Tag Archivio per: Azerbaigian

Nelle 20 mila parole messe in fila dal G7 non c’era spazio per scrivere “Armenia” (Tempi, 1 lug, per abb)

Baku-Yerevan: come uscire dall’impasse costituzionale (Osservatorio Balcani Caucaso, 2 lug)

Perché in Artsakh/Nagorno-Karabakh non ci sono più Armeni? (Korazym, 2 lug)

Nagorno Karabakh, guerre e sfollati (Osservatorio Balcani Caucaso, 3 lug)

Dichiarazione pubblica del Comitato anti-tortura (CPT) sull’Azerbaigian (Consiglio d’Europa, 3 lug)

Armenia, arcivescovo contro il governo (Italia oggi, 4 lug)

La tragedia che non c’è (Korazym, 4 lug)

ARMENIA. INTERVISTA CON IL VICEMINISTRO AGLI ESTERI PARUYR HOVHANNISYAN (Notizie geopolitiche, 7 lug)

Azeri d’Armenia, tra scomparsa e rivendicazioni (Osservatorio Balcani Caucaso, 9 lug)

Russia o USA? Chi realizzerà il nuovo reattore nucleare in Armenia? (Scenari economici, 10 lug)

“L’Armenia si sta impegnando per una pace duratura nella regione”. Intervista all’Ambasciatrice armena in Italia, T. Hambardzumyan (Faro di Roma, 10 lug)

CAUCASO. Iran e Russia nel conflitto armeno-azero (AGC, 11 lug)

Armeni d’Azerbaijan, comunità invisibile (Osservatorio Balcani Caucaso, 15 lug)

Un rapporto sottolinea la “cancellazione culturale” effettuata dall’Azerbaigian nel Nagorno-Karabakh (Dayfr, 18 lug)

UN APPELLO PER RUBEN VARDANYAN (Gariwo, 18 lug)

Il partner strategico dell’Ue sta distruggendo le chiese armene. (Sardegnagol, 19 lug)

Esercitazioni con gli Usa, armi dalla Francia: l’Armenia spinge per uscire dall’orbita di Mosca (Insiderover, 19 lug)

Sugli Armeni incombe la promessa di Erdoğan: «Dobbiamo finire il lavoro…». Il saggio di Antonia Arslan “La paura di un genocidio infinito” (Korazym, 21 lug)

Aliyev ha rifiutato di firmare un trattato di pace con l’Armenia (Avia, 21 lug)

L’Unione Europea fornirà per la prima volta aiuti militari all’Armenia (Il post, 22 lug)

Chiese, cimiteri, croci. Gli azeri polverizzano il patrimonio armeno in Nagorno-Karabakh (Tempi, 22 lug)

L’Unione europea finanzierà per la prima volta l’esercito armeno (Rai news, 22 lug)

Caucaso e Nato: esercitazioni sì, esercitazioni no (Osservatorio Balcani Caucaso, 24 lug)

UE. BORRELL APRE UN ALTRO FRONTE POLITICO IN CHIAVE ANTIRUSSA: L’ARMENIA (Notizie geopolitiche, 24 lug)

Bruxelles cerca amici a Est: aiuti militari all’Armenia, l’alleato di Mosca deluso da Putin (L’Indipendente, 26 lug)

La denuncia: l’UE fa affari con chi perseguita gli armeni (Panorama, 26 lug)

Nagorno Karabakh, la pace è ormai ad un passo. Cosa può ancora ostacolarla (Il tempo, 30 lug)

L’Artsakh Information Center ha risposto con una nota alle dichiarazioni del primo ministro Nikol Pashinyan della Repubblica di Armenia.

Le autorità dell’Artsakh [(Nagorno Karabakh)] ritengono necessario sottolineare che le conseguenze delle controdichiarazioni alle loro dichiarazioni, anche nel contesto della sicurezza del Paese, ricadranno su tali cifre poiché un discorso pubblico implica anche una smentita , che deve necessariamente essere calcolato.

Dando priorità ai problemi di sicurezza della Repubblica Armena, dopo lo sfollamento forzato, le autorità dell’Artsakh da tempo mostrano moderazione, astenendosi il più possibile dal parlare in pubblico, ma soprattutto si dovrebbe rispondere alle falsità diffuse negli ultimi giorni affinché il popolo armeno conosca la verità.

Riferendosi all’azione di disobbedienza [civile] avvenuta il 12 giugno sul viale [Marshal] Baghramyan a Yerevan, le autorità dell’Artsakh esortano la polizia a valutare la situazione con lucidità, ad astenersi dall’uso della forza sproporzionata e ad invitare tutte le parti a intervenire mostrare moderazione“.

Pubblichiamo, nella notsra traduzione italiana, l’articolo edito il 30 maggio da “Eurasia.net” consultabile in orginale QUI.

La Corte Internazionale di Giustizia delle Nazioni Unite (ICJ) ha ordinato all’Azerbaigian di sostenere il diritto al ritorno per i rifugiati armeni fuggiti dal Nagorno-Karabakh in seguito alla riconquista del territorio da parte dell’esercito azero. Ma se qualche armeno alla fine dovesse tornare, potrebbe non riconoscere le aree da cui è fuggito alla fine del 2023.

Dallo scorso autunno, quando la riconquista del Karabakh è stata completata, l’Azerbaigian si è mosso rapidamente per rifare parti chiave della regione, evidentemente con l’obiettivo di eliminare le vestigia dell’influenza armena. Il restyling si estende oltre i cambi di nome delle località: la capitale del Karabakh, ad esempio, si chiamava Stepanakert in epoca sovietica, ma ora è conosciuta come Khankendi. Nuove immagini satellitari rivelano l’estesa distruzione di edifici residenziali, chiese e altri siti culturalmente significativi associati agli ex residenti armeni.

Uno dei cambiamenti più eclatanti è la distruzione di un intero quartiere e di una stazione degli autobus a Khankendi. L’area demolita si trova vicino all’ex ArtsakhState University, ora ribattezzata KarabakhUniversity. Il progetto di rinnovamento urbano è il risultato di un’iniziativa del governo azero per attirare più di 1.200 studenti universitari da tutto l’Azerbaigian a continuare i loro studi a Khankendi. Le autorità stanno espandendo il campus e costruendo nuove aule e dormitori, oltre a offrire altri incentivi, tra cui lezioni e alloggi gratuiti. I funzionari hanno promesso che l’università rinnovata sarà pronta per il semestre autunnale.

In precedenza, l’area sgomberata per fare spazio all’espansione dell’università ospitava circa 1.000 residenti armeni del Karabakh.

In un altro importante caso di distruzione, un villaggio chiamato Karin Tak, un insediamento armeno situato vicino alla città di Shusha, sembra essere stato completamente raso al suolo. Il motivo della demolizione non è immediatamente chiaro.

Ulteriori immagini satellitari indicano che i beni personali all’interno di alcune residenze private contrassegnate per la demolizione sono stati gettati a casaccio, in alcuni casi trattati come spazzatura e semplicemente gettati in strada.

A marzo, la TV di stato dell’Azerbaigian ha mostratolo smantellamento dell’edificio del parlamento della Repubblica del Nagorno-Karabakh (NKR), di fatto dominata dagli armeni, insieme al vicino centro dei veterani di guerra armeni, sostenendo che quelle strutture erano “illegali” e “non soddisfacevano i requisiti architettonici”.

Un altro punto focale della palla da demolizione del governo azero sono state le chiese armene, i cimiteri e i simboli religiosi cristiani ortodossi. Casi documentati di demolizione di luoghi di culto armeni sono stati registrati a Susha e Lachin.

Allo stesso modo, statue e monumenti associati all’eredità sovietica e armena del Karabakh sono stati rimossi. Ad esempio, una statua di Stepan Shahumyan, un rivoluzionario bolscevico da cui prende il nome la capitale armena del Karabakh, è stata rimossa, così come altri monumenti a figure politiche e militari armene.

Almeno alcuni degli sforzi di demolizione azeri sembrano contravvenire a un ordine emesso a novembre dalla Corte Internazionale di Giustizia. Tale sentenza ha richiesto all’Azerbaigian, citando gli obblighi di Baku ai sensi della Convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, di “adottare tutte le misure necessarie per prevenire e punire gli atti di vandalismo e profanazione che colpiscono il patrimonio culturale armeno, inclusi, a titolo esemplificativo ma non esaustivo, chiese e altri luoghi di culto, monumenti, punti di riferimento, cimiteri e manufatti”.

Più o meno nello stesso periodo in cui la Corte Internazionale di Giustizia ha emesso il suo ordine, il primo ministro armeno Nikol Pashinyan ha dichiarato che promuovere il ritorno dei rifugiati armeni in Karabakh nelle circostanze esistenti era “irrealistico”. Semmai, da allora le condizioni di quei rifugiati che speravano di tornare in patria sono solo peggiorate.

I rifugiati armeni affermano che avrebbero bisogno di garanzie di sicurezza prima di prendere in considerazione il ritorno, così come alcuni privilegi speciali, come la possibilità di vivere in insediamenti compatti e godere di alcune forme di autonomia municipale. Il presidente azero Ilham Aliyev, tuttavia, ha escluso categoricamente la possibilità di qualsiasi diritto speciale per i rimpatriati. Ha dichiarato che i potenziali armeni rimpatriati godrebbero dello stesso status giuridico di tutti gli altri cittadini azeri.

La commissaria Simson elogia il regime di Aliyev, PPE: “Preoccupazione per diritti umani” (Sardegnagol, 2 giu)

Scintille fra Baku e Parigi (Osservatorio Balcani Caucaso, 3 giu)

Sono scemo a confidare che sia l’Europa a salvare l’Armenia dai piani turco-azeri? (Tempi, 5 giu, per abb.)

Armenia-Israele: storia di un rapporto teso e difficile (IARI, 5 GIU)

Cresce la freddezza fra Russia e Armenia che sospende media russo (Scenari economici, 7 giu)

Galstanyan, il vescovo armeno che aspira al governo (Asia news, 7 giu)

Non ci sono solo gli affari. Il Molokano: «Sono scemo a confidare che sia l’Europa a salvare l’Armenia dai piani turco-azeri?» (Korazym, 8 giu)

Relazioni tra Russia e Azerbaigian: una convergenza sancita dalla guerra  (Il caffè geopolitico, 10 giu)

L’avanzata del mondo turanico in Asia centrale (Asia news, 10 giu)

COP29 A BAKU: IL LEMKIN INSTITUTE FOR GENOCIDE PREVENTION CHIEDE CHE NON SI FACCIA (Gariwo, 12 giu)

Gli Stati Uniti hanno offerto all’Armenia un partenariato strategico (Opinione pubblica, 12 giu)

L’Armenia si ritirerà dall’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (Csto), l’alleanza militare guidata dalla Russia (TPI, 12 giu)

L’Armenia molla l’ormeggio russo e prova a navigare verso gli Usa. Ma l’oceano è grande… (Inside over, 13 giu)

L’Armenia rompe con la Russia. Pronti a uscire dall’alleanza con Mosca (Formiche, 14 giu)

Armenia. Pace con Baku e rottura con Mosca: scontri e feriti a Erevan (Pagine Esteri, 14 giu)

Non Csto più. Così anche l’Armenia è pronta a sganciarsi dall’ombrello militare russo (L’inkiesta, 14 giu)

Armenia: il fronte USA-NATO di guerra si allarga al Caucaso (L’Antidiplomatico, 15 giu)

La Russia fa i conti con la perdita di influenza regionale mentre l’Armenia punta all’uscita dal blocco militare guidato da Mosca (Colornews, 15 giu)

ARMENIA A RISCHIO/ “Se Ue e Usa non si muovo rischiamo l’invasione azera. E Mosca…” (Il Sussidiario, 17 giu)

ARMENIA. VIA DALLA CSTO, PRIMA DISTANZA DALLA RUSSIA (Notizie geopolitiche, 17 giu)

Assemblea nazionale armena proporrà referendum su candidatura adesione UE (Corriere PL, 17 giu)

Il governatore armeno ha promesso che le forze armate azere ritireranno le truppe dal territorio occupato (Recensione militare, 18 giu)

Io esule vi dico: “in Armenia si muore di fame, siamo un popolo in perenne fuga” (Nazione futura, 19 giu)

Cittadinanza armena։ un passaporto che aiuta a vivere (Osservatorio Balcani Caucaso, 20 giu)

L’Armenia annuncia il riconoscimento della Palestina (Internazionale, 21 giu)

Come siamo arrivati alla frattura fra Armenia e Russia e cosa potrebbe succedere (Valigia blu, 21 giu)

Le autorità azere hanno già reinsediato circa tremila persone a Stepanakert (Top war, 24 giu)

Erevan ha annunciato di aver ricevuto da Baku il decimo pacchetto di proposte per un trattato di pace (top war, 26 giu)

L’Armenia ha accusato la Russia di aver ceduto il Nagorno-Karabakh all’Azerbaigian Avia pro, 26 giu)

Semoventi d’artiglieria francesi Caesar per l’Armenia (Analisi difesa, 26 giu)

Le tensioni a Erevan viste da Mosca (Asia news, 28 giu)

Ricordiamo che è possibile consultare il nostro database notizie a partire dal settembre 2015. E’ sufficiente digitare nella casella “ricerca” (lente), nella barra sulla homepage, il nome del mese seguito dall’anno (ad esempio: “Gennaio 2020”).

(29) NUOVE RICHIESTE AZERE – Secondo indiscrezioni di stampa, nel decimo pacchetto di proposte negoziali presentato da Baku a Yerevan ci sarebbero alcune (nuove?) richieste. In particolare, l’Azerbaigian chiede che l’Armenia abbandoni tutte le cause contro l’Azerbaigian intentate nei tribunali internazionali e relative alla discriminazione e alla pulizia etnica attuata dall’Azerbaigian contro gli armeni dell’Artsakh, alle denunce sui prigionieri armeni detenuti a Baku, alle richieste di liberazione dei territori della Repubblica Armena occupati dagli azeri.

(28) ELEZIONI AZERBAIGIAN – Il presidente dell’Azerbaigian ha firmato il decreto di scioglimento del parlamento (Milli Majlis) e ha fissato la data delle elezioni anticipate al 1° settembre.

(27) NEGOZIATI – L’Azerbaigian riferisce di aver invitao all’Armenia il decimo pacchhetto di proposte per il piano di pace. Intanto, il ministro degli Esteri azero, Bayramov, ha dichiarato che “il lavoro sulla delimitazione del confine con l’Armenia sta andando avanti. Nel prossimo futuro testimonieremo ulteriori positivi passi“. Allo stesso tempo Bayramov ha affermato che la Costituzione dell’Armenia rimane l’ostacolo più difficile. Il ministro armeno Mirzoyan ieri aveva dichiarato che l’Armenia è pronta a firmare un accordo di pace in un mese.

(23) UNIONE EUROPEA – Toivo Klaar, rappresentante speciale dell’UE per la crisi nel Caucaso meridionale e in Georgia, ha molto apprezzato l’offerta dell’Armenia all’Azerbaigian di creare un meccanismo bilaterale per indagare sulle violazioni del cessate il fuoco. “Per ridurre la tensione, la proposta dell’Armenia di creare un meccanismo bilaterale per combattere le presunte violazioni del cessate il fuoco al confine armeno-azerbaigiano dovrebbe essere accolta con favore. Da 15 anni l’Unione europea aiuta ad organizzare incontri simili in Georgia attraverso la missione dell’UE in Georgia ed è pronta a offrire la sua esperienza“, ha scritto Klaar nel suo microblog X. In precedenza, l’ufficio del Primo Ministro della Repubblica d’Armenia aveva proposto all’Azerbaigian di avviare l’attuazione di un meccanismo bilaterale per l’indagine sui casi di violazione del cessate il fuoco.

(23) AZERBAIGIAN E BIELORUSSIA – Il 13 giugno “Politico” ha scritto che il partner dell’Armenia nella CSTO, la Bielorussia, ha venduto segretamente armi all’Azerbaigian. Sono state messe a disposizione dei media americani più di una dozzina di lettere, note diplomatiche, fatture di vendita, documenti di esportazione, che lo dimostrano nel 2018-2022. La Bielorussia ha aiutato attivamente le forze armate dell’Azerbaigian. “I servizi offerti includevano l’ammodernamento del vecchio equipaggiamento di artiglieria e la consegna di nuovo equipaggiamento utilizzato nella guerra radioelettronica (ERA) e nell’ATS”, ha riferito Politico. Inoltre, i documenti contengono lettere dell’Agenzia statale bielorussa per l’esportazione di armi alle proprie società industriali militari riguardanti ordini di artiglieria moderna dall’Azerbaigian. È trapelata anche la corrispondenza tra gli organi statali della Bielorussia e dell’Azerbaigian riguardante l’accordo per l’acquisto del sistema mobile anti-drone “Groza-S”. In una corrispondenza diplomatica si afferma anche che le imprese bielorusse hanno svolto un ruolo attivo nella “restaurazione dei territori non occupati dell’Azerbaigian, nonché nell’esportazione di beni e servizi bielorussi [in Azerbaigian].

(22) DENUNCE AZERE – La dichiarazione del Ministero della Difesa dell’Azerbaigian, secondo cui il 21 giugno, tra le 12:25 e le 15:35, unità delle Forze Armate RA hanno aperto il fuoco in direzione delle posizioni azere situate nella parte orientale della zona di confine, non corrisponde alla realtà. Lo sottolinea in una nota il Ministero della Difesa dell’Armenia. Peraltro le postazioni azere che sarebbero state colpite si trovano nel territorio sovrano della repubblica di Armenia occupato dall’Azerbaigian nel maggio 2021.

(21) ARMENIA E PALESTINA – L’Armenia ha riconosciuto ufficialmente lo Stato della Palestina. Lo precisa una nota del ministero degli Esteri di Yerevan che si dice favorevole alla soluzione dei due Stati. La decisione dell’Armenia è stata accolta con soddisfazione dalla Turchia. L’ufficio del presidente palestinese Mahmoud Abbas ha elogiato la decisione dell’Armenia di riconoscere ufficialmente lo Stato di Palestina. In un comunicato stampa, il suddetto ufficio ha espresso profondo apprezzamento per “questa decisione coraggiosa e significativa“, considerandola un “passo fondamentale verso il rafforzamento delle relazioni bilaterali e la promozione della pace e della stabilità nella regione“. “La saggia decisione dell’Armenia è in linea con i principi della soluzione dei due Stati, una scelta strategica che sostiene la volontà e la legittimità internazionale“, ha aggiunto in particolare l’ufficio del presidente palestinese.

(21) ALIYEV E BLINKEN – In una conversazione telefonica con il Segretario di Stato USA Blinken, il presidente azero Aliyev si è lamentato che nella costituzione armena ci siano riferimenti a pretese territoriali verso l’Azerbaigian e ha chiesto la fine delle operazioni del Gruppo di Minsk dell’Osce. Il dittatore azero ha affermato che la pace è stata assicurata nella regione, e chela promotrice dei principi che costituiscono la base del trattato di pace con l’Armenia e del suo testo è la parte azera (sic!).

(21) CADUTI ARMENI – La parte azera ha trasferito venerdì alla parte armena i resti di due militari armeni che apparentemente sono morti durante le operazioni di combattimento di due giorni nel settembre 2022.

(20) PRIGIONIERI ARMENI E UE – L’Alto Commissario UE per gli Affari esteri, Borrell, ha così risposto a una interrogazione scritta sui prigionieri armeni in Azerbaigian: “L’UE continua a sostenere gli sforzi tesi alla normalizzazione delle relazioni tra Armenia e Azerbaigian su tutte le questioni in sospeso. Per quanto riguarda la situazione dei detenuti del Nagorno-Karabakh, l’UE invita l’Azerbaigian a rispettare il giusto processo e i principi fondamentali per la protezione dei detenuti, oltre che a garantire la trasparenza. L’UE è fermamente convinta che le misure volte a rafforzare la fiducia, tra cui il rilascio e il rimpatrio dei detenuti armeni in Azerbaigian, possano apportare benefici al processo globale di pace e spianare la strada a una maggiore fiducia tra le parti. A tale riguardo, l’UE ha accolto con favore la dichiarazione congiunta dell’Armenia e dell’Azerbaigian del 7 dicembre 2023 sulle misure volte a rafforzare la fiducia, tra cui lo scambio di prigionieri, e continua a sollecitare ulteriori interventi. L’UE continua a intrattenere rapporti con l’Azerbaigian nell’ambito del dialogo regolare sui diritti umani e nei contatti bilaterali. La delegazione dell’UE a Baku segue da vicino la situazione in loco ed è in stretto contatto con il Comitato internazionale della Croce Rossa, che può regolarmente visitare i detenuti armeni. Inoltre l’UE continua a esortare l’Azerbaigian a garantire che i diritti degli armeni del Karabakh vengano rispettati, compreso il diritto di ritornare alle loro case senza intimidazioni e discriminazioni, e a fornire sostegno agli armeni del Karabakh sfollati nel settembre 2023 e in precedenza. Da allora ha stanziato oltre 33 milioni di EUR in aiuti umanitari diretti e sotto forma di sostegno di bilancio al governo armeno al fine di aiutarli a far fronte alle loro esigenze.”

(19) RUSSIA SU DETENZIONE VARDANYAN – Ruben Vardanyan ha rinunciato alla cittadinanza russa, e lo ha fatto apertamente. Lo ha affermato Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli Affari Esteri russo durante l’odierna conferenza stampa settimanale, rispondendo alla domanda se la Russia stia discutendo la questione della liberazione di Ruben Vardanyan dal carcere in Azerbaigian. “Sapete, non ho visto se la questione della detenzione di Ruben Vardanyan, che non è cittadino armeno, in una prigione azerbaigiana, sia stata sollevata durante i contatti armeno-azerbaigiani. Ora, se mi fornite queste informazioni, sarà molto interessante e utile per me saperlo. Vorrei ricordare ancora una volta che Ruben Vardanyan ha rinunciato alla cittadinanza russa e lo ha fatto apertamente. Pertanto, tali domande dovrebbero essere rivolte a Baku e Yerevan“, ha detto Zakharova. Lei ha sottolineato che, in generale, la Russia ha sempre sostenuto l’attuazione degli accordi tripartiti, il cui elemento chiave è il rilascio di tutte le persone detenute.

(19) MINACCE AZERE – La reazione della cooperazione tecnico-militare tra Armenia e Francia da parte della Baku ufficiale crea confusione. È diritto sovrano di ogni Stato mantenere forze armate capaci di combattere e dotate di mezzi militari moderni. Lo ha sottolineato il Ministero degli Affari Esteri armeno in una dichiarazione.
La Repubblica d’Armenia riconosce l’integrità territoriale e l’inviolabilità dei confini di tutti i suoi vicini. Armenia e Azerbaigian, al più alto livello, hanno convenuto di riconoscere reciprocamente l’integrità territoriale e la sovranità reciproca sulla base della Dichiarazione di Alma-Ata del 1991. La Repubblica d’Armenia è fedele a questo principio e non ha alcuna ambizione oltre i suoi 29mila 743 chilometri quadrati riconosciuti a livello internazionale. La Repubblica d’Armenia ha praticamente dimostrato questo approccio con l’iniziativa di effettuare la delimitazione in quattro villaggi della Regione Gazakh della Repubblica dell’Azerbaigian e della Regione Tavush della Repubblica d’Armenia. Chiediamo all’Azerbaigian di cessare l’occupazione dei territori vitali di oltre 30 villaggi della Repubblica d’Armenia. La pratica dell’Azerbaigian di prevedere escalation regionali in ogni occasione è allarmante e dimostra, secondo le analisi di diversi centri, che l’Azerbaigian farà di tutto per interrompere il processo di conclusione dell’accordo di pace con l’Armenia al fine di lanciare una nuova aggressione contro la Repubblica di Armenia dopo il vertice COP29 di Baku nel novembre 2024. Attiriamo l’attenzione della comunità internazionale su questo, così come sul fatto che la proposta ufficiale di Yerevan di concludere un accordo di pace entro un mese è rimasta senza risposta da parte delle autorità di Baku ”.

(18) FRANCIA E ARMENIA – Erevan e Parigi hanno firmato un accordo per la consegna di obici francesi CAESAR all’Armenia. Lo scrive su X il ministro delle Forze Armate francesi, Sebastien Lecornu. “Continuiamo a rafforzare le nostre relazioni di difesa con l’Armenia. Una conversazione calorosa e produttiva [ha avuto luogo] con il mio collega [armeno] Suren Papikyan, a margine di Eurosatory [mostra internazionale]. Nuova importante pietra miliare con la firma di un contratto per la acquisizione dei cannoni CAESAR”, scrive Lecornu.

(14) APPELLO PER VARDANYAN – Il team legale internazionale per Ruben Vardanyan, prigioniero politico detenuto illegalmente in Azerbaigian, giovedì ha presentato un appello urgente alla dottoressa Alice Edwards, relatrice speciale delle Nazioni Unite sulla tortura, implorandola di condannare la tortura e i maltrattamenti che il governo dell’Azerbaigian ha perpetrato contro lui. La famiglia di Ruben e l’avvocato internazionale hanno appreso che durante il suo sciopero della fame nell’aprile 2024, Ruben è stato messo in una cella di punizione, gli è stato negato l’accesso all’acqua potabile, privato del sonno, costretto a mantenere posizioni stressanti, gli è stato negato l’accesso al suo avvocato e trattenuto in prigione. detenzione in incommunicabilità. Non siamo ancora consapevoli della portata del trauma psicologico e fisico derivante da questo trattamento. Dal 5 al 25 aprile 2024, Ruben ha intrapreso uno sciopero della fame per protestare contro la sua accusa politicamente motivata e quella degli altri prigionieri armeni. Per ritorsione, le autorità del centro di custodia cautelare del Servizio di Sicurezza dello Stato – dove è attualmente detenuto – lo hanno trasferito in una cella di punizione, dalla quale non gli è mai stato permesso di uscire per tutta la durata dello sciopero della fame. Le luci nella cella venivano tenute accese 24 ore su 24, il che portava a grave privazione del sonno e esaurimento. Inoltre, è stato costretto a stare in piedi per lunghi periodi di tempo ed è stato privato dell’acqua potabile per oltre due giorni interi. Inoltre non gli era permesso lavarsi o cambiarsi d’abito; non gli è stata data la carta igienica; non gli era permesso avere libri o carta; e non c’erano lenzuola (quindi ha dovuto dormire su un materasso sporco). Particolarmente preoccupante è il fatto che né all’avvocato di Ruben né a nessun altro (compreso il difensore civico locale) è stato permesso di fargli visita durante lo sciopero della fame e la sua comunicazione con il mondo esterno (ad esempio, tramite telefonate con la famiglia) è stata interrotta.

(14) RIVELAZIONI SU BIELORUSSIA – La Bielorussia ha fornito armi avanzate all’arcinemico dell’Armenia, l’Azerbaigian, anche se Minsk e Yerevan sono presumibilmente alleate nella CSTO guidata dalla Russia, secondo documenti trapelati sulle forniture di armi, riferisce “Politico”. Il deposito di file getta nuova luce sulla decisione dell’Armenia di questa settimana di annunciare che lascerà l’alleanza militare CSTO. Ora, un deposito di oltre una dozzina di lettere, note diplomatiche, atti di vendita e passaporti di esportazione visti da Politico mostra che la Bielorussia ha aiutato attivamente le forze armate dell’Azerbaigian tra il 2018 e il 2022, quando le tensioni con l’Armenia hanno raggiunto il picco. I servizi offerti includevano la modernizzazione delle vecchie attrezzature di artiglieria e la fornitura di nuove attrezzature utilizzate per la guerra elettronica e i sistemi di droni.

(14) VIOLAZIONI CESSATE IL FUOCO – Da tre giorni l’Azerbaigian accusa l’Armenia di violazioni lungo la linea di contatto con armi leggere. Queste accuse sono stateb puntualmente respinte al mittente dal ministero della Difesa di Yerevan. Anche la missione europea (EUMA) non ha segnalato attività di rilievo.

(13) ARMENIA E BIELORUSSIA – L’ambasciatore dell’Armenia in Bielorussia, Razmik Khumaryan, è stato richiamato a Yerevan per consultazioni. Lo ha annunciato su Facebook la portavoce del Ministero degli Affari Esteri armeno, Ani Badalyan. Dal canto suo, la Bielorussia valuta con calma le “dichiarazioni impulsive” del primo ministro armeno Nikol Pashinyan su Minsk. Lo ha annunciato Alexander Shpakovsky, ministro consigliere dell’ambasciata bielorussa in Russia. Ieri, in parlamento, il premier armeno Pashinyan aveva dichiarato che mai lui o altro funzionario armeno si recherà in Bielorussai fin tanto che al potere rimarrà Lukashenko accusato di aver appoggiato l’Azerbaigian nelle sue azioni di guerra contro l’Artsakh e l’Armenia.

(12) TENSIONE A YEREVAN – In viale Baghramyan, nei pressi del parlamento, tafferugli tra manifestatnti e forze dell’ordine. A gine serata si contano 98 feriti tra le parti. Sessantasei persone sono state dimesse dopo aver ricevuto le cure mediche necessarie. Trentadue pazienti continuano a ricevere cure per lesioni leggere e moderate. La polizia ha fatto esplodere alcune granate assordanti. 86 persone risultano in stato di fermo.

(12) ARMENIA E CSTO – Il Primo Ministro della Repubblica d’Armenia non ha detto che lasceremo la CSTO. Lo ha annunciato il ministro degli Affari esteri, Ararat Mirzoyan, davanti all’Assemblea nazionale. “Ha detto che decideremo quando partiremo, ma non torneremo indietro. Questo è quello che ha detto: niente di meno, niente di più. Se qualcuno sostiene che il primo ministro armeno ha detto che l’Armenia sta lasciando la CSTO, si sbaglia, e [questo] è molto facile da dimostrare“, ha aggiunto Mirzoyan. In precedenza, in parlamento Pashinyan aveva dichiarato: “Noi [cioè l’Armenia] ce ne andremo. Ci state spaventando con questo? Ben fatto. Decideremo quando partiremo. Bene, quale pensi sarà il prossimo passo Ebbene, possiamo tornare indietro? Non c’è altra via. Stiamo andando verso la vera Armenia, e siamo quasi arrivati. Verso uno stato sovrano, pacifico, con confini delimitati“.

(12) STATI UNITI SU KARABAKH – Fino al completamento dell’indagine indipendente, Washington non avrà una valutazione chiara se ciò che è accaduto in Karabakh sia immigrazione o pulizia etnica. Lo ha affermato James O’Brien, sottosegretario di Stato americano per l’Europa e l’Eurasia, in un’intervista. Gli Stati Uniti hanno annunciato che condurranno un’indagine indipendente su quanto accaduto in Nagorno-Karabakh nel settembre 2023 e anche successivamente; gli Stati Uniti sono impegnati in questo adesso. Le rispettive organizzazioni internazionali hanno accesso a questi luoghi e possono fornire agli Stati Uniti le informazioni necessarie, ha aggiunto il funzionario statunitense. Inoltre ha invitato l’Armenia e l’Azerbaigian a rispondere alla domanda se sia necessario sciogliere il Gruppo di Minsk dell’OSCE.

(11) USA E ARMENIA – Oggi a yerevan incontro tra il Sottosegretario USA per gli Affari europei, James O’Brien, e il ministro degli Esteri Mirzoyan. Si tratta dell’ultimo passaggio del cosidetto dialogo strategico Armenia-USA. L’incontro è stato seguito da un altro aperto alle due delegazioni. In seguito O’Brien ha incontrato il premier Pashinyan che ha sottolineato l’importanza del vertice odierno ed ha espresso la convinzione che ciò darà un nuovo impulso all’ulteriore sviluppo e rafforzamento della cooperazione multisettoriale tra Armenia e Stati Uniti. Inoltre, Pashinyan ha sottolineato il costante sostegno degli Stati Uniti alle riforme democratiche attuate in Armenia. Il Primo Ministro ha sottolineato che è importante attuare efficacemente gli accordi raggiunti durante l’incontro ad alto livello Armenia-UE-USA tenutosi a Bruxelles il 5 maggio.
James O’Brien, da parte sua, ha sottolineato con soddisfazione che l’incontro chiave del dialogo strategico Armenia-USA a Yerevan si è svolto in modo efficace, aggiungendo che l’amministrazione americana continuerà ad assistere il governo armeno per promuovere riforme in vari settori.

(11) NEGOZIATI DI PACE – La costituzione dell’Armenia, i suoi emendamenti o non emendamenti sono affari interni dell’Armenia e non possono costituire un programma di negoziazione. Ruben Rubinyan, vicepresidente dell’Assemblea nazionale dell’Armenia, lo ha detto ai giornalisti parlando riguardo alle dichiarazioni dell’Azerbaigian sulla necessità di modificare la costituzione dell’Armenia per firmare un trattato di pace con l’Azerbaigian. “In generale, la nostra posizione sullo sblocco delle infrastrutture è questa. Le parti armena e azera hanno un accordo su il riconoscimento della [loro] integrità territoriale. E questo accordo è stato registrato nel contesto dell’accordo registrato nel 2022 a Praga, poi a Sochi, poi a Bruxelles, e poi recentemente durante le riunioni delle rispettive commissioni di delimitazione delle frontiere sotto la guida dei vice primi ministri [dei due Paesi]. Se tutti questi accordi saranno espressi nel trattato di pace, il trattato potrà essere firmato molto rapidamente”, ha aggiunto Rubinyan.

(10) AZERO SCOMPARSO – Il Servizio di sicurezza nazionale (NSS) dell’Armenia non ha fatti riguardanti il ​​possibile attraversamento della frontiera da parte di un militare azerbaigiano. Così informa il centro stampa Servizio di sicurezza nazionale dell’Armenia. Questa mattina presto, l’Azerbaigian ha riferito che un soldato azerbaigiano era scomparso domenica, dal villaggio di Gunnut, nella regione di Sadarak, nel Nakhichevan.

(10) ASSEMBLEA NAZIONALE – L’opposizione aveva presentato una proposta per una sessione straordinaria che doveva essere convocata il 17 del mese per discutere le dimissioni del premier Pashinyan. Il Consiglio dell’Assemblea nazionale non ha accettato tale proposta. Dopo la manifestazione di ieri in piazza della Repubblica alcune centinaia di persone si erano accampate nei pressi del parlamento in viale Bagramyan che è stato chiuso al traffico.

(10) CORRIDOIO DI ZANGEZUR – L’Iran sostiene la normalizzazione delle relazioni armeno-azerbaigian, ma non accetterà cambiamenti nei confini regionali. Lo ha detto Ali Bagheri Kani, ministro degli Esteri ad interim dell’Iran, in un’intervista alla CNN Turk, rispondendo alla domanda sul “corridoio Zangezur” nel contesto dell’accordo armeno-azerbaigiano.

(10) CSTO – L’addetto stampa del MAE armeno Ani Badalyan ha annunciato che Yerevan si asterrà dal aderire alla decisione del Consiglio di sicurezza collettiva della CSTO del 23 novembre 2023 “Sul bilancio della CSTO 2024” e dal partecipare al finanziamento delle attività di questa organizzazione ivi previste. Commentando questa situazione, il Ministero degli Affari Esteri russo ha osservato che “questa non è la prima dichiarazione di Yerevan che ‘congela’ la sua partecipazione e interrompe i finanziamenti alla CSTO”.

(9) CORTEO A YEREVAN – Al termine della manifestazione a piazza della repubblica è partito un corteo con a capo l’arcivescovo Galstanyan. I partecipanti al movimento marciano lungo le strade Amiryan, Mashtots e Baghramyan. “Annuncerò il resto strada facendo. Nel corso della manifestazione l’arcivescovo ha ricordato i tre prossimi passaggi politici che dovrebbero essere compiuti: il 10 giugno, alle 16.30, i deputati dell’opposizione dell’Assemblea nazionale apriranno una sessione con l’ordine del giorno delle dimissioni del governo. In secondo luogo, l’11 giugno, il Consiglio dell’Assemblea Nazionale è obbligato ad adottare una decisione sullo svolgimento di una sessione straordinaria su decisione del popolo. Fase tre: sulla base della richiesta popolare, il Parlamento approva in sessione straordinaria le dimissioni dell’attuale governo e la decisione di formare un nuovo governo.

(9) MANIFESTAZIONE A YEREVAN – In piazza della Repubblica di Yerevan ha avuto luogo una nuova manifestazione indetta dll’arcivescovo Bagrat Galstanyan. Ieri il prelato aveva annunciato che la lotta sta entrando nella fase finale e che ci saranno azioni decisive, che saranno annunciate durante la manifestazione. Ha lanciato un appello anche al popolo, esortandolo a partecipare alla manifestazione, interrompendo così il corso della storia. Bagrat Galstanyan si è rivolto oggi alla comunità internazionale in inglese e russo, annunciando che l’attuale governo armeno ha perso la sua legittimità, violando le sue promesse preelettorali e il piano del governo. Ha inoltre affermato che non è necessario recidere i legami di alleanza, ma sviluppare regolarmente le relazioni di alleanza esistenti attraverso il dialogo e la riconciliazione degli interessi e allo stesso tempo approfondire le relazioni in tutte le direzioni, aumentando il numero di alleati, partner e amici. Ha anche detto che l’Armenia ha bisogno della vera democrazia e non della sua imitazione. Sugli edifici governativi e postali, gli organizzatori della manifestazione hanno raffigurato l’aspetto del Monte Ararat, che le autorità vogliono sostituire sullo stemma con Aragats. I partecipanti al movimento illuminano anche Piazza della Repubblica con le luci dei loro telefoni.Quella di oggi è la terza grande manifestazione dopo quelle del 9 e 26 maggio. In quest’ultima, Galstanyan aveva annunciato il governo di transizione, il cui candidato primo ministro era stato nominato proprio l’arcivescovo. 

(8) ALIYEV SODDISFATTO – L’Azerbaigian e l’Armenia hanno ora ottenuto alcuni successi nello stabilire i propri confini statali, è stata concordata una sezione del confine statale lunga quasi 12,7 chilometri, ha dichiarato il presidente azerbaigiano Ilham Aliyev in una dichiarazione alla stampa con il presidente egiziano Abdel-Fattah al-Sisi al Cairo. “Attraverso i negoziati sono stati restituiti 4 villaggi del distretto Gazakh dell’Azerbaigian, che erano sotto occupazione da 30 anni, e noi valutiamo questo come un fatto positivo“, ha detto Aliyev. L’altroieri il dittatore azero aveva invece dichiarato che nessun accordo di pace sarà mai firmato fin tanto che l’Armenia non modificherà la propria Costituzione. 

(6) ALIYEV E LA COSTITUZIONE ARMENA – La conclusione del trattato di pace senza cambiare la costituzione dell’Armenia è impossibile,  ha dichiarato il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev , ricevendo i capi dei parlamenti dei paesi membri dell’Assemblea parlamentare degli Stati turchi (TURKPA). Aliyev ha osservato che l’Azerbaigian non ha mai avuto e non ha rivendicazioni territoriali su nessun paese, inclusa l’Armenia. “Sono stati loro [l’Armenia] ad avere rivendicazioni territoriali contro di noi. È nella loro dichiarazione di indipendenza, che in seguito divenne parte della loro costituzione, che ci sono rivendicazioni territoriali contro l’Azerbaigian”, ha aggiunto. In realtà, nella dichiarazione di indipendenza dell’Armenia viene fatto solo un riferimento nel preambolo: “Sulla base della decisione congiunta del 1° dicembre 1989 del Consiglio supremo della RSS armena e del Consiglio nazionale dell’Artsakh sulla “riunificazione della RSS armena e della regione montuosa del Karabakh“” ma manca qualsiasi accenno esplicito a una rivendicazione territoriale. La Costituzione dell’Armenia, poi, non ne fa alcun cenno ma solo recita: “Il popolo armeno – prendendo come base i principi fondamentali dello Stato armeno e gli obiettivi nazionali sanciti nella Dichiarazione sull’indipendenza dell’Armenia…

(5) NEGOZIATI DI PACE – Il ministro degli Esteri dell’Azerbaigian Jeyhun Bayramov in un briefing congiunto con il suo omologo ungherese ha dichiarato che Baku ha ricevuto il nono pacchetto di proposte corrette per il piano di pace. Bayramov ha detto che il numero delle questioni aperte nel progetto di accordo sta diminuendo. “In diversi paragrafi si osserva uno sviluppo positivo. In altre parole, qui osserviamo una dinamica positiva“, ha osservato il ministro azero. “Tra gli altri elementi del processo di normalizzazione, c’è la delimitazione e la demarcazione di una parte del confine di stato armeno-azerbaigiano“, ha aggiunto osservado inoltre che l’Azerbaigian è impegnato nel processo di pace: “Siamo pronti a compiere i prossimi passi necessari da parte nostra”.

(5) DICHIARAZIONE RUSSA – La Russia conferma la sua disponibilità a dare il suo sostegno alla riconciliazione tra Armenia e Azerbaigian, ha detto oggi alla TASS il vice ministro degli Esteri russo Mikhail Galuzin. Secondo Galuzin, la parte russa valuta positivamente l’incontro del 10 e 11 maggio dei ministri degli Esteri di Armenia e Azerbaigian, Ararat Mirzoyan e Jeyhun Bayramov, in Kazakistan sulla promozione di un trattato di pace. “È importante che tali incontri siano in linea con gli accordi tripartiti al massimo livello nel 2020-2022, che, oltre alla conclusione del trattato di pace, prevedono lo sblocco dei trasporti e dei collegamenti economici tra Azerbaigian e Armenia, il la delimitazione della frontiera comune e lo sviluppo dei contatti attraverso le società civili“, ha aggiunto Galuzin.

Il primo ministro armeno Nikol Pashinyan ha rivolto un messaggio televisivo al popolo.

«A partire da oggi, 24 maggio 2024, le truppe della guardia di frontiera del Servizio di sicurezza nazionale della Repubblica di Armenia hanno assunto la protezione della sezione di 1,9 km dell’insediamento di Berkaber, della sezione di 4,9 km degli insediamenti di Voskepar e Baghanis del confine di stato di la Repubblica d’Armenia. La protezione della sezione delimitata di 5,8 km dell’insediamento di Kirants del confine di stato sarà effettuata secondo uno schema transitorio fino al 24 luglio 2024.

Questo processo di demarcazione dei confini è comprensibilmente l’argomento più discusso degli ultimi mesi e ritengo importante che ciascuno di noi, ciascun cittadino, abbia una risposta chiara alle seguenti domande: cosa sta succedendo nel nostro Paese, cosa sta succedendo al nostro Paese, perché sta accadendo tutto questo, quali sono i possibili scenari e le alternative dopo questo punto?

Il fattore chiave da cui derivano i processi in corso è la strategia che il governo della Repubblica d’Armenia ha messo sul tavolo. Questa è la strategia della Vera Armenia, la strategia dell’Armenia, di cui vi mostro l’immagine dorata in ogni occasione. Questa è l’Armenia di cui sto parlando.

E perché questa mappa dovrebbe suscitare dibattiti e infiammare le passioni? Per un semplice motivo. non solo nei 33 anni precedenti, ma anche prima, il soggetto, lo scopo e la destinazione della nostra psicologia sociale non era questa Armenia.

E c’erano ragioni oggettive per questo. La più importante di queste ragioni è la nostra sfortuna nazionale di non avere uno Stato per secoli, che di per sé dovrebbe mantenere vivo nella nostra coscienza e subconscio il sogno di ripristinare lo stato, che è stata la componente più importante della nostra identità nazionale.

Ma mentre sognavamo uno Stato, ci affidavamo ai ricordi che provenivano dalla tradizione statale che avevamo in passato. Armenia della dinastia Yervanduni, Armenia della dinastia Artashesian, Armenia della dinastia Arshakuni, Armenia della dinastia Bagratuni, Armenia cilicia. Quelle Armenie non erano identiche e paragonabili tra loro in termini di territorio e talvolta di posizione geografica, il che è diventato un ostacolo oggettivo per la concretizzazione e oggettivazione delle nostre idee sull’Armenia.

Questo può sembrare non essenziale, ma immagina di voler costruire una casa, ma non sei sicuro in quale zona, in quale luogo, di che dimensioni vuoi costruire. Fino a quando la tua comprensione di queste questioni non diventerà concreta, non potrai costruire quella casa e i tuoi sforzi per costruirla non verranno mai realizzati. Il massimo che avrai saranno azioni caotiche, perché non sarai tu a decidere in quale zona vuoi costruire una casa, in quale posizione, in quali dimensioni.

Durante il breve periodo di esistenza della Prima Repubblica, non siamo riusciti a concretizzare le nostre idee sulla Repubblica d’Armenia.

La Seconda Repubblica era la Repubblica Sovietica, che non era uno stato sovrano, ma un paese all’interno dell’URSS, e per questo motivo era un ambiente ostile per pensare all’indipendenza e ad un’Armenia indipendente. Coloro che avevano tali pensieri e idee erano perseguibili penalmente e rappresentavano una minaccia per l’integrità dell’Unione Sovietica.

Uno dei metodi con cui l’Unione Sovietica lottava contro la forte autocoscienza nazionale degli armeni era quello di dirigere i sogni indipendentisti della RSS Armena al di fuori del territorio dell’Armenia sovietica e dell’Unione Sovietica, a volte geopoliticamente, a volte per indebolire e sradicare la percezione della RSS Armena come potenziale area per la ricreazione dello stato armeno. L’Unione Sovietica ha promosso la formula della ricerca di una patria tra gli armeni al di fuori della RSS Armena.

A causa di questo e di una serie di altri fattori, la ricerca della patria è diventata uno dei pilastri del subconscio dei nostri armeni. Questa formula di ricerca di una patria dall’interno della patria era innocua per l’Unione Sovietica, perché indirizzava i sogni di ristabilire lo stato della RSS Armena, a volte anche al di fuori del territorio dell’URSS, che divenne anche un fattore geopolitico che l’Unione Sovietica l’Unione potrebbe utilizzare nelle sue relazioni internazionali.

E coloro che cercavano ancora di collegare i sentimenti dello stato armeno con l’Armenia sovietica finirono nelle carceri e ai margini politici come portatori di attività antisovietiche, cioè i loro sostenitori non si moltiplicarono.

Qui è nelle condizioni della mentalità della ricerca di una patria, di uno stato fuori dalla patria, che si è formata la Terza Repubblica d’Armenia, che si è posizionata non come mezzo per garantire la libertà, la sicurezza e il benessere dei propri cittadini, ma adottò una visione che si adattava pienamente e completamente alla formula sovietico-armena della ricerca di una patria.

È qui che ci siamo trovati nella situazione sopra descritta, quando non siamo sicuri su quale territorio vogliamo costruire uno Stato, in quale posizione vogliamo costruirlo e in quali dimensioni.

E la ricerca della patria venne riaffermata come la chiave socio-psicologica della Terza Repubblica.

A questo è legata gran parte dei problemi profondi della Terza Repubblica.

Non posso vantarmi di aver avuto questa comprensione e di aver realizzato queste sfumature concettuali in ogni momento o durante il mio mandato di Primo Ministro. Mi sono occupato di questo ordine del giorno in modo sistematico dopo aver assunto la carica di Primo Ministro della Repubblica d’Armenia, vedendo in profondità e praticamente le minacce che gravano non solo sulla sicurezza della Repubblica d’Armenia, ma anche sull’esistenza di il nostro Stato in generale.

E quindi la questione concettuale, la cui soluzione ho considerato vitale come Primo Ministro, è la seguente: come garantiremo un futuro duraturo e prospero alla Repubblica di Armenia?

Il pensiero strategico su questi temi mi ha portato all’Agenda di Pace e alla visione dell’Armenia Reale, che sono profondamente interconnesse.

Se la nostra visione strategica non è la Vera Armenia, la pace già difficile non sarà affatto possibile, perché il nostro ambiente ci considererà una minaccia strategica e quindi farà di tutto per distruggere fisicamente il nostro stato o impedirne lo sviluppo.

E in secondo luogo, quando non spendiamo le nostre limitate risorse ed energie per i bisogni strategici della Vera Armenia, non otteniamo i risultati che avremmo potuto ottenere e lo sviluppo dell’Armenia, il futuro dei nostri figli è doppiamente ostacolato. E la pace di cui la Repubblica d’Armenia ha tanto bisogno sta diventando sempre più irraggiungibile.

In queste condizioni, la sovranità del nostro Paese è notevolmente danneggiata, perché quando le vostre idee sulla madrepatria non coincidono esattamente con i confini legittimi riconosciuti a livello internazionale del vostro Paese, siete costretti ad aprire la porta all’influenza sproporzionata degli altri, perché ciò ti sembra che in questo modo ottieni forza e sostegno per portare avanti i tuoi programmi che non coincidono con i confini legittimi.

Eccoci quindi di nuovo al modello di patriottismo sovietico-armeno. È questo modello che ha separato il concetto di patria dal concetto di Stato, risolvendo il problema pratico che il popolo armeno non dovrebbe considerare lo Stato della SSR armena, anche se incompleto, come una patria, perché il passo successivo dopo aver considerato lo Stato come patria approfondirebbe la coscienza dell’indipendenza.

Contrariamente a varie valutazioni, il nostro governo non sta separando, ma cercando di riunire, per equiparare i concetti di patria e stato, perché questo è l’unico modo per realizzare e rafforzare la Repubblica di Armenia, altrimenti spenderemo le nostre risorse già limitate alla ricerca di una patria, mettendo a repentaglio il futuro dello Stato-madrepatria.

Essendo uno di voi che ha ricevuto da voi il mandato di lavorare sulle formule per garantire il futuro dell’Armenia, ho passato anni a pensare a questa agenda epocale, a questo groviglio, prima e dopo la guerra dei 44 giorni. E i miei pensieri mi hanno portato alla convinzione inequivocabile che il nostro dovere verso il futuro e le generazioni future, così come verso le persone reali che vivono oggi nella Repubblica di Armenia, richiede che facciamo di tutto per rendere l’Armenia sovrana e democratica con confini delimitati un paese ideologia e concetto nazionale e statale.

E le discussioni che si stanno svolgendo nel nostro Paese non sono una sorpresa per me, perché ho percorso personalmente quel percorso doloroso, dalla psicologia dell’Armenia storica alla psicologia dell’Armenia reale, e stiamo percorrendo lo stesso percorso insieme adesso.

Stiamo percorrendo quel cammino e alla fine di quel cammino c’è la nostra Terra Promessa, la Repubblica di Armenia, con la differenza che siamo già qui, ma molto spesso non ci accorgiamo della nostra Terra Promessa e, poiché non ce ne accorgiamo, continuiamo la nostra ricerca della Terra Promessa. Oggi il nostro Paese non è perfetto, anche perché la nostra incessante ricerca della Terra Promessa nella Terra Promessa non ci permette di concretizzare e formulare la risposta alla domanda su quale zona, in quale posizione, di quale dimensione vogliamo costruire uno stato d’origine e il processo di demarcazione formula la risposta a questa domanda colonna per colonna.

E insieme dobbiamo attraversare ripercorrere questa strada, che sì, non è ricoperta da un tappeto rosso, ma passa attraverso spine e insidie, decisioni dure e difficili, delusioni e incomprensioni, ma è l’unica che ha un orizzonte davanti a sé e conduce alla vera Terra Promessa, la Vera Armenia: la Repubblica d’Armenia. Questa è una strada cruciale. Un filosofo dice che la strada migliore è quella che ti porta dove sei. Questo percorso ci porta dove siamo, la Repubblica di Armenia, e ci dà l’opportunità di guardare la nostra realtà da una prospettiva completamente diversa. Ed è solo da questo punto di vista che si può vedere il futuro e la strada verso quel futuro.

C’è solo una garanzia per completare quella strada. conoscenza popolare e convinzione nella missione della leadership politica.

Io e la nostra squadra politica viviamo con questa missione e vediamo che abbiamo messo sul tavolo una formula che garantirà i 29mila 743 chilometri quadrati del territorio legittimo riconosciuto a livello internazionale della Repubblica di Armenia e i confini che circondano quel territorio, e il nostro compito non è solo guidare, ma anche ispirare il popolo, i cittadini della Repubblica d’Armenia con quella visione e formula, perché questa è una formula, un movimento che ci porta alla vera indipendenza e sovranità, all’integrità territoriale e all’inviolabilità dei confini. Questa è una formula che darà alle nostre persone di talento, a ognuno di voi, l’opportunità di concretizzare e godere dei risultati del proprio lavoro nella persona di un’Armenia libera, giusta, sicura, prospera e felice.

Nella conferenza stampa del 7 maggio ho spiegato dettagliatamente come e in quale sequenza raggiungeremo questo obiettivo, e non vedo la necessità di ripetere la stessa cosa in altri discorsi e in questa forma.

Lo scopo principale di questo messaggio è chiarire, commentare ciò che sta accadendo nel nostro Paese, con il nostro Paese e perché sta accadendo.

La creazione della vera Armenia sta avvenendo nelle nostre vite e nella nostra coscienza. È un processo difficile e doloroso che attraversiamo e dobbiamo affrontare insieme. È un movimento per l’indipendenza e la sovranità che dobbiamo portare alla sua destinazione finale, e io e il mio team politico consideriamo questa la nostra missione. La nostra missione è fare dello Stato, dell’indipendenza e della sovranità un mezzo al servizio del cittadino e non viceversa.

Sia nel 2018 che nel 2021, gli orgogliosi cittadini della Repubblica d’Armenia ci hanno dato il mandato di garantire il futuro della Repubblica d’Armenia, e questo mandato deve essere pienamente e completamente attuato».

Distrutta la chiesa di San Giovanni Battista in Nagorno Karabakh (ACI stampa, 3 mag)

CAUCASO: LA POLVERIERA ARMENIA & AZERBAIGIAN CHE FA STORIA (E NON SOLO) (Come don Chisciotte, 3 mag)

Il deputato statunitense Cuellar accusato di presunto piano di influenza contro l’Azerbaigian  (Conca ternana, 3 mag)

USA, l’insospettabile deputato dem Henry Cuellar e sua moglie arrestati con l’accusa di cospirazione e corruzione per legami con l’Azerbaigian (Open, 3 mag)

Due squarci luminosi nell’oscurità calata di nuovo sul popolo armeno (Tempi, 6 mag, per abb)

L’Armenia nuovo pomo della discordia nel conflitto tra est e ovest (Pressenza, 7 mag)

BP lancia un nuovo pozzo che può cambiare le prospettive dell’Azerbaigian nel gas e petrolio (Scenari economici, 8 mag)

Il governo russo ha detto che ritirerà i propri soldati dal confine tra Armenia e Azerbaijan (Il Post, 10 mag)

Armenia, massicce proteste contro il premier Pashinyan per un accordo con l’Azerbaijan (Euronews, 10 mag)

La Russia ritira i soldati dall’Armenia, l’annuncio di Putin dopo le vittorie dell’Azerbaijan (Qui finanza, 10 mag)

Armenia, in migliaia chiedono le dimissioni del premier Pashinyan (Il sole 24 ore, 11 mag, video)

Armenia: fra tensioni interne e nuovi venti di guerra (RSI, 11 mag)

SCONFITTA PER PUTIN: LA RUSSIA SI RITIRA DALL’ARMENIA (Notiziario finanziario, 11 mag)

Il difficile cammino verso la pace fra Armenia e Azerbaigian, fra proteste e raduni (Scenari economici, 12 mag)

Proteste di piazza in Armenia e Georgia: che succede nel Caucaso? (Il primato nazionale, 13 mag)

Più di 150 sono stati arrestati durante le proteste nella capitale armena (Lamezia in strada, 13 mag)

Armenia, l’arcivescovo chiede le dimissioni di Pashinyan (Ossrvatorio Balcani Caucaso, 14 mag)

La Francia accusa l’Azerbaigian dei disordini in Nuova Caledonia (Renovatio 21, 16 mag)

AZERBAIJAN. PER LA FRANCIA BAKU FINANZIEREBBE GLI INDIPENDENTISTI DELLA NUOVA CALEDONIA (Notizie geopolitiche, 16 mag)

Perché ci sono bandiere dell’Azerbaijan nelle rivolte in Nuova Caledonia? (Il post, 17 mag)

Slovacchia, l’opposizione accusa il governo: «Inviati all’Azerbaijan gli obici promessi all’Ucraina» (Il messaggero, 17 mag)

Il capo del Ministero dei trasporti turco ha annunciato i tempi di apertura del “corridoio Zangezur” attraverso l’Armenia (Recensione militare, 18 mag)

ARMENIA-AZERBAIJAN/ “Erevan sta manovrando tra Usa, Ue e Putin, azeri al bivio tra pace e guerra” (Il sussidiario, 19 mag)

Su Raisi l’ombra degli ottimi rapporti tra Baku e Israele (il manifesto, 20 mag)

Armenia, ancora proteste per i confini con l’Azerbaijan (Osservatorio Balcani Caucaso, 21 mag)

NUOVA CALEDONIA. PARIGI INSISTE NELLA DENUNCIA DELLE INTERFERENZE AZERBAIGIANE (Notizie geopolitiche, 22 mag)

L’Armenia ha riconsegnato all’Azerbaijan quattro cittadine di confine che occupava dagli anni Novanta (Il post, 24 mag)

Dopo la notte. La vita dopo la fine di una Repubblica (autoproclamata) (East journal, 24 mag)

Migliaia di persone manifestano in Armenia contro la cessione delle terre all’Azerbaigian (Color news, 26 mag)

Sempre più forte il partenariato strategico tra Israele e Azerbaijan  (Analisi difesa, 27 mag)

Davvero c’è l’Azerbaigian dietro le proteste in Nuova Caledonia? (East journal, 27 mag)

L’Armenia cede quattro villaggi a Baku, arrestati 220 manifestanti (Pagine esteri, 29 mag)

La resistenza di Pašinyan a tutte le opposizioni (Asia news, 29 mag)

Azerbaigian, l’Ue si lamenta delle violazioni dei diritti umani del “partner europeo” (Sardegnagol, 29 mag)

Armenia, Chiesa e Stato si scontrano a Sardarapat (Osservatorio Balcani Caucaso, 31 mag)

Ricordiamo che è possibile consultare il nostro database notizie a partire dal settembre 2015. E’ sufficiente digitare nella casella “ricerca” (lente), nella barra sulla homepage, il nome del mese seguito dall’anno (ad esempio: “Gennaio 2020”).

(30) COMMENTO ZAKHAROVA – La delimitazione del confine di stato tra Azerbaigian e Armenia è importante per la stabilità regionale. Lo ha affermato Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli Affari Esteri russo, durante la odierna conferenza stampa settimanale. “Noi [cioè la Russia] stiamo seguendo l’inizio della fase pratica della delimitazione del confine di stato tra Azerbaigian e Armenia; è importante per la stabilità regionale. Sosteniamo la risoluzione di tutte le questioni di delimitazione esclusivamente con metodi politici e diplomatici. Partiamo dal presupposto che gli accordi devono essere stabili, equilibrati, reciprocamente accettabili e costituire la base per raggiungere una pace sostenibile nella regione“, ha affermato la portavoce del Ministero degli Affari Esteri russo. Zakharova ha altresì dichiarato che considera gli attuali processi politici in Armenia come una questione interna del Paese. “Per quanto riguarda i manifestanti nella [capitale] Yerevan e nelle province [dell’Armenia], per quanto si può giudicare, l’insoddisfazione dei manifestanti, tra le altre cose, è dovuta al fatto che, a loro avviso, la delimitazione dei confini di alcuni villaggi enclavi non è del tutto giusto“, ha affermato.

(30) ANCORA PROTESTE IN ARMENIA – Circa trecento partecipanti al movimento Tavush per la Patria, mons. Bagrat Galstanyan, hanno avviato questa mattina un’azione di disobbedienza civile in Piazza della Repubblica, nel cuore della capitale armena Erevan. La polizia schierata ha impedito che i manifestanti potessero raggiungere il palazzo del governo dove alle 11 era in programma la consueta riunione settimanale. Alcune auto che erano state parcheggiate per ostacolare il traffico sono state rimosse con il carro attrezzi.

(29) NEGOZIATI DI PACE – Il Primo ministro Nikol Pashinyan in una conversazione con i giornalisti nel cortile dell’Assemblea nazionale, commentando le dichiarazioni secondo cui la COP-29 prevista per novembre a Baku è una ottima occasione per firmare un trattato di pace, ha dichiarato che “ogni giorno è una meravigliosa opportunità per firmare un trattato di pace“. “Il problema è che è necessario raggiungere un accordo sul testo del trattato di pace. Spero che si raggiunga un accordo, più precisamente questo accordo è stato raggiunto il 6 ottobre 2022 a Praga, poi a Sochi, Bruxelles. I principi fondamentali sono stati concordati; non resta che riproporli nel testo del trattato di pace. Penso che abbiamo l’opportunità di completare questo lavoro il prima possibile. Quando vedremo che questo lavoro sarà completato, i risultati saranno stati riassunti e dovremmo passare alla firma, la determinazione del luogo e del tempo è un’altra questione che sarà ulteriormente discussa”, ha detto. Pashinyan ha inoltre aggiunto: “Posso dire che ora abbiamo un cambiamento notevole nell’atmosfera, ma questo non significa che siamo arrivati ​​al traguardo, non resta che firmare“.

(29) INSEDIAMENTI DI COLONI AZERI – A Ivanian (Khojaly) a 24 famiglie azere sono state consegnate le chiavi di abitazioni. Alla cerimonia era presente anche il presidente Aliyev. Prosegue l’occupazione e colonizzazione dei territori armeni dell’Artsakh da parte dell’Azerbaigian.

(27) RUBEN VARDANYAN – Una corte di Baku ha respinto l’appello contro l’estensione della detenzione dell’ex ministro di Stato dell’Artsakh, Ruben Vardanyan, detenuto illegalmente dalle autorità azere dallo scorso ottobre. Il 16 maggio la detenzione illegale era stata prolungata di altri cinque mesi.

(27) AZERBAIGIAN MINACCIA LA FRANCIA – L’Azerbaigian ha lanciato un ultimatum alla Francia. “La Francia può essere certa che la campagna anti-Azerbaigian, i commenti sprezzanti e le provocazioni non rimarranno senza risposta“, ha detto ai media Aykhan Hajizada, portavoce del Ministero degli Affari Esteri dell’Azerbaigian. “Non solo la Francia non ha presentato scuse per tali osservazioni irresponsabili e inaccettabili, ma ha anche ampliato la campagna diffamatoria contro l’Azerbaigian su Le Point e altri media francesi locali. Campagna anti-Azerbaigian condotta dalla Francia sotto il velo della ‘democrazia’ mira a coprire le carenze della politica estera di questo paese“, ha detto Hajizada. “Prima di definire l’Azerbaigian una ‘dittatura’, la Francia farebbe bene a prendere nota delle sue azioni [coloniali]. La Francia può essere sicura che la campagna anti-Azerbaigian, le osservazioni spregiative e le provocazioni non rimarranno senza risposta”, ha osservato il portavoce del Ministero degli Affari Esteri azerbaigiano.

(25) PRIGIONIERI DI GUERRA – Su iniziativa dell’agenzia di sviluppo “We Are Our Mountains” e con la partecipazione di decine di organizzazioni, oggi, 25 maggio, si è svolto un pellegrinaggio al complesso del monastero di Tatev a sostegno di Ruben Vardanyan e di altri prigionieri armeni detenuti illegalmente a Baku. I co-organizzatori del pellegrinaggio sotto il nome simbolico “Albero della Vita” sono la Santa Chiesa Apostolica Armena, l’Unione Generale Benevola Armena, l’Unione Armena di Soccorso, la Fondazione Aznavour, la Fondazione educativa “Teach Armenia”, la Fondazione di beneficenza ATP, la Fondazione Tufenkian, l’Hovnanian Fondazione familiare, Organizzazione di beneficenza di Orran, Comunità di Tatev. L’evento è stato celebrato presso il complesso monastico di San Vazgen Mirzakhanyan nella cattedrale di Poghos Petros, sotto il patrocinio di Sua Eminenza l’arcivescovo T. Vazgen Mirzakhanyan, si è svolto un servizio di preghiera congiunto per il rapido rilascio di Ruben Vardanyan (oggi il suo 56° compleanno) e di altri prigionieri armeni detenuti illegalmente a Baku. “Tatev è uno dei simboli della rinascita spirituale e di liberazione nazionale armena. Oggi è essenziale trarre ispirazione e forza dalle nostre fonti nazionali-spirituali per il nostro nuovo risveglio. Per ripristinare la nostra dignità nazionale ferita, per spezzare la catena perdente di disperazione e frustrazione, è anche molto importante riportare in patria in modo rapido e sicuro i nostri prigionieri detenuti a Baku“, ha affermato il rappresentante del Catholicos di tutti gli armeni, mons. Vazgen Mirzakhanyan.

(25) MIRZOYAN E BORRELL – Il ministro degli Affari esteri armeno Ararat Mirzoyan ha avuto un colloquio telefonico con Josep Borrel, vicepresidente della Commissione europea, alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’UE. Gli interlocutori hanno discusso un’ampia gamma di argomenti. Nel contesto dell’approfondimento del partenariato tra Armenia e Unione Europea, le parti hanno sottolineato l’importanza sia dell’attuazione dei programmi di cooperazione già stabiliti sia del raggiungimento di una nuova pietra miliare in ulteriori direzioni. Sono stati discussi il Piano di Resilienza e Crescita dell’UE per l’Armenia, sviluppato a seguito dell’incontro di Bruxelles del 5 aprile, nonché le misure adottate per concludere la nuova agenda di partenariato Armenia-UE nel prossimo futuro. Il Ministro degli Affari Esteri armeno ha sottolineato anche l’importanza di prendere una decisione finale sull’avvio del dialogo Armenia-UE sulla liberalizzazione dei visti.Sono stati toccati i prossimi eventi e le attività in agenda. Ararat Mirzoyan e Josep Borrel hanno avuto uno scambio di opinioni sulle questioni regionali. Il Ministro Mirzoyan ha informato sugli ultimi sviluppi nel processo di normalizzazione delle relazioni tra Armenia e Azerbaigian. Riferendosi al processo di delimitazione dei confini tra i due paesi e agli accordi scritti tra le rispettive commissioni, Ararat Mirzoyan ha sottolineato che il processo dovrebbe continuare sulla base della Dichiarazione di Alma-Ata del 1991, come concordato anche a livello dei leader dei due paesi. Paesi. Il capo del Ministero degli Esteri armeno, presentando la discussione sul progetto di trattato di pace, ha sottolineato che sarà possibile raggiungere un accordo definitivo riflettendo gli accordi già raggiunti nel progetto di trattato di pace.

(24) TRASFERIMENTO TERRITORI – A seguito dei lavori di delimitazione del confine è stato deciso un confine lungo 12,7 km tra Armenia e Azerbaigian. Lo ha annunciato il vice primo ministro dell’Azerbaigian, presidente della commissione per la delimitazione dei confini dell’Azerbaigian, Shahin Mustafayev. Mustafayev ha osservato che come risultato di questa delimitazione del confine, i territori di quattro villaggi (6,5 chilometri quadrati) – Baghanis Ayrum, Ashaghi Askipara, Kheyrimli e Ghizilhajili – sono stati trasferiti all’Azerbaigian. Il vice primo ministro dell’Azerbaigian ha aggiunto che da venerdì questi territori sono sotto il controllo delle guardie di frontiera azerbaigiane.

(24) LUKASHENKO SUL CAUCASO – Il presidente bielorusso Alexander Lukashenko ha incontrato questa sera all’aeroporto internazionale di Minsk il presidente russo Vladimir Putin e ha affermato di avere “proposte molto interessanti relative alla sicurezza della nostra regione e del Caucaso“, discusse durante la sua visita in Azerbaigian.

(23) SITUAZIONE TESA A KIRANTS – La situazione nel villaggio di Kirants, nella provincia armena di Tavush, è tesa, informa il movimento Tavush per la Patria. I residenti, i cui beni immobili e appezzamenti di terreno passeranno all’Azerbaigian a seguito della delimitazione dei confini, li stanno bruciando e distruggendo. A questi residenti è stato detto che avrebbero dovuto lasciare l’area entro un giorno in modo che fosse consegnata all’Azerbaigian.

(23) ARCIVESCOVO SU GOVERNO DI TRANSIZIONE – Secondo l’arcivescovo Bagrat Galstanyan che guida il movimento “Tavush per la patria” il governo di transizione deve avere una governance apartitica. In ogni caso, il governo di transizione dovrebbe avere una gestione sovrapartitica; dovrebbe avere 3 questioni importanti nella sua agenda: impegni interni, esterni e alcuni futuri. Lo ha affermato il primate della diocesi di Tavush della Chiesa apostolica armena, mons. Bagrat Galstanyan, in un incontro con specialisti informatici il 23 maggio. Secondo lui, incontrano specialisti di diversi ambiti e chiedono di coinvolgere 3 specialisti di ogni ambito, in base ai loro desideri e capacità. “Questo è il metodo adesso, non c’è altro metodo. Credo che questo momento non sia importante quanto il periodo successivo, poiché le persone cercano la certezza, non l’incertezza”, ha detto Galstanyan.

(23) RISPOSTA RUSSA A PASHINYAN – Ieri, in parlamento il Primo ministro armeno aveva dichiarato che è a conoscenza di almeno due Paesi membri del CSTO che hanno contribuito a preparare la guerra dei 44 giorni contro l’Armenia e il Nagorno Karabakh. Non li ha citati esplicitamente ma potrebbero essere Russia e Bielorussia (Lukashenko era appena stato in visita in Azerbaigian da Aliyev). Oggi la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, risponde al premier armeno ricordando l’operato di Mosca a favore dell’Armenia. Tra l’altro ha dichiarato: “E il presidente russo Vladimir Putin ne ha parlato il 17 ottobre 2020 alla televisione russa. Citazione diretta: ‘Affinché l’Armenia non si senta abbandonata e dimenticata.’ È stato fatto tutto perché ciò accadesse esattamente come ha detto il presidente della Russia. Letteralmente fin dai primi giorni del conflitto armato nell’autunno del 2020, la parte russa ha compiuto gli sforzi politici e diplomatici più attivi per raggiungere un cessate il fuoco. Chi se ne fosse dimenticato potrà ricordare alla lettera tutti gli annunci e i comunicati stampa rilevanti. Inoltre, ogni passo è stato accompagnato da commenti ufficiali, anche tramite il Ministero degli Affari Esteri russo. Vorrei ricordare che a quel tempo ci furono molte conversazioni telefoniche tra il presidente della Russia, il presidente dell’Azerbaigian e il Primo ministro dell’Armenia. Dopo i negoziati organizzati dal ministro degli Affari esteri russo, Sergey Lavrov, il 10 ottobre 2020 è stato annunciato un cessate il fuoco preliminare con i ministri degli Esteri di Armenia e Azerbaigian. Vorrei ricordare che la possibilità di concludere un accordo di cessate il fuoco esisteva ancora nell’ottobre 2020. Poi il presidente della Russia ha convinto il presidente dell’Azerbaigian a fermare la guerra, ed era pronto a farlo. Ma il primo ministro armeno Nikol Pashinyan ha insistito per continuare le azioni militari. A cosa ha portato questo? Ciò portò alla cattura [da parte dell’Azerbaigian] di Shushi [città del Nagorno-Karabakh], che aprì la strada a Stepanakert [la capitale del Karabakh]. Tutti lo ricordano molto bene e tutto questo è documentato. Grazie al coinvolgimento personale del presidente della Russia, è stato possibile portare le parti a firmare una dichiarazione tripartita il 9 novembre 2020. Questa dichiarazione annunciava la completa cessazione del fuoco. Questi documenti e gli accordi tripartiti adottati dai leader dei tre Paesi durante il suo sviluppo, raggiunti nel 2021-2023, rimangono l’unica tabella di marcia per il processo stabile di normalizzazione delle relazioni armeno-azerbaigiano“, ha osservato Zakharova.

(23) STATI UNITI E ARMENIA – Gli Stati Uniti stanno esaminando una serie di richieste dell’Armenia per determinare cosa si può fare di più per aumentare la propria assistenza e cooperazione con l’Armenia. Lo ha affermato il segretario di Stato americano Antony Blinken durante un’audizione della Commissione per gli affari esteri della Camera dei rappresentanti americana, senza però entrare nei dettagli. Blinken ha inoltre ricordato che all’inizio di aprile ha avuto un incontro congiunto con la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e il primo ministro armeno, Nikol Pashinyan, a Bruxelles. Secondo il Segretario di Stato americano, queste consultazioni si sono svolte per scoprire cos’altro possono fare gli Stati Uniti e l’UE per aiutare l’Armenia. E andranno avanti in una serie di ambiti diversi, ha promesso Blinken. Inoltre, il Segretario di Stato americano ha espresso la speranza che Armenia e Azerbaigian firmino un trattato di pace.

(23) ARCIVESCO GALSTANYAN – Secondo un giornale armeno, l’arcivescovo Bagrat Galstanyan avrebbe accettato di candidarsi alla carica di Primo ministro dell’Armenia. Secondo fonti interne al movimento “Tavush per la patria”, le consultazioni con diversi soggetti politici non avrebbero portato a convergere su un nome salvo che quello del prelato. Il quale, a dire il vero, ha anche la cittadinanza canadese e potrebbe dunque non essere eliggibile alla carica.

(21) CIA IN ARMENIA – l primo ministro armeno Nikol Pashinyan ha ricevuto una delegazione guidata da David Cohen, vicedirettore della Central Intelligence Agency (CIA) degli Stati Uniti. Sono state discusse questioni bilaterali tra Armenia e Stati Uniti e questioni dell’agenda internazionale.

(21) INCONTRO ARC. GALSTANYAN – L’arcivescovo Bagrat Galstanyan, leader del movimento Tavush per la Patria e primate della diocesi di Tavush della Chiesa apostolica armena, ha tenuto un incontro con i membri del governo dell’Artsakh (Nagorno Karabakh), i parlamentari e i leader della comunità nel centro di Yerevan. In seguito si è svolto un incontro a porte chiuse con esperti, analisti, politologi e rappresentanti delle ONG. Coloro che hanno aderito al movimento Tavush for the Homeland sono contrari alla politica delle autorità armene in carica di concessioni unilaterali all’Azerbaigian. A questo proposito stanno portando avanti azioni di disobbedienza civile, soprattutto nella capitale Yerevan.

(21) ARMENIA E NATO – In Moldavia sono iniziate le esercitazioni del personale Regex 2024 della NATO, nell’ambito delle quali vengono organizzati seminari per l’addestramento del personale militare secondo gli standard occidentali. Le esercitazioni sono state organizzate con il supporto del Comando interforze NATO di Napoli (Italia) e mirano a addestrare i militari in conformità con gli standard occidentali di pianificazione e conduzione di esercitazioni, gestione di situazioni di crisi, aumento del livello di compatibilità operativa delle forze in un contesto multinazionale ambiente e valutarli. L’evento si terrà dal lunedì al venerdì e vedrà la partecipazione di circa 30 rappresentanti dei paesi partner della NATO: Armenia, Azerbaigian, Bosnia ed Erzegovina, Uzbekistan, Egitto, Giordania, Bahrein, Marocco, Kazakistan, Pakistan, Tunisia, Malta, Africa dell’Unione (Ghana e Benin), nonché ufficiali dello stato maggiore dell’Esercito nazionale della Moldavia.

(20) DELIMITAZIONE CONFINE – Nella notte sono stati installati dei segnali nel villaggio di Kirants, nella provincia armena di Tavush, e accanto ad essi ci sono guardie di frontiera armate.  Non è chiaro al momento se si tratti di indicatori di confine o direzionali. Il sindaco di Kirants, Kamo Shahinyan, ha detto che due case, tre negozi e un autolavaggio passeranno sotto il controllo dell’Azerbaigian.

(20) MORTE RAISI – Le autorità dell’Armenia hanno inviato messaggi di cordoglio alle autorità dell’Iran per la morte del presidente Raisi e del ministro degli Esteri Abdullahian a seguito della caduto dell’elicottero sul quale stavano viaggiando di ritorno da una cerimonia con il presidente azero Aliyev.

(17) SHUSHI – Il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev e il presidente della Bielorussia Alexander Lukashenko hanno visitato la città armena di Shushi nell’Artsakh (Nagorno Karabakh) occupato dall’Azerbaigian. Nella conferenza stampa di ieri successiva all’incontro con Aliyev, Lukashenko, definendo il presidente dell’Azerbaigian suo “fratello”, ha rilasciato una serie di dichiarazioni apertamente ostili in relazione all’Armenia.

(17) SITUAZIONE A KIRANTS – Dopo l’incontro con il governatore della provincia armena di Tavush, Hayk Ghalumyan, gli abitanti del villaggio di Kirants hanno riaperto il tratto Kirants dell’autostrada interstatale Armenia-Georgia. Inoltre, la polizia ha riaperto il posto di blocco nella sezione del villaggio di Sarigyugh. Durante un incontro a porte chiuse con gli abitanti di Kirants, il governatore di Tavush ha detto loro che è impossibile fermare il lavoro di delimitazione e demarcazione del confine tra Armenia e Azerbaigian. E aveva suggerito agli abitanti del villaggio di dare il loro consenso per la costruzione di una nuova strada.

(16) INCONTRO PRESIDENTI PARLAMENTI – Il presidente dell’Assemblea nazionale (NA) dell’Armenia, Alen Simonyan, e il presidente del Milli Majlis dell’Azerbaigian, Sahiba Gafarova, hanno avuto una breve conversazione privata a Ginevra, in Svizzera, dove è in programma la sesta conferenza mondiale dei presidenti dei parlamenti. Nel tardo pomeriggio è invece calendarizzato l’incontro ufficiale tra i due.

(16) VANDALISMI AZERI – Nell’ASrtsakh occupato gli azeri continuano a distruggere i monumenti. Oggi giunge la notizia del memoriale alle vittime della Seconda guerra mondiale a Karintak (Shushi) e quello nel villaggio di Khndzristan (Askeran).

(16) PRIGIONIERI ARMENI A BAKU – I rappresentanti del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) hanno visitato gli armeni detenuti a Baku, capitale dell’Azerbaigian. Lo ha annunciato Zara Amatuni, responsabile del programma di comunicazione e prevenzione dell’ufficio del CICR in Armenia. “Nell’ambito della visita regolare di maggio è stata offerta anche l’opportunità di stabilire un contatto con i loro parenti, sotto forma di conversazioni private”, ha detto Amatuni. Dal 5 gennaio, l’Azerbaigian conferma ufficialmente la cattura di 23 armeni, 17 dei quali sono finiti dopo l’aggressione militare da parte di questi ultimi nell’Artsakh (Nagorno-Karabakh) dello scorso settembre. L’Azerbaigian ha arrestato a inizio ottobre l’ex ministro di Stato e filantropo dell’Artsakh Ruben Vardanyan, l’ex comandante dell’esercito di difesa Levon Mnatsakanyan, l’ex vice comandante dell’esercito di difesa Davit Manukyan, l’ex ministro degli esteri David Babayan, il presidente del parlamento Davit Ishkhanyan, nonché gli ex presidenti Arkadi Ghukasyan, Bako Sahakyan, e Arayik Harutyunyan.

(15) COMMISSIONE CONFINE – Si è tenuta la nona riunione del Comitato per la delimitazione del confine di Stato e per la sicurezza del confine tra la Repubblica di Armenia e la Repubblica dell’Azerbaigian e del Comitato di Stato per la delimitazione del confine di Stato tra la Repubblica dell’Azerbaigian e la Repubblica di Armenia. il confine tra la Repubblica di Armenia e la Repubblica di Azerbaigian sotto la presidenza di Mustafaev.
Secondo il verbale dell’ottava riunione del 19 aprile, hanno discusso del lavoro svolto e, tenendo conto delle coordinate specificate a seguito delle misurazioni geodetiche sul sito, secondo la mappa topografica del 1976 dello Stato maggiore delle forze armate dell’URSS , che ha subito una procedura di dazio nel 1979, hanno concordato direttamente Baghanis (ARM) – Baghanis Ayrum (AZE), Voskepar (ARM) – Ashagh Askipara (AZE), Kirants (ARM) – Khairumli (AZE) e Berkaber (AZE) – Kizil Hajil (AZE) per conformarsi al confine interrepubblicano giuridicamente giustificato esistente al momento del crollo dell’Unione Sovietica.A seguito dell’incontro è stato firmato un protocollo. Le parti hanno concordato di coordinare la data e il luogo del prossimo incontro.

(15) PRIGIONIERI ARMENI – Le autorità dell’Azerbaigian hanno prolungato la detenzione illegale degli ex leader del Nagorno Karabakh catturati. Il periodo di detenzione degli ex presidenti del Nagorno Karabakh Arkadi Ghukasyan, Bako Sahakyan e Arayik Harutyunyan, dell’ex ministro degli Esteri David Babayan, nonché del presidente dell’Assemblea nazionale Davit Ishkhanyan, dell’ex ministro della difesa Levon Mnatsakanyan e del generale Davit Manukyan è stato prolungato di cinque mesi. Lo ha riferito il servizio stampa della Procura generale dell’Azerbaigian.

(15) GUARDIE RUSSE – Le speculazioni secondo cui la parte russa avrebbe proposto di ritirare completamente le sue guardie di frontiera dal territorio armeno non sono vere. Lo ha affermato la portavoce del Ministero degli affari esteri russo Maria Zakharova, durante l’odierna conferenza stampa. Inoltre, ha definito “fittizio” il rapporto secondo cui il ritiro delle guardie di frontiera russe da cinque province dell’Armenia avviene nel quadro degli accordi tra Armenia e Azerbaigian sul mancato dispiegamento di rappresentanti di paesi terzi alle loro frontiere comuni.

(15) DELIMITAZIONE FRONTIERA – In una dichiarazione congiunta del 19 aprile, le commissioni per la delimitazione delle frontiere di Armenia e Azerbaigian hanno fissato fino al 15 maggio il termine ultimo per firmare il protocollo sui settori delimitati della frontiera. Ma al momento non è ancora chiaro se questo documento sia stato firmato o meno oggi. Non è chiaro se le Forze Armate armene si ritireranno dalle aree già delimitate. L’ufficio del primo ministro Nikol Pashinyan ha affermato che, dopo la delimitazione del confine, il ritiro delle truppe avverrà in un periodo di tempo breve ma ragionevole.

(15) RITIRO RUSSO DALL’ARSAKH – Con una solenne cerimonia i soldati della forza di pace russa hanno lasciato la base di Ivanian in Artsakh e abbandonano definitivamente la regione.

(13) SOLDATI RUSSI – Secondo testimoni locali, le guardie di frontiera russe stanno lasciando le loro postazioni nelle regioni dell’Armenia di Syunik, Vayots Dzor e Gegharkunik. In particolare è stato osservato che le guardie russe non monitorano più il villaggio di Nerkin Hand il cui territorio, peraltro, è parzialemnte occupato dagli azeri.

(13) LETTERA SFOLLATI ARTSAKH – Un gruppo di armeni dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh) sfollati con la forza ha consegnato una lettera al presidente in esercizio dell’OSCE nonché ministro degli affari esteri ed europei e del commercio di Malta, Ian Borg, che si trovava a Yerevan. La lettera, che esprime le richieste e le aspettative degli armeni sfollati dell’Artsakh, è stata consegnata oggi durante la conferenza stampa presso il Ministero degli Affari Esteri dell’Armenia. Una lettera simile è stata consegnata anche al Ministro degli Affari Esteri dell’Armenia, Ararat Mirzoyan. Il giornalista che ha consegnato il messaggio ha sottolineato che la gente dell’Artsakh vuole tornare in patria. “L’OSCE ha chiuso un occhio sulla questione dell’Artsakh? In caso contrario, come vede l’OSCE il ritorno”, ha chiesto il giornalista. In risposta, il Presidente in esercizio dell’OSCE ha osservato che questa organizzazione è per le persone e per loro, ma l’OSCE non può essere coinvolta in un processo a cui non partecipa, e rispetta la posizione dell’Armenia e dell’Azerbaigian. Il primo ministro armeno Nikol Pashinyan ha “riconosciuto” da solo il Nagorno-Karabakh come parte dell’Azerbaigian. Dopo aver tenuto l’Artsakh sotto blocco per nove mesi, l’Azerbaigian ha occupato il Nagorno-Karabakh il 19 e 20 settembre 2023, considerando la questione “risolta”.

(13) MANIFESTAZIONI – Numerose strade di Yerevan sono state chiuse fin dalle prime ore di lunedì mattina su appello dell’arcivescovo Bagrat Galstanyan, leader del movimento “Tavush per la Patria” e Primate della diocesi di Tavush della Chiesa Apostolica Armena. Ieri sera si era tenuta un’altra manifestazione in piazza della repubblica a Yerevan alla quale hanno partecipato migliaia di persone e nel corso della quale l’arcivescovo Galstanyan aveva chiesto “il boicottaggio totale delle lezioni, lo sciopero dei lavoratori e la paralisi di Yerevan e di varie zone dell’Armenia, a partire dalle 8 di lunedì, “esprimendo disaccordo con le bugie e il male”. Oggi segnalate interruzioni sulle statali che portano verso la Georgia e verso l’Iran, scioperi in scuole e università. Circa 150 persone sono in stato di fermo per interruzione dei pubblici servizi.

(10) VERTICE MINISTRI ESTERI – Ad Almaty in Kazakistan si svolge un vertice tra i ministri degli Esteri di Armenia (Mirzoyan) e Azerbaigian (Bayramov). In precedenza i due, separatamente, hanno avuto un colloquio con il collega kazako Nurtleu.

(10) ANCORA MANIFESTAZIONI A YEREVAN – Azioni di disobbedienza civile si svolgono a Yerevan e in tutta l’Armenia. L’arcivescovo Bagrat Galstanyan, primate della diocesi di Tavush della Chiesa apostolica armena, aveva lanciato questo appello durante la manifestazione in Piazza della Repubblica, nel cuore di Yerevan, ieri sera. L’arcivescovo nella serata si era riunito con alcuni parlmanetari dell’opposizione. Riguardo possibili voci di impichment verso Pashinyan, va ricordato che almeno un terzo del numero totale dei parlamentari può presentare all’Assemblea nazionale armena un progetto di risoluzione sulla sfiducia nei confronti del Primo Ministro ma solo se il progetto di risoluzione propone un candidato per il nuovo Primo Ministro. Un gran numero di poliziotti sono dalla mattina in Piazza della Repubblica.

(9) MANIFESTAZIONE A YEREVAN – Alcune decine di migliaia di persone hanno partecipato in piazza della Repubblica a Yerevan al termine della marcia “Tavush per la madrepatria” condotta dall’arcivescovo Bagrat Galstanyan che ha parlato dal palco dopo aver recitato il “Padre nostro” e cantato l’inno nazionale. Al termine del suo intervento il prelato ha chiesto le dimissioni di Pashinyan.

(9) GIORNATA DELLA VITTORIA – In occasione della triplice festa del 9 maggio (vittoria seconda guerra mondiale, liberazione di Shushi e nascita dell’esercito di difesa dell’Artsakh) il presidente della repubblica di Artsakh, Samvel Shahramanyan ha visitato il pantheon di Yerablur a Yerevan rendendo omaggio ai caduti.

(8) INCONTRO PUTIN-PASHINYAN – A Mosca il premier armeno Pashinyan ha incontrato il presidente russo Putin. Secondo le prime informazioni, i negoziati tra il Primo ministro armeno Nikol Pashinyan e il presidente russo Vladimir Putin hanno conseguito alcuni risultati. Sarebbe stato infatti raggiunto un accordo secondo cui le guardie di frontiera russe non presteranno più servizio all’aeroporto di Zvartnots, come riportato in precedenza. Inoltre, le guardie di frontiera e i militari russi lasceranno le postazioni nel Syunik, Vayots Dzor, Gegharkunik, Ararat, Tavush, dove si trovavano per accordo verbale dopo la guerra di 44 giorni. Pashinyan ha incontrato il presidente russo ieri a Mosca dove si trovava per presidere la riunione della Unione Economica Euroasiatica come presidente di turno della sessione. Pashinyan non era invece presente alla cerimonia di inaugurazione del quinto mandato presidenziale di Putin.

(6) ESPLOSIONE MINA – Un soldato è rimasto ferito dall’esplosione di una mina nel settore del villaggio di Kirants, nella provincia armena di Tavush. Il soldato, che non è in pericolo di vita, è stato trasferito al centro medico della città di Ijevan, poi probabilmente sarà trasferito nella capitale Yerevan. Era intento a operazioni di sminamento delle aree che saranno trasferite all’Azerbaigian.

(6) AMABASCIATORE USA A BAKU – Solo due giorni fa, Mark Libb, ambasciatore di Washington in Azerbaigian, aveva dichiarato che non si sarebbe recato a Shushi (nell’Artsakh occupato): “Non ci sono ragioni politiche qui. Andrò quando sarò pronto finché non sarò pronto”, ha detto aggiungendo che “Non voglio far parte dello spettacolo di qualcuno da qualche parte. Quindi quando arriverà il momento di farlo, lo farò. Non sono pronto adesso”. Oggi, con la moglie, è stato fotografato proprio a Shushi.

(2) PATRIMONIO RELIGIOSO IN ARTSAKH – Nel suo rapporto annuale 2024, la Commissione degli Stati Uniti per la libertà religiosa internazionale (USCIRF) chiede al governo degli Stati Uniti di finanziare l’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale (USAID) e l’ambasciata degli Stati Uniti in Azerbaigian al fine di ripristinare, preservare e proteggere i luoghi di culto e altri siti religiosi o culturali nel Nagorno Karabakh (Artsakh) e nelle aree circostanti. Il rapporto raccomanda che il governo degli Stati Uniti inserisca l’Azerbaigian nell’elenco dei Paesi di particolare preoccupazione per le sue sistematiche, continue ed enormi violazioni della libertà religiosa, come definito nell’International Religious Freedom Act (IRFA).

(2) AIUTI USA ALL’ARMENIA – Sessantasei membri del Congresso degli Stati Uniti hanno chiesto alla Commissione per gli stanziamenti della Camera dei Rappresentanti di stanziare 200 milioni di dollari per i rifugiati armeni sfollati con la forza dal Nagorno-Karabakh, di aumentare gli aiuti militari statunitensi all’Armenia, di fermare tutti i finanziamenti militari e di sicurezza all’Azerbaigian e di prendere in considerazione la questione delle sanzioni contro i criminali di guerra azeri. I suddetti membri del Congresso hanno chiesto di stanziare 20 milioni di dollari per l’Armenia in finanziamenti militari, 10 milioni di dollari per l’istruzione e l’addestramento militare all’estero, 10 milioni di dollari per riforme legali e 10 milioni di dollari per riforme democratiche. Gli autori della lettera hanno espresso particolare preoccupazione per le intenzioni del regime del presidente azerbaigiano Ilham Aliyev di provocare una nuova guerra contro l’Armenia. I membri del Congresso hanno affermato che Aliyev ha ripetutamente dimostrato con le sue azioni genocide di non essere un attore leale nel processo di pace nella regione, e quindi gli Stati Uniti non devono fornire alcuna assistenza in materia di sicurezza al suo regime. Inoltre, questi legislatori americani hanno condannato il Dipartimento di Stato americano e le organizzazioni internazionali per non aver ritenuto il governo azerbaigiano responsabile delle sue violazioni dei diritti umani.

(1) SANZIONI ALL’AZERBAIGIAN – La settimana scorsa, un gruppo di membri del Congresso degli Stati Uniti, guidato dalla deputata Dina Titus, ha presentato un disegno di legge (HR8141) alla Camera dei Rappresentanti che consentirebbe di punire gli alti funzionari azeri per violazioni dei diritti umani e operazioni militari. Questo disegno di legge sta ottenendo sempre più sostegno tra i membri del Congresso. Ad oggi, il numero dei suoi coautori è aumentato da 21 a 27. Secondo i media azeri, la versione finale di questo disegno di legge contiene un elenco di 44 funzionari azeri. Dopo che il disegno di legge è stato presentato al Congresso la scorsa settimana, è stato deferito alle Commissioni per le relazioni estere e alla magistratura. Non è stata ancora intrapresa alcuna ulteriore azione. Se il disegno di legge venisse approvato, il Congresso richiederebbe all’amministrazione Biden di imporre sanzioni ai funzionari azeri ai sensi della legge Magnitsky per la brutale repressione dell’opposizione politica in Azerbaigian e l’aggressione militare contro l’Artsakh nel 2023.

Il processo di ritiro del contingente russo di mantenimento della pace dal territorio della Repubblica dell’Artsakh occupato dall’Azerbaigian, iniziato pochi giorni fa, è molto preoccupante per i 150mila cittadini dell’Artsakh sfollati mesi fa dalla loro patria sotto la minaccia reale di genocidio“. Lo hanno sottolineato le tre fazioni dell’Assemblea nazionale dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) in un comunicato diffuso venerdì 19 aprile. La dichiarazione prosegue:

“Per le legittime autorità elette dal popolo della Repubblica dell’Artsakh e le fazioni dell’Assemblea nazionale, la questione del ritorno dignitoso e collettivo è stata e continua ad essere una priorità nei mesi precedenti, in cui la garanzia dei nostri diritti fondamentali e della nostra sicurezza è di fondamentale importanza.

Dopo il 27 settembre 2020, la nostra regione è finita nel regno di gravi trasformazioni, e la situazione creatasi dopo la guerra dei 44 giorni non garantisce in alcun modo la pace e la stabilità durature attese e promesse. Il popolo dell’Artsakh, indipendentemente dalla sua volontà, si è trovato nella trappola delle disposizioni della Dichiarazione Trilaterale del 9 novembre 2020 e ha creduto nelle assicurazioni dell’alta dirigenza della Federazione Russa per garantire la propria sicurezza. Siamo costretti a registrare con dolore e rammarico che il destino del popolo dell’Artsakh è diventato una questione di secondaria importanza per tutti i partiti che hanno firmato la Dichiarazione Trilaterale, grazie alla quale l’Artsakh è stato completamente disarmenizzato nel settembre 2023.

Allo stesso tempo, è ovvio che l’assenza di una presenza internazionale nell’Artsakh darà ulteriore libertà alla leadership militare e politica dell’Azerbaigian, che sta attuando una politica di distruzione di “tutto ciò che è armeno” e di cancellazione della traccia armena in generale. In una situazione del genere, i secolari monumenti spirituali e culturali armeni, le proprietà armene e la proprietà nazionale saranno in pericolo.

È un diritto inalienabile del popolo dell’Artsakh vivere in modo sicuro e protetto nella sua patria millenaria con garanzie internazionali, la preservazione di tutti i diritti e le libertà, e le tre fazioni dell’Assemblea nazionale della Repubblica dell’Artsakh sono preoccupate che il il ritiro delle organizzazioni internazionali dall’Artsakh in generale, e il ritiro del contingente russo di mantenimento della pace in particolare, mette a rischio tale diritto. Allo stesso tempo, riteniamo importante sottolineare che prendere tali decisioni senza discutere con i rappresentanti del popolo nativo della regione, gli armeni Artsakh, è inaccettabile e non può in alcun modo contribuire all’instaurazione di una pace stabile e a lungo termine. , e la risoluzione del problema.

Sulla base di quanto sopra, le fazioni dell’Assemblea nazionale della Repubblica dell’Artsakh sollecitano le strutture competenti della Federazione Russa e i loro responsabili ad avviare immediatamente consultazioni e discussioni con i rappresentanti legalmente eletti della popolo dell’Artsakh sulle vere ragioni del ritiro delle truppe di mantenimento della pace della FR dal territorio della Repubblica dell’Artsakh, sulla situazione catastrofica creatasi di conseguenza, sulle numerose sfide causate e sugli sforzi necessari per superarle“.

Partito della Giustizia
ARF Dashnaktsutyun
Partito Democratico dell’Artsakh

Sono iniziate le udienze davanti alla Corte internazionale di giustizia dell’Aja relative ai procedimenti Armenia c. Azerbaigian e Azerbaigian c. Armenia aventi per oggetto accuse reciproche di discriminazione razziale e odio etnico. Dopo la causa intentata da Yerevan anche Baku ha provato a rispondere con la medesima accusa ma la sua posizione è molto debole.

Infatti, in risposta alle numerose prove dell’Armenia, l’Azerbaigian ha compiuto tentativi disperati di creare un falso senso di uguaglianza tra le parti e ha intentato una causa contro l’Armenia. E’ questa la posizione ufficiale del governo armeno espressa attraverso la prolusione di Yeghishe Kirakosyan, rappresentante dell’Armenia per gli affari legali internazionali, nell’odierna udienza verbale sulla causa Armenia contro Azerbaigian presso la Corte internazionale di giustizia delle Nazioni Unite (ICJ).

La difficoltà per l’Azerbaigian – a differenza del molto materiale prodotto dall’Armenia – è che non dispone di video di atrocità razziali a sostegno delle sue affermazioni, né della possibilità di citare dichiarazioni rilasciate da funzionari governativi armeni.
L’Azerbaigian ha fatto rivivere le rivendicazioni storiche di tre decenni, che sono chiaramente al di fuori dell’ambito temporale della giurisdizione della Corte Internazionale di Giustizia: ad esempio ieri l’Azerbaigian ha fatto una falsa affermazione, presentando come razzista l’ideologia nazionale armena dell’inizio del XX secolo; questo non ha nulla in comune con la realtà dell’arena politica odierna in Armenia.
L’Azerbaigian ha anche fatto affermazioni improbabili sui danni ambientali, che non hanno nulla a che fare con la discriminazione razziale. L’Azerbaigian sta già cercando per la terza volta di convincere la Corte Internazionale di Giustizia che le sue affermazioni riguardanti le mine terrestri rientrano nell’ambito della Convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale.

Secondo Kirakosyan, la stragrande maggioranza delle rivendicazioni dell’Azerbaigian sono assolutamente al di fuori della giurisdizione della Corte Internazionale di Giustizia.
Tuttavia, l’Azerbaigian sta cercando di incolpare l’altra parte con la stessa strategia e di presentare le stesse affermazioni in modo speculare. Indubbiamente, l’Azerbaigian conosce i problemi giurisdizionali della sua causa contro l’Armenia, e ora sta cercando disperatamente di convincere la Corte Internazionale di Giustizia che anche la causa armena dovrà affrontare ostacoli giurisdizionali. L’Azerbaigian spera semplicemente che un gruppo di obiezioni annulli le obiezioni dell’altro. Questa è una strategia cinica che viene utilizzata perché non ci sono altre opzioni.

Riferendosi all’affermazione dell’Azerbaigian secondo cui in quel momento stavano facendo progressi nei negoziati, Kirakosyan ha detto che in quel momento si stava aprendo un parco di “trofei militari” e deridendo gli armeni con meme razzisti. In questo contesto, anche un anno di trattative sarebbe stato troppo lungo. L’Armenia ha negoziato con l’Azerbaigian in buona fede e si è impegnata in discussioni che sono state più che inutili. L’Armenia ha soddisfatto la lettera e lo spirito del requisito dell’articolo 22, e la prima obiezione dell’Azerbaigian a questo riguardo è soggetta ad un rifiuto assoluto.

L’Azerbaigian sta cercando di convincere la corte che alcune delle rivendicazioni e richieste dell’Armenia, che sono legate alla violenza, alle detenzioni e alle sparizioni forzate degli armeni, non hanno nulla in comune con la suddetta convenzione, e l’Azerbaigian basa la propria difesa su almeno due argomenti fittizi: in primo luogo, dice alla corte che l’Armenia semplicemente non ha prove sufficienti di razzismo, l’Azerbaigian sostiene che l’Armenia deve dimostrare che ogni caso di violenza, detenzione e sparizione era sufficientemente razzista, e per fare ciò non è sufficiente che l’Armenia abbia bisogno mostrare un ambiente in cui si incita all’odio, o le atrocità più estreme o le parole razziste degli autori di abusi non sono sufficienti. Secondo l’Azerbaigian, l’Armenia deve dimostrare che esiste qualcos’altro, che è qualcosa di più.

Un’altra argomentazione fittizia dell’Azerbaigian è che la causa dell’Armenia non rientra nel quadro della suddetta convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale. Dal punto di vista dell’Azerbaigian, l’Armenia sta cercando inutilmente di risolvere il conflitto armato tra due Paesi in guerra attraverso la corte. La richiesta dell’Armenia non si limita alla guerra dei 44 giorni del 2020. Usando la metafora dell’Azerbaigian, la guerra è stata solo la punta dell’iceberg, ed è stato l’iceberg di decenni di politiche e pratiche razziste da parte dell’Azerbaigian. L’esistenza di un conflitto armato non esclude l’operatività della suddetta convenzione. La storia ha dimostrato che le manifestazioni più estreme di discriminazione razziale, comprese la persecuzione, la pulizia etnica e il genocidio, si verificano più spesso nel contesto di un conflitto armato, ha affermato Yeghishe Kirakosyan.

La posizione azera ha suscitato la vibrante protesta dell’Istituto Lemikin per la prevenzione dei genocidi. In una dichiarazione, l’Istituto Lemkin ha osservato: “Mentre l’Azerbaigian conduceva l’epurazione finale a Stepanakert, continuando a cancellare le tracce dell’eredità e dell’identità armena nell’Artsakh, afferma davanti alla Corte internazionale di giustizia che si era offerto di facilitare il ritorno di tutti i rifugiati e gli sfollati interni a causa del conflitto che desiderano ritornare alle loro case.”

Nei mesi scorsi, ripetutamente Aliyev aveva minacciato l’Armenia di una nuova guerra se non avesse soddisfatto tutte le sue richieste fra le quali c’era anche l’abbandono di ogni contenzioso internazionale. Evidentemente il regime azero teme una condanna.