione del conflitto (Korazym, 7 lug)

209° giorno del #ArtsakhBlockade. È tutto chiaro: l’Azerbajgian vuole impedire il processo di pace, perché vuole l’Artsakh e l’Armenia. L’Italia riconosca la Repubblica di Artsakh! (Korazym, 8 lug)

Il DARVO applicato dall’Azerbajgian (aggressore) contro l’Artsakh (vittima) (Korazym, 9 lug)

210° giorno del #ArtsakhBlockade. Nei media azeri crescono gli appelli per un’offensiva “Vendetta-3” contro il Karabakh (Korazym, 9 lug)

211° giorno del #ArtsakhBlockade. La comunità internazionale deve riconoscere e proteggere il diritto all’autodeterminazione del popolo dell’Artsakh (Korazym, 10 lug)

Nagorno Karabakh, un’estate difficile (Osservatorio Balcani Caucaso, 11 lug)

212° giorno del #ArtsakhBlockade. Unica garanzia dei diritti e della sicurezza del popolo dell’Artsakh è il riconoscimento dell’indipendenza della Repubblica di Artsakh (Korazym, 11 lug)

Artasakh: L’Azerbaijan blocca anche i mezzi della Croce Rossa (Assadakah, 11 lug)

L’Azerbaijan ha bloccato il passaggio sull’unica strada che collega il territorio separatista del Nagorno-Karabakh con l’Armenia (Il Post, 12 lug)

213° giorno del #ArtsakhBlockade. Lo scopo dell’assedio azero è l’integrazione dell’Artsakh in Azerbajgian. La situazione in Artsakh è critica (Korazym, 12 lug)

Corridoio di Lacin, si aggrava la crisi umanitaria del Nagorno-Karabakh (Asia news, 13 lug)

214° giorno del #ArtsakhBlockade. È solo una questione di tempo: l’Azerbajgian si prende l’Artsakh o poi si occuperà dell’Armenia (Korazym, 13 lug)

Nagorno-Karabakh. Si aggrava la crisi umanitaria legata al Corridoio di Lacin (Faro di Roma, 13 lug)

Karabakh: in corso manifestazione a Stepanakert contro chiusura del Corridoio di Lachin – video (Agenzia Nova, 14 lug)

215° giorno del #ArtsakhBlockade. L’Artsakh parla: «Non ci arrendiamo». Il movimento popolare permanente per il futuro dell’Artsakh si raduna a Stepanakert (Korazym, 14 lug)

Caucaso, l’agonia del Nagorno Karabakh da sette mesi ostaggio dall’Azerbaijan (La Stampa, 15 lug)

216° giorno del #ArtsakhBlockade. Quanto forte devono gridare i bambini dell’Artsakh, affinché tu li senti nel frastuono del silenzio internazionale sul loro futuro? (Korazym, 15 lug)

Colloqui tra Azerbaigian e Armenia mediati dall’Ue (Osservatore romano, 15 lug, per abb.)

I separatisti del Karabakh chiedono alla Russia di aprire un corridoio verso l’Armenia (Euractiv, 15 lug)

Armenia-Azerbaigian: nuovo ciclo di negoziati, mediati dall’Unione europea (Euronews, 15 lug)

Artsakh – Rischio nuovo genocidio armeno (Assadakah, 15 lug)

Nagorno Karabakh, lungo il “corridoio” di Lacin, si aggrava la crisi umanitaria dopo 210 giorni di blocco dell’unico passaggio dall’Armenia: scarseggiano provviste e servizi (Repubblica, 16 lug)

217° giorno del #ArtsakhBlockade. Chi rimane neutrale in situazioni di ingiustizia e menzogna, ha scelto di stare dalla parte dell’oppressore (Korazym, 16 lug)

Nagorno Karabakh. L’Azerbaigian accusa Russia e Armenia di non rispettare il cessate-il-fuoco (Notizie geopolitiche, 16 lug)

218° giorno del #ArtsakhBlockade. Il popolo armeno nativo dell’Artsakh chiede nient’altro che poter vivere libero, sicuro e dignitoso nella propria patria (Korazym, 17 lug)

ARTSAKH. Sale la tensione a Stepanakert, i cittadini chiedono l’apertura del valico. La Francia promette armi per la difesa (AGC, 17 lug)

L’Ue cerca (ancora) di distendere la tensione tra Armenia e Azerbaigian. Ma è scambio di accuse sul Nagorno-Karabakh (Eunews, 17 lug)

219° giorno del #ArtsakhBlockade. Il Presidente dell’Artsakh: se entro una settimana la situazione non tornerà alla normalità, ricorreremo a misure più severe (Korazym, 18 lug)

Perchè l’Europa non può ignorare l’appello dell’istituto Lemkin sul Nagorno Karabakh (Gariwo, 18 lug)

L’Azerbaijan tiene sotto scacco il Nagorno Karabakh. “Chiuso unico accesso, si rischia genocidio” (Quotidiano nazionale, 18 lug)

NAGORNO KARABAKH/ “L’Ue è schiava del gas e gli azeri restano impuniti: allo stremo 120mila persone” (Il sussidiario, 19 lug)

220° giorno del #ArtsakhBlockade. Il diritto all’autodeterminazione degli Armeni dell’Artsakh non è in vendita (Korazym, 19 lug)

Armenia – Azerbaijan: progressi e sfide (Osservatorio Balcani Caucaso, 19 lug)

221° giorno del #ArtsakhBlockade. L’Artsakh ha il diritto di difendersi dal “pugno d’acciaio” turco-azero ed essere sostenuto dal mondo civilizzato– (Korazym, 20 lug)

Armenia-Azerbaigian, l’ambasciatore Nazarian: “Le accuse di Baku sulle mine celano gli effetti del blocco illegale del corridoio di Lachin” (Agenzia Nova, 20 lug)

Si prepara una nuova guerra tra Armenia e Azerbaigian (Domani, 21 lug)

Il premier armeno avverte: “Molto probabile una nuova guerra con l’Azerbaigian” (Agenzia Nova, 21 lug)

“Nuova guerra molto probabile”: alta tensione tra Armenia e Azerbaigian (Il Giornale, 21 lug)

222° giorno del #ArtsakhBlockade. Turchia e Azerbajgian contro Armenia e Artsakh con la dottrina genocida “una Nazione, due Stati”, mentre il mondo civilizzato osserva (Korazym, 21 lug)

Crisi umanitaria in Nagorno Karabakh (Artsakh) (Politicamente corretto, 22 lug)

La denuncia degli armeni: 120.000 persone in Nagorno Karabakh sono senza cibo (Corriere, 22 lug, video)

Nagorno-Karabakh, trattative in stallo con l’Azerbaigian. Il primo ministro armeno: “Senza un trattato di pace si rischia la guerra” (La Repubblica, 22 lug, per abb.)

223° giorno del #ArtsakhBlockade – Continuazione. Bisogna salvare gli Armeni. Oggi come ieri… Vox clamantis in deserto (Korazym, 22 lug)

224° giorno del #ArtsakhBlockade. Disastro umanitaria in Artsakh. Popolazione armena allo stremo. Non basta solidarietà a parole (Korazym, 23 lug)

224° giorno del #ArtsakhBlockade – Continuazione. Il Paese organizzatore del media forum a Shushi ha condannato 120.000 persone tra cui 30.000 bambini a una morte lenta (Korazym, 23 lug)

Il presidente armeno: «La guerra ha destabilizzato l’intero Caucaso. Ora l’Armenia vuole la pace» (Corriere della sera, 23 lug)

Presidente Armenia: “la guerra sconvolge il Caucaso”/ “Minacce Azerbaigian su Nagorno, l’ONU non fa nulla” (Il sussidiario, 23 lug)

225° giorno del #ArtsakhBlockade. 120.000 Armeni tra cui 30.000 bambini sotto assedio, per colpa dell’Azerbajgian, ma a causa dell’inerzia della comunità internazionale (Korazym, 24 lug)

«L’Azerbaigian trasforma l’Artsakh in un campo di concentramento» (Tempi, 25 lug)

226° giorno del #ArtsakhBlockade. Cronaca dal campo di concentramento della soluzione finale di Aliyev in Artsakh – 1 (Korazym, 25 lug)

226° giorno del #ArtsakhBlockade. Cronaca dal campo di concentramento della soluzione finale di Aliyev in Artsakh – 2 (Korazym, 25 lug)

Nagorno Karabah, chi esulta per il flop della mediazione europea? (Formiche, 25 lug)

Una rotta tra Nagorno Karabakh e Nakhchivan. Il progetto azero (e turco) che riaccende lo scontro con l’Armenia (Huffpost, 25 lug)

Sette mesi di «catastrofe umanitaria» in Artsakh (Tempi, 26 lug)

Armeni e azeri: negoziati in stallo. Nel Nagorno Karabakh si fa la fame (La nuova bussola quotidiana, 26 lug)

227° giorno del #ArtsakhBlockade. Cronaca dal campo di concentramento della soluzione finale di Aliyev in Artsakh. Il “mai più” sta accadendo di nuovo (Korazym, 26 lug)

Azerbaijan, Baku dichiara guerra al suo economista di spicco (Osservatoio Balcani Caucaso, 26 lug)

Artsakh – Sta per compiersi un genocidio annunciato da tempo (Assadakah, 27 lug)

228° giorno del #ArtsakhBlockade. Cronaca dal campo di concentramento della soluzione finale di Aliyev in Artsakh. Baku definisce l’invio di aiuti umanitari una “provocazione” (Korazym, 27 lug)

L’Azerbaigian blocca 19 tir carichi di aiuti: «Vuole far morire di fame gli armeni» (Tempi, 28 lug)

#StopArtsakhBlockade L’Azerbajgian sta per compiere in Artsakh un genocidio annunciato. Attiviamoci tutti #OpenLachinCorridor (Korazym, 28 lug)

229° giorno del #ArtsakhBlockade. Cronaca dal campo di concentramento della soluzione finale di Aliyev in Artsakh. Per Azernews “Hitler è più umanista di qualsiasi leader armeno nella storia” (Korazym, 28 lug)

230° giorno del #ArtsakhBlockade. Cronaca dal campo di concentramento della soluzione finale di Aliyev in Artsakh. Baku continua a bloccare gli aiuti umanitari da Yerevan a Stepanakert (Korazym, 29 lug)

231° giorno del #ArtsakhBlockade. Cronaca dal campo di concentramento della soluzione finale di Aliyev in Artsakh. “Cibo per la vita”. “O lo restituite. O siete complici” (Korazym, 30 lug)

232° giorno del #ArtsakhBlockade. Cronaca dal campo di concentramento della soluzione finale di Aliyev in Artsakh. Gli Armeni lottano per la libertà, gli Azeri per rimanere schiavi (Korazym, 31 lug)

Una crisi umanitaria senza precedenti minaccia i cristiani armeni del Nagorno Karabakh (Insideover, 31 lug)

(29) CROCE ROSSA – Il Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) sta adottando misure pertinenti attraverso il dialogo nell’ambito della sua capacità in merito alla detenzione di un cittadino di 68 anni che era stato trasportato dal CICR dal Nagorno Karabakh all’Armenia per essere curato; così ha dichiarato la responsabile CICR dell’Armenia Zara Amatuni.

(29) SEQUESTRATO CITTADINO ARMENO – L’Azerbaigian oggi ha rapito un cittadino dell’Artsakh di 68 anni che veniva trasferito in un istituto medico nella Repubblica di Armenia tramite il Comitato internazionale della Croce Rossa per essere curato. Il 68enne era tra i pazienti trasportati con un convoglio speciale della Croce Rossa presso le istituzioni mediche in Armenia per essere curato. L’individuo è stato bloccato dai soldati azeri e successivamente trasferito dal posto di blocco ad un altro luogo. Diversi altri cittadini trasportati in Armenia per i servizi medici di emergenza sono riusciti a raggiungere una struttura medica a Goris. Il CICR ha però annullato il ritorno dei cittadini dell’Artsakh che avrebbero dovuto tornare in Artsakh dopo aver ricevuto cure in Armenia.
Il cittadino rapito si chiama Vagif Khachatryan. È accusato dal regime dell’Azerbaigian di “aver creato gruppi criminali” e “di genocidio e sfollamento forzato o trasferimento di popolazione” per presunta partecipazione ad attività criminali nel villaggio di Meshali nel dicembre 1991.
Una folla si è radunata davanti all’ufficio di Stepanakert della Croce Rossa per protestare contro il rapimento del connazionale.
Il fratello di Vagif Khachatryan ha chiesto disperatamente al rappresentante del Comitato Internazionale della Croce Rossa di Stepanakert di attivarsi per il ritorno del congiunto a casa anche a costa di rinunciare alle cure specialistiche in Armenia.

(28) PEGGIORA LA SITUAZIONE SANITARIA – La situazione umanitaria in Artsakh (Nagorno Karabakh) causata dal blocco dell’Azerbaijan sta peggiorando di ora in ora con pazienti che muoiono per non aver ricevuto assistenza medica in tempo․ La radio pubblica dell’Artsakh ha riferito  che ci sono stati anche incidenti in cui le donne hanno dovuto interrompere la gravidanza in una fase precoce a causa della malnutrizione e dello stress. Mesrop Margaryan, capo del dipartimento di rianimazione e terapia intensiva dell’unità medica pediatrica di Arevik, ha affermato che ci sono stati casi in cui i bambini sono stati portati in ospedale in ritardo con i medici incapaci di fare molto per aiutarli.
L’aggravarsi della crisi nel settore sanitario sta già lasciando conseguenze visibili. La mancata ricezione di cure mediche tempestive ha provocato decessi, interruzione anticipata della gravidanza a causa di stress, malnutrizione e deterioramento delle condizioni di salute tra i bambini a causa della mancanza di farmaci adeguati“, ha affermato.
Mesrop Margaryan ha inoltre affermato che gli interventi chirurgici programmati sono stati annullati, a causa della carenza di carburante ci sono anche problemi con il trasporto dei pazienti. Inoltre ha informato che a due dei 23 bambini in cura nell’unità di terapia intensiva è stata diagnosticata la leishmaniosi, una malattia trasmessa all’uomo attraverso la puntura di insetti della specie Lutzomyia longipalpis. Se i pazienti non ricevono cure tempestive e adeguate, c’è un alto rischio di morte, ha spiegato, aggiungendo che in precedenza tali pazienti sarebbero stati trasportati in Armenia, ma ora non esiste tale opportunità.
Il medico ha affermato che dal 25 luglio il trasporto pubblico nel paese ha completamente cessato di funzionare, il che ha reso difficile per il personale medico che ora deve camminare per andare al lavoro. A causa della mancanza di carburante, i veicoli di emergenza vengono inviati per portare i pazienti in ospedale solo in casi estremi.

(28) REAZIONI INTERNAZIONALI – Gli Stati Uniti reieterano la richiesta di apertura del corridoio di Lachin: il vice capo della missione ad interim degli Stati Uniti, John Allelo, era tra i membri del corpo diplomatico che si è recato nel Syunik “Il DCM ad interim John Allelo si è unito al corpo diplomatico a Syunik e ha sentito da sfollati e funzionari regionali le sofferenze causate dal continuo blocco del corridoio Lachin. Ribadiamo l’appello del Segretario Blinken per un’immediata riapertura del corridoio al traffico commerciale e privato“, ha affermato l’ambasciata americana in una nota.
Il Ministero degli Affari Esteri olandese ha espresso preoccupazione per la situazione umanitaria nel Nagorno Karabakh innescata da un blocco di sette mesi da parte dell’Azerbaigian.
L’Ambasciata spagnola in Russia ha espresso il proprio sostegno alla dichiarazione dell’Alto rappresentante dell’UE per gli Affari esteri e la sicurezza Josep Borrell che aveva affermato che l’UE è profondamente preoccupata per la situazione umanitaria in NagornoKarabakh, aggiungendo che l’Azerbaigian deve garantire sicurezza e libertà di movimento lungo il corridoio Lachin.
Il  Segretario generale del Consiglio d’Europa, Maria Pežinović-Burich, ha dichiarato “Sono estremamente preoccupata per la grave situazione umanitaria e dei diritti umani nel Nagorno Karabakh, e il mio pensiero va ai residenti che stanno sopportando il peso maggiore di questa situazione“.
In precedenza, anche l’Unione europea, per tramite dell’Alto rappresentante Ue per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell, si era espressa definendosi “profondamente preoccupata per la grave situazione umanitaria che colpisce la popolazione locale del Nagorno-Karabakh. Le autorità dell’Azerbaigian sono obbligate a garantire la sicurezza e la libertà del traffico attraverso il Corridoio di Lachin nel prossimo futuro e a prevenire un ulteriore aggravamento della crisi. Abbiamo preso atto della disponibilità delle autorità azere a fornire cibo attraverso la città di Aghdam. Tuttavia, ciò non deve essere visto come un’alternativa all’apertura del Corridoio Lachin” ha dichiarato Borrell.

(28) VIOLAZIONI AZERE – Registrata una violazione azera nella regione di Shushi intorno alle 11 con armi leggere. Non risultano feriti.

(28) DIMISSIONI TOVAMASYAN – Il presidente dell’Assemblea nazionale, Artur Tovmasyan, ha annunciato le dimissioni dalla carica. “Cari connazionali, per mia decisione personale assumo la responsabilità politica di dimettermi dalla carica di Presidente dell’Assemblea nazionale, ma rimarrò sempre fedele all’idea adottata dal nostro popolo attraverso un referendum nel 1991. Continuerò a servire la Repubblica dell’Armenia e del suo popolo, della Repubblica dell’Artsakh e del suo popolo fino al mio ultimo respiro. Dio salvi il mondo armeno. Domani rassegnerò le mie dimissioni“, si legge in un comunicato diffuso oggi.

(28) DELEGAZIONI DIPLOMATICHE – Funzionari e diplomatici di 17 Paesi accreditati a Yerevan hanno compiuto oggi un sopralluogo nei prerssi di Kornidzor dove è ferma l’autocolonna di aiuti umanitari destinati all’Artsakh e bloccati dagli azeri. Intanto, l’Azerbaigian dichiara che “Yerevan sta cercando di compiere una provocazione su larga scala con il pretesto di “fornire aiuti umanitari agli armeni del Karabakh”.

(27) ASSEMBLEA NAZIONALE – Il parlamento dell’Artsakh, riunito in sessione straordinariat, ha rilasciato una lunga nota che si conclude con un appello alle Nazioni Unite perchè venga riconosciuta l’indipendenza dell’Artsakh. “Siamo più che convinti che il riconoscimento della Repubblica del Nagorno Karabakh (Artsakh ) da parte degli Stati membri delle Nazioni Unite diventerà un’affidabile garanzia di sicurezza per il nostro popolo, contribuirà alla creazione di condizioni favorevoli per la sua vita normale nella loro storia patria, così come la stabilità nella regione del Caucaso meridionale. Per garantire una pace duratura e permanente. Siamo profondamente convinti che l’unico modo per prevenire l’imminente tragedia sia riconoscere l’indipendenza della Repubblica del Nagorno Karabakh (Artsakh) sulla base del principio del RICONOSCIMENTO PER LA SALVEZZA.”

(27) EVACUATI PAZIENTI – Il Comitato internazionale della Croce Rossa ha facilitato il trasferimento di 11 pazienti dall’Artsakh bloccato all’Armenia per le cure. I pazienti sono stati accompagnati dai loro assistenti. Altri 13 pazienti con assistenti che hanno completato il loro trattamento in Armenia sono rientrati nella Repubblica dell’Artsakh. Il ministero della Sanità dell’Artsakh ha affermato che l’Azerbaigian vieta continuamente la fornitura di farmaci essenziali e attrezzature mediche da parte del CICR al Nagorno Karabakh. 23 bambini sono ricoverati presso  l’Arevik Children’s Hospital di Stepanakert,  5 di loro sono in terapia intensiva e neonatale. 82 pazienti adulti sono ricoverati presso il Republican Medical Center di Stepanakert. 7 di loro sono in terapia intensiva (2 sono gravemente malati).

(27) MEZZI ANCORA FERMI – Nessuna novità sulla autocolonna di soccorsi ferma all’ingresso del corridoio di Lachin. Gli azeri con un comunicato del ministero degli Esteri parlano di “provocazione” e di “sabotaggio alla integrità territoriale dell’Azerbaigian”. L’Unione europea ha rilasciato un duro comunicato di condanna e sollecita l’apertura del corridoio di Lachin

(26) AUTOCOLONNA UMANITARIA BLOCCATA – La colonna di autotreni con gli aiuti umanitari dall’Armenia per l’Artsakh non ha ottenuto il permesso dagli azeri di imboccare il corridoio di Lachin sotto scorta russa. Gli automezzi sono fermi lungo i tornanti della strada che da Kornidzor conduce al pointe sul fiume Hakari. Infruttuosi per ora i negoziati del Comando delle forze di pace.

(26) LAVROV SU VERTICE MINISTRI ESTERI – Il Ministro degli Affari Esteri della Federazione Russa Sergey Lavrov ha commentato i risultati dei colloqui trilaterali con il Ministro degli Affari Esteri della Repubblica dell’Azerbaigian Jeyhun Bayramov e il Ministro degli Affari Esteri della Repubblica dell’Armenia Ararat Mirzoyan. Tra l’altro ha dichiarato: “Abbiamo presentato ai nostri interlocutori le valutazioni della parte russa, tenuto conto delle segnalazioni effettuate dai peacekeeper russi in Nagorno-Karabakh, i passi che è altamente auspicabile compiere tempestivamente, senza indugio nell’interesse di fornire alla popolazione del Karabakh cibo, medicine, beni di prima necessità e garantire la fornitura ininterrotta di elettricità e gas. Questo è nell’interesse della gente comune, armeni, residenti nella regione. (…) Il percorso non è facile. Ci sono molte questioni complesse e importanti da risolvere. La più delicata era e rimane la questione della garanzia dei diritti e della sicurezza degli armeni del Nagorno-Karabakh nel contesto dell’assicurazione dell’integrità territoriale dell’Azerbaigian in piena conformità con la Dichiarazione del 1991 firmata dai leader delle ex repubbliche sovietiche in Alma-Ata. La sua efficacia è stata confermata oggi sia dalla leadership azera che da quella armena. Il lavoro sul trattato di pace viene costruito in accordo con questo. La parte armena comprende la necessità di convincere gli armeni del Nagorno-Karabakh a incontrare quanto prima i rappresentanti azeri per concordare i diritti derivanti dalla legislazione pertinente e dagli obblighi internazionali (in questo caso, dell’Azerbaigian), comprese numerose convenzioni su garantire i diritti delle minoranze nazionali.

(26) AIUTI UMANITARI DALL’ARMENIA – Diciannove autocarri con 360 tonnellate di aiuti umanitari sono partiti questa mattina da Yerevan diretti a Kornidzor, all’ingresso del corridoio di Lachin. Qui dovrebbero essere presi in consegna dalla forza di pace russa e scortati fino a Stepanakert sempre che gli azeri consentano il transito. Prima della partenza gli automezzi sono stati controllati da funzionari di missioni diplomatiche accreditate in Armenia affinchè fosse verificata la natura della merce trasportata.

(25) MANIFESTAZIONE A STEPANAKERT E YEREVAN – Miglia di persone partecipano in piazza della Rinascita a Stepanakert a un’imponente manifestazione contro il blocco azero e per rivendicare il diritto alla vita dell’Artsakh. In contemporanea si sta svolgendo un’altra manifestazione a Yerevan in piazza della Repubblica.

(25) VERTICE MINISTRI ESTERI – A Mosca vertice tra i ministri degli Esteri di Russia (Lavrov), Armenia (Mirzoyan) e Azerbagian (Bayramov). Quest’ultimo ha affermato che la dinamica del processo negoziale in corso sulla questione dell'[Artsakh] Nagorno-Karabakh è piuttosto alta aggiungendo  che i risultati del processo di negoziazione sono “leggermente inferiori alle dinamiche del processo di negoziazione stesso“. L’incontro è durato circa due ore.

(25) CONFERENZA STAMPA HARUTYUNYAN – Il presidente della Repubblica dell’Artsakh Arayik Harutyunyan ha dichiarato l’Artsakh una zona disastrata, affermando che l’Artsakh si trasformerà in un campo di concentramento se non ci saranno urgenti interventi internazionali di sostegno. “Tenendo conto dell’attuale grave situazione e delle crescenti minacce all’esistenza fisica del nostro popolo, oggi dichiaro Artsakh una zona disastrata, in attesa di una risposta internazionale urgente e di un sostegno politico e umanitario da parte della comunità internazionale in forma collettiva e individuale”, ha dichiarato Harutyunyan in una conferenza stampa tenutasi oggi. Il presidente si è rivolto anche esplicitamente al Segretario generale delle Nazioni Unite, Guterres, e al Consiglio di sicurezza dell’Onu. “Chiedo al Segretario generale delle Nazioni Unite di mostrare responsabilità e leadership morali e politiche per mettere in guardia la comunità internazionale sulla grave situazione in cui versa il popolo dell’Artsakh. Chiedo al signor Guterres di lanciare, senza esitazione e indugio, il sistema delle Nazioni Unite per risolvere questa situazione“, ha detto Harutyunyan, aggiungendo di essere pronto a contattare personalmente il Segretario generale online e presentare la situazione.

(25) INTERROTTI I TRASPORTI PUBBLICI – A causa della carenza di carburante causata dal blocco dell’Artsakh da parte dell’Azerbaigian, dal 18 luglio i trasporti pubblici a Stepanakert, la capitale dell’Artsakh, sono stati paralizzati, ma sono state mantenute comunque le rotte tra i distretti. Il Ministero dell’Amministrazione Territoriale e delle Infrastrutture della Repubblica dell’Artsakh ha informato che anche le scarse riserve di carburante sono state esaurite e pertanto da oggi il trasporto pubblico in tutto il territorio della repubblica sarà completamente interrotto.

(24) APPELLO DI HARUTYUNYAN – Il presidente della Repubblica dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) Arayik Harutyunyan ha rivolto un appello ai ministri degli affari esteri di Armenia, Russia e Azerbaigian in vista del loro prossimo incontro a Mosca domani 25 luglio. “Ancora una volta lancio l’allarme sull’urgente necessità di porre immediatamente fine al blocco di 225 giorni della Repubblica dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh) da parte dell’Azerbaigian, compreso l’assedio completo di 40 giorni, che sta portando a un disastro umanitario sempre più grave nell’Artsakh” inizia il messaggio che si conclude con un invito a prevenire l’imminente pulizia etnica.

(24) OMBUDSMAN ARTSAKH – Il difensore dei diritti umani dell’Artsakh Gegham Stepanyan ha fatto appello ai capi delle strutture internazionali in merito al blocco della Repubblica dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) da parte dell’Azerbaigian. “Un intervento internazionale urgente è imperativo per fermare il disastro umanitario”, ha scritto sul suo account Twitter. L’Azerbaigian ha chiuso il corridoio Lachin che collega il Nagorno Karabakh all’Armenia e al mondo, privando più di 120.000 residenti di generi alimentari e beni di prima necessità da più di sei mesi.

(24) PRESIDENTE ARMENO E SEGRETARIO ONU – Nel corso di una visita di Stato in Italia, il presidente dell’Armenia Kachaturyan ha oggi incontrato il Segretario generale delle Nazioni Unite Guterrez con il quale ha discusso della questione inerente il blocco dell’Artsakh. Oggi, i membri di un’iniziativa chiamata Batsum (“Apertura” dall’armeno) hanno tenuto una protesta davanti all’ufficio delle Nazioni Unite a Yerevan e hanno consegnato una lettera indirizzata al coordinatore residente delle Nazioni Unite Niels Scott. Nella lettera, hanno chiesto di accettare con urgenza tutti gli aiuti umanitari raccolti e di trasportarli dall’Armenia attraverso il Corridoio Lachin fino all’Artsakh.

(24) TRASPORTO PAZIENTI GRAVI – Undici pazienti del Republican Medical Center della Repubblica dell’Artsakh, insieme ai loro accompagnatori, sono stati trasferiti in centri medici specializzati dell’Armenia attraverso la mediazione e l’accompagnamento del Comitato Internazionale della Croce Rossa. Tredici sono invece rientrati in Artsakh al termine delle cure. Ad oggi, 20 bambini sono ricoverati all’ospedale pediatrico ‘Arevik’ mentre 76 adulti al ‘Repubblicano’ (dodici in terapia intensiva, due gravi).

(24) VIOLAZIONI AZERE – Un agricoltore di 64 anni stava guidando il suo trattore mentre svolgeva lavori agricoli nel villaggio di Shosh quando le truppe azere hanno aperto il fuoco di armi leggere di vario calibro nella sua direzione. L’uomo non ha riportato ferite ma il lavoro nei campi è stato sospeso.

(22) TRASPORTO PAZIENTI GRAVI – Con la mediazione e la scorta del Comitato Internazionale della Croce Rossa 13 pazienti del Republican Medical Center di Stepanakert sono stati trasportati in strutture mediche specializzate in Armenia. Durante la giornata è previsto anche il ritorno di 13 pazienti che hanno completato il loro trattamento in Armenia, insieme ai loro accompagnatori. Oltre 200 pazienti sono in attesa di essere trasferiti nei centri medici professionali della Repubblica di Armenia per cure mediche immediate. Nonostante gli sforzi compiuti, il CICR non è più in grado di garantire la fornitura dei medicinali necessari dall’Armenia, poiché la parte azera vieta anche la fornitura di medicinali. Ci sono 24 bambini nell’ospedale pediatrico “Arevik” e 7 bambini nell’unità di terapia intensiva e neonatale. 73 pazienti sono nel “Republican Medical Center”, 6 sono nell’unità di terapia intensiva di cui 2 in condizioni critiche.

(21) ALIYEV PREANNUNCIA INSEDIAMENTI IN KARABAKH – Parlando a un forum di media organizzato nella città occupata di Shushi, Aliyev ha promesso di “riportare più di 150.000 persone nelle regioni del Karabakh e dello Zangezur orientale” nei prossimi tre anni. Non “ritorno”, solo insediamento. Non è chiaro da chi: mercenari stabilitisi in Azerbaigian dal Medio Oriente o prigionieri ordinari. Secondo Aliyev, “è previsto il ritorno di 140.000 persone entro il 2026 nella sola regione del Karabakh”. Le autorità azere affermano che l’insediamento inizierà da Shushi. Pertanto, il presidente azero non esita a violare la clausola della dichiarazione tripartita, secondo la quale il ritorno dovrebbe avvenire sotto gli auspici dell’UNHCR, e intende insediare un numero di azeri nei territori occupati tale da “garantire la proprietà azera dei territori”. Nel corso dello stesso evento, il dittatore dell’Azerbaigian ha affermato che “se l’Armenia rinuncia a qualsiasi pretesa territoriale contro l’Azerbaigian, allora la firma di un accordo di pace entro la fine dell’anno è del tutto possibile. Tuttavia, se ciò non accade, non ci sarà pace. E questo non è un buon scenario per la regione, non porterà stabilità e sicurezza. Allo stesso tempo, data la situazione geopolitica molto delicata, ciò creerà difficoltà in futuro“. Aliyev ha inoltre aggiunto che “l’Armenia dovrebbe fare l’ultimo passo. Hanno già fatto una serie di passi dopo la guerra, e non direi che sono stati fatti volontariamente. Negli ultimi due anni e mezzo, ci sono stati diversi momenti che hanno mostrato chiaramente all’Armenia che se non riconosceranno la nostra integrità territoriale, allora non riconosceremo la loro“.

(21) VERTICE A MOSCA – Il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev ha confermato l’imminente incontro dei ministri degli Esteri dell’Azerbaigian e dell’Armenia a Mosca. Analoga conferma è giunta da Yerevan.

(21) PASHINYAN AVVERTE: RISCHI DI UNA NUOVA GUERRA – Il primo ministro armeno, Nikol Pashinian, ha dichiarato in una intervista rilasciata a media internazionali che «fino a quando non sarà firmato un trattato di pace»  la guerra resta una possibilità concreta e ha affermato che in Nagorno Karabakh è in corso un genocidio.

(21) ASSEMBLEA NAZIONALE – L’Assemblea nazionale della Repubblica dell’Artsakh sullo sfondo del blocco in corso che dura ormai da mesi ha emesso un comunicato, invitando l’Armenia a chiedere all’Onu di concedere un mandato internazionale alla missione di pace schierata in Artsakh. Ha inoltre invitato i membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite ad adottare le misure necessarie per ripristinare la pace e la sicurezza ad Arstakh.  

(20) MANIFESTAZIONE – Prosegue l’azione pacifica del movimento popolare nei pressi della postazione delle forze di pace russe; iniziata il 14 luglio, continua oggi nell’area dell’aeroporto di Stepanakert. Come informa il quotidiano ufficiale dell’amministrazione del distretto di Askeran “Berd”, la popolazione della regione di Askeran partecipa attivamente all’azione e il numero dei partecipanti aumenta di giorno in giorno. La leadership dell’amministrazione distrettuale, la città di Askeran, i collettivi di varie istituzioni e imprese, i residenti delle comunità partecipano all’azione pacifica in corso. 

(20) ASSEMBLEA NAZIONALE – Per domani, alle ore 10, è stata convocata una sessione straordinaria del parlamento.

(20) MORTALITA’ IN GRAVIDANZA – Tra le conseguenze del criminale e illegale blocco azero dell’Artsakh va purtroppo anche registrato il dato delle interruzioni non volontarie della gravidanza. Che, nell’ultimo mese, è aumentato di tre volte rispetto al passato. “Naturalmente, la situazione creata non può non avere un impatto molto negativo sia sulla fertilità che su tutti i tipi di complicazioni che già incontriamo durante il nostro lavoro pratico quotidiano” ha dichiarato il direttore esecutivo del Centro per la protezione della salute materna e infantile di Stepanakert, Vardges Osipov. “Devo menzionare che nell’ultimo mese il tasso di perdita del feto nelle prime fasi della gravidanza è aumentato di quasi tre volte. Il mese scorso purtroppo abbiamo avuto anche un certo aumento dei tassi di mortalità perinatale. Naturalmente, tutto ciò è dovuto a molte ragioni. Questo è uno stress vissuto dalla nostra popolazione, compresa la donna incinta. Oltre a tutto questo, una dieta equilibrata è molto importante. Tutti sanno che la nostra popolazione non ha accesso al cibo di base. Nel frattempo, questa è la chiave per avere una generazione sana“, ha detto Osipov. Ha sottolineato che soprattutto negli ultimi giorni è diventato impossibile per le donne incinte acquistare latticini, uova e altri alimenti ricchi di vitamine. Sono costretti a cercare di colmare la mancanza di vitamine necessarie con l’aiuto di pillole esistenti, che non possono sostituire le vitamine naturali.

(19) PROBLEMI PER L’AGRICOLTURA – Il governo della Repubblica dell’Artsakh, tramite il Ministero dell’Agricoltura, sta cercando in tutti i modi di sostenere i contadini nella produzione del pane quotidiano e dei prodotti agricoli, ma questo lavoro sta diventando sempre più difficile. A causa dei problemi sorti dal 15 giugno, si devono organizzare i lavori agricoli secondo priorità. Il ministro Georgi Hayriyan annovera tra queste priorità la mietitura del grano, attraverso la quale si risolverà il problema del pane. Secondo lui, c’è una quantità sufficiente di verdure nelle regioni della repubblica, ma a causa della mancanza di carburante per il trasporto, è diventato un problema consegnarle al consumatore.”Con il combustibile disponibile, abbiamo cercato di effettuare in parte l’approvvigionamento di erba e la coltivazione di ortaggi. Nell’ambito dei lavori realizzati, l’attenzione si è concentrata sulla sicurezza alimentare della popolazione. Tuttavia, molte direzioni, come l’orticoltura e l’apicoltura, sono state trascurate. Il numero di agricoltori che non siamo in grado di sostenere è in aumento“, ha dichiarato  Hayriyan, assicurando che stanno cercando di risolvere i problemi in modo centralizzato e di consegnare i prodotti agricoli prodotti ai residenti. Il ministro dell’Agricoltura ha inoltre dichiarato che fino al 15 giugno c’era la possibilità di importare alcuni prodotti agricoli e sementi attraverso la mediazione delle forze di pace russe, ma poi questo processo è diventato impossibile. Durante la semina primaverile, è stata data priorità alle colture che costituiscono la base della sicurezza alimentare. Tuttavia, l’annata agricola è iniziata con una siccità che ha avuto un impatto negativo sui raccolti autunnali; in alcune zone vi sono state anche grandinate e smottamenti. Anche la mancanza di fertilizzanti incide sulla produzione agricola.
Il settore dell’allevamento si trova in una posizione molto peggiore a causa del blocco: il mangime per bovini grandi e piccoli dovrebbe essere immagazzinato, ma è stato raccolto solo il 30 percento dell’erba. Inoltre è stata data priorità al grano per la produzione di pane per la popolazione.
A tali problemi si aggiunge la difficoltà nell’irrigazione dei campi perchè molti generatori a gasolio non funzionano per mancanza di carburante.

(18) MANIFESTAZIONE AD ASKERAN – Alcune centinaia di persone hanno manifestato fuori Askeran lungo la strada che conduce ad Akna (Aghdam) protestando contro la proposta azera di far giungere aiuti umanitari dall’Azerbaigian. Sono stati posti blocchi di cemento per impedire il transito dei mezzi. In giornata il ministero della Difesa dell’Artsakh aveva negato la disinformazione circa il passaggio di un convoglio azero.

(18) LA RUSSIA CHIEDE LO SBLOCCO – Il Vice Ministro degli Affari Esteri della Federazione Russa, Andrei Rudenko, ha discusso della situazione nel Caucaso meridionale, nonché del processo di riconciliazione tra Yerevan e Baku, con l’Ambasciatore straordinario e plenipotenziario dell’Azerbaigian presso la Federazione Russa, Polad Byulbyuloglu. “La parte russa ha confermato la necessità del completo e immediato sblocco del Corridoio Lachin, il ripristino della comunicazione di trasporto in entrambe le direzioni, in conformità con la dichiarazione tripartita del 9 novembre 2020, nonché la necessità di creare le condizioni per il normale supporto vitale del Nagorno Karabakh“, afferma una nota stampa del ministero di Mosca.

(18) SOLIDARIETA’ ONG EUROPEE– Le organizzazioni non governative della Repubblica dell’Artsakh accolgono e ringraziano le 470 ONG e associazioni europee che hanno inviato una lettera ai leader dell’Unione europea e del Consiglio europeo, esortandoli a prendere provvedimenti immediati ed efficaci per porre fine al blocco illegale in corso dell’Artsakh da parte dell’Azerbaigian. “Condividiamo l’opinione che sia necessario utilizzare tutte le leve affinché lo status dell’Artsakh rifletta la volontà democratica della sua popolazione armena nativa, nonché creare le condizioni per una pace e una sicurezza stabili. Siamo convinti che la soluzione duratura, dignitosa ed equa del conflitto azerbaigiano-Karabakh dovrebbe basarsi sul rispetto dei diritti individuali e collettivi del popolo dell’Artsakh, compreso il diritto all’autodeterminazione. Allo stesso tempo, condanniamo fermamente e consideriamo inaccettabile la dichiarazione del Presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, basata sui risultati dell’ultimo incontro tenutosi a Bruxelles, con cui la strada Aghdam-Stepanakert è stata considerata come un modo per fornire sostegno umanitario alla popolazione dell’Artsakh” si legge in un comunicato diffuso dalle organizzazioni dell’Artsakh

(17) HARUTYUNYAN SI RIVOLGE ALLA NAZIONE – Il presidente dell’Artsakh, Arayik Harutyunyan, si è rivolto oggi, alle 22 ora locale (le 20 in Italia) alla nazione. QUI IL TESTO DEL MESSAGGIO. Dopo il suo intervento ha deciso di prendere parte al sit-in permanente allestito in piazza della Rinascita. Il presidente ha descritto la grave situazione umanitaria che sta affrontando l’Artsakh e ha dato tempo una settimana alla comunità internazionale (“abbiamo sentito solo belle parole“) per intervenire per lo sblocco del corridoio di Lachin. “Se entro una settimana la situazione del popolo dell’Artsakh non tornerà a uno stato più o meno stabile e normale con l’intervento internazionale, allora ricorreremo ad azioni più dure sia nell’Artsakh che al di fuori di esso” ha concluso il suo messaggio Harutyunyan.

(17) RIGETTATA LA PROPOSTA AZERA – Il consigliere del presidente della repubblica, Artak Beglaryan, riferendosi al fatto che l’Azerbaigian ha proposto di consegnare beni umanitari all’Artsakh attraverso la rotta Aghdam-Stepanakert, ha dichiarato che tale proposta non è in alcun modo accettabile. “Questa stessa forma di pressione è un crimine internazionale. “A questo proposito, c’è stata la dichiarazione di Charles Michel, per noi molto dolorosa e inaccettabile, che sta cedendo a simili trappole criminali dell’Azerbaigian. In ogni caso, lo Stepanakert ufficiale farà un ulteriore annuncio al riguardo“, ha affermato sottolineando che il corridoio di Lachin è l’unica strada approvata a livello internazionale che collega l’Artsakh all’Armenia e al mondo intero. “È anche un corridoio umanitario, nessun’altra strada può sostituire quel corridoio” ha aggiunto.

(15) INCONTRO TRILATERALE A BRUXELLES – Si è svolto oggi, con inizio alle ore 13,45, un vertice trilaterale tra il presidente azero Aliyev, il Primo ministro armeno Pashinyan e il presidente del Consiglio d’Europa Michel. Il padrone di casa ha prima incontrato singolarmente Aliyev (ieri pomeriggio) e Pashinyan (questa mattina). Nel corso dell’incontro con il premier armeno, questi ha consegnato a Michel la lettera appello del presidente della repubblica dell’Artsakh.
Durante il trilaterale sono state discusse l’aggravarsi della crisi umanitaria in Nagorno Karabakh causata dal blocco illegale da parte dell’Azerbaigian del Corridoio Lachin, la delimitazione delle frontiere e le opere per garantire la sicurezza delle frontiere tra i due Paesi, lo sblocco dei trasporti regionali e delle infrastrutture economiche, l’accordo sulla normalizzazione delle relazioni tra Armenia e Azerbaigian, i diritti e la sicurezza del popolo del Nagorno Karabakh, nonché le questioni relative ai prigionieri, alle persone scomparse e ad altre questioni umanitarie. È stato raggiunto un accordo per intensificare il lavoro verso la soluzione delle questioni discusse.

(15) POSIZIONE RUSSA – Secondo una dichiarazione del ministero degli Esteri russo, poichè la situazione nel NK Artsakh si sta sviluppando in uno scenario negativo e la crisi può portare le conseguenze più drammatiche. Mosca ha invitato Baku ad aprire con urgenza il corridoio Lachin. “Chiediamo alla leadership dell’Azerbaigian di adottare misure immediate per sbloccare immediatamente il Corridoio Lachin, per riprendere il movimento senza ostacoli di cittadini, veicoli e merci in entrambe le direzioni, nonché per ripristinare l’approvvigionamento energetico“, ha affermato il dipartimento in una nota.

(15) SMENTITE ALTRE BUGIE AZERE – L’ultima disinformazione in ordine di tempo da parte dell’Azerbaigian riguarda un presunto disturbo del GPS degli aerei che volano sulla rotta Baku- Fuzuli – Zangilan causato dall’Artsakh. Il ministero della Difesa di Stepanakert ha seccamente smentito la circostanza. Tali accuse potrebbero essere l’alibi azero per nuove azioni militari.

(14) APPELLO DEL PRESIDENTE – Il Presidente della Repubblica dell’Artsakh, Arayik Harutyunyan, ha inviato lettere ai leader di tutti gli Stati membri del Consiglio di sicurezza dell’ONU, al Segretario generale delle Nazioni Unite, al Presidente in carica dell’OSCE, al Presidente del Consiglio europeo, al Segretario Generale del Consiglio d’Europa, nonché il Primo Ministro della Repubblica di Armenia, chiedendo l’applicazione di misure urgenti nel quadro degli obblighi internazionali assunti e misure efficaci per fermare il blocco illegale e completo dell’Artsakh effettuato dall’Azerbaigian e fermare i sistematici crimini di massa e il terrorismo contro il popolo dell’Artsakh. QUI IL TESTO TRADOTTO

(14) TRASFERIMENTO MALATI – Il rappresentante del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) in Azerbaigian ha incontrato il ministro degli Esteri Bayramov con il quale ha discusso le questioni della cooperazione tra l’Azerbaigian e il CICR, l’attuale situazione al checkpoint di Lachin, nonché le questioni delle attività del CICR in Artsakh. “Durante le discussioni, il ministro Jeihun Bayramov ha annunciato la possibilità di continuare il passaggio dei residenti di origine armena attraverso il valico di frontiera per scopi medici, con la mediazione del CICR, nel rispetto delle regole necessarie”, hanno riferito i mass media locali. Nel pomeriggio 11 pazienti e i loro accompagnatori sono stati trasportati dalla Croce Rossa dall’Artsakh all’Armenia e 8 sono ritornati a casa

(14) VIOLAZIONI AZERE – Colpi di mortatio da 60 e 82 mm sono stati sparati in giornata contro le postazioni armene nelle regioni di Shushi e Martuni.

(14) MANIFESTAZIONE A STEPANAKERT – Numerose migliaia di persone si sono date appuntamento in piazza della Rinascita per protestare contro il blocco azero. Tra le autorità intervenute, il difensore dei diritti umani (Stepanyan) e il ministro di Stato (Nersisyan). Al termine del raduno un corteo si è mosso verso il comando della forza di pace russa passando davanti alla sede della Croce Rossa. Dopo l’incontro con il comandante Lentsov è stato installato un presidio con tende da campo in piazza della Rinascita.

(13) VERTICE A BRUXELLES – E’ stato preannunciato per il giorno 15 luglio un vertice a Bruxelles tra Aliyev, Pashinyan e Michel.

(12) DELIMITAZIONE CONFINI – Si è tenuto un incontro al confine tra la Repubblica di Armenia (regione di Tavush) e la Repubblica dell’Azerbaigian (regione di Ghazak) tra il Comitato per la demarcazione del confine di Stato e la sicurezza delle frontiere tra la Repubblica di Armenia e la Repubblica dell’Azerbaigian e del Comitato di Stato sulla Demarcazione del Confine di Stato tra la Repubblica dell’Azerbaigian e la Repubblica di Armenia. La quarta riunione della commissione è stata presieduta dal Vice Primo Ministro dell’Armenia Mher Grigoryan e dal Vice Primo Ministro azero Shahin Mustafaev. Secondo gli accordi raggiunti a livello dei leader della Repubblica di Armenia e della Repubblica dell’Azerbaigian in diversi formati, le parti hanno proseguito la discussione sulle questioni di demarcazione dei confini, affrontando una serie di questioni organizzative e procedurali.Le parti hanno inoltre convenuto di determinare la data e il luogo della prossima riunione delle commissioni.

(12) FERITI SOLDATI ARMENI – Alle 05:30 ora locale, unità delle forze armate azere hanno aperto il fuoco in direzione delle posizioni armene situate nel settore Tegh (Armenia), a seguito del quale il soldato delle forze armate della Repubblica di Armenia è rimasto ferito. Il Ministero della Difesa  di Yerevan che le condizioni del militare sono ritenute soddisfacenti, la sua vita non è in pericolo. In seguito, intorno alle 12 un altro soldato armeno è stato ferito sempre nella stessa area; anche in questo caso le condizioni sono discrete e non v i è pericolo di vita.

(11) CORTE INTERNAZIONALE DI GIUSTIZIA – La Corte Internazionale di Giustizia con un’ordinanza emessa il 6 luglio e comunicata in data odierna ha ribadito l’obbligo a carico dell’Azerbaigian “a prendere tutte le misure a sua disposizione per garantire il movimento senza ostacoli di persone, veicoli e merci lungo il Corridoio Lachin in entrambe le direzioni”. La Corte ha confermato all’unanimità con la sua ordinanza giuridicamente vincolante del 6 luglio 2023 che l’ordinanza del 22 febbraio 2023 “si applica senza limitazioni” al checkpoint istituito dall’Azerbaigian e che l’esistenza e il funzionamento del checkpoint azero sul corridoio di Lachin costituiscono plausibilmente una discriminazione razziale.

(11) RICHIAMO PER AMBASCIATORE AZERO – Gli uffici della Presidente del Parlamento Europeo, Roberta Metsola, e dell’Alto Commissario per le Relazioni Esterne dell’Unione Europea, Josep Borrell, hanno condannato e definito inaccettabile il comportamento dell’Ambasciatore dell’Azerbaigian presso l’UE, Vagif Sadikov, che ha minacciato il membri del Parlamento europeo, che hanno visitato l’Armenia e hanno conosciuto il confine con l’Azerbaigian. Vagif Sadikov è stato convocato al Servizio europeo per le relazioni esterne per il post minaccioso fatto su Twitter ai deputati europei. Sadikov aveva pubblicato un post su Twitter in merito alla visita della delegazione del Parlamento europeo in Armenia, minacciando i deputati del Consiglio d’Europa. Aveva pubblicato un’immagine e una descrizione di un fucile da cecchino di fabbricazione azera con la seguente didascalia: “Sanno cosa stanno facendo per proteggersi. Il fucile da cecchino “Istiglal IST-14.5″ prodotto in Azerbaigian ha un raggio di fuoco effettivo di circa 3000 metri. Stai lontano dal confine di stato dell’Azerbaigian…”

(11) CROCE ROSSA SU BLOCCO TOTALE – L’ufficio armeno della Croce Rossa Internazionale ha rilasciato il seguente comunicato: “Annunciamo che non sono stati trovati oggetti non autorizzati in nessun veicolo appartenente al CICR. Tutto il carico trasportato è soggetto a ispezione doganale da parte della Repubblica dell’Azerbaigian. Ci rammarichiamo che, a nostra insaputa, quattro autisti assunti abbiano tentato di trasportare merci commerciali con i propri veicoli, sui quali è stato temporaneamente apposto il logo del CICR. Le persone menzionate non erano dipendenti del CICR e i contratti di servizio firmati con loro sono stati immediatamente risolti dal CICR. Il nostro lavoro lungo il Corridoio di Lachin è sempre ed esclusivamente di natura umanitaria.  Come parte di questo lavoro vitale, più di 600 pazienti medici sono stati trasportati in Armenia per cure mediche urgenti, così come forniture mediche, cibo, alimenti per bambini e altri articoli essenziali sono stati trasferiti alle istituzioni mediche e alle famiglie locali. Questi lavori devono essere continuati. Le nostre attività sono costantemente coordinate con le parti e hanno un impatto vitale sulla vita di migliaia di persone”.

(11) BLOCCO TOTALE – Il servizio di frontiera statale dell’Azerbaigian ha annunciato la chiusura del checkpoint installato illegalmente nel corridoio di Lachin e la completa cessazione del traffico già limitato attraverso il corridoio. A motivo di tale decisione la scoperta di alcune stecche di sigarette e taniche di gasolio in entrata nella regione. Tali attività sopno state definite dagli azeri come “contrabbando”. A seguito della chiusura totale del checkpoint illegale azero, neppure i malati gravi possono essere trasportati da Stepanakert ai centri specilistici dell’Armenia.

(10) PRIGIONIERI ARMENI – Alla fine di giugno e all’inizio di luglio, il personale del Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) ha nuovamente visitato i prigionieri di guerra armeni detenuti in Azerbaigian e altre persone detenute, tra cui 2 militari arrestati di recente. Si sono svolti incontri individuali con prigionieri di guerra armeni, a cui è stata data l’opportunità di comunicare con le loro famiglie.

(9) FORNITURA DI GAS SOSPESA – Dopo solo poche ore gli azeri hanno nuovamente chiuso il rubinetto del gasdotto che dall’Armenia dovrebbe portare il gas in Artsakh. Anche il rappresentante dell’Unione europea per il Caucaso meridionale, Toivo Klaar, ha commentato negativamente l’accaduto: “La giornata iniziata con una promessa si è conclusa di nuovo con una delusione. Come l’Unione Europea ha ripetutamente ripetuto, è molto importante che la fornitura di vettori energetici, così come la circolazione di persone e merci attraverso il corridoio di Lachine, sia ripristinata senza restrizioni“.

(8) RIATTIVATO IL GAS – Nel tardo pomeriggio è stato riattivato il flusso di gas dall’Armenia. Lo ha comunicato l’azienda “Artsakhgaz”.

(7) COLLOQUI STEPANAKERT-BAKU? – Secondo un quotidiano armeno, il presidente Harutyunyan ha dato la disponibilità a dialogare con Baku ma a condizione che la Russia assuma il ruolo di mediatore. In altre parole, la mediazione statunitense è respinta perché spinge esclusivamente l’Artsakh per l’integrazione mentre con i russi c’è ancora una possibilità di evitarla.

(7) CONDANNATI SOLDATI ARMENI A BAKU – Come era facilmente prevedibile, le autorità dell’Azerbaigian hanno condannato i militari armeni rapiti – Harutyun Hovakimyan e Karen Ghazaryan – a 11,5 anni di carcere. La farsa giudiziaria – solo una o due udienze – si è svolta nel tribunale di Sumgait, presieduto dal giudice Fahmin Gumbatov. Secondo la decisione del tribunale, Hovakimyan e Ghazaryan sono stati condannati a 11,5 anni di carcere. La corte è stata clemente: ieri il pm aveva chiesto 12 anni. Ricordiamo che i militari armeni sono stati rapiti da un gruppo eversivo azero nel territorio dell’Armenia a maggio.

(6) DICHIARAZIONI PASHINYAN – Intervenendo alla settimanale riunione del Governo, il primo ministro armeno ha dichiarato che i recenti negoziati di Washington non hanno fatto registrare progressi tangibili ma qualche piccolo passo avanti comunque c’è stato. Pashinyan ha altresì preannunciato un prossimo vertice a Bruxelles in ambito Ue. “I diritti e la sicurezza degli armeni del Nagorno-Karabakh dovrebbero essere affrontati nel quadro dei meccanismi internazionali del dialogo Baku-Stepanakert e dovrebbe essere firmato un trattato di pace tra Armenia e Azerbaigian“, ha affermato. Inoltre ha ribadito che in Karabakh non è presente alcun soldato dell’Armenia ma solo l’Esercito di Difesa dell’Artsakh. Quanto alla questione del presunto “corridoio di Zangezur”, il premier armeno ha sottolineato che l’Azerbaigian continua ad accusare l’Armenia di non adempiere ai propri doveri e obblighi di garantire collegamenti di trasporto attraverso il suo territorio, con alcuni commenti ambigui nel corridoio: “Anche qui devo ripetere che l’Armenia non ha mai assunto alcun impegno scritto o orale per il corridoio e non accetterà mai alcuna interpretazione del genere. Per quanto riguarda le comunicazioni regionali, lo sblocco sotto la sovranità e la giurisdizione dei paesi, l’Armenia ha ripetutamente annunciato e continua ad annunciare di essere pronta per questo“.

(6) ATTESA RISPOSTA RUSSA – Il presidente del Consiglio anticrisi dell’Artsakh, Tigran Petrosyan, ha dichiarato le strutture appartenenti alla Federazione Russa sono state incaricate di affrontare molto seriamente la situazione creata dal blocco totale dell’Azerbaigian in Artsakh. “Dobbiamo aspettare fino alla fine di questa settimana, circa 4-5 giorni. Anche il comando delle truppe di mantenimento della pace è stato informato per iscritto della carenza di scorte di cibo nell’Artsakh. La nostra richiesta è di aprire la strada in breve tempo. Stiamo aspettando, e se la Russia non prenderà provvedimenti attivi durante quel periodo, questo sarà il suo atteggiamento nei nostri confronti. Aggiungo anche che abbiamo diverse proposte, ma non è giusto parlarne per ora, perché aspettiamo i passi della Russia“, ha detto Petrosyan. Secondo lui, se la parte russa non si muove attivamente, il governo presenterà le sue proposte al popolo, con aspetti positivi e negativi. “È molto probabile che la decisione venga presa tramite referendum, perché tali decisioni non possono essere adottate altrimenti“, ha aggiunto Petrosyan.

(5) RIUNIONE PRESIDENTE – Il presidente della Repubblica dell’Artsakh Arayik Harutyunyan ha tenuto una riunione per discutere la situazione operativa politico-militare e umanitaria, le azioni necessarie da intraprendere da parte delle autorità. Durante il suo discorso, il Presidente ha sottolineato il deterioramento della sicurezza e della situazione umanitaria, che pone minacce significative all’esistenza del popolo dell’Artsakh alla luce delle crescenti minacce dall’Azerbaigian e della completa sospensione del trasporto umanitario. “La situazione attuale, insieme ai suoi pericoli e alle nostre aspettative, è stata comunicata in tutti i modi possibili dalle autorità dell’Artsakh alle autorità competenti in Armenia, Russia e altri membri della comunità internazionale. È urgente un’azione urgente ed efficace da parte di tutti gli attori responsabili, ciascuno nell’ambito delle rispettive responsabilità. Data la situazione allarmante che stiamo affrontando, la popolazione dell’Artsakh e le autorità si aspettano risultati concreti nel più breve tempo possibile per alleviare la situazione umanitaria e di sicurezza e rimuovere il blocco” ha dichiarato il presidente.

(5) TRASFERIMENTO PAZIENTI – Quindici malati sono stati trasferiti con un convoglio della Crice Rossa in Armenia e 17 hanno compiuto il percorso inverso. 28 bambini sono ricoverati all’ospedale pediatrico “Arevik” e quattro di loro sono in terapia intensiva. 96 pazienti adulti sono invece ricoverati all’ospedale repubblicano con 7di loro in terapaia intensiva (4 in condizioni critiche).

(5) DEMOGRAFIA – Nella prima metà di quest’anno, il numero delle nascite nell’Artsakh (Nagorno-Karabakh) ha superato il numero dei decessi e la crescita naturale ha superato l’indicatore dello stesso periodo dell’anno scorso. Il 51,5% dei bambini nati in Artsakh nei primi cinque mesi dell’anno in corso sono maschi e il 48,5% sono femmine. Inoltre, il numero di matrimoni e divorzi registrati in Artsakh è diminuito nella prima metà di quest’anno rispetto allo stesso periodo dell’anno scorso.

(5) SPOSTATO CONGRESSO DI MEDICINA – Il 6° Congresso medico internazionale dell’Armenia, che doveva svolgersi nella Repubblica dell’Artsakh, si terrà a Yerevan dal 6 all’8 luglio a causa del blocco.

(5) LE PRETESE DI ALIYEV – Il presidente azero, nel corso di un suo intervento a Baku durante la riunione ministeriale dell’Ufficio di coordinamento del Movimento dei non allineati, chiede il disarmo dell’Esercito di difesa dell’Artsakh e l’apertura del “corridoio Zangezur” rinnovando le sue ambizioni territoriali nei confronti dell’Armenia. “Poco dopo la fine del conflitto [del Karabakh], l’Azerbaigian ha presentato cinque principi fondamentali per la firma del trattato di pace con l’Armenia basato sul riconoscimento reciproco della sovranità e dell’integrità territoriale reciproche. Sebbene l’Armenia abbia dovuto riconoscere il Karabakh come parte dell’Azerbaigian, ci sono ancora resti delle forze armate armene nei territori dell’Azerbaigian, dove le forze di pace russe sono temporaneamente dispiegate“, ha detto Aliyev che ha ribadito che “gli elementi militari e paramilitari armeni sul terreno dovrebbero essere disarmati e smobilitati”. Inoltre, ha affermato che “l’Armenia impedisce anche l’apertura del corridoio Zangazur [(Zangezur)] [che prevede di collegare la parte principale dell’Azerbaigian con la Repubblica autonoma di Nakhchivan.] Il corridoio Zangazur è un altro impegno dell’Armenia derivante dall’atto di capitolazione ha firmato il 10 novembre 2020 e, pertanto, dovrebbe essere attuato.”

(5) MANCANZA CARBURANTE – Nelle condizioni del blocco completo dell’Artsakh da parte dell’Azerbaigian, dal 15 giugno il processo di emissione dei tagliandi per l’acquisto di benzina e gasolio viene effettuato nell’Artsakh solo secondo le procedure stabilite dalla decisione del governo atteso che l’importazione di carburante in Artsakh è stata interrotta già da 20 giorni. Marat Ohanyan, capo del dipartimento di amministrazione territoriale e controllo delle infrastrutture del servizio di supervisione statale dell’Artsakh, ha osservato: “Attualmente, vengono forniti buoni per l’esecuzione di lavori urgenti di alcune istituzioni statali, strutture mediche, trasporti pubblici, lavori agricoli urgenti, energia , comunicazioni, telecomunicazioni, servizi di pubblica utilità.Anche questo, in caso di estrema necessità e in quantità limitate.(…).” Il sistema di coupon per l’acquisto di benzina e gasolio è stato introdotto in Artsakh dopo il 12 dicembre 2022, quando l’importazione di carburante in Artsakh è diventata possibile solo grazie al trasporto umanitario di merci organizzato dalle truppe russe di mantenimento della pace. I buoni carburante vengono emessi in Artsakh solo dopo un esame approfondito di ogni rispettiva domanda presentata.

(4) 205° GIORNO DI BLOCCO – Il nuovo report sul blocco evidenzia che in questi 205 giorni di blocco, l’economia dell’Artsakh ha subito una perdita di circa 390 milioni di dollari USA, portando a un calo dell’indice del PIL annuo previsto (903 milioni di dollari) di oltre il 43%.

(4) IL PRESIDENTE SCRIVE A PUTIN – Il presidente dell’Artsakh, Arayik Harutyunyan, ha inviato una lettera al presidente della Federazione Russa Vladimir Putin. Tigran Petrosyan, presidente del Consiglio anti-crisi dell’Artsakh, ne ha dato notizia ma senza rendere pubblico il contenuto di questa lettera. “La maggioranza assoluta del popolo dell’Artsakh non credeva al capo della Repubblica d’Armenia, non al capo dell’Artsakh, ma alle parole del presidente della Federazione Russa Putin secondo cui gli armeni vivranno in sicurezza e dignitosamente nell’Artsakh. Le autorità dell’Artsakh hanno inviato una lettera a Putin, in cui viene presentata la terribile situazione del Paese e del popolo. Credo che se non vedremo passi chiari da parte della Federazione Russa nel prossimo futuro, il silenzio equivarrà alla distruzione“.

(3) COLPIRE LE SPIE – Il presidente della repubblica ha annunciato che saranno inasprite le pene nei confronti delle spie e non esclude neppure che si possa arrivare a ripristinare la pena di morte per chi si macchia di tale alto tradimento.

(3) TRASFERIMENTO PAZIENTI – Quindici malati sono stati trasferiti con un convoglio della Crice Rossa in Armenia e otto hanno compiuto il percorso inverso. 26 bambini sono ricoverati all’ospedale pediatrico “Arevik” e due di loro sono in terapia intensiva. 81 pazienti adulti sono invece ricoverati all’ospedale repubblicano con 10 di loro in terapaia intensiva (6 in condizioni critiche).

(1) ARAM I – Il Catholicos della Grande Casa di Cilicia Aram I ha avuto una conversazione telefonica con il presidente dell’Artsakh Arayik Harutyunyan nella giornata di ieri. Nel corso della conversazione, Sua Santità il Patriarca Aram I ha ribadito il suo pieno sostegno alla nostra gente in Artsakh. Poi il Patriarca ha riferito sui suoi incontri con il Primo Ministro della Greci e il Presidente di Cipro sulla questione dell’Artsakh e soprattutto sulla loro posizione. Il presidente Harutyunyan, a sua volta, ha toccato le sfide che l’Artsakh sta attualmente affrontando.

L’Assemblea nazionale dell’Artsakh (Nagorno Karabakh), a seguito dell’attacco azero di questa notte costato la vita a quattro soldati armeni, ha adottato una dichiarazione che invita la delegazione dell’Armenia attualmente a Washington DC a interrompere immediatamente i colloqui con l’Azerbaigian.

Le forze armate dell’Azerbaigian, violando ancora una volta gravemente il regime di cessate il fuoco in Nagorno Karabakh adottato il 9 novembre 2020, dall’1:30 del 27-28 giugno di quest’anno, hanno aperto il fuoco con vari tipi di armi in direzione del territorio della Repubblica dell’Artsakh, a seguito della quale sono stati uccisi quattro dei nostri compatrioti.

Nelle condizioni di blocco completo dell’Artsakh da parte dell’Azerbaigian, questa ennesima uccisione di cittadini dell’Artsakh per mezzo di artiglieria e UAV dimostra che la leadership politico-militare di quella repubblica, ignorando le chiamate e le decisioni internazionali autorevoli, si insinua con falsi programmi di pace e dialogo, e si adopera per azioni di genocidio con l’uso di strumenti militari, politici ed economici per raggiungere il suo obiettivo principale: la de-armenizzazione finale dell’Artsakh.

È degno di nota e significativo che questo nuovo episodio di violazioni regolari del regime di cessate il fuoco da parte dell’Azerbaigian, simile ai casi precedenti, sia stato registrato anche in un momento in cui sono in corso a Washington, con la mediazione del Segretario di Stato americano, colloqui dei ministri degli Esteri di Armenia e Azerbaigian sul tema di un accordo di pace armeno-azero. Ciò, ovviamente, conferma e dimostra ancora una volta che in realtà anche i colloqui sul trattato di pace in corso non sono altro che un’imitazione della formazione di un’atmosfera di pace e stabilità durature nella regione, presumibilmente nel contesto degli sforzi internazionali.

Profondamente preoccupati per l’attuale pericolosa realtà, facciamo appello al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite a nome del popolo dell’Artsakh, ai leader dei paesi copresidenti del Gruppo di Minsk dell’OSCE, affinché compiano passi pratici concreti oltre alle dichiarazioni di solidarietà, esortazioni e consigli, in particolare ad applicare sanzioni all’Azerbaigian, frenandone le ambizioni aggressive.

Siamo convinti che il metodo di lavoro dei doppi standard renda l’Azerbaijan ancora più entusiasmante, rendendolo dilagante e incontrollabile.

Fermare le azioni antiumane e genocide dell’Azerbaigian, con le misure più severe nell’ambito della missione di pace della Federazione Russa.

La delegazione dell’Armenia a Washington parla per interrompere immediatamente i colloqui avviati fino all’istituzione di un cessate il fuoco completo sulla linea di contatto con l’Artsakh e ai confini dell’Armenia, e fornendo garanzie documentali per preservarlo. Altrimenti, la continuazione del i colloqui significheranno incoraggiare il comportamento aggressivo della parte azera e consentirlo a livello internazionale.

Inchinandoci davanti alla memoria dei nostri quattro martiri che hanno sacrificato la loro vita per la patria, siamo pronti a continuare il loro sacro lavoro”.