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Fonte: Tempi.it, 20 settembre 17,  di Vittorio Robiati Bendaud

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Viaggio in Nagorno Karabakh, dove tra antiche chiese e monasteri sventrati vive una comunità nobile e gloriosa, orgogliosa della propria identità

Un viaggio in Armenia e Artsakh (ossia l’odierna Repubblica Armena del Nagorno Karabakh), in compagnia di Antonia Arslan. Per chi come me da anni nutre simpatia, vicinanza e profondo apprezzamento per il popolo armeno e la sua causa, si è trattato di un’occasione unica, sognata e realizzatasi. Con questo viaggio sono ipso facto divenuto persona sgradita in Turchia e Azerbaigian… pazienza. Il mio rammarico è per i due popoli, quello turco e quello azero, che meriterebbero dirigenze politiche ben diverse dalle attuali. È doveroso però ricordare che esistono, in seno al popolo turco e al popolo azero, scrittori, pensatori religiosi e laici, persone comuni, che dissentono dalle leadership governative e religiose dei due Stati e che, in relazione agli armeni, caldeggiano riflessioni nuove, ripensamenti del passato e del presente, strategie più rosee per il futuro.

Desidero premettere un interrogativo amaro, che mi accompagna da tempo e da cui non riesco a liberarmi. Con l’avvento dell’islam e le sue iniziali enormi conquiste, gran parte dei territori del Vicino Medio Oriente e del Nord Africa da cristiani divennero musulmani. Parimenti accadde nei territori bizantini e armeni dell’Asia Minore, dell’Anatolia e del Caucaso. Se è vero che questi cristianesimi orientali, al pari dell’ebraismo, coesistettero con l’islam governante e imperante, è pur vero che l’ebraismo e i cristianesimi orientali sopravvissero all’islamizzazione e al Dar al-Islam. I musulmani conquistarono anticamente quei territori, ma furono minoranze conquistatrici a fronte di ampie maggioranze cristiane conquistate. La domanda che si impone è: come fu possibile che migliaia di questi cristiani (e, in misura minore, ebrei) in pochi secoli si siano convertiti all’islam liberamente, abbracciando la fede dei conquistatori?

Probabilmente la risposta risiede, come molti studiosi indicano, nel sistema perverso di protezione e contemporanea umiliazione/svilimento della Dhimma, che permetteva ai cristiani e agli ebrei di risiedere in territori islamizzati. La Dhimma e le sue conseguenze rendevano allettante per molti la conversione all’islam, per stare finalmente tranquilli, per fugare discriminazioni, per esasperazione. È un dato di fatto che dove l’islam è giunto il cristianesimo è fortemente regredito. Armeni, ebrei e cristiani assiri, pur a fronte di perdite di centinaia di migliaia di loro fratelli, alcuni dei quali trasformatisi drammaticamente poi in delatori e persecutori, hanno “retto” meglio di altri. Fu molto più difficile cioè ottenere la loro conversione. Andare in Armenia e in Artsakh, come andare in Israele, per me è significato andare nella terra di chi, a costi immensi, è persistito nella propria identità. In questo caso, la più antica nazione cristiana del mondo.

Da europeo, credo altresì che siano vere le parole che ho udito personalmente da Bako Sahakhyan, il presidente dell’Artsakh: quel confine armeno è l’estremo confine attuale dell’Occidente. E io aggiungo, con convinzione, “con Israele”. Tuttavia, nella coscienza comune europea, se è già purtroppo complicata una riflessione simile in relazione ad Israele, la nescienza diviene assordante e colpevole per quanto riguarda le vicende armene. Vedere chiese e monasteri, per lo più di antichissima fondazione e di raro incanto, sventrati; steli religiose (khatchkar) infrante deliberatamente a decine di migliaia; villaggi rurali di contadini bombardati per cancellare la presenza armena e la sua storia è un fatto che perdura da decenni. Palmira, cioè, non è per nulla un fatto nuovo, un inedito. Questa è una lezione intrisa di sangue che le pietre di Armenia urlano a noi occidentali, una lezione che molti di noi disprezzano, perché non la conoscono e non vogliono conoscerla, e perché turba le loro delicate menti “cosmopolite”. È verissimo che al genocidio è seguito il genocidio culturale, che è stato perpetrato impunemente, nel silenzio dell’Occidente, per decenni. Innumerevoli paesini montani del Nagorno Karabakh testimoniano per il visitatore tutto questo, paesini che rivedono oggi gli eredi del popolo che abitò e fecondò per secoli e millenni questa terra. Un popolo di contadini ingegnosi e dignitosi, di mercanti e di monaci, di architetti e sognatori, di poeti e di raffinate copiste (sì, al femminile, come fu per la giovane Gayané) di Bibbie e codici. La distruzione del bello e delle vestigia antiche in certe parti del mondo non è solo un orrore bellico, è una strategia inveterata. L’Isis ha copiato stilemi ben più vecchi, ancor più vecchi delle distruzioni che sto ora raccontando.

Un popolo solare
Eppure il governo dell’Artsakh, piccola enclave di tenaci resistenti armeni, non abbatte le moschee presenti, ma le fa restaurare. Anche per evidenziare agli osservatori internazionali una sostanziale differenza rispetto alle forze nemiche. E così accade per i molti cimiteri islamici, che non vengono rimossi e i morti lasciati al loro riposo. È chiaro che la frontiera che ho visitato è una frontiera in guerra, calda. Ed il popolo armeno lì residente è ben armato e militarizzato (due anni di servizio militare obbligatori, da poco facoltativo anche per le ragazze). E ho conosciuto l’arcivescovo Pargev Martirosyan, un eroe nazionale: un arcivescovo letteralmente in trincea e combattente per il suo popolo, non solo con le armi della preghiera. Alla domanda se Sua Eccellenza fosse sul fronte durante la terribile guerra, la risposta è immediata: «Si capisce. Dove altro avrei dovuto essere? Il vescovo è un padre per i figli e per i nipoti. Dovevo stare con i miei familiari e difendere la mia gente».

Ma se il confine è caldo e le armi realtà tristemente ben nota, è altrettanto vero che questo è un popolo solare, che ama mangiare il proprio pane e bere il proprio vino. E brindare, molte volte brindare. Con gli armeni, come con gli ebrei, i vicini hanno invalidato e capovolto drammaticamente la profezia di Isaia per cui le lance si sarebbero mutate in falci. E però questo è un popolo di giovani che si sposano e fanno bambini, tanti bambini. E che vogliono il meglio per i loro figli, il che significa per gli armeni: cultura, cristianesimo e ospedali.

Scuole, asili, case per soldati
Una lezione di vita me l’hanno data i miei compagni di viaggio armeni della diaspora, per lo più americani, promotori di iniziative di solidarietà per l’Artsakh legate alla Fondazione Tufenkian. Persone colte, stimati professionisti, donne e uomini estremamente affabili con la volontà inesausta di beneficare il proprio popolo, di investire in se stessi. Un’attenzione delicata e materna, pacifica e nobile, per scuole, asili, case per giovani soldati feriti, centri medici, aiuti per l’agricoltura locale. E infine non posso non pensare, in chiusura, a un’amica cara, ossia alla nostra Antonia Arslan. Noi italiani abbiamo in mente l’autrice italo-armena della Masseria delle Allodole e di altri scritti. Solo pochi hanno capito che l’autrice della Masseria rappresenterà per la letteratura italiana e la sua storia ciò che rappresentò Se questo è un uomo di Primo Levi, ossia un fondamentale, nuovo tassello. Ma comprendo anche i silenzi dei critici, immersi nel mare di scribacchini starnazzanti nostrani.

Quello che ho visto in Armenia e in Artsakh è però molto di più. Ho visto giovani donne fermarsi per capire se era lei o non era lei. Ragazze commuoversi, vecchie tremare. Bambini farle festa e decorati militari mettersi sull’attenti. Antonia, con Charles Aznavour, è la voce e la bandiera di un popolo antico, nobile e glorioso, sofferente e risorto, combattivo e ospitale. Antonia è per questa gente ciò che Elie Wiesel è stato per gli ebrei. Ed è segno che c’è ancora speranza, forza, coraggio e senso nella letteratura.

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Fonte: Lettera 43, 7 settembre,  di Alessandro da Rold e Luca Rinaldi

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Si torna a indagare sulla gigantesca rete di riciclaggio continentale. Un giro da 20 miliardi di dollari. Coinvolta anche l’Italia sull’accordo per il gasdotto Tap. Come funziona la «diplomazia al caviale».

In Europa si torna a parlare del gas azero e di quell’immenso giro di denaro che tra il gennaio e l’ottobre 2014 ha messo in moto una rete di riciclaggio da 20 miliardi di dollari passati per 19 banche russe e finiti sui conti di oltre 5 mila società domiciliati in 732 banche dislocate in 96 Paesi nel mondo.

PRODOTTI 3 MILIARDI IN TRE ANNI. È uno schema che la Organized Crime and Corruption Reporting Project (Occrp) ha ribattezzato come «Lavatrice russa». Fa parte del “gioco” la lavatrice azera, che ha prodotto in tre anni circa 3 miliardi di dollari. La segnalazione è arrivata in questo senso per prima dalla Danske Bank, la banca danese che ha registrato movimenti anomali nella filiale estone che riportavano direttamente al governo e alla classe dirigente di Baku. Ma sono stati una serie di documenti in possesso del giornale danese Berlingske e condivisi con la stessa Occrp che ha svelato la possibile presenza dei notabili azeri nello schema.

«I soldi erano indirizzati a politici, giornalisti e personalità influenti con l’obiettivo di adottare una linea morbida nei confronti del presidente azero Ilham Aliyev»

Uno dei passaggi “preferiti” della lavatrice azera è il Regno Unito. Qui sarebbero transitati 16 mila pagamenti riservati da parte della classe dirigente azera, col placet del governo di Baku. Denari destinati a una rete di politici, giornalisti e personalità influenti con l’obiettivo di adottare una linea morbida nei confronti del presidente Ilham Aliyev in un momento in cui il lo stesso si è trovato a fronteggiare un mare di critiche per l’arresto di attivisti per i diritti umani e giornalisti.

DI MEZZO I CONTESTATI GASDOTTI. Insomma, quella che viene chiamata «diplomazia al caviale», o «caviar diplomacy». Buona pure per favorire gli interessi economici della classe dirigente azera, tra cui leggere alla voce Trans Adriatic Pipeline, meglio nota come Tap, ovvero il metanodotto da 871 chilometri che collegherà l’Azerbaijan con l’Europa approdando nel Salento. Di mezzo anche il contestato metanodotto Snam Rete Gas, che porterà il gas della Tap nella rete di distribuzione nazionale e seguirà un percorso di 55 chilometri e 90 metri, da Melendugno a Brindisi.

Nel giugno 2014 non sfuggì agli osservatori più attenti l’incontro romano tra il presidente azero Aliyev e l’allora premier Matteo Renzi. Negli stessi giorni faceva il suo ingresso come lobbista di British Petroleum, parte integrante del consorzio che realizzerà le opera per la Tap, l’ex premier britannico Tony Blair. Pochi mesi dopo, a novembre, il pranzo tra Blair e Renzi in cui il primo avrebbe dato indicazioni al secondo sulla «via della sinistra italiana». E forse anche sul Tap.

SOLDI DALLA FONDAZIONE A ROMA. Ma la diplomazia al caviale in Italia si è manifestata, a proposito di fondazioni, pure con i denari della fondazione Aliyev quando l’allora sindaco Gianni Alemanno e l’ambasciatore azero a Roma Vaqif Sadiqov firmarono un documento per destinare 110 mila euro in arrivo dalla stessa fondazione al restauro della Sala dei Filosofi di Palazzo Nuovo dei Musei Capitolini. Obiettivo «rafforzare i rapporti di collaborazione» già avviati nel campo della cultura con l’arrivo del monumento al poeta Nizami Ganjavi (definito «poeta azerbaigiano», in realtà nato in Persia due secoli prima della fondazione dello Stato azero) a Villa Borghese.

Nel frattempo anche la procura di Milano potrebbe riservare sorprese nei prossimi mesi. Alla fine di luglio infatti la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della procura diretta da Francesco Greco, esperto di reati finanziari, contro il proscioglimento nel 2014 del parlamentare dell’Udc Luca Volontè, accusato di aver ricevuto da politici azeri una tangente da 2 milioni 390 mila euro per orientare il suo voto come membro dell’Assemblea parlamentare del Consiglio d’Europa in favore del governo dell’Azerbaijan.

TRANSAZIONI IN SOCIETÀ OFFSHORE. I soldi, come ha verificato la Guardia di finanza dopo una segnalazione della Bcc di Barlassina, erano transitati sulla società italiana Lgv, intestata alla moglie di Volontè, e alla sua fondazione politica, Novae Terrae. I soldi sarebbero passati su società offshore in Estonia e Lettonia.

Per i pm Elio Ramondini e Adriano Scudieri il parlamentare dell’Udc avrebbe sfruttato il suo ruolo di capogruppo dei popolari europei per convincere altri parlamentari a votare contro contro il rapporto Strassaer sulle condizioni degli 85 prigionieri politici nella repubblica caucasica. Un favore al governo azero.

CASSAZIONE CONTO LA DECISIONE DEL GUP. Per la Cassazione la decisione del gup, che aveva deciso di archiviare «perché inutile la celebrazione del dibattimento», era sbagliata. «L’immunità prevista dall’articolo 68 primo comma della Costituzione (“i membri del Parlamento non possono essere chiamati a rispondere delle opinioni espresse e di voti dati nell’esercizio”) non preclude la perseguibilità del reato di corruzione per esercizio della funzione in relazione all’attività del membro del parlamento».

LA PROCURA PUÒ RIAPRIRE L’INDAGINE. Per la Cassazione, infatti, come riporta anche il Fatto Quotidiano, «il gup di Milano, nel decretare il non luogo a procedere, non ha fatto alcuna valutazione sulla sostenibilità in dibattimento dell’accusa, ma si è limitato ad elevare erroneamente l’insindacabilità delle condotte ascritte all’imputato e quindi l’operatività della clausola di immunità». Gli atti sono stati di nuovo inviati alla procura che ora può riaprire l’indagine. E chissà che non vengano fatti altri approfondimenti sulla gigantesca “lavatrice azera” e sulla diplomazia al caviale che avrebbe corrotto politici in tutta Europa.

Un’inchiesta del quotidiano britannico “The Guardian” svela che solo dal 2012 al 2014 l’Azerbaigian ha speso quasi tre miliardi di dollari per la ‘politica del caviale’. E in Italia?…

(30 set 17) OSCE IN VISITA A TALISH – Il Rappresentante speciale per il Caucaso meridionale dell’Assemblea Parlamentare dell’Osce, Kristian Vigenin, ha vistato oggi il villaggio di Talish duramente colpito dall’attacco azero dell’aprile del 2016. Era accompagnato dalla responsabile della delegazione armena, Hermine Naghdalyan . In occasione della visita la delegazione ha incontrato alcuni residenti nel villaggio nonché i parenti dell’anziana famiglia Khalapyan barbaramente trucidata dai soldati azeri. «Nel XXI secolo dobbiamo fare  in modo che non ci siano guerre e la gente abbia l’opportunità di vivere pacificamente. E spero che noi, i deputati, i rappresentanti del popolo, possiamo contribuire a questo» ha detto Vigenin.

(30 set 17) INCONTRO CON GIOVENTU’ SOCIALISTA – Il nuovo ministro degli Esteri Masis Mayilian ha incontrato oggi i rappresentanti  della “Unione internazionale della gioventù socialista” che si trova in questi giorni in visita in Artsakh. La delegazione è composta da ragazzi provenienti da venti diversi Paesi.

(29 set 17) OMBUDSMAN DELL’ARTSAKH A BUCAREST – Ruben Melikyan, Ombudsman della repubblica del Nagorno Karabakh-Artsakh ha partecipato ai lavori dell’assemblea generale degli ombudsman europei tenutasi nella capitale romena. Nonostante il tentativo della delegazione azera, il rappresentante dell’Arsakh ha tenuto il suo intervento sui diritti dei bambini e consegnato altresì un rapporto sulla violazione dei diritti umani in seguito all’aggressione azera dell’aprile 2016. Alle proteste dell’Azerbaigian, i cui media locali hanno distorto la realtà riferendo che il rappresentante del Nagorno Karabakh non aveva potuto partecipare ai lavori, ha risposto duramente il Segretario dell’European Ombudsman Institute (EOI) Josef Siegele confermando la partecipazione di Melikyan.

(29 set 17) CONCLUSE ESERCITAZIONI MILITARI – Si sono concluse oggi esercitazioni militari che hanno visti impegnati da lunedì diversi reparti dell’Esercito di difesa del Karabakh. In questi giorni si sono tenute anche simulazioni finalizzate al miglioramento dei sistemi di difesa aerea.

(28 set 17) IL SENATO DEL MICHIGAN RICONOSCE L’ARTSAKH – Il senato del Michigan ha votato oggi una risoluzione che riconosce la piena autodeterminazione dell’Artsakh. Si tratta dell’ottavo Stato degli USA a votare un simile provvedimento. (testo completo della risoluzione in Breaking News)

(28 set 17) UCCISO SOLDATO ARMENO LUNGO LINEA DI CONTATTO – Il diciannovenne Seyran Sargsyan è stato colpito da fuoco azero mentre si trovava in servizio in una postazione nel settore sud orientale della linea di contatto. La gravissima violazione azera, che giunge dopo un periodo di relativa calma, è stata registrata nel primo pomeriggio. Il presidente della repubblica Sahakyan ha conferito onorificenza postuma “Per servizio, in battaglia” al giovane caduto.

(27 set 17) IN CRESCITA L’ECONOMIA DELL’ARTSAKH – Secondo il Servizio di statistica nazionale l’indice di attività economica (EAI) della Repubblica di Artsakh è aumentato del 17,2 per cento nei primi otto mesi del 2017 rispetto allo stesso periodo dello scorso anno. Da notare che nel primo semestre dell’anno in corso è stata registrata una crescita dell’indice del 16,5 per cento in Artsakh rispetto allo stesso periodo dell’anno passato.

(27 set 17) L’ARTSAKH APPOGGIA REFERENDUM KURDISTAN – In una nota il ministero degli Affari esteri dell’Artsakh accoglie con favore il referendum tenutosi nel Kurdistan iracheno. «Accogliamo con favore l’organizzazione di un referendum sull’indipendenza del Kurdistan iracheno come atto di realizzazione del diritto dei popoli all’autodeterminazione e del diritto di scegliere autonomamente il proprio percorso di sviluppo sancito dalla Carta delle Nazioni Unite e in numerosi documenti internazionali fondamentali. Speriamo che la situazione, sviluppata a seguito del referendum, sia risolta con mezzi pacifici, tenendo conto della necessità di mantenere la stabilità e la sicurezza nella regione» si legge nella nota del dicastero.

(25 sey 17) ESTERI: LASCIA MIRZOYAN, ENTRA IL SUO VICE – Il nuovo ministro degli Affari Esteri, Masis Mayilyan, proviene dal medesimo ministero avendo ricoperto il ruolo di vice ministro durante il dicastero di Karen Mirzoyan che, a sorpresa, ha lasciato l’incarico.

(25 set 17) NUOVA ORGANIZZAZIONE AMMINISTRATIVA – Con altri decreti firmati oggi dal presidente Sahakyan è stata rimodellata l’organizzazione amministrativa dello Stato. In particolare: il Dipartimento del Turismo è stato separato dal Ministero dell’Economia e delle Infrastrutture Industriali e incluso nel Ministero della Cultura, della Gioventù e del Turismo; nella struttura dell’Ufficio del Presidente, è stata  istituita l’Amministrazione degli affari governativi che succede all’ex Amministrazione del Gabinetto dei Ministri. Alcune suddivisioni dell’ex Amministrazione del Gabinetto dei Ministri sono state incluse in vari organi. Il Dipartimento socio-economico e le suddivisioni che operano nel settore dell’amministrazione territoriale sono state incluse nel personale del ministro di Stato. I reparti del Catasto immobiliare e della proprietà immobiliare, della geodesia e dell’ispezione dello stato di terra sono stati inclusi nella struttura del Ministero dell’Economia e delle Infrastrutture Industriali. Il Dipartimento per gli Affari Interni e il Reinsediamento e la Divisione Migrazione sono stati inclusi nel Ministero del Lavoro, degli Affari Sociali e del Reinsediamento. In accordo con le nuove funzioni, sono stati approvati gli statuti e le strutture dell’Ufficio del Presidente e dell’Amministrazione degli Affari governativi. Con un altro decreto presidenziale è stato definito un nuovo ordine di organizzazione delle attività governative.  Nella stessa giornata, il presidente della repubblica ha firmato decreti anche sulla nomina del vice capo dell’ufficio del presidente Arayik Lazaryan come capo dell’amministrazione degli affari governativi dell’ufficio del presidente – primo vice capo dell’ufficio del presidente. Il Vice Ministro della Giustizia Karen Danielyan è stato nominato vice capo dell’Ufficio del Presidente – Capo del Dipartimento di Stato-Legale.

(25 set 17) PRESIDENTE FIRMA DECRETI PER CONSIGLIO DEI MINISTRI – Il presidente della repubblica Sahakyan ha formato oggi numerosi decreti relativi alla composizione del nuovo Consiglio dei ministri. Il Premier uscente Arayik Haroutyunyan è stato nominato Ministro di Stato e coordinerà l’attività dei seguenti ministri: Karine Atayan (Salute, confermata), Ararat Danielyan (Giustizia, conf.), Masis Mayilyan (Esteri), Samvel Avanesyan (Lavoro e affari sociali, conf.), Vazgen Mikayelyan (Ambiente), Zhirayr Mirzoyan (Agricoltura), Levon Grigoryan (Economia e Industria), Narine Aghabalyan (Educazione, Scienza e Sport, conf.), Sergey Shahverdyan (Cultura, Gioventù e turismo), Levon Mnatsakanyan (Difesa, conf.), Karen Shahramanyan (Pianificazione urbana, conf.), Grigory Martirosyan (Finanze).

(25 set 17) GEMELLAGGIO CHARTAR  CON DECINES-CHARPIEU – Il sindaco di Chartar (Arthur Aghabekyan   ) e quello del comune francese, Décines-Charpieu (Laurence Fautra ) hanno firmato oggi una dichiarazione di amicizia.   Décines-Charpieu, comune di 25000 abitanti nella regione di Lione, è l’ottavo comune francese a siglare un gemellaggio con comunità del Nagorno Karabakh-Artsakh. La cerimonia si è svolta al palazzo dello sport e della cultura di Chartar che si trova nella regione di Martuni.

(23 set 17) INCONTRO MINISTRI ESTERI A NEW YORK – I ministri degli Esteri di Armenia (Nalbandian) e Azerbaigian (Mammadyarov) si sono incontrati a New York dove si trovano per la 72a sessione dell’Assemblea generale delle nazioni Unite. Nel corso del colloquio, al quale hanno partecipato gli ambasciatori co-presidenti del Gruppo di Minsk, sono state discusse questioni relative al vertice fra i presidenti dei due Stati. E’ stato altresì raggiunto un accordo per la visita dei co-presidenti nella regione nel mese di ottobre.

(23 set 17) STEPANAKERT DAY, FESTE IN PIAZZA – In occasione della Giornata di Stepanakert (che coincide con il 94° anniversario della nuova denominazione toponomastica), si tengono feste, mercati e dimostrazioni sportive nelle piazze e nei parchi della città. Le massime autorità civili e religiose dello Stato partecipano agli eventi.

(22 set 17) NALBANDIAN INCONTRA GRUPPO DI MINSK – Il ministro degli Esteri dell’Armenia, Edward Nalbandian, si è incontrato a New York (dove è in corso la sessione dell’Assemblea Generale) con gli ambasciatori co-presidenti del Gruppo di Minsk dell’Osce Igor Popov (Russia), Stéphane Visconti (Francia) e Andrew Schofer (USA). Era presente anche l’amb. Andrzej Kasprzyk, rappresentante personale del presidente dell’Osce in carica. Per domani è previsto il meeting tra i ministri degli esteri di Armenia e Azerbaigian.

(21 set 17) DIFESA CRITICA VERSO RUSSIA – Il ministro della Difesa dell’Artsakh nonché comandante dell’Esercito del Karabakh ha commentato criticamente l’ultima vendita di armi della Russia all’Azerbaigian. Al riguardo ha commentato che «ogni arma venduta all’Azerbaigian è una minaccia per l’Armenia e l’Artsakh».

(21 set 17) MESSAGGIO DI SAHAKYAN PER L’ARMENIA – Il presidente della repubblica, Bako Sahakyan, ha inviato un messaggio al presidente Sargsyan in occasione del 26° anniversario dell’indipendenza dell’Armenia. Tra l’altro il presidente dell’Artsakh ha sottolineato come l’anniversario sia una festa per tutti gli armeni in ogni parte del mondo.

(19 set 17) FALLITO TENTATIVO AZERO ALL’ASSEMBLEA PARLAMENTARE – La delegazione armena alla PACE (Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa) è riuscita a bloccare una mozione presentata dalla delegazione azera nella quale si affermava che «Il Nagorno Karabakh è parte dell’Azerbaigian». Dopo acceso dibattito la discussione è stata rinviata a data da destinarsi. L’Assemblea è peraltro ancora “scossa” dalle notizie di fenomeni di corruzione di alcuni parlamentari ad opera del governo azero.

(19 set 17) IL PRESIDENTE INCONTRA DEPUTATI USA – Bako Sahakyan ha incontrato i deputati del Congresso USA, Frank Pallone, Anna Eshoo e Jackie Speier, che si trovano in visita in Artsakh. A loro ha espresso gratitudine per il viaggio e ha consegnato una medaglia di riconoscenza.

(18 set 17) DEPUTATI USA IN VISITA IN ARTSAKH – Il deputato statunitense David Vadalao (R- California) è in visita, unitamente ad altri colleghi del Congresso, in Artsakh dove ha incontrato autorità locali e seguito l’attività della ONG Halo Trust da anni impegnata nello sminamento delle zone di guerra.

(18 set 17) MIRZOYAN: SITUAZIONE SOTTO CONTROLLO – Il ministro degli Esteri dell’Artsakh, intervenendo alla conferenza di Yerevan, ha informato che la situazione lungo la linea di contatto è sotto controllo e tale rimarrà. Mirzoyan ha altresì ricordato che «secondo la Costituzione del Nagorno Karabakh nessun territorio può avere uno status diverso da quello di essere parte integrante della repubblica.» Il ministro ha anche aggiunto che Baku sta cercando di dare una connotazione religiosa al contenzioso e che ci sono prove di molti azeri che combattono nelle file dello Stato Islamico. Nel suo intervento Mirzoyan ha usato parole dure: «Prima di tutto, è un conflitto di due diverse civiltà: da un lato, il  Karabakh e l’Armenia [la civiltà], che si basa sul rispetto dei diritti umani, mentre d’altra parte l’azerbaigiana [la civiltà], che si basa sulle persecuzioni, l’uso della forza nella politica estera» precisando che quello del Nagorno Karabakh non è né un conflitto religioso né un conflitto territoriale ma di civiltà. «Noi abbiamo ripetutamente affermato che il conflitto può essere risolto sulla base dei precetti internazionali; prima di tutto, sul diritto della gente all’autodeterminazione» ha concluso.

(18 set 17) SARGSYAN: DIRITTO DI VIVERE NELLA PROPRIA PATRIA – Il presidente dell’Armenia, nel suo intervento alla Conferenza di Yerevan ha sottolineato come «Non può esserci alcuna pace finché l’Azerbaigian non si concilia con i principi sanciti dalla comunità internazionale» aggiungendo che «il popolo della Repubblica del  Nagorno Karabakh ha un diritto naturale di vivere nella loro patria. Avere un sistema governativo stabile, un’economia in via di sviluppo, la popolazione del  Nagorno Karabakh realizza questo diritto ogni giorno. Questo diritto è un fatto storico, altre questioni possono essere risolte attraverso negoziati pacifici. Abbiamo dimostrato che è impossibile farci scendere da questa via».

(18 set 17) SAHAKYAN INTERVIENE ALLA CONFERENZA DIASPORA – Il presidente  della repubblica è intervenuto all’apertura dei lavori della sesta conferenza Armenia-Diaspora, in corso a Yerevan, dal titolo “Reciproca fiducia, unità, responsabilità”. Nel suo messaggio di benvenuto ai partecipanti, Sahakyan ha ricordato come «La rappresentanza internazionale e multietnica è una piattaforma favorevole per stabilire e rafforzare il dialogo e cementare legami di amicizia con varie nazioni e stati».

(16 set 17) AL VIA IL 4° ARTSAKH WINE FESTIVAL – Ha preso il via nel villaggio di Togh (regione di Hadrut) la quarta edizione del “Festival del vino dell’Artsakh” (Artsakh wine festival) che richiama ogni anno migliaia di visitatori. Stand, degustazioni, esibizioni artistiche, incontri con gli esperti fanno da corollario alla manifestazione. Quest’anno sono arrivati anche diversi enologi e giornalisti del settore provenienti da diversi Paesi.

(16 set 17) MANOVRE MILITARI AZERE DAL 18 SETTEMBRE – Da lunedì le Forze armate dell’Azerbaigian saranno impegnate in esercitazioni militari che coinvolgeranno 15000 unità, 150 carri armati e 120 batterie lanciamissili. Lo riferiscono media azeri.

(16 set 17) AL VIA CONVEGNO SU ARTSAKH – Hanno avuto inizio i lavori della seconda edizione di un convegno, prevalentemente rivolto ai giovani, dal titolo “Problemi e prospettive del riconoscimento internazionale della repubblica di Artsakh“. Al forum partecipano esperti, ieri ricevuti dal ministro degli esteri Mirzoyan, provenienti da diversi Paesi.

(15 set 17) SMENTITA PROPAGANDA AZERA – Il ministero della Difesa dell’Artsakh ha smentito voci di propaganda azera (sito haqquin.az) secondo le quali otto soldati armeni sarebbero deceduti e quattro rimasti feriti in un incidente stradale.

(14 set 17) GIORNALISTI IN ARTSAKH PER IL FESTIVAL DEL VINO – Blogger e giornalisti da dieci differenti Paesi arrivano oggi in Artsakh per partecipare e “coprire” la quarta edizione del festival del vino che si terrà sabato nel villaggio di Togh. Nonostante le minacce azere per coloro che visitano la repubblica, continua l’afflusso di esponenti della cultura, dell’informazione e della politica in Artsakh. Lo ha sottolineato con soddisfazione anche il ministro degli Esteri dell’Armenia, Nalbandian.

(14 set 17) SAHAKYAN VISITA IL PALAZZO DELLA CULTURA – Il presidente della repubblica ha visitato oggi nella capitale il “Palazzo della gioventù e della cultura” oggetto di importanti lavori di ristrutturazione e ammodernamento. Sahakyan ha verificato lo stato di avanzamento degli interventi.

(12 set 17) IL PRESIDENTE TIENE CONSULTAZIONI POLITICHE – Il presidente della repubblica Bako Sahakyan ha incontrato oggi congiuntamente le delegazioni delle forze politiche presenti in Parlamento. Al centro dei colloqui la situazione politica ed economica interna nonché la politica estera.

(12 set 17) MONITORAGGIO OSCE LUNGO LA LINEA DI CONTATTO – Funzionari dell’Osce hanno effettuato oggi un monitoraggio lungo la linea di contatto tra Azerbaigian e Artsakh. L’osservazione è avvenuta lungo il settore orientale all’altezza della regione di Hadrout. Non sono state segnalate violazioni del cessate-il-fuoco

(11 set 17) SAHAKYAN VISITA TALISH – Nuova visita del presidente della repubblica nel villaggio di Talish, duramente colpito dagli azeri nell’aprile 2016. Sahakyan ha verificato l’andamento dei lavori di ricostruzione delle abitazioni danneggiate.

(8 set 17) KAREKIN II: NON ESISTE ALTERNATIVA ALLA PACE – Si è svolto oggi, presso il monastero patriarcale di san Daniele a Mosca, un incontro trilaterale fra il Patriarca russo Kirill I, il Catholikos armeno Karekin II e lo sceicco Pashazadeh, massima autorità religiosa dell’Azerbaigian. questo un passaggio del discorso di S.S. Karekin II: «(…) Nella speranza di stabilire la pace nelle vite dei nostri popoli, facciamo nostre le iniziative verso questi incontri per discutere le modalità con cui i leader spirituali possono contribuire alla soluzione pacifica del conflitto di Karabah. Purtroppo oggi i risultati degli sforzi investiti non sono significativi, ma le aspettative dei nostri cittadini nella ricerca di una convivenza pacifica sono molto più grandi e sostanziali. A questo proposito, ci aspettiamo risultati positivi dalle riunioni organizzate dei presidenti dell’Armenia e dell’Azerbaigian, dei loro ministri degli affari esteri e del processo negoziale. Nonostante le dichiarazioni fatte durante le riunioni dei presidenti armeni e azeri, gli appelli e i messaggi dei leader spirituali, oggi il cessate il fuoco continua ad essere violato sul confine, ci sono ancora soldati uccisi e talvolta anche pacifici residenti degli insediamenti confinanti . Troviamo particolarmente preoccupanti i casi di schermatura dietro la popolazione civile per trasformarla in un obiettivo intenzionale. Gli appelli militari e le dichiarazioni sull’aumento dell’armamento non si fermano al di là del confine. Tutto ciò mette in pericolo gli sforzi per costruire un’atmosfera di fiducia e di comprensione reciproca e rompe il già fragile cessate-il-fuoco, trasformando una nuova realtà di espansione del conflitto che abbiamo assistito nell’aprile del 2016, quando le operazioni militari su larga scala sono state scatenate dalle forze armate azerbaigiane. Tutti conoscono la cronologia di quei giorni, documentata anche dalla comunità internazionale, soldati uccisi in battaglia e le torture commesse contro civili pacifici; le atrocità e la violenza hanno causato perdite e distruzioni. Ricordando questi incidenti, si pone una domanda naturale: come può essere preservata la stabilità e la pace della situazione quando gli sforzi compiuti in tale direzione sono unilaterali? Come possiamo ottenere la pace quando gli sforzi e le misure non vengono risparmiati per istigare l’odio e l’inimicizia tra la propria popolazione contro il popolo armeno vicino in tutti i modi possibili e impossibili? e per contrastare le valutazioni eque e obiettive della parte armena e della comunità internazionale con accuse ingiustificate? Non esiste alternativa alla pace nella nostra regione, nonché alla soluzione del conflitto in Karabakh esclusivamente attraverso i negoziati. Non esiste altra alternativa alla vita libera e indipendente del nostro popolo fedele in Artsakh. È oggi imperativo esprimere la volontà e l’impegno nel risolvere il problema esclusivamente sulla piattaforma di negoziazione e di prevenire atti di violazione del cessate il fuoco, rimuovere i cecchini dai confini – per fermare il fuoco continuo e non diventare un motivo per le disgrazie delle famiglie in condizioni di cessate il fuoco; mantenendo la vita dei nostri figli militari sicuri. Ogni pallottola che viene liberata contro la creatura di Dio è anche contro Dio (…)

(8 set 17) INCONTRO RELIGIOSO A MOSCA – Oggi, nella capitale russa, si incontrano il Catholikos di Tutti gli Armeni, Karekin II, e il capo spirituale dell’Azerbaigian Allahshukur Pashazadeh. Al centro del colloquio sarà ovviamente la situazione di conflittualità sul Nagorno Karabakh e la pace regionale. L’incontro è stato organizzato con la mediazione del Patriarca ortodosso di Tutta la Russia, Kirill I.

(8 set 17) FONDI USA PER SMINAMENTO – Il Congresso degli Stati Uniti ha approvato lo stanziamento di un milione e mezzo di dollari per interventi di sminamento di alcune aree del Karabakh. Dal 2000 gli USA contribuiscono all’attività della ONG Halo Trust che ha quasi completato lo sminamento della regione.

(7 set 17) IL GOVERNO RASSEGNA LE DIMISSIONI –  In conformità all’articolo 169 della Costituzione della Repubblica di Artsakh, il Gabinetto dei Ministri ha presentato oggi le sue dimissioni al Capo dello Stato. Lo stesso giorno, il presidente Bako Sahakyan ha firmato un decreto con il quale ha accettato le dimissioni del Gabinetto. Tuttavia, i membri del Gabinetto dei Ministri continueranno a svolgere le loro funzioni fino alla costituzione di un nuovo governo. Sahakyan, eletto presidente per la terza volta, sarà tale fino alla scadenza del mandato dell’attuale Assemblea Nazionale nel 2020. Successivamente, nella repubblica saranno condotte elezioni presidenziali a livello nazionale.

(7 set 17) SAHAKYAN ASSUME I POTERI DI PRESIDENTE PROVVISORIO – Davanti all’Assemblea nazionale, riunita oggi in sessione speciale, Bako Sahakyan ha assunto ufficialmente i poteri del suo terzo mandato che eserciterà provvisoriamente fino alle prossime elezioni presidenziali del 2020 con le quali sarà altresì rinnovato il Parlamento. Per questo mandato provvisorio, Sahakyan è stato eletto dai parlamentari lo scorso 19 luglio. Con un referendum a febbraio il popolo dell’Artsakh ha confermato la riforma costituzionale che modifica l’assetto dello stato da repubblica parlamentare a repubblica presidenziale.

(6 set 17) L’ASSEMBLEA PARLAMENTARE DENUNCIA L’AZERBAIGIAN – La Commissione affari legali dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa (PACE) ha approvato una risoluzione che esprime preoccupazioni in merito alla situazione dei diritti umani e al funzionamento della giustizia in Azerbaigian. Approvando all’unanimità una risoluzione basata su una relazione di Alain Destexhe (Belgio, ALDE), la Commissione ha espresso preoccupazione per «denunce e detenzioni di leader delle ONG, difensori dei diritti umani, attivisti politici, giornalisti, blogger e avvocati, presunte accuse relative al loro lavoro»”. La Commissione osserva con grande preoccupazione le relazioni che collegano il governo dell’Azerbaigian a un sistema di movimenti di denaro di grandi dimensioni che si verifica negli anni dal 2012 al 2014, utilizzato in particolare per influenzare l’attività dei membri dell’Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa per quanto riguarda i diritti umani situazione in Azerbaigian. Esorta le autorità azerbaigiane a avviare senza indugio un’indagine indipendente e imparziale su tali accuse e, inoltre, cooperare pienamente con autorità e organi competenti internazionali in materia.

(6 set 17) PROBABILE INCONTRO MINISTRI ESTERI A SETTEMBRE – I ministri degli esteri di Armenia e Azerbaigian potrebbero incontrarsi a breve in occasione dell’apertura della prossima sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. In ambienti diplomatici circola la data del 20 settembre per il meeting fra Nalbandian e Mammadyarov.

(5 set 17) RIUNIONE ORGANIZZATIVA PER L’ASSEMBLEA NAZIONALE – In vista dell’entrata in carico del presidente Sahakyan nel suo nuovo ufficio di presidente di transizione fino alle prossime elezioni politiche del 2020, il presidente dell’Assemblea nazionale Ashot Goulyan ha convocato una riunione organizzativa con i capigruppo delle forze politiche presenti in parlamento.

(4 set 17) NUOVI ARMAMENTI PER L’ARTSAKH – Grazie a fondi extra budget e donazioni dalla Diaspora, la repubblica del Nagorno Karabakh-Artsakh ha provveduto negli ultimi mesi all’acquisto di nuovi armamenti difensivi. Lo rivela in un’intervista il colonnello Viktor Arustamyan dell’Esercito di difesa del Karabakh che, ovviamente, ha omesso di specificare quale tipo di armi sia stato acquistato.

(2 set 17) IL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELL’ARMENIA, SARGSYAN – «Cari compatrioti, mi congratulo con la Giornata dell’Indipendenza della Repubblica di Artsakh. Oggi, ventisei anni fa, gli armeni di Artsakh hanno proclamato la propria indipendenza. Sono riusciti ad alzarsi come una fenice dalle ceneri e dalle rovine della guerra e si presentano al mondo con un esercito eroico, istituzioni funzionali funzionali, un progresso economico serio, istituzioni educative e culturali esemplari e infine una società ben organizzata, che tiene sulle sue tradizioni nazionali, ma allo stesso tempo è moderno e capace di localizzare tutto il bene che l’umanità vanta nella scienza e nella cultura, nell’economia, nella politica e in altre aree. Negli ultimi ventotto anni, l’Artsakh si è evoluto con successo per diventare uno Stato solido, libero e democratico. L’ Artsakh, Paese amante della pace, non solo ha la capacità di combattimento necessaria, ma è anche vitale e competitivo. I difensori dell’Artsakh sono bravi a combattere e sanno cosa stanno combattendo. Le forze armate dell’Artsakh difendono la sicurezza non solo dell’Artsakh, ma anche dell’Armenia e, in generale, dell’intera nazione armena. Le ostilità dell’aprile scorso, avviate dall’Azerbaigian, hanno dimostrato ancora una volta l’impossibilità di una soluzione militare alla questione Artsakh. Quella losca impresa è stata condannata al fallimento, poiché l’Esercito di Difesa è forte con l’Armenia e ha tutta la nazione armena alla spalle. In questo giorno glorioso, ci inchiniamo alla memoria di coloro che sono morti per amore della libertà di Artsakh. Viva il libero ed indipendente Artsakh! Viva la Repubblica di Artsakh!»

(2 set 17) IL MESSAGGIO DEL PRESIDENTE DELL’ARTSAKH, SAHAKYAN – «A nome delle autorità dell’Artsakh e mio personale estendo a tutti noi le congratulazioni più calde per il 2 settembre, il giorno della Repubblica di Artsakh. 26 anni fa il nostro popolo ha preso la decisione storica di determinare il proprio destino e costruire uno stato libero, indipendente, democratico, legale e sociale. Durante questi anni insieme alle nostre sorelle e ai nostri fratelli di Madre Armenia e della Diaspora siamo riusciti a realizzare numerosi programmi strategici che, giorno dopo giorno, ci avvicinano al raggiungimento dei nostri obiettivi nazionali preziosi, rafforzando ulteriormente e sviluppando il nostro Paese. Sono fiducioso che il mondo civilizzato e progredito riconoscerà prima o poi questa giusta e legittima risoluzione del popolo dell’Artsakh, non esiterà ad ammettere le realtà prevalenti che dimostrano la nostra adesione ai valori umani universali e all’impegno verso le norme e i principi internazionali. Sono fiducioso dal momento che il nostro popolo ha dimostrato attraverso il proprio lavoro faticoso e il servizio dedicato dei loro figli coraggiosi che è in grado di costruire, rendere prospera e salvaguardare la propria patria ancestrale, la propria indipendenza statale. Cari compatrioti, ancora una volta mi congratulo con voi per questa giornata indimenticabile e desidero la pace, la buona salute e tutto il meglio per voi, il benessere e la prosperità per il nostro popolo e la patria.»

(2 set 17) 26° ANNIVERSARIO DICHIARAZIONE DI INDIPENDENZA, CERIMONIE IN TUTTA LA REPUBBLICA – Popolazione, autorità civili e religiose hanno festeggiato in tutta la repubblica di Artsakh il 26° anniversario della dichiarazione di indipendenza. Un corteo si è snodato per le vie della capitale dove si sono svolte solenni cerimonie al sacrario dei caduti. Il presidente della repubblica di Armenia, Sargsyan, e quello di Artsakh, Sahakyan, hanno deposto corone di fiori e hanno sfilato in testa al corteo.

(1 set 17) LAVROV ACCUSA I PAESI OCCIDENTALI – Se i paesi occidentali avessero rispettato le dichiarazioni dell’OSCE, il conflitto del Karabakh, quello del Kosovo e della Transnistria sarebbero stati risolti molto tempo fa, ha dichiarato il ministro degli esteri russo Sergey Lavrov. «I nostri tentativi di renderle giuridicamente vincolanti (le dichiarazionie dell’Osce, NdR) sono stati respinti dai paesi occidentali. Sono convinto che se ciò non avvenisse e se la sicurezza uguale e indivisibile realmente acquisisse una forma giuridicamente vincolante, molti conflitti che sono presenti in Europa sarebbero stati risolti molto tempo fa. Penso che ciò si riferisca ai conflitti transnistriani, del Karabakh e del Kosovo» ha precisato il ministro.

(1 set 17) SARGSYAN VISITA IL MONASTERO DI DADIVANK – Il presidente della repubblica di Armenia, Serzh Sargsyan, si è recato oggi in visita nel monastero di Dadivank dove ha preso visione dei lavori di restauro che interessano il complesso, tra i più belli di tutto l’Artsakh.

(1 set 17) PRIMO GIORNO DI SCUOLA IN ARTSAKH – E’ suonata questa mattina la campanella in 217 scuole dell’Artsakh per il primo giorno di scuola del nuovo anno scolastico. sono circa 2500 i nuovi alunni che per la prima volta siedono ai banchi di scuola.

(1 set 17) INAUGURATA LA VARDENIS-MARTAKERT – Il presidente della repubblica di Armenia, Sargsyan, e quello di Artsakh, Sahakyan, hanno preso parte alla cerimonia di inaugurazione della strada interstatale tra Vardenis (Armenia) e Martakert (Artsakh) finanziata anche con donazioni provenienti dalla Diaspora. La strada, completamente rifatta e riammodernata, permette un più rapido collegamento con l’Armenia ed è di strategica e politica importanza in quanto evidenzia la necessità di una stretta unione fra le due repubbliche lungo tutto il confine occidentale dell’Artsakh.

(1 set 17) MUORE SOLDATO CAUSA MINA – Il diciannovenne Hayk Khachatryan ha perso la vita questa mattina a causa dell’esplosione di una mina. Il tragico fatto è accaduto nel settore settentrionale della linea di contatto. Sono in corso accertamenti per capire la esatta dinamica di quanto accaduto. Il presidente Sahakyan ha conferito l’onorificenza postuma “Per servizio, in battaglia” al giovane caduto.

 

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L’ormai ex co-presidente USA del Gruppo di Minsk, Richard Hoagland, nel suo ultimo giorno di incarico si lascia andare a dichiarazioni inaccettabili sulla risoluzione del contenzioso del Nagorno Karabakh

Fonte: Tempi.it, 8 agosto,  di Averi Kaczka

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Secondo di una serie di articoli (il primo reportage lo trovate qui)

Nelle persone dal carattere forte l’eccezionale forza d’animo e la virtù derivano da un pesante onere e dalle difficoltà. Vale a dire, non sono sole le circostanze che un individuo affronta a formare la persona, ma quali azioni quella persona intraprende in risposta alle circostanze. Frankling D. Roosevelt, nonostante la paralisi dovuta alla poliomielite, divenne presidente degli Stati Uniti d’America e guidò il suo paese attraverso la Grande Depressione e la Seconda Guerra Mondiale. Se non si cerca di superare le sfide che la vita presenta, allora non è possibile ottenere ciò che appare impossibile. Se Roosevelt si fosse arreso alla poliomielite e si fosse lasciato consumare, non avrebbe compiuto le sue imprese. Invece di considerare la sua condizione come un semplice peso, un’ingiustizia del fato contro di lui, Roosevelt cercò di scavalcarla. Questo esempio serve a dimostrare che le difficoltà non dovrebbero essere considerate come un peso, ma come una sfida essenziale per lo sviluppo e il progresso.

Questo è il caso della gente di Artsakh: nonostante una dura storia di avversità, dalle atrocità del genocidio armeno all’occupazione sovietica, i conflitti con Turchia e Azerbaigian e l’attuale lotta per il riconoscimento della sua indipendenza, la gente di Artsakh è rimasta salda e unita. Terra di armeni formalmente distinta dall’Armenia, la Repubblica di Artsakh è un paese indipendente di circa 150 mila persone che cercano di superare il loro passato pieno di difficoltà e di svilupparsi come paese forte. In tutto il paese ci sono chiari e distinti indizi della storia di conflitti e battaglie che la popolazione ha affrontato. Tuttavia sono stati compiuti anche notevoli sforzi per superare questi conflitti.

Abbondano gli edifici in rovina, in particolare nella storica ex capitale Shushi, e i progetti di restauro sono costantemente in corso in tutto il paese, nel tentativo da parte degli abitanti di Artsakh di risanare la loro eredità culturale. L’inflazione e i salari bassi rendono il costo della vita alto, ma la generosità e gentilezza sono ancora una prassi comune tra la gente, persino (e soprattutto) verso quegli stranieri che vanno a trovarli. Alcune persone di Artsakh si sentono più a loro agio parlando russo anziché armeno, risultato dell’influenza sovietica, ma i giovani parlano entrambe le lingue e adottano rapidamente l’inglese come terza lingua. Questa inclusione dell’inglese all’interno della popolazione consente loro di avere una voce anche in Occidente.

Queste difficoltà non scoraggiano la gente di Artsakh, che anzi prendono le misure necessarie per superare gli ostacoli al fine di rafforzare il loro popolo e il proprio paese. L’anno scorso l’Artsakh stava affrontando un’escalation nel conflitto con l’Azerbaigian, ma la gente ora trae orgoglio dal Memoriale in ricordo della difesa di Shushi e dedica il terzo brindisi di ogni festa in onore dei propri soldati. Gli abitanti di Artsakh sono militari per necessità, ma non ne vengono toccati nel cuore. Cercano semplicemente di vivere una buona vita e di essere se stessi, di attenersi alle loro tradizioni e di difendere la propria identità così come la loro esistenza. Non sono solo le avversità che la gente di Artsakh affronta a definirli, ma anche i valori che custodiscono. Il simbolo nazionale di Artsakh, intitolato Meno enk mer lerner, “Siamo le nostre montagne”, esprime il profondo legame della gente di Artsakh con la loro terra e le loro tradizioni. Come le montagne, il popolo di Artsakh possiede una forza insormontabile. Non permettono che le difficoltà impediscano loro di prosperare, ma cercano di fare ciò che è buono e difficile perché è giusto e gratificante.

Nell’Occidente contemporaneo, e in particolare negli Stati Uniti, l’atteggiamento e l’approccio verso le difficoltà sono scivolati nella paralisi. Invece di affrontare le sfide che si incontrano, gli americani sono arrivati a credere che molte sfide della vita sono ostacoli da respingere perché ci si trova nel torto. La storia degli Stati Uniti non è mai stata facile, ma il paese ha prosperato perché la sua popolazione ha cercato l’eccellenza perseguendo il bene in senso aristotelico: l’aspirazione degli Stati Uniti è sempre stata quella di incarnare l’eccellenza. La storia del paese è piena di persone eccezionali come Roosevelt che hanno superato le avversità, a cominciare dall’esempio dei Padri Fondatori. In meno di due secoli gli Stati Uniti si sono trasformati da un paese appena divenuto indipendente alla più grande superpotenza mondiale.

Il raggiungimento del potere non si ottiene senza difficoltà e conflitti, né la storia degli Stati Uniti è stata senza macchie. Il coraggio degli americani nell’affrontare le avversità e la loro “caccia all’eccellenza” sono esemplari. Ma a causa dei loro errori e dei loro crimini sanguinosi, molti americani hanno sviluppato disprezzo e disapprovazione per gli Stati Uniti e la loro storia. C’è una grande paura e un profondo risentimento in molti americani disillusi che credono che il sogno americano sia fallito e che il loro paese abbia perso la forza. Hanno però dimenticato che sono le difficoltà e la determinazione – e non la facilità e il successo – a caratterizzare il sogno americano.

Come la storia dell’ascesa degli Stati Uniti è segnata dalle lotte, così anche lo sforzo del singolo cittadino americano verso il successo è una questione di avversità. Per gli americani è importante ricordare che la Dichiarazione di indipendenza promette ai cittadini il diritto di perseguire la felicità: questa promessa autorizza ciascuno a perseguire non una felicità svincolata, ma tutte le difficoltà che si accompagnano alla ricerca dell’eccellenza. Se uno fosse all’altezza della sfida, allora la felicità sarebbe alla sua portata. Non è la grandezza che l’America promette al suo popolo, ma la possibilità di raggiungere la grandezza. Lo stress, i conflitti e le sfide sono requisiti necessari allo sviluppo: sono colline da salire così che ciascuno possa raggiungere le proprie aspirazioni.

Eppure i giorni in cui le persone intraprendevano iniziative in America hanno ceduto il passo a esibizioni di diritti e apatia. Sebbene il fatto stesso di essere un cittadino americano sia un privilegio, ogni cosa che infrange il proprio comfort viene considerata un’ingiustizia. Quando si incontra una difficoltà la risposta standard è quella di condannarla come ingiustizia. Ora che le persone stanno diventando sempre più riluttanti ad afferrare un’occasione e fare ciò che è necessario, l’eccellenza per la quale l’America si è battuta scivola via.

Soprattutto ora in questi tempi di grande incertezza e dubbio, e ora che la prosperità e il potere degli Stati Uniti vacillano, è importante che gli americani non abbandonino la ricerca dell’eccellenza. Come la gente di Artsakh, devono affrontare di petto le avversità e, ancora una volta, fare ciò che è necessario per superare le sfide che si incontrano. Condannare completamente gli Stati Uniti per i suoi difetti equivale a ignorare gli enormi sforzi di un popolo che ha tentato di migliorare il mondo. Non è stato un compito portato a termine facilmente, ma in due secoli gli Stati Uniti hanno contribuito in larga parte al benessere del mondo. Essere un patriottico americano non significa esentare il proprio paese dalla colpa, ma riconoscere, sostenere e incarnare gli ideali sui cui l’America è fondata: quelli di libertà e indipendenza. E soprattutto significa rispettare la coraggiosa ricerca intrinseca a questi valori, la ricerca della verità e del bene.

 

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(31 ago 17) CHIUDE UFFICIO OSCE A YEREVAN – L’Ufficio dell’Osce di Yerevan ha terminato oggi, dopo diciassette anni di presenza, la propria attività. E’ la conseguenza della posizione dell’Azerbaigian (dove l’Ufficio Osce ha chiuso alcuni mesi or sono) che ha posto il veto al bilancio dell’Organizzazione nel Caucaso meridionale ed ha costretto alla chiusura di tutte le sedi; quella in Armenia era l’unica ancora in funzione. Inutili nei mesi passati sono state le pressioni delle presidenze di Germania e Austria affinché Baku rivedesse la propria posizione

(31 ago 17) ANTONIA ARSLAN IN ARTSAKH – La scrittrice italiana di origini armene, Antonia Arslan, si trova in Artsakh. Nella giornata odierna è stata ricevuta dal presidente Sahakyan con il quale ha discusso lo sviluppo di alcuni progetti in ambito culturale. All’incontro ha partecipato altresì una delegazione della “Tufenkian foundation”

(30 ago 127) RICEVUTA DA MIRZOYAN DELEGAZIONE DI PARLAMENTARI CANADESI – Il ministro degli Affari esteri, Karen Mirzoyan, ha ricevuto a Stepanakert una delegazione di parlamentari canadesi giunti in Artsakh  Artsakh per condurre uno studio sulle violazioni del diritto umanitario internazionale e dei crimini militari commessi dall’Azerbaigian durante l’aggressione su larga scala lanciata contro Nagorno Karabakh nell’aprile del 2016. Mirzoyan ha accolto con favore l’iniziativa e ha sottolineato l’importanza di sensibilizzare l’opinione pubblica nella comunità internazionale sulle ragioni e le conseguenze dell’aggressione azerbaigiana e sulla condanna delle persone responsabili per il contenimento dell’attività criminale delle autorità azerbaigiane.  Durante l’incontro, il Ministro degli Esteri dell’Artsakh ha presentato i fatti dei crimini commessi dalle forze armate azerbaigiane durante l’aggressione di aprile e il periodo successivo. Karen Mirzoyan ha anche illustrato la storia del conflitto azzurro del Karabakh, la fase attuale del suo insediamento e la posizione della Repubblica di Artsakh sul raggiungimento di una soluzione duratura del conflitto.

(30 ago 17) SARGSYAN ARRIVA IN ARTSAKH – Il presidente dell’Armenia, Serzh Sargsyan, è giunto in Artsakh dove si tratterrà alcuni giorni per partecipare alle celebrazioni del 26° anniversario della dichiarazione di indipendenza (2 settembre).

(29 ago 17) SCHOFER: CREDO CHE UNA SOLUZIONE SIA POSSIBILE – Il nuovo co-presidente Usa del Gruppo di Minsk, Andrew Shofer, nel corso di un’intervista all’agenzia azera APA ha dichiarato che vorrebbe «vedere che i presidenti dell’Azerbaigian e dell’Armenia accettino di incontrarsi al più presto possibile, e concentrare negoziati sulla buona fede a spostare in avanti il processo di pace. Capisco che ci sono molti problemi difficili da discutere, ma credo che sia possibile una risoluzione. Per far ciò, tuttavia, le leadership di Azerbaigian e Armenia devono prima dimostrare la volontà politica necessaria per portare la pace in questa regione. Questo conflitto è andato avanti troppo a lungo» ha aggiunto.

(28 AGO 17) SARGSYAN SUI COLLOQUI CON PUTIN – Nel corso di una conferenza stampa, il presidente dell’Armenia ha risposto anche ad alcune domande relative al recente incontro con il collega russo Putin. In particolare, ha dichiarato che non è stato discusso alcun dispiegamento di forze di pace lungo la linea di contatto tra Nagorno Karabakh e Azerbaigian. Il presidente armeno inoltre ha considerato non casuali le dichiarazioni dell’ex co-presidente USA Hoagland giunte in concomitanza con il vertice presidenziale di Sochi.

(28 ago 17) MIRZOYAN INCONTRA COLLEGA DELL’ABKHAZIA – Il ministro degli Esteri della repubblica ha incontrato a Stepanakert il collega Daur Kove della repubblica di Abkhazia. Nel corso dell’incontro i due ministri hanno discusso dello sviluppo delle relazioni fra i due Stati e della cooperazione fra i due ministeri. Al termine si è tenuta una conferenza stampa.

(28 ago 17) INSEDIATO NUOVO CO-PRESIDENTE USA – Da oggi Andrew Schofer ricopre il ruolo di co-presidente USA del Gruppo di Minsk dell’Osce. Laureato a Yale nel 1985, master in Affari internazionali alla Columbia University, il nuovo rappresentante statunitense vanta venticinque anni di esperienza diplomatica in diverse ambasciate e negli ultimi anni si è “specializzato” nella risoluzione dei conflitti: dal 2011 al 2014 è stato vice capo missione a Cipro, mentre dal 2015 ha ricoperto il ruolo di incaricato d’affari presso la missione USA a Vienna nelle organizzazioni internazionali. Succede a Richard E. Hoagland. Nel suo mandato affiancherà i co-presidenti russo (Igor Popov) e francese (Stephane Visconti).

(26 ago 17) MORTO SOLDATO FERITO DA FUOCO AZERO – Artak Bisharyan, il ventiseienne soldato armeno rimasto seriamente ferito da fuoco azero, è morto questa notte all’ospedale di Stepanakert dove era ricoverato. Il presidente Sahakyan ha conferito un’onorificenza postuma “Per servizio, in battaglia” al caduto.

(25 ago 17) SAHAKYAN ISPEZIONA SUPERSTRADA – Il presidente Bako Sahakyan si è recato oggi in visita nelle regioni di Martakert e Shahumian dove ha ispezionato lo stato di avanzamento dei lavori di riammodernamento della strada che collega Vardenis (Armenia) a Martakert. Presente anche il premier Haroutyunyan e funzionari dell’amministrazione civile oltre a un rappresentante del fondo Hayastan che sponsorizza parte degli interventi.

(24 ago 17) ANCA CONDANNA LE RACCOMANDAZIONI DI HOAGLAND – Il “Armenian National Committee of America” (ANCA) ha bollato come “inaccettabili” le dichiarazioni del co-presidente USA del Gruppo di Minsk dell’Osce riguardo le ipotesi di risoluzione del conflitto sul Nagorno Karabakh. Il direttore esecutivo dell’ANCA, Aram Hamparian, ha criticato la “riscrittura leggera” dei cosiddetti Principi di Madrid fatta da Hoagland le cui dichiarazioni non sono di aiuto al subentrante nuovo co-presidente USA Andrew Schofer che da lunedì prossimo assumerà l’incarico già ricoperto da Hoagland.

(24 ago 17) MIRZOYAN: LA NOSTRA POSIZIONE E’ IMMUTATA – Il ministro degli Esteri della repubblica del Nagorno Karabakh-Artsakh, Karen Mirzoyan, ha commentato le odierne dichiarazioni di Hoagland. «La nostra posizione rispetto a tali proposte è conosciuta e rimane invariata. Qualsiasi modello di risoluzione del conflitto azerbaigiano-karabako, volto a garantire una pace stabile e a lungo termine, è impossibile senza la piena partecipazione dell’Artsakh in tutte le fasi del processo negoziale e non può ignorare le realtà esistenti» ha dichiarato il ministro secondo il quale la guerra di aprile del 2016 ha dimostrato chiaramente che gli approcci, sconnessi alla realtà, sono pericolosi e possono aprire la strada a sviluppi imprevisti. «Oggi, prima di tutto, è necessario adottare misure costanti per garantire l’irreversibilità del processo di pace e l’attuazione degli accordi raggiunti, in particolare, sull’attuazione di meccanismi di indagine sulle violazioni del cessate il fuoco. Gli accordi non realizzati diventano zavorre e impediscono la possibilità di un cambiamento positivo nei negoziati».

(24 ago 17) NALBANDIAN: INESATTEZZE E OMISSIONI NELLE PAROLE DI HOAGLAND – In un successivo intervento il ministro Nalbandian ha aggiunto: «Ho già avuto l’opportunità di rispondere a questa domanda oggi e ho affermato che essi (i punti enunciati da Hoagland, NdR) esprimono generalmente le disposizioni delle cinque ben note dichiarazioni sulla soluzione del conflitto di Nagorno-Karabakh fatta dai presidenti della Co-Presidenza del Gruppo di Minsk Paesi». Alla domanda se il co-presidente Hoagland ripete le disposizioni presentate in precedenza, Nalbandian ha dichiarato che il diplomatico americano ha cercato di aderire alle disposizioni, ma la sua dichiarazione conteneva “alcune inesattezze e omissioni”. «Ma ripeto che la posizione sull’accordo di conflitto nel Nagorno-Karabakh non è espressa da una dichiarazione individuale, ma da proposte e dichiarazioni comuni dei paesi co-presiedenti, in particolare le cinque dichiarazioni adottate a livello presidenziale, che sono state ripetutamente riaffermate dai co-Presidenti, come ad esempio la dichiarazione di Amburgo adottata dai ministri degli Esteri dei paesi co-presiedenti. Questa è la posizione dei paesi co-presidenti del gruppo di Minsk» ha detto Nalbandian. Secondo il ministro degli Esteri, oltre ai sei punti sulla risoluzione del conflitto, le dichiarazioni dei presidenti e dei ministri degli esteri dei paesi co-presiedenti si riferiscono ai tre principi del diritto internazionale: non uso di forze o minaccia di forze, uguaglianza e autodeterminazione dei popoli e l’integrità territoriale. «L’Armenia ha ripetutamente espresso la sua posizione sulle dichiarazioni espresse dai co-Presidenti, a differenza dell’Azerbaigian, che ignora queste affermazioni fingendo di non esistere affatto. Pertanto, Baku si oppone chiaramente agli approcci dei paesi co-presiedenti. La parte azerbaigiana è stata recentemente impegnata a comporre scenari sulla soluzione del problema, inventando alcuni elementi per la risoluzione, mentre le dichiarazioni dei co-Presidenti riaffermano che queste esperienze non hanno nulla a che vedere con la realtà. Nella sua ultima dichiarazione, Hoagland inizia l’elenco dei punti dalla determinazione dello status giuridico finale di Nagorno-Karabakh attraverso l’espressione della volontà, che deve avere una forza giuridica, anche per l’Azerbaigian» ha sottolineato Nalbandian che ha ricordato come «sia divenuta una prassi comune per Baku ritirarsi dal precedente che fa riferimento anche alle misure di costruzione della fiducia, ha spiegato. In particolare, la dichiarazione dei ministri degli Esteri dei paesi co-presidenti adottata ad Amburgo ha anche esortato per l’attuazione degli accordi raggiunti al vertice di Vienna e di San Pietroburgo. Come sappiamo, Armenia e Artsakh hanno ripetutamente espresso la disponibilità a farlo, mentre l’Azerbaigian rifiuta di sostenere i propri impegni. L’Armenia continuerà a intraprendere sforzi congiunti con i Paesi co-presidenti del Gruppo Minsk di OSCE per trovare una soluzione esclusivamente pacifica al conflitto Azerbaigian-Karabakh.»

(24 ago 17) NALBANDIAN: HOAGLAND NON DICE NULLA DI NUOVO – Il ministro degli Esteri dell’Armenia, Edward Nalbandian, commentando con i giornalisti le affermazioni del co-presidente USA del gruppo di Minsk, Richard Hoagland, ha dichiarato che non vi è nulla di nuovo rispetto a quanto già discusso in passato. «Se esaminate le cinque dichiarazioni dei presidenti degli stati di co-presidenza, non c’è niente di nuovo nei confronti di questi punti» ha detto Nalbandian. Il ministro ha aggiunto che un’altra questione è che l’Azerbaigian evita di esprimere la propria posizione in merito a queste affermazioni. Inoltre, non solo elude, ma finge anche che tali offerte, principi o elementi non esistano.

(24 ago 17) HOAGLAND (USA) ENUNCIA I PUNTI CHIAVE DI UN ACCORDO – Il co-presidente USA del gruppo di Minsk dell’Osce, Richard Hoagland, ha informalmente enunciato i punti chiave che dovrebbero essere la base di un accordo sul Nagorno Karabakh. Questo il testo secondo “Voice of America”: «UNO – All’area entro i confini dell’ex regione autonoma del Nagorno-Karabakh, che non è controllata da Baku, dovrebbe essere concesso uno status ad interim che, almeno, fornisca garanzie per la sicurezza e l’autogoverno. DUE – i territori occupati che circondano Nagorno-Karabakh dovrebbero essere restituiti al controllo azero. Non ci può essere alcuna soluzione senza rispetto per la sovranità dell’Azerbaigian e il riconoscimento che la sovranità su questi territori deve essere ripristinata. TRE –  C’è un corridoio che collega l’Armenia al Nagorno-Karabakh. Deve essere abbastanza largo per fornire un passaggio sicuro, ma non può comprendere l’intera area del distretto di Lachin. QUATTRO O CINQUE, mi scusi. No, sono quattro. (Risate) –  Un insediamento permanente dovrà riconoscere il diritto di tutti gli sfollati – sfollati internamente – e dei rifugiati a ritornare nei loro primi luoghi di residenza. Successivamente, un accordo deve includere garanzie internazionali di sicurezza che includano un’operazione di mantenimento della pace. Non esiste uno scenario in cui la pace possa essere garantita senza un’operazione di pace ben progettata che gode della fiducia di tutte le parti. È giunto il momento per le parti di impegnarsi nei negoziati di pace, basandosi sulla base del lavoro svolto finora. Quindi ci siamo, le questioni fondamentali della politica che siamo convinti – noi co-presidenti e i nostri governi – potrebbero portare a una pace duratura nella zona e alla prosperità e alla sicurezza per tutta la regione e tutti i suoi popoli e la popolazione.»

(24 ago 17) ANDREW SCHOFER NUOVO CO-PRESIDENTE USA – L’attuale rappresentante USA co-presidente del gruppo di Minsk dell’Osce, Richard Hoagland, ha annunciato che da lunedì 28 agosto lascerà l’incarico a favore di Andrew Schofer, già incaricato d’affari presso la missione statunitense per le organizzazioni internazionali a Vienna

(21 ago 17) CRESCE INDICE ECONOMICO NEL PRIMO SEMESTRE – Secondo il Servizio di statistica nazionale, l’indice economico della repubblica di Artsakh è cresciuto, dato di fine giugno, del 15% rispetto al medesimo periodo dell’anno precedente. Da gennaio a giugno 2017 il PIL della repubblica ha fatto registrare il dato di 102,2 miliardi di dram (circa 182 milioni di euro) a fronte degli 87,7 miliardi (circa 155 milioni di euro) del medesimo semestre del 2016.

(18 ago 17) ALLO STUDIO INCONTRO PRESIDENZIALE ENTRO FINE ANNO – In occasione del meeting tra i ministri degli Esteri di Armenia (Nalbandian) e Azerbaigian (Mammadyarov), previsto per settembre a New York, si discuterà di un possibile vertice fra i presidenti da calendarizzare entro la fine dell’anno. Lo ha annunciato il vice ministro degli Affari Esteri dell’Armenia, Shavarsh Kocharyan.

(17 ago 17) KARAPETYAN VISITA TALISH E MATAGHIS – Prosegue il tour privato del Primo ministro dell’Armenia, Karapetyan, in Artsakh. Oggi ha visitato le località di Talish e Mataghis duramente colpite dai bombardamenti azeri dell’aprile 2016 e ha preso visione dei lavori di ricostruzione.

(16 ago 17) PRIMO MINISTRO ARMENIA IN ARTSAKH – Karen Karapetyan, Primo Ministro dell’Armenia, si trova in Nagorno Karabakh-Artsakh per una visita informale di alcuni giorni. Accompagnato dal collega Haroutyunyan si è recato oggi in visita nella regione di Shahoumyan dove, tra l’altro, ha verificato lo stato di avanzamento dei lavori della superstrada Vardenis (Armenia) – Martakert (Artsakh). Successivamente si è recato nella regione di Karvachar dove ha presenziato alla cerimonia di inizio lavori di una nuova fabbrica di imbottigliamento acqua.

(15 ago 17) VESCOVO BELGA IN VISITA IN ARTSAKH – Il vescovo belga Jean Kockerols, della diocesi cattolica di Mechelen-Brussel , si trova in Artsakh dove ha avuto una serie di incontri con autorità civili e religiose. Nella giornata odierna è stato ricevuto dal presidente dell’Assemblea nazionale Ashot Goulyan, presente anche l’arcivescovo armeno apostolico Pargev Martirosyan.

(14 ago 17) DRONI ISRAELIANI PER GLI AZERI – Secondo quanto riferito dal “Jerusalem Post” gli azeri avrebbero chiesto ai tecnici israeliani che hanno consegnato alcuni droni armati, modello Orbiter 1K UAV, di testare l’arma contro le postazioni armene di difesa. Come confermato anche dal quotidiano “Maariv” gli esperti della compagnia “Israeli Aeronautics Defense Systems” si sarebbero rifiutati di assecondare la richiesta degli azeri e si sarebbero limitati a fornire informazioni sui meccanismi operativi del drone armato.

(14 ago 17) UCCISO SOLDATO ARMENO LUNGO LINEA DI CONTATTO – Il diciannovenne Arman Movsisyan è stato mortalmente colpito da fuoco azero questa mattina intorno alle ore 11 (locali). La grave violazione del cessate-il-fuoco è avvenuta lungo la linea di contatto nel settore nord orientale. Il presidente della repubblica, Bako Sahakyan, ha conferito un’ onorificenza postuma “Per servizio, in battaglia” al giovane caduto.

(11 AGO 17) HOAGLAND (USA) CHIEDE RIMOZIONE CECCHINI – Il co-presidente degli Stati Uniti del gruppo Minsk di Richard Hoagland ha chiesto, in un’intervista a “Voice of America“, la rimozione dei cecchini lungo i due lati della linea di contatto che separa l’Azerbaigian e l’Artsakh (Nagorno Karabakh). «Capisco che è difficile parlare attualmente della demilitarizzazione completa. Tuttavia, dobbiamo ridurre la probabilità di scontri militari. Innanzitutto, è necessario ritirare i cecchini dalla linea di contatto e dalla zona di confine, aumentare il numero di osservatori e installare attrezzature speciali. Se le due parti armate si affacciano vicine, c’è sempre la probabilità di scontri militari» ha dichiarato il diplomatico statunitense.

(10 ago 17) PROCEDE LA RICOSTRUZIONE DI TALISH – Aumenta, mese dopo mese, il numero di edifici del villaggio di Talish  oggetto di ricostruzione dopo l’aggressione azera del 2016. al momento sono diciassette le case in restauro con interventi eseguiti da otto diverse ditte edili. Tutte le case saranno dotate di rifugi anti bombardamento.

(10 ago 17) LA BARONESSA COX DI NUOVO IN ARTSAKH – La baronessa britannica Carolin Cox è nuovamente in Artsakh dove ha incontrato le autorità locali. Si tratta dell’86° viaggio della Cox da sempre paladina della causa armena.

(9 ago 17) MIGLIORANO LE CONDIZIONI DEL SOLDATO FERITO – Sono in miglioramento le condizioni di Artur Mayrayan, rimasto gravemente ferito da fuoco azero lo scorso 28 luglio mentre si trovava in una postazione di difesa lungo la linea di contatto.

(9 ago 17) MONITORAGGIO OSCE SENZA INCIDENTI – Nessuna violazione dell’accordo di cessate il fuoco è stata registrata questa mattina nel corso di un monitoraggio condotto dall’Osce lungo la linea di contatto, all’altezza di Akna (regione di Askeran), in corrispondenza con la strada che conduce alla cittadina azera di Hindarkh.

(5 ago 17) SITUAZIONE RELATIVAMENTE CALMA SU LINEA DI CONTATTO – Nell’ultima settimana sono state registrate “solo” 110 violazioni azere del cessate-il-fuoco. La situazione rimane da alcuni giorni relativamente calma lungo la linea di contatto mentre la tensione sembra essersi spostata sul confine tra Armenia e Azerbaigian dove in settimana si sono segnalati colpi di mortaio contro civili abitazioni armene nella regione di Tavush. Il giovane, originario della provincia di Tavush, è ancora ricoverato presso l’ospedale militare di Yerevan.

(2 ago 17) IN ARRIVO RESTAURATORI ITALIANI A DADIVANK – Un gruppo di restauratori italiani sarà presente in Artsakh nel mese di agosto per curare i restauri di una delle chiese del complesso di Dadivank. Lo ha annunciato l’abate Hovhannisyan che ha precisato che l’intervento sarà mirato alla pulizia di alcune iscrizioni sulle pareti interne e delle decorazioni vicino ai portali di accesso. I lavori di restauro totale del magnifico complesso di Dadivank saranno completati entro il 2020.

 

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Fonte: Formiche.net, 12 luglio di Francesco De Palo

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Cosa si cela dietro le accuse all’Armenia di molti parlamentari italiani filo-Baku? Secondo il Ministero della Difesa della Repubblica dell’Azerbaijian lo scorso 4 luglio le forze armate dell’Armenia hanno colpito il villaggio di Alkhanli con mortai da 82 e 120 mm e lanciagranate pesanti. Il bilancio parla di una donna e una bambina morte.

Alcuni parlamentari italiani, tra cui il deputato piddino Khalid Chaouki, il senatore trentino della Lega Nord Sergio Divina e il senatore del M5S Vito Petrocelli, hanno accusato l’Armenia di “atti di vandalismo”, ma nessuno ha fatto cenno al fatto che nelle ultime settimane l’Azerbaijian ha continuato a violare gli accordi di cessate il fuoco trilaterale del 1994-1995. Cosa si cela dietro le dichiarazioni di fuoco contro Erevan? C’è il rischio che una serie di vicissitudini politiche fra due Paesi possano essere strumentalizzate dietro il peso di altri ben più consistenti interessi geopolitici?

Esiste una lobby della comunicazione che dà più peso specifico ad un fatto piuttosto che ad un altro? Risponde al vero il fatto che l’Armenia sta conducendo attacchi sistematici, deliberati e mirati alla popolazione civile come sottolineato da Hikmat Hajiyev, portavoce del Ministero degli Affari Esteri dell’Azerbaijian?

A fronte delle numerose analisi che pendevano oggettivamente dalla parte di Baku, è utile affrontare il nodo anche dall’altro punto di vista e provare a decifrare fatti e premesse. Il recente incidente nel villaggio di Azhariana di Alkhanli può essere considerato come risposta ad una provocazione azera?

“Prima di fare dichiarazioni, ognuno dovrebbe esplorare i fatti in modo completo, anziché rendere commenti ufficiali dell’Azerbaigian che sono così lontani dalla realtà” racconta Victoria Bagdassarian, Ambasciatrice armena in Italia, secondo cui il partito armeno non agisce mai come iniziatore dell’attacco, “ma sempre pronto se necessario e quando è costretto a prendere misure di ritorsione per calmare qualsiasi azione provocatoria dell’Azerbaijian ed esercitare il suo pieno diritto all’autodifesa”.

Come dimostrano le recenti dichiarazioni delle Co-Presidenze del Gruppo Minsk in seno all’ OSCE, quello è l’unico ente a livello internazionale che dispone del pieno mandato per la risoluzione dei conflitti Nagorno – Karabakh. Nella dichiarazione dello scorso 18 maggio infatti i Co-Presidenti hanno osservato che “secondo le informazioni raccolte da più fonti affidabili, il 15 maggio, le forze armate azerbaigiane hanno sparato un missile attraverso la linea di contatto, colpendo attrezzature militari”.

Inoltre lo scorso 4 luglio le forze armate azerbaigiane hanno utilizzato un sistema multiplo di lanciarazzi contro Nagorno-Karabakh. In risposta, l’esercito di difesa di Nagorno-Karabakh si è sentito obbligato a prendere misure per contrastare le azioni aggressive del partito azerbaigiano. Secondo Aldo Di Biagio, senatore di Ap-Ce, membro della Commissione diritti umani del Senato, a pochi giorni dall’acuirsi degli attriti lungo la linea di contattato con l’area del Nagorno-karabakh che è stato teatro di attacchi da entrambe le fazioni, “è opportuno chiarire la responsabilità del Governo di Baku e le tattiche di attacco perpetrate in aperta violazione del cessate il fuoco e che hanno legittimato la risposta militare armena, al di là della retorica e della mistificazione della realtà a cui purtroppo si continua ad assistere anche da parte di interlocutori italiani”.

Secondo l’ambasciatrice armena in Italia, al fine di comporre un mosaico equilibrato e completo, è utile ricordare che le posizioni Nagorno-Karabakh sono state attaccate dal luogo in cui si trova la popolazione civile dell’Azerbaijan. “Non è la prima volta che la leadership azerbaigiana utilizza la popolazione transfrontaliera come uno scudo umano per bombardare il territorio di Artsakh. Questo fatto è stato portato all’attenzione della comunità internazionale in numerose occasioni”.

E molte foto sono state pubblicate da Artsakh Defense Army: dimostrano che l’Azerbaijan pone le sue installazioni militari in insediamenti pacifici.

Una tesi corroborata dal fatto che, in occasione del Consiglio Permanente dell’Osce dello scorso 6 luglio, il rappresentante francese ha presentato una nuova dichiarazione a nome del gruppo OSCE Minsk in relazione alle recenti violazioni del cessate il fuoco nella linea di contatto Nagorno – Karabakh: si chiedeva di rinunciare a qualsiasi “azione ostile che avrebbe potuto comportare vittime civili inaccettabili”. E i co-presidenti hanno considerato l’incidente del 4 luglio come un’azione provocatoria che mina gli sforzi di pace e potrebbe provocare una rottura nei prossimi negoziati.

“Ricordiamo alle parti i loro obblighi derivanti dalle Convenzioni di Ginevra, ovvero astenersi da ogni azione ostile che potrebbe portare a vittime civili inaccettabili. Invitiamo le parti ad adottare misure immediate per attenuare la situazione e rispettare rigorosamente l’accordo di cessate il fuoco 1994/1995″, recita la dichiarazione.

“Ci rammarichiamo – conclude l’ambasciatrice – della perdita di qualsiasi vita civile indipendentemente dalla loro nazionalità. Finché l’Azerbaijian non riesce ad attuare i propri impegni internazionali, la stessa leadership dell’Azerbaijian ha piena responsabilità per tutte le vittime umane di quelle provocazioni”.

 

 

Continuano i tentativi azeri di creare una similitudine fra le due regioni e far passare il principio che il Nagorno Karabakh potrà godere di “autonomia”. Ma la storia ci insegna che…

Fonte: Tempi.it, 5 luglio di Stephanie Havens

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Il paese di Artsakh esiste staccato dalla parte occidentale del mondo. Quel poco che sappiamo di Artsakh dai media tradizionale (sempre di dubbia autenticità) riguarda solo la “guerra” tra i nativi armeni di Artsakh e l’Azerbaijan. Non viene mai scritto nulla sulla vita quotidiana di Artsakh, decisamente diversa dalle suggestioni che provengono dai media riguardo a una situazione di caos e guerra costante.

Al contrario, non c’è alcuna guerra in atto e la gente vive come noi in America, prendendo il caffè alla mattina prima di andare al lavoro per sostenere la propria famiglia. Ci sono maestosi edifici governativi, diversi alimentari e negozi di abbigliamento, ristoranti e trasporti pubblici. Il livello del crimine è basso e ho capito facendo ritorno ogni sera a piedi al mio appartamento che le strade di Stepanakert (capitale del Nagorno Karabakh, ndr) sono più sicure di quelle di New York. Anche quando è tardi, i bambini giocano nella piazza di Stepanakert e i genitori si sentono abbastanza sicuri per guardarli solo a distanza.

È vero che restano ancora delle tensioni tra Artsakh e Azerbaijan, ma gli armeni non indietreggiano davanti al male, piuttosto rimangono forti e resistono con coraggio. Sono onesti, gran lavoratori, attenti alla famiglia e generosi, anche nei confronti degli stranieri come me che conoscono solo la parola “Barev!” della loro lingua. Come popolo sono determinati ad accrescere e proteggere la loro cultura e la loro storia, sempre avendo chiaro in mente che cosa significa essere un uomo e una donna di Artsakh.

L’Occidente non ha guadagnato nulla dall’aver voltato le spalle al popolo armeno. Come americana, trovo questa ignoranza particolarmente deplorevole, visto che abbiamo legami storici con gli armeni. Nel 1915, mentre il genocidio armeno prendeva piede in Turchia, la Near East Relief veniva fondata in Syracuse, New York (non lontano dalla mia città d’origine) con l’obiettivo di proteggere e offrire riparo ai rifugiati armeni. La fondazione e i suoi volontari sono stati cruciali nell’assicurare la sopravvivenza del popolo armeno e i nostri sforzi in questo senso offrono un’idea di ciò che rende grandi noi americani, la consapevolezza cioè che ogni persona umana ha ugualmente diritto alla vita ed è libero di scegliere la sua strada verso la felicità.

Crediamo anche che quando questi diritti umani basilari vengono calpestati, abbiamo l’obbligo di proteggerli, non solo a parole ma anche con i fatti. Eppure abbiamo dimenticato questi atti eroici e la Near East Relief non ha più un’idea chiara su cosa significa essere americani. Un esempio simile di virtù americane dovrebbe essere vicino ai nostri cuori, invece l’abbiamo spazzato via dalla nostra memoria. Questo oblio non è un caso, ma è diventato la normalità di una cultura e di un’identità americane che sono più confuse che mai.

È ripetendo certe azioni che il carattere di un uomo si forma. Ripentendo gesti generosi, un uomo diventa generoso. Allo stesso modo, la storia incoraggia le abitudini di una comunità di persone. In Artsakh genitori e figli restano legati per tradizione e questo obbliga i genitori a sapere come facilitare questo tipo di legami. Le loro tradizioni portano a buone abitudini come l’essere bravi genitori e così facilitano la crescita di brave persone. Gli armeni di Artsakh praticano ancora le loro tradizioni millenarie. Conoscono i propri monumenti storici, soprattutto chiese cristiane, e sono sempre pronti a condividere informazioni sulla loro collocazione, data di costruzione e importanza culturale. Sono orgogliosi quando parlano dei loro re antichi e delle loro grandi imprese. Conoscono la loro storia e quindi sanno chi sono. La loro storia li rende uniti e coerenti come comunità.

In Occidente invece siamo divisi, perché ci mancano le radici. I popoli occidentali provengono da diversi retroterra e hanno opinioni le più diverse, ma ci deve essere qualcosa di più profondo che ci unisce. Il popolo di Artsakh affonda le radici nella sua storia e queste radici lo tiene insieme, a prescindere dalle differenze esistenti tra singoli armeni. Questa unità li rende forti, anche davanti ai grandi mali che minacciano la loro distruzione.

Ora l’Occidente affronta i suoi stessi mali. I recenti attacchi terroristici di Manchester e Londra che ci hanno scioccati e spaventati sono un’ulteriore prova di questo. Mentre fatichiamo a trattare con e rispondere a questi atti insondabili, ritengo che possiamo imparare molto dagli armeni. Hanno la forza e la saggezza di agire prendendo le mosse dalla loro cultura e storia. Quando devono combattere il male, guardano al bene presente nel loro passato e con quella conoscenza si rivolgono a difendere il futuro. Penso che l’Occidente abbia perso di vista sia la sua cultura che la sua storia. Io amo gli ideali sui quali è stata costruita l’America, ma sono orripilata dall’opinione prevalente tra gli americani che cerca di smantellare e distruggere ciò che un tempo ci ha resi orgogliosi. Dimenticando ciò in cui un tempo credevamo abbiamo anche perso la volontà di combattere, perché laddove manca una convinzione vera non può esserci un’azione chiara.

Se vogliamo veramente fronteggiare la minaccia al mondo occidentale dobbiamo voltarci verso il nostro passato e riunirci nella nostra storia comune. Non siamo così diversi dai nostri predecessori e di certo non siamo superiori. Come umani siamo tutti capaci di successi, così come di fallimenti. Ciò che di buono abbiamo in Occidente è stato costruito dai nostri predecessori e quel bene lo dobbiamo difendere per i nostri figli. Gli armeni capiscono bene questo ragionamento, avendo perso così tante persone del loro popolo, insieme a territori storici e siti culturali. Dovendo vivere a Stepanakert per i prossimi tre mesi, so che imparerò molto da queste persone e spero che comunicando la loro bontà e il loro coraggio, potrò ispirare l’Occidente ad investire su ciò che gli è proprio.

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