Tag Archivio per: Azerbaigian

Ricordiamo che è possibile consultare il nostro database notizie a partire dal settembre 2015. E’ sufficiente digitare nella casella “ricerca” (lente), nella barra sulla homepage, il nome del mese seguito dall’anno (ad esempio: “gennaio 2020”).

(1) ELEZIONI FARSA – In Azerbaigian si sono svolte oggi elezioni parlamentari anticipate. Su 125 seggi disponibili, 124 sono andati al partito di Aliyev oa formazioni a lui vicine e non ostili. Duro giudizio della comunità internazionale che ha sottolineato la mancanza di trasparenza e di competizione politica.

(2) ANNIVERSARIO INDIPENDENZA – Oggi ricorre il 33° anniversario della dichiarazione di indipendenza dell’Artsakh, ora occupato dagli azeri. A Yerevan, il presidente incarica Sharamanyan si è recato al pantheon di Yerablur per deporre una corona di fiori al monumento dedicato ai caduti della lotta di liberazione. Presente anche il vescovo della diocesi dell’Artsakh, Abrahamyan.

(7) ULTIMI ARMENI RIMASTI – Oggi nell’Artsakh rimangono 14 armeni. Lo ha detto Gegham Stepanyan, ombudsman dell’Artsakh, durante una tavola rotonda tenutasi oggi. “Anche le persone che una volta speravano di poter restare e vivere in Azerbaigian, alla fine si sono convinte che ciò è impossibile e si sono rivolte alla Croce Rossa per trasferirle nella Repubblica di Armenia. Questo è un altro indicatore e dovrebbe anche dimostrare che è impossibile vivere lì“, ha detto. Stepanyan ha osservato che si parla di un processo molto pericoloso, che le cause legali vengono ritirate dai tribunali internazionali.
Molte organizzazioni per i diritti umani hanno affermato che ciò non potrà mai accadere, poiché ciò mina la procedura giusta e corretta di risoluzione dei conflitti. Ma almeno in questo momento vediamo che la posizione del governo dell’Armenia rimane la stessa. È stata adottata una posizione secondo cui se si raggiunge un accordo di pace ad ogni costo, la questione sarà chiusa. Ciò significa semplicemente tradire i diritti di 150.000 persone e non avere un volto per presentarci ovunque come un popolo, una nazione, che anche quando c’è stata l’opportunità di proteggerla, non l’abbiamo fatto, abbiamo semplicemente creduto nella pace“, ha affermato.

(9) ULTIME ELEZIONI IN ARTSAKH – Un anno fa, il 9 settembre 2023, in Artsakh si sono svolte le ultime elezioni libere e democratiche. Il parlamento, dopo le dimissioni del presidente Harutyunyan (oggi incarcerato in Azerbaigian) votò il successore nella persone di Samvel Shahramanyan. Dieci giorni più tardi gli azeri attaccarono nuovamente il territorio armeno.

(9) ISLAMIZZAZIONE VIRTUALE DELL’ARTSAKH – L’osservazione delle mappe satellitari ci permette di dire che la parte azera ha iniziato ad aumentare artificialmente il numero delle moschee nell’Artsakh. Lo scrive il sito monumentowatch.org, che monitora il patrimonio culturale dell’Artsakh. Su Google maps compaiono numerose moschee “virtuali” posizionate in numerosi villaggi della regione. I segnali delle moschee sono posizionati artificialmente su siti web accessibili al pubblico che mostrano immagini satellitari. È interessante notare che come obiettivo è stata scelta la regione di Hadrut, la maggior parte dei cui villaggi erano armeni, avevano una popolazione armena e non vi erano mai case di preghiera islamiche. I villaggi sopra menzionati non hanno più abitanti dopo l’occupazione del 2020, lì non sono in corso lavori di costruzione, per non parlare di lavori di costruzione di moschee.

(10) NEGOZIATI DI PACE – “Questo è un momento davvero importante per la nostra regione per prendere ciò che è già stato concordato“. Il primo ministro armeno Nikol Pashinyan lo ha affermato nel suo discorso al forum internazionale Yerevan Dialogue 2024 martedì, e riferendosi alla bozza del trattato di pace con l’Azerbaigian. Pashinyan ha sottolineato che l’Armenia e l’Azerbaigian hanno già più di un pacchetto di controllo per il trattato di pace. “Proponiamo di mettere sul tavolo le clausole 13+3 dell’accordo, firmarlo ora come “trattato di pace” e procedere alla discussione di ulteriori questioni. Spero che questo illustre pubblico concordi sul fatto che non c’è mai stato alcun trattato da nessuna parte che affronti e risolva tutte le questioni; non esiste alcun trattato del genere. Anche se esaminiamo con 20,50 articoli, ci saranno comunque articoli che rimarranno irrisolti nel trattato dato. Non ci sono paesi le cui relazioni sono normalizzate da un singolo trattato“, ha osservato il Primo Ministro armeno. Pashinyan ha sottolineato che è molto importante gettare le basi, o non respingere, quelle già gettate in seguito a diversi anni di negoziati. “Spero che nel prossimo futuro avremo l’opportunità di firmare la parte già concordata del trattato di pace e di procedere con i restanti negoziati per risolvere ulteriori questioni“, ha aggiunto il premier armeno.

(11) DISINFORMAZIONE AZERA – La dichiarazione diffusa dal Ministero della Difesa dell’Azerbaigian, secondo cui mercoledì intorno alle 10:50 unità delle Forze Armate armene hanno aperto il fuoco contro le postazioni di combattimento azere situate nella parte occidentale del confine (Nakhijevan), non corrisponde alla realtà secondo quanto riferisce il ministero della Difesa dell’Armenia.

(19) 19 SETTEMBRE 2023 – 19 SETTEMBRE 2024 – L’aggressione azera alla repubblica di Artsakh (Nagorno Karabakh) ha provocato l’esodo forzato di tutta la popolazione armena. Oltre 101.000 persone, già provate da dieci mesi di blocco criminale operato dal regime di Aliyev, si affollano lungo la strada che porta in Armenia. Oltre 40 ore di auto per percorrere gli ottanta chilometri che separano Stepanakert al confine. I terroristi azeri rimuovono il blocco per far uscire la popolazione salvo arrestare tutte le autorità della repubblica (in carica ed ex). La Russia che avrebbe dovuto proteggere gli armeni non muove un dito. L’Unione europea e gli Stati Uniti lasciano che il dittatore completi la pulizia etnica.
NOI NON DIMENTICHIAMO, NON DIMENTICHEREMO MAI

(19) 19 SETTEMBRE 2023 – 19 SETTEMBRE 2024 – L’occupazione, un anno fa, della Repubblica dell’Artsakh da parte dell’Azerbaigian ha provocato gravissime perdite materiali, colpendo sia il patrimonio culturale che le infrastrutture essenziali. I danni registrati comprendono: 12 città – 241 villaggi – 13.550 case (30% con più di 100 anni) – 11.450 appartamenti – 60 fabbriche – 15 impianti di produzione – 200 centri culturali – 9 poli culturali – 25 musei – 232 scuole – 7 college – 4 università – 11 scuole d’arte – 400 cimiteri medievali – 385 chiese – 60 complessi monastici – 2.385 khachkar (croci di pietra) – 4 bacini idrici – 5 canali – 37 centrali idroelettriche – 48 siti minerari – 11 ospedali e presidi sanitari – 230 centri medici. Questi ingenti danni riflettono non solo una perdita di proprietà, ma un attacco all’identità culturale armena e al retaggio storico della regione.

(19) DICHIARAZIONE MINISTERO ESTERI ARMENIA – Il Ministero degli Affari Esteri dell’Armenia nel primo anniversario dello spostamento forzato del Nagorno Karabakh ha rilasciato la seguente dichiarazione:
Un anno fa, il 19 settembre, a seguito dell’attacco militare dell’Azerbaigian, l’intera popolazione indigena del Nagorno Karabakh, più di 115.000 armeni, ha dovuto abbandonare le proprie case nel giro di pochi giorni. Questo spostamento, che è stato l’ultima fase della politica di pulizia etnica, ha avuto luogo durante la sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite, quando l’intera comunità internazionale si era nuovamente riunita per discutere l’imperativo della risoluzione pacifica dei conflitti, dell’istituzione della stabilità e dello sviluppo, condannando l’uso della forza, la violazione delle norme internazionali e dei diritti umani in diverse parti del mondo. Nel corso dell’anno trascorso, il governo armeno ha adottato le misure necessarie, anche con l’aiuto di partner internazionali, per rispondere alle esigenze primarie e a medio termine degli armeni sfollati del Nagorno-Karabakh, nonché per sviluppare i programmi necessari a lungo termine. La prossima settimana riprenderanno a New York i dibattiti ad alto livello dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite: gli eventi dell’anno appena trascorso dimostrano l’importanza di sforzi urgenti per garantire la stabilità internazionale e la realizzazione di idee e misure che consentano di stabilire la pace. La posizione della Repubblica di Armenia nel garantire la stabilità nel Caucaso meridionale è chiara: immediata instaurazione della pace e delle relazioni basate sul rispetto della sovranità e dell’integrità territoriale, sulla visione di garantire uno sviluppo sostenibile, un’efficace interconnettività e prosperità nella regione. Per realizzare tutto ciò, per non perdere l’opportunità disponibile in questo momento e per creare un ambiente favorevole a una vita più stabile e dignitosa per generazioni, ci aspettiamo una chiara dimostrazione di volontà politica e impegno per l’agenda di pace da parte di altri attori interessati allo stesso obiettivo.”

(19) PROPOSTA LEGGE USA – Introdotto dal deputato statunitense Adam Schiff, un disegno di legge bipartisan che prevede di:▪️Richiedere a tutte le istituzioni finanziarie statunitensi che possiedono beni sovrani azeri di segnalare tali beni all’Ufficio di controllo dei beni esteri del Dipartimento del Tesoro degli Stati Uniti. Entro 60 giorni dalla data di adozione della legge, il Presidente deve bloccare le transazioni relative a questi beni ed entro 90 giorni dalla data del blocco, confiscarli. ▪️Creare un Fondo per il ripristino delle entrate dell’Artsakh che riceverà beni azeri confiscati e quindi utilizzerà questi fondi per risarcire gli armeni aventi diritto sfollati dall’Artsakh per la perdita di reddito derivante dalle loro proprietà, attività commerciali e occupazione a seguito dell’attacco militare dell’Azerbaigian. ▪️ Sequestrare beni personali negli Stati Uniti e imporre restrizioni sui visti agli alti funzionari azeri e ai loro parenti stretti che hanno partecipato o sostenuto l’offensiva militare sull’Artsakh. ▪️Creare una procedura semplificata per richiedere un risarcimento al Fondo per gli armeni sfollati aventi diritto.

(19) ANNIVERSARIO ATTACCO AZERO, DELEGAZIONE ARTSAKH IN VISITA A YERABLUR – Le autorità dell’Artsakh, guidate dal presidente Samvel Shahramanyan, hanno visitato ieri il Pantheon militare Yerablur a Yerevan nel primo anniversario dell’occupazione dell’Artsakh da parte dell’Azerbaigian e della deportazione forzata della sua popolazione armena. La delegazione ha deposto fiori e ha reso omaggio agli armeni martirizzati difendendo l’Artsakh. Shahramanyan ha evidenziato i ricordi dolorosi dei dieci mesi di blocco e di quattro mesi di assedio che hanno portato all’aggressione militare dell’Azerbaigian. Gli eventi del settembre 2023, comprese le operazioni militari e l’esplosione del deposito di carburante, hanno provocato numerose vittime e feriti, costringendo migliaia di armeni a lasciare la propria patria. Shahramanyan ha promesso di onorare la memoria di coloro che hanno sacrificato la propria vita, consentendo a oltre 100.000 persone di sfuggire al blocco ed evitare ulteriori tragedie. Ha anche espresso rammarico per le dichiarazioni dei funzionari armeni che vedono l’Artsakh come parte dell’Azerbaigian, chiedendosi se ciò rifletta le convinzioni del popolo armeno o solo del governo. In risposta alle domande sul suo ruolo dopo lo scioglimento dell’Artsakh, Shahramanyan ha dichiarato che coloro che vogliono riconoscere l’Artsakh continueranno a farlo, respingendo i fondamenti giuridici della questione.

(19) AZIONE PENALE VERSO GLI AGGRESSORI AZERI – “Oggi, nel primo anniversario dell’aggressione genocida e disgustosa dell’Azerbaigian contro il popolo dell’Artsakh e della nostra deportazione, Gegham Stepanyan e io abbiamo intentato una causa presso la CPI (Corte Penale Internazionale) per i crimini dell’Azerbaigian contro l’umanità. I colpevoli devono essere puniti!”. Lo ha dichiarato l’ex ministro di Stato ArtakBeglaryan.

(20) LA FUGA DALL’ARTSAKH – Durante un’audizione al Congresso degli Stati Uniti sul tema Artsakh, il direttore esecutivo dell’organizzazione non governativa “Crude Accountability”, Sharmakh Mardi, ha dichiarato: “I social network azerbaigiani hanno pubblicato apertamente minacce di violenza contro la popolazione civile dell’Artsakh, dagli annunci di bambini scomparsi alla diffusione di immagini e resoconti di massacri di residenti che si sono rifiutati di evacuare dalle loro case; di conseguenza, i civili hanno tentato disperatamente di fuggire prima dell’arrivo dell’esercito azerbaigiano”.

(21) PARLA VARDANYAN – In una dichiarazione rilasciata dalla prigione di Baku, Ruben Vardanyan ha affrontato le domande sollevate durante la recente conferenza stampa di Nikol Pashinyan. “Innanzitutto, ogni persona giudica le azioni degli altri in base alle proprie esperienze di vita e ai propri principi” ed ha continuato affermando che se Pashinyan avesse avuto delle domande per lui, avrebbe avuto ampia opportunità di sollevarle durante il loro ultimo incontro nel novembre 2022, quando Vardanyan era ancora Ministro di Stato in Artsakh. “In ogni caso, sono pronto anche ora, nello stato delle mie attuali capacità, a rispondere a qualsiasi domanda possa avere”, ha osservato Vardanyan. Riflettendo su un incontro tenutosi nel 2018, Vardanyan ha ricordato a Pashinyan i tre punti chiave che aveva condiviso all’epoca: 1. Né lui né i suoi partner hanno cercato di interferire nella politica armena. 2. Il loro lavoro di beneficenza sarebbe continuato, indipendentemente dalla posizione del governo armeno, poiché era destinato al popolo. 3. La sua unica preoccupazione che avrebbe potuto modificare il suo approccio era il destino dell’Artsakh. Ha sottolineato che la guerra del 2020 e le continue minacce all’Artsakh hanno rappresentato un punto di svolta nella sua vita, plasmando le sue azioni da allora. “Tutte le mie azioni sono state dettate dalla preoccupazione per il destino dell’Artsakh e del suo popolo“, ha ribadito Vardanyan. In chiusura, Vardanyan ha riconosciuto i tempi difficili che l’Armenia sta affrontando, affermando: “Ora, la nostra nazione sta vivendo uno dei periodi più crudeli e difficili della sua storia. Continuo a credere che, nonostante le difficoltà e i disaccordi, saremo in grado di superare questa fase e costruire un futuro pacifico e luminoso“. La dichiarazione è stata rilasciata dall’ufficio di Ruben Vardanyan, attualmente detenuto a Baku.

(22) DICHIARAZIONE CANADA – Melanie Joly, ministro degli Affari esteri del Canada, ha rilasciato domenica una dichiarazione in occasione del primo anniversario della de-armenizzazione dell’Artsakh (Nagorno Karabakh).

(25) ANNIVERSARIO ESPLOSIONE STEPANAKERT – È trascorso esattamente un anno dall’esplosione nel deposito di benzina vicino all’autostrada Stepanakert-Askeran in Artsakh (Nagorno Karabakh) costato la vita a 238 residenti mentre la sorte di 22 persone è ancora sconosciuta.

(27) DICHIARAZIONE DEL PRESIDENTE SHAHRAMANYAN – Quattro anni fa, in questo giorno, l’Azerbaijan, con il supporto di Turchia, Israele e altri paesi, ha lanciato un attacco su larga scala all’Artsakh e anche all’Armenia. Il presidente dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) Samvel Shahramanyan lo ha dichiarato in un’intervista con i giornalisti al Yerablur Military Pantheon di Yerevan. Shahramanyan ha sottolineato che le forze armate armene hanno accettato l’attacco e hanno reagito, e oggi si trova a Yerablur per rendere omaggio ai martiri.
Grazie a loro, è stato possibile prevenire le conseguenze più disastrose della guerra. Ritengo che con i risultati della guerra di 44 giorni, sia stato stabilito l’inizio della predeterminazione del destino dell’Artsakh. Ritengo che ciò che è accaduto nel 2023 sia una conseguenza di ciò“, ha affermato Shahramanyan.
Per quanto riguarda la domanda sui colpevoli della sconfitta in guerra, il presidente dell’Artsakh ha detto: “Sono stati avviati molti casi penali in Armenia, è stato operativo un comitato competente nell’Assemblea nazionale, che probabilmente pubblicherà le conclusioni nel prossimo futuro, e noi ne trarremo le conclusioni appropriate. E la conclusione del comitato sarà una base per noi. E non solo, abbiamo le nostre opinioni, ma se ne può parlare dopo aver appreso i risultati dei casi penali pertinenti“. Il presidente dell’Artsakh ha aggiunto tuttavia che non può commentare i casi penali.
“Come siete riusciti a raggiungere l’Armenia in elicottero dall’Artsakh, mentre il resto della leadership politico-militare dell’Artsakh non ci è riuscito?” I giornalisti hanno posto questa domanda al presidente dell’Artsakh. In risposta, Shahramanyan ha detto: “Non posso commentare le decisioni che sono state prese in Azerbaigian. Le decisioni di arrestare e prendere prigionieri quelle persone sono state prese dagli Azerbaigian. Non so perché non sia stata presa una decisione del genere nei miei confronti. Avremo la risposta a tempo debito”.
Alla domanda se fosse possibile non andare alle trattative con gli azeri e non firmare il decreto sullo scioglimento dell’Artsakh, e cosa sarebbe successo in quel caso, Shahramanyan ha risposto: “Nessuno avrebbe potuto prevedere quale sarebbe stato l’esito. Fino all’ultimo secondo, la gente dell’Artsakh non voleva lasciare le proprie case. Stavamo negoziando con la parte azera per mantenere stabile la situazione e avviare trattative sul futuro destino dell’Artsakh e del popolo [armeno] dell’Artsakh. Ma non abbiamo ricevuto garanzie corrispondenti dall’Azerbaigian che il popolo [armeno] [dell’Artsakh] possa continuare a vivere lì in sicurezza”. E parlando delle accuse secondo cui la leadership dell’Artsakh aveva rifiutato i negoziati con l’Azerbaijan nella capitale bulgara Sofia e invece era andata a negoziare a Yevlakh, in Azerbaijan, il presidente dell’Artsakh ha detto: “Arayik Harutyunyan era il presidente [dell’Artsakh] a quel tempo. E per quanto ne so, il partito dell’Artsakh non ha mai rifiutato i negoziati, da nessuna parte, in nessuna circostanza“.
Il presidente ha inoltre aggiunto: “Ho affermato più volte di aver assunto questo dovere e questa responsabilità [come presidente dell’Artsakh] in un momento in cui praticamente tutti avevano rinunciato all’Artsakh. Abbiamo preso decisioni basate sulla situazione creata“. E riferendosi ai resoconti secondo cui nel 2021 e in seguito, l’allora presidente dell’Artsakh Arayik Harutyunyan voleva dimettersi, ma non glielo hanno permesso, ed è stato in quel momento che si è discusso della candidatura di Shahramanyan come candidato alla presidenza dell’Artsakh, Shahramanyan ha detto: “La mia candidatura è stata discussa negli ultimi giorni, durante i giorni in cui Arayik Harutyunyan ha presentato le sue dimissioni. Ho assunto quella responsabilità, comprendendo la complessità della situazione e non evitando quella responsabilità. Ero molto consapevole di cosa significasse assumere quella posizione“.

(27) PRIGIONIERI ARMENI – Oggi ricorre il primo anniversario dell’arresto arbitrario da parte delle autorità azere di otto leader armeni, a partire dall’arresto dell’imprenditore sociale e filantropo Ruben Vardanyan. Gli otto leader armeni sono stati arrestati illegalmente nel settembre e nell’ottobre 2023 dopo che l’Azerbaigian ha lanciato un’offensiva militare nella regione del Nagorno-Karabakh, costringendo la popolazione di 120.000 armeni di etnia armena del Nagorno-Karabakh a trasformarsi in rifugiati e ad abbandonare le proprie case. “La detenzione arbitraria di mio padre senza alcuna prova o giusto processo è una chiara violazione di tutte le norme e leggi internazionali“, afferma David Vardanyan, figlio di Ruben Vardanyan. “Chiediamo alla comunità internazionale di intensificare gli sforzi per garantire il suo rilascio immediato e incondizionato insieme agli altri leader politici detenuti illegalmente in Azerbaigian“.

(28) L’AZERBAIGIAN REITERA LE SUE RICHIESTE ALL’ARMENIA – Il ministro degli Esteri azero Ceyhun Bayramov ha incontrato il ministro degli Esteri tedesco Annalena Berbock nell’ambito della 79a sessione dell’Assemblea generale delle Nazioni Unite. Durante l’incontro sono state discusse le relazioni bilaterali tra Azerbaigian e Germania e l’attuale situazione nella regione nel periodo post-conflitto. Bayramov ha parlato dell’attuale situazione nella regione nel periodo post-conflitto, dei lavori di “recupero e ricostruzione” nell’Artsakh occupato e distrutto dalle forze azere, del processo di normalizzazione delle relazioni tra Azerbaigian e Armenia, osservando che “le continue rivendicazioni territoriali sul nostro paese contenute nella Costituzione e negli atti legislativi dell’Armenia, nonché il rapido armamento di questo paese creano una minaccia all’agenda di pace“.

Il sito “Monumentalwatch” che monitora il patrimonio culturale dell’Artsakh, scrive:

<<Qualche giorno fa, il sito web azerbaigiano Cultura dell’Azerbaigian ha pubblicato una dichiarazione sul famoso monumento dell’Artsakh “Noi siamo le nostre montagne” (Nonno e Nonna), affermando che è stato costruito nella città di Khankendi in Azerbaigian nel 1967 e che è ” Il monumento multiculturale e nazional-religioso dell’Azerbaigian è uno dei tanti esempi di tolleranza.

È noto che il monumento è uno dei simboli moderni dell’Artsakh armeno e che è stato creato come segno e simbolo dell’identità armena della regione.
La vecchia coppia sposata con un atteggiamento e un aspetto tradizionali era la prova del passato storico e delle speranze future degli armeni dell’Artsakh. Speranze che oggi sono state deluse a causa della politica di sterminio degli armeni adottata dall’Azerbaigian.

Lo scultore del monumento in tufo rosso portato appositamente dall’Armenia è Sargis Baghdasaryan, e l’architetto è Yuri Hakobyan. Lo scultore descrisse il suo lavoro come segue: “Il monumento rappresenta gli anziani coniugi Artsakh in costume tradizionale, spalla a spalla, con un atteggiamento fiero e inflessibile e uno sguardo serio. Il monumento non ha un piedistallo, ma sembra che la collina della montagna sia stata spaccata, e loro si sono alzati da quella spaccatura e sono rimasti con i piedi saldamente piantati nel terreno degli armeni. Aggiungiamo che la coppia di anziani, nata ad Artsakh, è stata scolpita nelle figure dei nonni dello scultore. Loro sono le persone, sono la terra, sono noi, le nostre montagne. Queste persone sono nate qui, le loro radici millenarie sono qui, sono loro i veri proprietari di questa terra e di questa natura“, ha scritto lo scultore (“Il popolo del Karabakh” di Sargis Baghdasaryan).

Dopo la completa occupazione dell’Artsakh, la parte ufficiale azera ha toccato a malapena questo monumento per molto tempo. Il monumento, che era il simbolo più luminoso e famoso degli armeni dell’Artsakh, non è stato oggetto di visite e “non notato” dai giornalisti azeri e dai media in visita a Stepanakert occupata. Solo alcuni organi di stampa hanno espresso l’opinione che dovrebbe essere demolito. Nel 2023 sono apparse recenti pubblicazioni in cui si menzionava che il monumento era stato “armenizzato” dagli armeni. la parte azera ha cercato di diffondere la tesi secondo cui non sono contrari al monumento, ma alla sua “interpretazione ideologica nazionalista”. Dalle pubblicazioni azerbaigiane si può concludere che durante gli anni sovietici qualsiasi manifestazione diretta alla storia, alla cultura e alle radici degli armeni nel Nagorno-Karabakh era considerata “nazionalista”.

Recentemente, Kyamran Razmovar, coprendo la Stepanakert occupata, si è riferito specificamente a questo monumento, la cui enfasi principale era che il monumento fu eretto durante gli anni sovietici, quando il Nagorno Karabakh faceva parte dell’Azerbaigian, il che, secondo lui, significa che il monumento era eretto con i soldi stanziati dal bilancio dell’Azerbaigian sovietico, il che significa che è azerbaigiano. Queste sottolineature sono importanti perché la parte azera, attraverso i suoi propagandisti filo-establishment, ha avviato il processo di appropriazione del monumento, dove si possono vedere le tesi sul monumento: è stato costruito con i soldi di Baku, è azerbaigiano e mostra la tolleranza delle autorità azere nei confronti degli armeni durante gli anni sovietici.

Riteniamo doveroso ricordare che l’idea del monumento prese vita in quegli anni con la partecipazione diretta del presidente del Comitato Esecutivo del Consiglio Regionale del Nagorno Karabakh, Mushegh Ohanjanyan.
La leadership dell’Azerbaigian sovietico era contraria alla costruzione del monumento e alla sua installazione. Inoltre è fu sollevata una denuncia chiedendone lo smantellamento. Una commissione speciale del Comitato Centrale del Partito Comunista dell’Azerbaigian arrivò a Stepanakert per scoprire di quale “noi” e di quali “montagne” stiamo parlando nel monumento “Noi siamo le nostre montagne”. Grazie agli sforzi della parte armena, è stato possibile salvare il monumento dallo smantellamento. Diverse persone che ricoprirono incarichi nel Nagorno Karabakh in quegli anni, stretti e parenti di Sargis Baghdasaryan, che era imparentato con l’installazione della statua e autore della statua (“Karabakhtsi” di Sargis Baghdasaryan), indicano questa circostanza nei loro ricordi.>>

****

La politica dell’Azerbaigian nei confronti del monumento è un tentativo di usurpare il patrimonio, quando non solo si separa dall’affiliazione armena, ma crea anche l’immagine di un paese multiculturale e tollerante per l’Azerbaigian. Con una tale politica, l’Azerbaigian viola la Convenzione ONU del 2005. Adottata a Parigi la Convenzione “Sulla protezione e la promozione della diversità delle espressioni culturali“.
La Convenzione sottolinea la diversità culturale come forza trainante per lo sviluppo sostenibile delle società, dei popoli e delle nazioni. Ma, secondo la convenzione, per “diversità culturale” si intende la varietà dei modi in cui trovano espressione le culture dei gruppi e delle società.
Secondo l’articolo 2 della Convenzione delle Nazioni Unite, la protezione della diversità culturale è possibile solo quando sono garantiti i diritti umani e le libertà fondamentali. Dal contesto fattuale si può concludere che la tutela della diversità delle forme di autoespressione culturale implica il rispetto di tutte le culture, comprese quelle delle minoranze e delle popolazioni indigene. Secondo la Convenzione, inoltre, la cultura è uno dei principali motori dello sviluppo. È particolarmente degno di nota che, secondo la convenzione, “protezione” significa adottare misure volte a preservare, proteggere ed espandere la diversità delle forme di autoespressione culturale.

Il ministro degli Esteri russo, Lavrov, ha rilasciato una controversa dichiarazione a margine della visita del presidente Putin in Azerbaigian.

In parole povere, Lavrov ha accusato l’Armenia di non rispettare l’accordo del 9 novembre 2020 riguardo alle comunicazioni regionali tra Armenia e Azerbaigian.

A meno che non abbia pronunciato tali parole solo per compiacere il padrone azero di casa, sorprende l’uscita del pur navigato ed esperto ministro.

Innanzitutto, solo poco tempo fa, la parte armena e quella azera hanno concordato di lasciare da parte al tavolo negoziale ogni discussione sulla materia (il cosiddetto “Corridoio di Zangezur”). E già questo dovrebbe essere sufficiente.

Ma, poi, cosa è rimasto di quell’accordo tripartito firmato per fermare la guerra di conquista azera dell’Artsakh?

L’Azerbaigian ha sferrato ulteriori attacchi e ha occupato tutto il Nagorno Karabakh, la popolazione è fuggita; per tre anni la forza di pace russa ha assistito quasi senza battere ciglio alle scorribande degli orchi azeri, al blocco di energia elettrica e gas, all’assedio per fame della popolazione con i “checkpoint” azeri innalzati davanti ai soldati russi.

Ancora oggi decine di armeni sono prigionieri di guerra e ostaggio nelle mani di Aliyev.
E sarebbe l’Armenia a non rispettare gli accordi?

La Russia vorrebbe avere un controllo sui transiti tra Nakhjivan e Azerbaigian ma l’operazione non è possibile.

Sorprendono allora le parole del ministro che è esperto e non può ignorare lo stato delle cose. O forse voleva solo far bella figura davanti a Bayramov e Aliyev. Ma questo sarebbe un segno di debolezza…

Come noto, l’Azerbaigian (che a novembre ospiterà COP29) sta cercando di attuare una politica di “greenwashing” ossia da Paese produttore di fossili vuol far vedere che è invece attento allo sviluppo di energie eco-sostenibili e alla protezione dell’ambiente.

Questa operazione si articola in tre mosse:

1) forum e convegni internazionali per mostrare il volto “verde” del regime di Aliyev

2) un (annunciato) programma di sviluppo di energia alternativa nei territori conquistati e occupati del Nagorno Karabakh (Artsakh) con l’invito anche alle aziende internazionali a partecipare alle commesse

3) accuse all’Armenia di inquinare i fiumi che poi si riversano in Azerbaigian

Proprio pochi giorni fa si è tenuto l’ennesima tavola rotonda animata da giovani attivisti ambientalisti azeri. Gli stessi che per dieci mesi avevano bloccato la strada di Lachin e isolato l’Artsakh con accuse farlocche agli armeni di Stepanakert che a loro dire inquinavano il territorio. Salvo poi sparire dalla circolazione non appena i soldati del dittatore Aliyev avevano effettivamente bloccato il collegamento tra l’Armenia e il Nagorno Karabakh (Artsakh). Quel blocco fece da apripista alla successiva pulizia etnica della regione dieci mesi dopo.

Anche in quest’ultimo evento si sono rinnovate le accuse ai cattivi armeni che con le loro attività minerarie lungo il confine danneggerebbero l’ambiente dell’Azerbaigian.

Ironia della sorte, proprio nello stesso periodo c’erano altri azeri che protestavano: erano gli abitanti del villaggio di Soyudlu, nel distretto di Gadabay, nell’Azerbaigian occidentale, che manifestavano contro la ripresa delle attività di una miniera d’oro altamente inquinante.

In questo caso, come ogni qual volta qualcuno osi protestare nel regime di Aliyev, le forze di sicurezza sono intervenute massicciamente e hanno effettuato anche arresti.

La miniera è di proprietà della “Anglo Asian mining ltd” (si dice che sia in parte di proprietà della figlia di Aliyev) che è la stessa società che vantava le pretese di sfruttamento sulle due miniere che sono presenti in Artsakh e che gli ambientalisti farlocchi accusavano di inquinamento. Conquistata la regione, mandati via gli armeni, il problema “ambientale” è stato evidentemente risolto perchè magicamente non se ne parla più.

Gli eco-attivisti azeri dovevano essere evidentemente distratti mentre la polizia manganellava gli abitanti del villaggio di Soyudlu. Così come non non si accorgono del disastroso stato di inquinamento dei fiumi pieni di plastica e delle aree costiere (as esempio la famigerata Sumgayit) vicino agli impianti petroliferi ridotte ormai in condizioni drammatiche.

Ma tanto fra tre mesi c’ è COP29: una bella spolverata di verde e il regime di Aliyev va avanti…

Ricordiamo che è possibile consultare il nostro database notizie a partire dal settembre 2015. E’ sufficiente digitare nella casella “ricerca” (lente), nella barra sulla homepage, il nome del mese seguito dall’anno (ad esempio: “gennaio 2020”).

(31) ACCORDO DI PACE – Il primo ministro Nikol Pashinyan ha annunciato nella sua conferenza stampa che Yerevan ha offerto a Baku di firmare gli articoli concordati del trattato di pace. Lui ha notato che l’offerta è stata inviata alla parte azera il 30 agosto e forse lì non l’hanno ancora conosciuta. Ha aggiunto che 13 dei 17 articoli, nonché il preambolo, sono stati pienamente concordati. “Altri 3 articoli sono costituiti da più di una frase e il vocabolario della maggior parte di questi articoli è concordato. Abbiamo proposto di prendere tutti gli articoli e i testi concordati e firmarli come Trattato di pace, perché è il Trattato di pace“, ha detto il Primo Ministro. Lui ha aggiunto che la parte armena lo considera possibile, perché lì sono registrati “tutti i principi fondamentali della pace” tra Armenia e Azerbaigian.

(30) DELIMITAZIONE FRONTIERE – Le commissioni di delimitazione dei confini di Armenia e Azerbaigian hanno firmato il regolamento sulle attività congiunte: così informa il Ministero degli Affari Esteri dell’Armenia. Il regolamento firmato sull’attività congiunta delle commissioni di delimitazione dei confini dovrà passare la Corte costituzionale e poi essere discusso in parlamento per la ratifica secondo quanto ha affermato l’ufficio del Primo Ministro armeno. Il regolamento è stato firmato mediante lo scambio dei documenti originali attraverso i canali diplomatici e sarà reso pubblico secondo le procedure definite lunedì come parte dell’implementazione delle procedure di finalizzazione nazionale. Come richiesto dalla legislazione armena, il regolamento sarà sottoposto al Consiglio dei ministri per la discussione, seguito dal processo di ratifica nell’Assemblea nazionale e per questo motivo il documento sarà prima di tutto inviato alla Corte costituzionale per determinarne la conformità alla costituzione armena.

(30) GIORNATA DEGLI SCOMPARSI – Oggi è stata inaugurata a Vanadzor, in Armenia, una mostra fotografica dedicata alla Giornata internazionale degli scomparsi, che si celebra il 30 agosto. La mostra, organizzata dal Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR), presenta 14 foto, ciascuna delle quali racconta la tragedia della scomparsa del figlio, del padre e del marito a seguito dell’aggressione militare dell’Azerbaigian nel 2020-2023. Queste foto sono accompagnate da una breve descrizione. Madri, mogli, figli e nipoti di questi armeni scomparsi descrivono i loro sentimenti e le loro aspettative. E per molti di loro, la perdita di una persona cara è collegata anche alla perdita della loro casa nel Nagorno Karabakh. Il capo della Divisione per le questioni umanitarie del Ministero degli Affari Esteri dell’Armenia, Hayk Sargsyan, all’inaugurazione della mostra ha dichiarato che le autorità dell’Azerbaigian mostrano inerzia nel determinare il destino dei soldati armeni scomparsi.

(30) RAPPRESENTANZA ARTSAKH – In occasione della festa della repubblica, Le porte della rappresentanza permanente dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) nella Repubblica d’Armenia saranno aperte il 2 settembre, dalle 12 alle 18 secondo quanto riporta l’Artsakh Information Center. “Tenendo conto dell’iniziativa di un gruppo di personaggi pubblici e politici, ovvero di visitare la rappresentanza permanente dell’Artsakh nella RA il 2 settembre, informiamo che le porte della rappresentanza saranno aperte dalle 12:00 alle 18:00 del 2 settembre. I rappresentanti dei mass media possono lavorare nel cortile dell’edificio della rappresentanza“, si legge nella dichiarazione.

(28) RESPINTE ACCUSE AZERE – La dichiarazione diffusa dal Ministero della Difesa dell’Azerbaigian secondo cui mercoledì intorno alle 6:45 unità delle Forze Armate armene hanno aperto il fuoco sulle posizioni di combattimento azere situate nella parte sud-occidentale del confine non corrisponde alla realtà. Lo riferisce il ministero della Difesa dell’Armenia.

(28) DICHIARAZIONI AZERE – Gli azeri ritengono che vi sia una possibilità storica di garantire una pace duratura nella regione secondo quanto ha affermato il ministro degli Esteri azero Jeyhun Bayramov in una conferenza stampa congiunta con il suo omologo turco, Hakan Fidan, ad Ankara. Bayramov ha sottolineato che questo è il motivo per cui la parte azera ha presentato all’Armenia una bozza di accordo di pace, basata su cinque principi fondamentali. “Sebbene si osservino dinamiche positive nel processo di negoziazione e una parte considerevole della bozza di accordo sia stata concordata, le ambizioni territoriali [dell’Armenia] nei confronti dell’Azerbaigian sono mantenute come prima nella costituzione dell’Armenia e in una serie di altri atti normativi-legali. Allo stesso tempo, non è un segreto che l’Armenia abbia ambizioni territoriali anche nei confronti della Repubblica di Turchia. Attualmente, il principale ostacolo alla conclusione dell’accordo di pace sono le ambizioni territoriali [dell’Armenia] presentate ai nostri Paesi, che sono stabilite nella costituzione dell’Armenia“, ha affermato il ministro degli Esteri azero.

(26) DETENUTI ARMENI IN AZERBAIGIAN – I rappresentanti del Comitato Internazionale della Croce Rossa hanno visitato ancora una volta gli armeni detenuti illegalmente nella prigione di Baku in agosto. Oggi Zara Amatuni, responsabile dei programmi di comunicazione dell’ufficio della Croce Rossa armena, ne ha dato notizia alla stampa precisando che i prigionieri “Hanno avuto l’opportunità di contattare i membri della famiglia”.

(25) APPELLO AGLI USA PER I PRIGIONIERI – Il presidente dell’Unione armena generale benevola (AGBU), Perch Sedrakyan, ha rivolto un appello al segretario di Stato americano Anthony Blinken chiedendogli di ottenere il rilascio dei prigionieri armeni detenuti illegalmente in Azerbaigian e, in particolare, dell’ex dirigente della Repubblica dell’Artsakh. Nella sua lettera pubblicata sul sito web dell’AGBU, il capo dell’organizzazione ha ricordato ad Anthony Blinken il suo appello al presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev affinché mantenga i suoi obblighi internazionali e in materia di diritti umani e rilasci tutte le persone ingiustamente detenute il prima possibile prima della conferenza sul clima COP29 a Baku. 

(25) BLACH LIST IN AZERBAIGIAN – Le persone che hanno votato contro la delegazione azera alla PACE (Assemblea Parlamentare del Consiglio d’Europa) sono state incluse nella lista “persona non grata”. Fino al ripristino del mandato della delegazione azera presso la PACE, a queste persone non è consentito l’ingresso nel territorio dell’Azerbaigian. Lo ha dichiarato il capo del servizio stampa del ministero degli Esteri azerbaigiano, Aykhan Hajizade

(24) REPRESSIONE IN AZERBAIGIAN – L’UE ha invitato l’Azerbaigian a rispettare i diritti di un eminente scienziato incarcerato dopo aver criticato pubblicamente il governo, nel mezzo di un’ondata di arresti che hanno messo dietro le sbarre giornalisti e accademici. In una conversazione con “Politico”, il portavoce della politica estera e di sicurezza dell’UE, Peter Stano, ha osservato che Bruxelles è preoccupata per il caso di Bahruz Samedov, un giovane accademico che difende la pace nel Caucaso meridionale. Samedov è comparso in tribunale a Baku con l’accusa di “tradimento”. Potrebbe affrontare l’ergastolo. Ha annunciato che intende iniziare uno sciopero della fame dopo essere stato condannato a quattro mesi di detenzione preventiva. La famiglia di Samedov ha detto che è stato arrestato quando le forze di sicurezza hanno fatto irruzione nella loro casa mercoledì. Il 28enne ha criticato le autorità autoritarie dell’Azerbaigian e ha cercato di stabilire rapporti con gli attivisti della vicina Armenia. Freedom House ha avvertito che l’Azerbaigian non ha un sistema giudiziario indipendente. Decine di esponenti della società civile hanno dovuto affrontare accuse contrastanti negli ultimi mesi.

(23) DIOCESI DELL’ARTSAKH – “L’indipendenza è difficile da ottenere, ma è tre volte più difficile da mantenere“. Lo ha annunciato su iniziativa della presidenza del club parlamentare “Consiglio Supremo”, il leader della diocesi dell’Artsakh della Chiesa apostolica armena, mons. Vrtanes Abrahamyan. “L’indipendenza e il raggiungimento dell’indipendenza sono una lotta unica. È una lotta onorevole. È l’immortalità. Ottenere l’indipendenza è una strada difficile, ma è tre volte più difficile mantenerla. A questo proposito, è un onore per tutti coloro che, nel cammino verso l’indipendenza, non solo sono riusciti ad attuare brillantemente tutti i programmi volti a raggiungere l’indipendenza, ma sono anche morti per quell’indipendenza. Perché per un armeno tutto e soprattutto è vivere in modo indipendente. Ecco perché è un onore nascere armeno.

(19) PUTIN A BAKU – Il sito web del Cremlino ha pubblicato la dichiarazione congiunta dei presidenti di Russia e Azerbaigian, Vladimir Putin e Ilham Aliyev, basata sui risultati della visita di Stato del presidente russo in Azerbaigian. In particolare, come riportato in questa dichiarazione, i capi di Stato hanno sottolineato la loro proficua cooperazione nel quadro della Comunità degli Stati Indipendenti (CSI) e hanno chiesto di sviluppare il potenziale della piattaforma consultiva regionale 3+3 nel Caucaso meridionale come meccanismo per un’interazione efficace. Inoltre, le parti hanno sottolineato l’importanza della dichiarazione tripartita del 9/10 novembre 2020, nonché di ulteriori accordi raggiunti al massimo livello, per garantire la sicurezza e lo sviluppo sostenibile nel Caucaso meridionale. E la Russia ha confermato la sua disponibilità a continuare a contribuire alla normalizzazione delle relazioni tra Azerbaigian e Armenia.

(19) DICHIARAZIONE DI BAYRAMOV – L’Azerbaigian ha annunciato di essere disponibile al processo di negoziazione con l’Armenia e che la Russia è sempre stata una piattaforma accettabile per tali negoziati. In un’intervista con Izvestia, il ministro degli Esteri azero Jeyhun Bayramov ha dichiarato che Baku è aperta al “processo di negoziazione”. “A tal fine, utilizziamo un formato bilaterale diretto tra Azerbaigian e Armenia. Inoltre, noi [cioè Azerbaigian] non abbiamo mai rinunciato a varie piattaforme [per i negoziati]. La piattaforma della Federazione Russa è sempre stata accettabile per noi“, ha affermato Bayramov. Ma il ministro degli Esteri azero ha avanzato ulteriori richieste nei confronti di Yerevan. “La posizione della parte azera è che puntiamo alla normalizzazione delle relazioni con la Repubblica di Armenia. Ma siamo pienamente impegnati nella linea secondo cui tutte quelle richieste irragionevoli, tutte quelle posizioni irragionevoli che la Repubblica di Armenia ha dichiarato per decenni, dovrebbero essere completamente eliminate. E questo non dovrebbe accadere a livello di dichiarazioni e dichiarazioni, ma dovrebbe essere riflesso in un modo legalmente giustificato“, ha detto Bayramov. “Il trattato di pace che sarà firmato tra Armenia e Azerbaigian dovrebbe eliminare tutti i possibili rischi di un ritorno alla questione territoriale tra i [due] Paesi in futuro“, ha aggiunto il ministro degli Esteri azero.

(19) CONSOLATO RUSSO A STEPANAKERT? – In un’intervista rilasciata all’agenzia di stampa russa TASS, l’ambasciatore dell’Azerbaigian in Russia, Polad Bulbuloglu, ha dichiarato che la Russia ha espresso il desiderio di aprire un consolato generale nel Nagorno Karabakh. “Il capo del Comitato per gli Affari Esteri del Consiglio della Federazione [Russa], Grigory Karasin, aveva detto in precedenza che i preparativi per l’apertura del consolato generale russo a [capitale del Nagorno-Karabakh] Khankendi [vale a dire Stepanakert] inizieranno presto. C’è una decisione su quando verrà aperto il consolato generale russo in Karabakh?” aveva chiesto la TASS a Bulbuloglu.
La Federazione Russa ha espresso il suo desiderio di aprire un consolato [in Nagorno-Karabakh] perché noi [cioè l’Azerbaijan] abbiamo due consolati in Russia: a Ekaterinburg e a San Pietroburgo. Considerando le dimensioni della Russia e il numero di azeri nel vostro paese, è naturale. Ma in Azerbaijan, il campo di lavoro dei consolati è più limitato. Ma anche così, il lavoro sta andando in quella direzione, vengono offerte delle opzioni. Questa questione è in discussione“, aveva risposto Bulbuloglu. In seguito, tuttavia, l’ambasciatore azero in Russia ha dichiarato in un’intervista all’agenzia di stampa azera Haqqin.az che la TASS aveva “distorto” le sue parole nel contesto dell’apertura di un consolato generale russo in Azerbaigian. “Non ho detto che un consolato generale russo potrebbe apparire in Karabakh. Ho detto che questa questione è in discussione”, ha detto Bulbuloglu. Ma la differenza tra le parole “può apparire” e “è in discussione” rimane un segreto assoluto…

(19) PROTESTA ALL’ONU – I familiari delle persone armene scomparse e detenute in Azerbaigian hanno inscenato una manifestazione di protesta di fronte all’ufficio delle Nazioni Unite a Yerevan in Armenia. Chiedono la restituzione dei loro parenti, affermando di non credere ai risultati del test del DNA.

(18) ANCORA ACCUSE AZERE – Il Ministero della Difesa dell’Armenia ha respinto la dichiarazione del Ministero della Difesa dell’Azerbaigian secondo cui, intorno alle 19:30 di domenica, unità delle Forze armate armene avrebbero aperto il fuoco in direzione delle posizioni azere situate nella parte sud-occidentale della zona di confine, non corrisponde alla realtà, riferisce il Ministero della Difesa dell’Armenia. Da notare che l’ufficio del Primo Ministro armeno ha proposto di istituire un meccanismo congiunto Armenia-Azerbaigian per indagare sugli episodi di violazione del cessate il fuoco e/o sulle informazioni a riguardo. In seguito, l’Azerbaigian ha denunciato un’altra presunta violazione armena intorno alle 23:30 sempre lungo il confine con il Nakhjivan.

(17) NEGOZIATI DI PACE – Premesso che che l’Azerbaijan ha annunciato ufficialmente di aver posto due precondizioni per la firma del suddetto trattato di pace ossia lo scioglimento della co-presidenza dell’OSCE [Gruppo di Minsk] e la modifica della Costituzione della Repubblica d’Armenia, il ministero degli Esteri di yerevan è stato interpellato dalla stampa al riguardo. Il Ministero degli Esteri ha risposto alle domande del quotidiano Zhoghovurd: “Annunciamo che la parte armena può prendere in considerazione la questione della continuazione del processo di Minsk nel contesto della normalizzazione globale delle relazioni [con l’Azerbaigian] e, prima di tutto, della conclusione di un trattato di pace“. E alla domanda riguardante la modifica della Costituzione [della RA], hanno risposto che il processo di modifica della Costituzione è una questione interna della Repubblica d’Armenia.

(16) ACCUSE AZERE DI VIOLAZIONI – Per il secondo giorno consecutivo l’Azerbaigian ha accusato i soldati dell’Armenia di aver indirizzato colpi di arma da fuoco alle postazioni azere lungo il confine con il Nakhjivan. Il ministero della Difesa di Yereva ha smentito e ha ricordato alla controparte azera la proposta armena di istituire un meccanismo congiunto di vigilanza e indagine.

(14) DOCUMENTATE NUOVE DISTRUZIONI AZERE – Gegham Stepanyan, difensore civico per i diritti umani dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh), ha pubblicato diverse foto satellitari su X. Queste foto mostrano che la maggior parte delle case, la scuola, l’asilo e alcuni altri edifici nel villaggio di Mokhrenes, nella regione di Hadrut, nell’Artsakh, sono stati distrutti dall’Azerbaigian. La chiesa di San Sargis di Mokhrenes è stata completamente distrutta nell’ottobre 2022. “Il genocidio culturale in Artsakh da parte dell’Azerbaigian continua con la silenziosa complicità della comunità internazionale“, ha aggiunto il difensore civico dell’Artsakh.

(13) COSTITUZIONE ARMENA – In un’intervista, Elchin Amirbekov, inviato presidenziale azero per incarichi speciali, ha ribadito la dichiarazione del suo leader secondo cui non verrà firmato un trattato di pace con l’Armenia se quest’ultima non modificherà la propria costituzione. Inoltre, Amirbekov aveva detto che il Primo Ministro armeno Nikol Pashinyan aveva discusso la questione dell’emendamento della costituzione armena con i rappresentanti del governo azero. Secondo lui, Pashinyan aveva chiesto tempo per poter adottare la nuova costituzione. Il ministero degli Esteri dell’Armenia ha dichiarato che il processo di emendamenti costituzionali è “una questione interna dell’Armenia“. L’Azerbaijan ritiene “problematico” il riferimento della costituzione armena alla Dichiarazione di indipendenza dell’Armenia, che si basa sulla decisione “sulla riunificazione dell’Armenia sovietica e del Nagorno-Karabakh” adottata nel 1989; Baku vede qui “rivendicazioni territoriali”. A maggio, il primo ministro Pashinyan ha dato incarico di elaborare una nuova bozza della costituzione armena e di approvarla entro il 30 dicembre 2026.

(10) ANCORA FALSIFICAZIONI AZERE – L’Azerbaijan continua a promuovere il falso concetto di “Azerbaijan occidentale” attraverso i canali statali. Lo scorso 6 agosto, nell’ambito del “Quinto campo estivo per i giovani della diaspora” a Berdzor, che ha riunito circa 115 giovani azeri provenienti da 60 paesi, si è tenuto un incontro tra la dirigenza dell’organizzazione “Comunità dell’Azerbaijan occidentale” e i partecipanti al campo. Nel corso dell’evento, è stato presentato un documentario ‘A Close Look at Western Azerbaijan’ e una serie di fotografie in cui monumenti storici e architettonici e paesaggi naturali della Repubblica di Armenia sono stati falsamente presentati come ‘antichi azerbaigiani’. Tra gli altri monumenti, anche la riserva storico-culturale “Insediamento di Zorats Karer”, situata nella regione di Sisian, viene falsamente presentata come un “monumento situato nel territorio dell’antico Azerbaigian.

(9) IRAN E AZERBAIGIAN – Sercondo quanto riferisce il britannico “Telegraph”, il nuovo presidente dell’Iran, Masoud Pezeshkian, propone di attaccare le basi segrete israeliane situate nei paesi vicini all’Iran. Il nuovo presidente iraniano sta combattendo la linea dura del Corpo delle Guardie della Rivoluzione Islamica (IRGC) nel tentativo di prevenire una guerra su vasta scala con Israele. Le autorità iraniane sono divise su come rispondere all’assassinio del leader di Hamas Ismail Haniyeh a Teheran. La responsabilità ultima di decidere la risposta dell’Iran spetta al leader supremo del paese, l’Ayatollah Ali Khamenei. “Pezeshkian teme che qualsiasi attacco diretto contro Israele avrà gravi conseguenze“, ha detto una fonte vicina al presidente iraniano. “Ha suggerito di prendere di mira qualcosa legato a Israele in Azerbaigian o nel Kurdistan [iracheno], poi dirlo a quei paesi e porre fine a tutto questo dramma“, ha detto al Telegraph un altro aiutante di Pezeshkian. Da parte azera si minimizza e si sostiene che si tratti di voci infondate. “Alcuni ambienti hanno iniziato a preoccuparsi della regolamentazione delle relazioni tra Iran e Azerbaigian e vogliono interrompere questo processo. Dato che il nuovo presidente dell’Iran è un azerbaigiano e tratta l’Azerbaigian con affetto, ciò potrebbe essere il risultato del fatto che ci sono forze all’interno e all’esterno dell’Iran che vogliono interrompere queste relazioni. Sarebbe positivo se la parte iraniana rispondesse a queste assicurazioni, le negasse e mettesse fine ai dubbi”, ha scritto l’agenzia APA citando fonti degli organi governativi dell’Azerbaigian.

(6) ANCORA RICHIESTE AZERE – Baku continua a sostenere che un trattato di pace con Yerevan non verrà firmato senza modificare la costituzione dell’Armenia, o meglio, senza rimuovere dalla costituzione il riferimento alla Dichiarazione di indipendenza. Questo documento contiene rivendicazioni territoriali contro l’Azerbaigian, ha dichiarato a RFE/RL Elchin Amirbekov, inviato presidenziale azero per incarichi speciali. Inoltre, l’alto funzionario azero ha affermato che questo è al momento l’unico ostacolo al processo di pace con l’Armenia. L’Azerbaigian vuole essere sicuro che il trattato di pace con l’Armenia renderà impossibile qualsiasi ritorno al revanscismo o qualsiasi rivendicazione territoriale contro l’Azerbaigian in futuro, ha affermato Amirbekov. Per l’Azerbaigian è inaccettabile che l’Armenia consideri i negoziati di pace e la firma definitiva del trattato come una tattica per guadagnare tempo, rafforzare il proprio potenziale militare e ricominciare questa storia da capo, ha aggiunto.

(5) PRIGIONIERI DI GUERRA – Il Ministero degli Esteri azero ha definito inaccettabile che l’ex Rappresentante speciale dell’Unione Europea per il Caucaso meridionale, Ambasciatore dell’Unione Europea in Uzbekistan Toivo Klaar, consideri come un caso speciale la questione del ritorno degli armeni che sono stati sfollati forzatamente dal Nagorno-Karabakh. Il Ministero degli Esteri, cogliendo l’occasione, ha avanzato un’altra richiesta, affermando che l’Armenia è “obbligata a creare condizioni appropriate” per l’insediamento degli azeri in Armenia. Per qualche ragione, il Ministero degli Esteri azero è sicuro che gli armeni non abbiano alcuna intenzione di tornare nel Nagorno-Karabakh. “Il fatto che Klaar faccia dichiarazioni così parziali, che non appartengono alla sua autorità, alla vigilia delle sue dimissioni dal suo incarico, è un altro colpo alla reputazione dell’organizzazione, che un funzionario dell’UE rappresenta principalmente“, ha affermato Baku.

(5) DICHIARAZIONE DI KLAAR – Spero che la pagina dell’ostilità e della violenza venga finalmente voltata una volta per tutte, a beneficio di tutti i segmenti della popolazione della regione, compresi gli armeni del Karabakh. L’UE è stata molto chiara su questo tema: la questione del ritorno degli armeni del Karabakh farà parte del processo di normalizzazione. Mi aspetto trattative dirette tra Baku e loro (armeni del Karabakh, ndr) sul loro ritorno sicuro e dignitoso nella loro regione natia. Lo ha affermato in un’intervista il rappresentante speciale dell’UE per il Caucaso meridionale, Toivo Klaar, che presto lascerà il suo incarico. 
L’Azerbaigian ha degli obblighi in questo senso, che credo non neghi. I parametri e le condizioni per un tale futuro devono essere trovati e concordati attraverso un dialogo inclusivo e reciprocamente rispettoso. Per me, normalizzazione significa nessuna ferita aperta, e quindi questa questione dovrebbe essere parte di un più ampio processo di pace. A volte vengono sollevate altre questioni in questo contesto, come la questione del cosiddetto “Azerbaijan occidentale”. Per me, queste sono questioni completamente diverse che non dovrebbero essere mescolate. Il primo è la promozione del ritorno degli armeni del Karabakh alle loro case ancestrali, che è un obbligo dell’Azerbaijan. Il secondo è la questione degli armeni che vivevano in altre parti dell’Azerbaijan, tra cui Baku, o degli azeri che vivevano in Armenia. Naturalmente, dovrebbero anche poter visitare i luoghi in cui hanno vissuto o addirittura tornarci, e anche questa dovrebbe essere una conseguenza della normalizzazione. 
Tuttavia, si tratta di una questione completamente diversa da quella specifica degli armeni del Karabakh. Credo fermamente che il rilascio di tutti i prigionieri, la buona ed efficace cooperazione di tutte le parti nel destino delle persone scomparse e negli sforzi di sminamento siano elementi cruciali per una pace duratura e per voltare finalmente pagina sull’ostilità e la violenza.E sono triste che non siamo ancora stati in grado di andare avanti su queste questioni. Sono certo che questa rimarrà una questione chiave per il mio successore.
Prima della guerra del 2020, l’UE aveva un ruolo molto meno importante. Il nostro compito era principalmente quello di supportare gli sforzi del principale formato internazionale, il Gruppo di Minsk, e dei suoi copresidenti. Dopo la guerra del 2020, l’UE, in gran parte su richiesta delle parti stesse, ha iniziato a svolgere un ruolo più importante, culminato in una serie di incontri trilaterali ad alto livello tra il presidente Michel, il presidente Aliyev dell’Azerbaigian e il primo ministro Pashinyan dell’Armenia.

Credo che questi incontri, oltre agli sforzi intrapresi da altri attori internazionali, abbiano fornito ai due leader lo spazio necessario per raggiungere un’intesa comune sulle questioni fondamentali: un trattato di pace, la delimitazione e la demarcazione dei confini, la ripresa dei legami economici e di trasporto regionali e le questioni umanitarie. Negli ultimi mesi, il percorso bilaterale tra Armenia e Azerbaigian è riuscito a produrre risultati positivi concreti. L’UE è pronta a mediare di nuovo, se le parti lo richiederanno. Un accordo di pace sarebbe solo un punto di partenza sulla strada verso la normalizzazione delle relazioni tra Yerevan e Baku. Gli sforzi di costruzione della pace dovrebbero includere la creazione di fiducia e la riconciliazione tra le persone. L’UE ha sostenuto tali attività per molti anni per aiutare a creare un ambiente favorevole alla vera pace. La comunità internazionale dovrà continuare a impegnarsi, sia politicamente che finanziariamente, anche dopo la firma di un accordo di pace. Ma l’onere, così com’è ora, rimarrà sulla leadership di Yerevan e Baku di non fermarsi a metà strada, ma di proseguire fino in fondo verso la piena normalizzazione delle relazioni non solo tra governi, ma anche tra popoli“, ha osservato Toivo Klaar.

(5) CSTO – Le esercitazioni militari Cobalt 2024 dell’Organizzazione del Trattato di sicurezza collettiva (CSTO) si terranno dal 14 al 16 agosto a Novosibirsk, in Russia, sotto la guida della Guardia nazionale russa. Ne dà notizia l’agenzia di stampa TASS aggiungendo che l’Armenia non parteciperà a queste esercitazioni.

(2) ACCUSE AZERE –  I media azeri, riferendosi alle informazioni congiunte della Procura generale, del Servizio statale di frontiera e dell’Agenzia per le azioni contro le mine dell’Azerbaigian (ANAMA), riferiscono dell’esplosione di una mina in uno dei territori recentemente trasferiti dall’Armenia. A seguito dell’esplosione, un dipendente del Servizio statale della guardia di frontiera e dell’agenzia di sminamento è rimasto ferito alle gambe e altri due dipendenti dell’agenzia sono rimasti feriti da schegge. Le vittime sono state portate in ospedale, dove hanno ricevuto i primi soccorsi. Le loro vite non sono in pericolo. Ricordiamo che stiamo parlando della vecchia parte del confine, dove venivano usate mine su entrambi i lati. Adesso l’Azerbaigian lo presenta come “mine piantate dall’Armenia” quasi nel villaggio e usa l’incidente per provocazioni e accuse false.

(2) ARMENIA E SANTA SEDE – Presso la Santa Sede, l’ambasciatore dell’Armenia, Boris Sahakyan, ha avuto un incontro con Andrea Monda, direttore e caporedattore dei media vaticani “L’Osservatore Romano”. L’Ambasciata armena presso la Santa Sede informa che durante l’incontro è stata rafforzata la cooperazione nella direzione di pubblicizzare il ricco patrimonio storico e culturale armeno cristiano, che fa parte del comune patrimonio cristiano, e di sensibilizzare sulle minacce ad esso è stato discusso. “A questo proposito, è stato sottolineato quanto sia importante non distorcere mai l’identità del patrimonio culturale e dei luoghi di culto, nonché i fatti storici, che sono innegabili e riconosciuti dalla comunità internazionale, compresa quella scientifica“. Lo scorso 24 luglio, il quotidiano ufficiale “Osservatore Romano” del Vaticano aveva pubblicato un articolo dal titolo “A Khudavang, Ganjasar e Khatiravang Monasteri tra le nuvole”, in cui vengono riportati i monumenti più importanti del patrimonio armeno, Dadivank, Gandzasar e Fraud sono presentati come un’eredità. L’autrice dell’articolo è Rossella Fabiani, che nell’articolo parla delle sue visite in Azerbaigian e nota di aver visitato “Garabagh” (enfasi dell’articolo) e di aver conosciuto i famosi monasteri del patrimonio Aghvani.

(2) PRIGIONIERI DI GUERRA – Nel contesto della situazione più ampia nel Caucaso meridionale, il Segretario di Stato americano e il Dipartimento di Stato continuano ad occuparsi attivamente della questione dei prigionieri di guerra armeni detenuti in Azerbaigian. Lo ha annunciato in un briefing Vedant Patel, vice segretario stampa del Dipartimento di Stato americano. Durante il briefing, il giornalista ha sottolineato che i prigionieri di guerra armeni sono detenuti nelle carceri dell’Azerbaigian da quattro anni, mentre i politici armeni del Nagorno-Karabakh sono nelle carceri di Baku da quasi un anno dopo un altro attacco non provocato da parte dell’Azerbaigian. Ha fatto riferimento anche a Freedom House, sottolineando che, dopo il controllo dell’Azerbaigian, il territorio del Karabakh è il più non libero del mondo, superando anche la Corea del Nord, il Venezuela, la Siria e l’Afghanistan, e si è chiesto se Washington stia seguendo la sentenza del Nagorno. “Non ho notizie per voi riguardo a questo processo. Per quanto riguarda i detenuti, siamo stati chiari e coerenti sul fatto che qualsiasi Paese deve trattare tutti i detenuti umanamente e in conformità con il diritto internazionale e rispettare i diritti umani dei detenuti, e questo continua ad essere vero anche qui”, ha affermato Patel. Ufficialmente l’Azerbaigian conferma la detenzione di soli 33 prigionieri di guerra armeni e civili, ma gli attivisti armeni per i diritti umani rivendicano altri 80 prigionieri armeni.

Armenia e Turchia si incontrano sul confine (Osservatorio Balcani Caucaso, 1 ago)

Albània Caucasica: la divulgazione non deve distorcere la storia (Osservatore romano, 1 ago)

Dispiegamento di missili israeliani LORA a Nakhichevan: contro chi combatterà l’Azerbaigian? (Avia, 2 ago)

Caucaso, le strade opposte di Armenia e Georgia: Erevan si avvicina all’Occidente, Tbilisi alla Russia (Agenzia Nova, 2 ago)

C’era una volta il Nagorno Karabakh: il fotoreportage di un Paese cancellato dalla faccia della Terra (Fotocult, 3 ago)

La Cop 29 in Azerbaigian dove il “clima” per i diritti umani è pessimo (Corriere della sera, 4 ago)

Azerbaijan. Tensioni con la Francia: ospitato il “Congresso delle colonie francesi” (Notizie geopolitiche, 6 ago)

Le guardie russe lasciano l’aeroporto di Yerevan (Osservatorio Balcani Caucaso, 8 ago)

Armenia e CSTO: verso un divorzio inevitabile? (Il caffè geopolitico, 9 ago)

Così scompare il patrimonio armeno dal Nagorno Karabakh: le immagini satellitari della distruzione (Repubblica, 13 ago, per abb.)

Armeni “cancellati” dalla mappa del Nagorno Karabakh: le immagini dallo Spazio (Libero, 14 ago)

L’Azerbaigian riaprirà una miniera d’oro contestata dalla popolazione locale (Scenari economici, 14 ago)

INTERESSANO A QUALCUNO LE LACRIME DEL NAGORNO KARABAKH? (Altro pensiero, 15 ago)

L’Iran si muove per sfruttare le rivalità secolari nel Caucaso meridionale (Color news, 17 ago)

Putin a Baku tenta di ricandidare la Russia come principale mediatore fra Azerbaigian e Armenia (Agenzia Nova, 19 ago)

Azerbaijan. Aliyev ammette il sostegno all’indipendenza dei territori francesi d’oltremare (Notizie geopolitiche, 20 ago)

Azerbaijan: ancora brutte notizie per la libertà di stampa (Osservatorio repressione, 21 ago)

I 27 dell’Unione a sostegno dell’Armenia (IARI, 24 ago)

Il timore che l’Ue arrivi sotto casa alimenta l’interesse di Putin per il Caucaso (Huffpost, 24 ago, per abb.)

Armenia. Difesa: Erevan guarda a occidente (Notizie geopolitiche, 29 ago)

Azerbaijan: per giornalisti e oppositori politici si profilano tempi duri (Osservatorio repressione, 30 ago)


In previsione dell’evento organizzato dalle Nazioni Unite in Azerbaigian sul cambiamento climatico (COP 29) è partita una campagna finalizzata alla liberazione dei prigionieri armeni illegalmente detenuti dal regime di Aliyev in Azerbaigian.

La campagna mira a utilizzare la piattaforma della 29a Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (COP 29) per sostenere il rilascio degli ostaggi armeni e dei prigionieri politici detenuti nelle carceri di Baku. Il vertice si terrà nel novembre di quest’anno in Azerbaigian. Lo scopo della campagna è anche quello di evidenziare l’ipocrisia della presentazione della COP 29 da parte dell’Azerbaigian come una “COP di pace”, quando in quel vertice verranno discusse anche questioni relative al cambiamento climatico e al genocidio.

Gli obiettivi principali della campagna sono:

  1.  Liberazione degli ostaggi ovvero garantire il rilascio di 23 ostaggi armeni e di altri prigionieri politici detenuti nelle carceri di Baku. 
  2. Crescente consapevolezza cioè generare una consapevolezza globale universale sui problemi del Nagorno Karabakh e sui diritti del popolo dell’Artsakh. 
  3. Affrontare l’ipocrisia mirando a evidenziare le contraddizioni tra le azioni dell’Azerbaigian e presentare la COP 29 come un evento di pace. 
  4. Applicazione del diritto internazionale ossia sostenere l’attuazione delle convenzioni internazionali sul cambiamento climatico e sul genocidio. 
  5. Difesa dell’Armenia sensibilizzando sulla attuale situazione e mirando a proteggere l’Armenia a lungo termine.

Si tratta di una campagna imparziale iniziata con l’appello all’azione del primo procuratore della Corte penale internazionale (CPI), Luis Moreno Ocampo. È guidata da leader delle comunità armene e da organizzazioni dell’Armenia e della diaspora, come il ‘Centro per la verità e la giustizia’ con sede negli Stati Uniti, nonché da attivisti civili. Questa campagna è pubblicamente appoggiata e sostenuta da importanti organizzazioni armene, personaggi influenti e famosi. La campagna invita gli armeni di tutto il mondo e i cittadini preoccupati di tutto il mondo a unirsi attorno a questa causa.

Il vertice COP 29 attirerà l’attenzione del mondo, diventando un’occasione cruciale per evidenziare la difficile situazione della popolazione del Nagorno Karabakh e tutelare i suoi diritti. Questa è un’opportunità per smascherare l’ipocrisia dell’Azerbaigian e per premere per il rilascio di 23 ostaggi armeni e di altri prigionieri politici.

Sia il cambiamento climatico che il genocidio sono regolati da convenzioni internazionali, rispettivamente la Convenzione quadro delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (1992) e la Convenzione sul genocidio (1948). Tuttavia, queste convenzioni non sono state effettivamente implementate. Lo scopo della campagna è evidenziare la necessità di una migliore applicazione di questi principi, sia per combattere il riscaldamento globale che i genocidi in corso, compreso il genocidio nel Nagorno Karabakh.

Da quanto il Nagorno Karabakh-Artsakh è stato interamente occupato dagli azeri questa è la domanda principale che tutti si rivolgono.

Oggi, 9 luglio, una manifestazione davanti alla sede delle Nazioni Unite a Yerevan (Armenia) ha sollevato nuovamente il problema del destino degli oltre 6000 monumenti armeni nel territorio dell’Artsakh che oggi sono minacciati di distruzione fisica e islamizzazione.

Questa è peraltro la politica che l’Azerbaigian porta avanti dal 2020 insieme alla pulizia etnica. Ora, nel momento in cui l’Azerbaigian ha sottoposto il territorio dell’Artsakh alla pulizia etnica ha risolto il problema dell’eliminazione presenza armena. Poi passa alla fase successiva, ossia l’eliminazione di ogni traccia storica e culturale.

Distrugge gli edifici religiosi armeni e ci sono già 3 chiese rase al suolo: la prima è stata la Chiesa della Santa Madre di Dio a Mekhakavan, poi la chiesa a Berdzor, e la chiesa di Hohhannes Mkrtchi (san Giovanni battista) a Shushi, conosciuta come la chiesa verde.
Se nel caso delle prime due, l’Azerbaigian ha dichiarato che erano di nuova costruzione, edificate illegalmente sul suo territorio, la giustificazione non regge a Shushi con la chiesa Hovhannes Mkrtchi che è stata costruita nel XVIII secolo. Cimiteri e insediamenti, ad esempio il villaggio di Karin Tak, vengono eliminati in massa.

Numerose sono poi le demolizioni di edifici pubblici (come la sede dell’Assemblea nazionale) e privati. Statue, iscrizioni, qualunque cosa possa richiamare alla presenza armena nella regione viene camcellata sistematicamente.

Il territorio dell’Artsakh viene progressivamente liberato dallo spirito armeno.

Al riguardo, nel corso della odierna manifestazione, è stata preparata una lettera indirizzata all’ufficio dell’ONU, nella quale si menziona la decisione della Corte Internazionale di Giustizia dell’Aia, affinché l’ONU faccia pressione sull’Azerbaigian affinché rispetti le decisioni della corte.

Ricordiamo che il 17 dicmebre 2021 la Corte internazionale di giustizia delle Nazioni Unite ha pubblicato la decisione di applicare misure urgenti sulla base del ricorso presentato dalla Repubblica d’Armenia nell’ambito del caso “Armenia vs. Azerbaigian” in esame nell’ambito della controversia internazionale convenzione “Sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale”, che obbliga la Repubblica dell’Azerbaigian, tra le altre questioni, a “adottare tutte le misure necessarie per prevenire e punire atti di vandalismo e profanazione contro il patrimonio culturale armeno, comprese le chiese e altri luoghi di culto, monumenti, punti di riferimento, cimiteri e manufatti.”

La Corte il 17 novembre 2023 ha pubblicato una nuova decisione secondo cui l’Azerbaigian è obbligato a garantire l’ingresso e l’uscita senza ostacoli e sicuri delle persone che hanno lasciato il Nagorno Karabakh a seguito degli eventi accaduti dopo il 19 settembre. L’Azerbaigian è obbligato a garantire il ritorno di coloro che lo desiderano, nonché l’opportunità per loro di vivere in sicurezza nel proprio luogo di residenza senza minacce.

La Corte internazionale ha inoltre obbligato l’Azerbaigian a conservare e a non distruggere i documenti che confermano i diritti di proprietà dei residenti del Nagorno Karabakh.

Naturalmente queste pronunce sono acqua fresca per il regime dell’Azerbaigian.

Partiamo da una premessa: la Costituzione dell’Azerbaigian è carta straccia, non vale nulla.

Non potrebbe essere diversamente visto che elenca, come le carte costituzionali di tutti i Paesi del mondo, diritti e libertà che nel regime dittatoriale di Aliyev (al potere da oltre venti anni, succeduto al padre…) nessuno può liberamente esprimere il proprio pensiero e le carceri sono piene di attivisti per i diritti umani, oppositori politici e giornalisti.

Già l’introduzione è tutto un programma: “Il popolo dell’Azerbaigian, continuando le sue secolari tradizioni di Stato,…”. Per uno Stato nato nel 1918, parlare di “tradizioni secolari” fa solo che ridere.

La sezione II della Carta (“Diritti, libertà e doveri fondamentali”) è solo un elenco di vuote enunciazioni che non hanno alcuna applicazione pratica nella vita sociale e politica del popolo azerbaigiano. La libertà di pensiero e parola (art.47) è una chimera per i sudditi del tiranno. Come pure la libertà di riunione (art. 49) e di informazione (art. 50). Quando leggiamo che “La libertà di informazione di massa è garantita. La censura statale sui mass media, inclusa la stampa, è proibita” possiamo solo compatire il popolo che deve fare i conti di una realtà molto diversa.

Ora, il tiranno azero pretende che l’Armenia cambi la sua Costituzione perché nel preambolo viene fatto riferimento alla dichiarazione di indipendenza del 1991 dove si enuncia la “riunificazione della RSS Armena e la Regione montagnosa del Karabakh”.

A prescindere dal fatto che non esiste più la Repubblica Socialista Sovietica di Armenia, il problema sarebbe facilmente superabile con una espressa enunciazione nel futuro trattato di pace.

Ma questo ad Aliyev non basta, vuole interferire con le leggi armene e disporne a suo piacimento. Ed è solo un pretesto per rimandare qualsiasi accordo di pace. Dopo aver ottenuto il cambio della Costituzione armena, Aliyev solleverà un’altra questione e così via all’infinito, scaricando la colpa sugli armeni che non vogliono la pace.

E, a proposito: perché nella Costituzione azera (art. 11, capo III) si afferma che “Nessuna parte del territorio della Repubblica dell’Azerbaigian può essere alienata”? Questo vuol dire che il tema della exclavi di epoca sovietica sarà un impedimento assoluto alla conclusione di un accordo di pace? E che mai questo ci sarà fintanto che l’Armenia non avrà ceduto anche questi territori che si trovano dentro i propri confini e che sono un retaggio di un’epoca sovietica ormai passata?

Come si vede, ogni appiglio è buono per rimandare un accordo di pace. E, non essendo definiti ovviamente i confini dello Stato, nessuna soluzione sarà mai possibile fin tanto che non sarà determinata con esattezza la linea di demarcazione fra i due Stati.

Per ora è stato raggiunto un accordo su 12 chilometri (12!) su circa mille di confine. Con calma, non c’è fretta.

Intanto i soldati azeri occupano il territorio dell’Armenia per circa 250 kmq.

Ma questo nella carta straccia dell’Azerbaigian non è precisato…

Ricordiamo che è possibile consultare il nostro database notizie a partire dal settembre 2015. E’ sufficiente digitare nella casella “ricerca” (lente), nella barra sulla homepage, il nome del mese seguito dall’anno (ad esempio: “gennaio 2020”).

(31) GUARDIE RUSSE VIA DA AEROPORTO – Le guardie di confine russe hanno cessato ufficialmente, alle 14 ora locle, il servizio presso l’aeroporto di Yerevan (Zvarnots) dove erano operative dal 1992. Qualche mese fa il governo armeno aveva comunicato a Mosca che non era più necessaria la presenza delle guardie di frontiera allo scalo aeroportuale. Ricordiamo che i russi presidiano anche il confine con la Turchia.

(30) INCONTRO TURCO-ARMENO – Al checkpoint di Margara, recentemente rinnovato, sul confine armeno-turco, si è tenuto un incontro dei rappresentanti speciali per la risoluzione delle relazioni armeno-turche, Ruben Rubinyan e Serdar Kilic. Nel corso dell’incontro odierno, Armenia e Turchia hanno concordato di valutare i requisiti tecnici per consentire il funzionamento del varco di confine ferroviario Akhurik/Akyaka (Gyumri).

(26) ARMENIA E TURCHIA – La Repubblica di Armenia è impegnata nell’attuazione di tutti gli accordi raggiunti nel quadro del processo di normalizzazione delle relazioni tra Armenia e Turchia, e si aspetta lo stesso da Ankara. Lo ha affermato il Ministero degli Affari Esteri dell’Armenia spiegando che Yerevan si aspetta lo stesso impegno e la stessa disponibilità da Ankara, compresa l’apertura del confine terrestre tra Armenia e Turchia ai cittadini di Paesi terzi e alle persone con passaporti diplomatici. Per quanto riguarda il prossimo incontro tra i rappresentanti speciali di Armenia e Turchia in merito al processo di normalizzazione delle relazioni tra i due Paesi, il Ministero degli Affari Esteri dell’Armenia ha osservato che in caso di un chiaro accordo in merito, l’opinione pubblica verrà informata a tempo debito.
Intanto, ieri si è tenuta una riunione ordinaria del Consiglio per la sicurezza nazionale della Turchia sotto la presidenza del presidente Recep Tayyip Erdogan. Nel rapporto finale della sessione, composto da 9 punti, non si fa alcun accenno alla questione della normalizzazione delle relazioni tra Armenia e Azerbaigian

(26) SMENTITA FORNITURA ARMI DA IRAN – L’ambasciatore iraniano a Yerevan Mehdi Sobhani ha categoricamente respinto la notizia diffusa dai media riguardo un accordo militare tra Iran e Armenia. Nella giornata di ieri alcuni media , prima dall’Arabia saudita, avevano parlato di un accordo per fornitura di armamenti (molti droni) all’Armenia per circa mezzo miliardo di dollari. La notizia era stata subito smentita da yerevan anche perchè la somma da sola copre quasi metà del fatturato della Difesa armena. L’ambasciatore itaniano ha definito l’obiettivo della pubblicazione di tali notizie come “influenzare lo sviluppo di relazioni amichevoli tra l’Iran e i paesi della regione” e ha sottolineato che l’Iran sostiene l’instaurazione della pace, della stabilità e dello sviluppo economico nella regione del Caucaso.

(25) NEGOZIATO DI PACE – Le controproposte dell’Armenia al trattato di pace con l’Azerbaigian e al decimo pacchetto di osservazioni inviato da Baku sono in fase di sviluppo secondfo quanto riferisce la portavoce del Ministero degli Affari Esteri della Repubblica di Armenia, Ani Badalyan. “Le controproposte della RA sono in fase di elaborazione, in conformità con la proposta di principio già presentata dalla RA per la conclusione di un trattato di pace in un breve lasso di tempo“, ha affermato la portavoce del Ministero degli Affari Esteri. Armenia e Azerbaigian stanno negoziando un trattato di pace da molto tempo. Yerevan ha annunciato la ricezione del decimo pacchetto di rispettive proposte un mese fa. Questo è stato seguito dai colloqui dei ministri degli esteri armeno e azero a Washington, dopo i quali è stato annunciato il progresso verso la firma di questo trattato. Tuttavia, non è chiaro a cosa si riferisse.

(24) NEGOZIATI – L’Azerbaijan è sempre stato pronto per i negoziati con l’Armenia in Russia e in altri luoghi. Lo ha affermato Aykhan Hajizada, portavoce del Ministero degli Affari Esteri dell’Azerbaigian, commentando la disponibilità di Mosca a tenere un incontro tra le parti. La portavoce del Ministero degli Affari Esteri russo, Maria Zakharova, aveva dichiarato durante la conferenza stampa settimanale che la parte russa era pronta a fornire una piattaforma per i negoziati tra i rappresentanti dell’Azerbaigian e dell’Armenia e che avrebbe creato per loro le condizioni più favorevoli.

(22) VIOLAZIONI, LA PROPOSTA ARMENA – Negli ultimi giorni, le fonti ufficiali dell’Azerbaigian hanno ripreso a pubblicare notizie sulla violazione del regime di cessate il fuoco da parte delle Forze armate della Repubblica di Armenia al confine tra Armenia e Azerbaigian. Il governo armeno ha rilasciato al riguardo una nota: “Il Ministero della Difesa della Repubblica di Armenia ha negato questa informazione. Nonostante ciò, fonti azere continuano a fare pubblicazioni simili, condendole con accenti geopolitici. Lo staff del Primo Ministro della Repubblica d’Armenia ribadisce la sua proposta di creare un meccanismo congiunto tra Armenia e Azerbaigian per indagare sui casi di violazioni del cessate il fuoco e/o sulle informazioni relative agli stessi. Riaffermiamo l’impegno del governo della Repubblica d’Armenia nei confronti dell’agenda di pace nel quadro degli accordi pubblici già raggiunti” si legge in una dichiarazione dello staff del Primo Ministro armeno.

(22) CONSIGLIO EUROPEO – Il Consiglio europeo ha adottato oggi una misura di assistenza nell’ambito del Fondo europeo per la pace (EPF) a sostegno delle forze armate della Repubblica di Armenia, del valore di 10 milioni di euro. Per la prima volta, l’UE ha deciso di sostenere l’Armenia tramite l’European Peace Facility. L’obiettivo di questa misura di assistenza è di potenziare le capacità logistiche delle Forze armate armene e di contribuire a migliorare la protezione dei civili in situazioni di crisi ed emergenze. Mira inoltre a rafforzare la resilienza dell’Armenia e ad accelerare l’interoperabilità delle sue Forze Armate in caso di possibile futura partecipazione del Paese a missioni e operazioni militari internazionali, comprese quelle dispiegate dall’UE. Concretamente, la misura di assistenza adottata consentirà la fornitura di un campo tendato dispiegabile a pieno titolo per un’unità delle dimensioni di un battaglione. “La sicurezza è un elemento sempre più importante delle nostre relazioni bilaterali con l’Armenia. Questa misura dell’European Peace Facility contribuirà ulteriormente alla resilienza del Paese. Abbiamo un interesse reciproco ad ampliare ulteriormente il nostro dialogo sulla politica estera e di sicurezza, esaminando anche la futura partecipazione dell’Armenia alle missioni e alle operazioni guidate dall’UE”, ha affermato Josep Borrell, Alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza.

(21) FAKE DA AZERBAIGIAN – La dichiarazione del Ministero della Difesa dell’Azerbaigian secondo cui il 20 luglio, alle 22:10, unità delle forze armate della Repubblica Armena hanno aperto il fuoco in direzione delle posizioni azere situate nella parte orientale della zona di confine, non corrisponde alla realtà. Lo riferisce il Ministero della Difesa di Yerevan che ha rilasciato una dichiarazione al riguardo.

(20) DICHIARAZIONI ALIYEV – Il presidente azerbaigiano Ilham Aliyev, intervenendo al secondo “Shusha Global Media Forum” nella città occupata di Shushi, (dal titolo “Smascherare le false narrazioni: combattere la disinformazione”…), ha toccato anche il processo di pace tra Azerbaigian e Armenia affermando che “secondo le informazioni fornitemi dal ministro degli Esteri, l’80-90 per cento del testo è già stato concordato. L’Armenia è stata costretta a rimuovere da esso la disposizione e la terminologia (relativa al Karabakh), che ha aperto la strada all’ulteriore sviluppo del processo di normalizzazione”. Tuttavia, ha sottolineato il presidente Aliyev, al momento restano aperte due questioni: “In primo luogo, l’Armenia deve rispondere positivamente alla nostra proposta. In secondo luogo, sia l’Armenia che l’Azerbaigian dovrebbero fare appello congiuntamente all’OSCE con la richiesta di sciogliere il Gruppo di Minsk, dal momento che questo gruppo è stato praticamente inattivo negli ultimi due anni”. La richiesta si aggiunge a quella del cambio della Costituzione e fa parte di un pacchetto di pretese (exclavi, “corridoio di Zangezur”) che servono a rinviare ogni possibilità di accordo.

(19) GRUPPO 3+3 – Il prossimo incontro dei ministri degli esteri in formato “3+3” si terrà in Turchia nel prossimo futuro. Lo ha dichiarato l’ambasciatore iraniano in Armenia Mehdi Sobhani all’agenzia di stampa iraniana. Il primo incontro del gruppo “3+3” (in realtà – i “cinque”, poiché la Georgia non partecipa ancora ai lavori della piattaforma) si è tenuto a dicembre 2021 a Mosca a livello di viceministri degli esteri di cinque paesi: Armenia, Russia, Iran, Azerbaigian e Turchia. Un altro incontro con la partecipazione dei ministri dei cinque paesi si è tenuto nell’ottobre 2023 in Iran. 

(18) COMUNITA’ POLITICA EUROPEA – Sono iniziati a Blenheim Palace nel Regno Unito i lavori della quarta sessione della Comunità politica europea ai quali partecipa anche il premier dell’Armenia, Pashinyan. Questi ha avuto diversi incontri istituzionali. Fra gli altri con Macron (Francia), Scholz (Germania), Stoltemberg (Nato), Sanchez (Spagna), Schoof (Olanda), Stubb (Finlandia), Frieden (Lussemburgo), Fiala (Repubblica Ceca). Mei giorni scorsi la parte armena aveva proposto a quella azera un incontro tra Pashinyan e Aliyev ma ha ricevuto un rifiuto da Baku che a sua volta addebita a Yerevan il mancato vertice. Da ricordare che al terzo vertice della Comunità Aliyev non si presentò.

(15) ESERCITAZIONI USA-ARMENIA – Sono iniziate in Armenia le esercitazioni congiunte Eagle Partner-2024 con l’esercito americano. Alle esercitazioni prendono parte militari della brigata di mantenimento della pace delle forze armate armene e delle forze di terra statunitensi in Europa e Africa. L’anno scorso, 85 militari americani e 175 armeni hanno preso parte all’esercitazione Armenian-American “Eagle Partner”. Il vice capo del Dipartimento di Stato americano, Uzra Zeya, ha dichiarato che il Ministero della Difesa armeno si sta preparando a iniziare a lavorare nel dipartimento con un rappresentante dell’esercito americano. Secondo un rappresentante del Ministero degli Esteri americano, ciò segna l’inizio di una nuova fase strategica di partenariato nelle relazioni armeno-americane. La decisione di nominare un rappresentante dell’esercito americano presso il Ministero della Difesa armeno è stata presa con l’obiettivo di rafforzare la cooperazione nel campo dell’istruzione, dell’addestramento e dell’addestramento militare, nonché dello sviluppo di progetti di tecnologia di difesa.

(11) USA-ARTSAKH – A Kapan (Armenia), l’ambasciatrice statunitense in Armenia Kristina Kvien ha incontrato gli sfollati del Nagorno Karabakh (Artsakh) per conoscere le loro attuali necessità e il sostegno che hanno ricevuto dal governo armeno e dall’USAID per creare nuovi mezzi di sostentamento nelle loro comunità, riferisce l’ambasciata statunitense in Armenia. 

(11) PRIGIONIERI ARMENI – Mentre i diplomatici si riuniscono a Washington per i colloqui tra Armenia e Azerbaigian mediati dagli USA, prigionieri armeni come Ruben Vardanyan languono nelle prigioni azere, una palese contraddizione con qualsiasi retorica di pace. Dice la dichiarazione pubblicata sulla pagina Facebook di “Free Armenian Prisoners”.”Esortiamo il Segretario di Stato Antony Blinken a dare priorità al rilascio immediato di tutti i prigionieri armeni. Non può esistere una vera pace finché civili innocenti soffrono una detenzione ingiusta. Invitiamo il Dipartimento di Stato degli Stati Uniti e la Missione degli Stati Uniti presso l’OSCE a sollecitare azioni concrete, non soloparole. Una pace duratura può essere costruita solo su una base di giustizia e rispetto dei diritti umani“, afferma la dichiarazione. Il mese scorso, un gruppo di avvocati internazionali di Ruben Vardanyan, detenuto illegalmente a Baku, ha presentato un appello urgente al Relatore speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, denunciando torture contro il loro cliente. La scorsa settimana, il Presidente del PACE ha anche rilasciato una dichiarazione invitando le autorità azere a ristabilire immediatamente il lavoro con il Comitato per la prevenzione della tortura.

(10) INCONTRO MINISTRI ESTERI – A Washington si sono incontrati i ministri degli Esteri di Armenia (Mirzoyan) e Azerbaigian (Bayramov) con il Segretario di Stato USA Blinken.

(6) LINEA DI CONFINE TRANQUILLA – Il Primo Ministro armeno Nikol Pashinyan ha visitato Kirants e ha incontrato le guardie di frontiera nella sezione di confine armeno-azera. Le guardie di frontiera hanno riferito che non sono state registrate violazioni di confine o incidenti di emergenza durante il giorno.

(6) INSEDIAMENTI ILLEGALI IN ARTSAKH – Entro la fine del 2024, fino a 20.000 azeri si stabiliranno illegalmente nel territorio dell’Artsakh, passato sotto il controllo di Baku. Il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev ha annunciato questi insediamenti nella riunione dell’Organizzazione degli Stati turchi tenutasi a Shushi, che è passata sotto il controllo dell’Azerbaigian.

(6) ANNUNCIATE ESERCITAZIONI USA-ARMENIA – Nell’ambito della preparazione alla partecipazione alle missioni internazionali di mantenimento della pace, dal 15 al 24 luglio si terrà in Armenia l’esercitazione congiunta armeno-americana “EAGLE PARTNER-2024”. Lo informa il Ministero della Difesa della Repubblica Armena. Nell’esercitazione parteciperanno i soldati della brigata di mantenimento della pace delle Forze Armate RA, delle forze di terra statunitensi in Europa e Africa e della Guardia Nazionale del Kansas. L’esercizio prevede operazioni di stabilizzazione tra le parti in conflitto durante compiti di mantenimento della pace.  Lo scopo dell’esercitazione è aumentare il livello di interoperabilità delle unità che partecipano a missioni internazionali di mantenimento della pace nel quadro delle operazioni di mantenimento della pace, scambiare le migliori pratiche di gestione e comunicazione tattica, nonché aumentare la prontezza dell’unità armena.

(6) PRESIDENTE IRAN – Il nuovo presidente dell’Iran è naturalmente iraniano, discendente di Atrpatak. Ne ha scritto l’iranologo Vardan Voskanyan nel suo canale Telegram, riferendosi alle voci secondo cui il neoeletto presidente dell’Iran sarebbe di origine azera.

(5) ORBAN A SHUSHI – Il primo ministro ungherese Viktor Orban parteciperà al summit dell’Organizzazione degli Stati turchi a Shushi, occupata dall’Azerbaigian, il 5 e 6 luglio. Lo ha annunciato il portavoce di Orban, Zoltan Kovacs. “Il summit si concentrerà sulla costruzione di un futuro sostenibile attraverso trasporti, connettività e politica climatica. Orban prenderà parte a colloqui bilaterali con i leader degli stati partner turchi”, ha scritto. Nel frattempo si è saputo che il presidente turco Erdogan ha annullato la sua visita a Shushi per seguire la partita di calcio fra Turchia e Olanda.

(5) ALIYEV IN ARTSAKH – Il dittatore azero è nuovamente in Artsakh a inaugurare opere commissionate per demolire la presenza armena nella regione. Si è recato all’università che è stata oggetto di lavori di restauro per modificarne la facciata rispetto a quella originaria: nell’istituto universitario arriveranno studenti “colonizzatori” che beneficerannop di alloggio e laptop gratuito. anche il parco nei pressi dell’ateneo è stato modificato rispetto a prima. Aliyev ha anche inaugurato a Stepanakert due hotel (sempre su edifici armeni ristrutturati), “Palace” e “Karabakh” e ha dato il via alla creazione di un centro congressi mentre a Shushi ha inaugurato un centro ricreativo. Vale la pena di notare come l’accesso a tutta la regione può avvenire solo previa autorizzazione delle autorità.

(5) GIORNATA DELLA COSTITUZIONE – Il Primo Ministro armeno Nikol Pashinyan ha pubblicato un messaggio in occasione del Giorno della Costituzione. Il messaggio recita quanto segue:
Cari cittadini, cari cittadini della Repubblica di Armenia, oggi, 5 luglio, celebriamo il Giorno della Costituzione. La Costituzione è anche chiamata legge madre o legge fondamentale. La chiamiamo legge madre, perché in qualsiasi paese con una Costituzione, le leggi devono derivare da essa, essere nutrite dalle tesi, dai concetti e dalle disposizioni della Costituzione.
La Costituzione è chiamata legge fondamentale perché nei paesi democratici è l’unica o una delle poche leggi che viene solitamente adottata tramite voto popolare, cioè, in questo caso, è il popolo a votare “a favore” o “contro” la legge, il popolo accetta o rifiuta quella legge madre o fondamentale, la Costituzione. Tali norme legali si applicano anche alla Repubblica di Armenia, ovvero nel nostro Paese il popolo, in quanto unione di cittadini, agisce come creatore della costituzione. Perché è così e qual è la logica alla base di ciò? Adottando la Costituzione e votando a favore della Costituzione, il cittadino e la collettività di cittadini, il popolo, dichiarano innanzitutto di assumersi la responsabilità di avere uno Stato e sono pronti ad assumersi tale responsabilità. E nel testo stesso della Costituzione, le persone esprimono la loro idea di come immaginano quello Stato, la sua governance, come dovrebbe essere in generale e a quale progetto tutti lavoreranno per realizzarlo. E la terza circostanza, non meno importante, è che i cittadini devono registrare nel testo della Costituzione le regole della loro vita nello Stato da loro fondato e costruito: le regole dei rapporti cittadino-Stato, dei rapporti cittadino-legge, dei rapporti cittadino-cittadino, dei rapporti uomo-uomo, dei rapporti uomo-natura. Di conseguenza, la costituzione è l’accordo collettivo dei cittadini sulle regole, i diritti e le responsabilità della vita nel proprio paese. La parola sovrano, cari cittadini della Repubblica di Armenia, ha origine da qui. Il sovrano è colui che decide le regole per vivere in un dato paese. Nel nostro paese, il popolo è sovrano e questo non è solo de jure, ma anche de facto dopo la rivoluzione di velluto non violenta del popolo del 2018. Ed è con questo fatto che la nostra attuale Costituzione è in profondo conflitto socio-psicologico. A causa delle circostanze note a tutti noi, il cittadino della Repubblica di Armenia oggi non ritiene che la Costituzione esprima la sua comprensione e il suo accordo sulle regole di convivenza con il suo vicino, la sua comunità, gli altri residenti del suo stato. Il cittadino ritiene che l’élite al potere abbia creato quel testo, ne abbia annunciato l’accettazione e, di fatto, lo abbia introdotto in Armenia.
La mia convinzione era e rimane che questo è un problema fondamentale per il nostro paese, e il nostro paese ha bisogno di una nuova Costituzione, e al momento non sto parlando tanto del nuovo testo, ma del nuovo metodo della sua creazione e adozione. Abbiamo bisogno di una nuova Costituzione che le persone considereranno come ciò che hanno creato, ciò che hanno accettato, ciò che è scritto in essa è la loro idea dello stato che hanno creato e delle relazioni tra le persone e i cittadini in quello stato. Abbiamo bisogno di una Costituzione che sia organicamente connessa al suo artefice, il popolo. Questo argomento è ora molto oggetto di speculazioni sia interne che esterne. Ma dobbiamo continuare a procedere con fermezza per rafforzare il nostro stato, la Repubblica di Armenia, e renderlo invulnerabile istituzionalmente, psicologicamente e fisicamente. Questo è un percorso difficile ma onorevole, e siamo sulla strada giusta, ma per percorrerlo, dobbiamo concentrarci su un problema specifico, che è servire l’interesse statale della Repubblica di Armenia, perché l’interesse statale della Repubblica di Armenia è l’interesse del sovrano, cioè il popolo della Repubblica di Armenia. L’interesse delle persone reali che vivono nella Vera Armenia, che hanno creato la Repubblica di Armenia come strumento per garantire la loro libertà, benessere, felicità, sicurezza, per creare un ambiente giusto nel suo territorio riconosciuto a livello internazionale, e non dobbiamo deviare da questo obiettivo. Cari cittadini, cari cittadini della Repubblica di Armenia, Mi congratulo con tutti noi per il 5 luglio, Giorno della Costituzione. Gloria ai martiri e lunga vita alla Repubblica d’Armenia.

(2) REPORT FREEDOM HOUSE SU PULIZIA ETNICA IN ARTSAKH – L’organizzazione internazionale per i diritti umani Freedom House ha presentato un rapporto di accertamento dei fatti intitolato “Perché non ci sono armeni nel Nagorno-Karabakh?” In particolare, questo rapporto speciale esamina la situazione degli armeni etnici che vivono nel Nagorno-Karabakh per il periodo che inizia con la seconda guerra del Nagorno-Karabakh nel 2020 e attraverso l’offensiva militare azera contro il Nagorno-Karabakh nel settembre 2023 e le sue conseguenze. Attraverso uno sforzo di ricerca di fatti internazionale che ha incluso centinaia di interviste a testimoni e dati open source, l’analisi mira a rispondere al motivo per cui non ci sono armeni etnici che vivono nel Nagorno-Karabakh a partire da maggio 2024.
Il rapporto documenta come le persone nel Nagorno-Karabakh siano state intenzionalmente sottoposte ad attacchi regolari, intimidazioni, privazioni dei diritti fondamentali e di condizioni di vita adeguate, e spostamenti forzati. Le prove dimostrano che lo stato azero ha agito in base a una strategia completa e metodicamente implementata per svuotare il Nagorno-Karabakh della sua popolazione etnica armena e della sua presenza storica e culturale.
Il rapporto presenta anche gli eventi relativi alla guerra di 44 giorni nel Nagorno-Karabakh nel 2020, al blocco di 9 mesi dell’Azerbaigian e alla crisi umanitaria in Artsakh, agli attacchi e alle intimidazioni ai danni dei civili nel Nagorno-Karabakh, alla missione delle forze di pace russe nel Karabakh, allo spostamento di massa degli armeni etnici dal Nagorno Karabakh all’Armenia, alla distruzione dei dati sull’esistenza degli armeni e del patrimonio storico e culturale armeno nel Karabakh.

(1) COP29 – Ad alcuni giornalisti occidentali è stato negato l’ingresso a una conferenza sull’industria energetica in Azerbaigian all’inizio di questo mese, rinnovando le preoccupazioni sulla repressione statale dei media in vista degli importanti colloqui sul clima delle Nazioni Unite a Baku più avanti quest’anno. Almeno tre giornalisti dalla Gran Bretagna e dalla Francia hanno affermato di essersi sentiti “insicuri” dopo che è stato negato loro l’ingresso al forum della Baku Energy Week, nonostante si fossero registrati con gli organizzatori dell’evento settimane prima. I giornalisti hanno affermato di non aver ricevuto una ragione valida per cui è stato negato loro l’ingresso, ma hanno deciso di lasciare la sede dopo incontri “spaventosi” e “intimidatori” con gli organizzatori. La conferenza si è tenuta poco prima che Human Rights Watch rivelasse almeno 25 casi di giornalisti e attivisti arrestati o condannati in Azerbaigian nell’ultimo anno. Quasi tutti sono ancora in detenzione. I gruppi della società civile hanno espresso preoccupazione per il fatto che la difesa del clima venga repressa in vista dei colloqui sul clima Cop29 delle Nazioni Unite a Baku più avanti quest’anno.

(1) DELIMITAZIONE CONFINE – Secondo quanto riferisce l’ufficio del Vice Primo Ministro dell’Armenia, Mher Grigoryan, le Commissioni stanno lavorando al coordinamento della bozza di Regolamento sulle attività congiunte della Commissione armena sulla delimitazione del confine di Stato e sulla sicurezza del confine tra Armenia e Azerbaigian e della Commissione statale azera sulla delimitazione del confine di Stato tra Azerbaigian e Armenia. Oggi, queste Commissioni si sono trasmesse reciprocamente le bozze di regolamento in forma funzionante e hanno tenuto una serie di discussioni. I negoziati proseguono in modo costruttivo. Si prevede che il processo di accordo sarà completato nel prossimo futuro.