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Ieri ha destato sorpresa la notizia che un convoglio azero diretto nella regione occupata di Karvachar sia stato bloccato dagli abitanti nella regione di Martakert e abbia dovuto fare retromarcia.

Era già successo qualche settimana fa un analogo blocco nei pressi di Karmir Shuska (Martuni) con gli abitanti che chiedevano di essere avvisati del passaggio dei convogli e lamentavano il fatto che dagli automezzi azeri in transito partivano insulti e sberleffi verso gli armeni.

Questa volta le motivazioni sono diverse.

Come ha raccontato alla stampa il deputato dell’Artsakh Metaqse Hakobyan, il popolo dell’Artsakh ha espresso la propria protesta per le ultime violazioni del cessate il fuoco da parte degli azeri. Gli abitanti del villaggio sono indignati perché il coscritto armeno Khachatur Khachatryan è stato colpito e ferito martedì da una posizione vicino a Mazavuz.

Gli abitanti del villaggio hanno chiesto di non sparare alle posizioni armene e di non prendere di mira i civili. Hanno anche chiesto agli azeri di non interferire con il loro lavoro agricolo“, ha detto Hakobyan.

Gli azeri negli ultimi giorni non solo hanno ferito un soldato armeno, ma hanno anche preso di mira dei civili. L’altro giorno a Martakert hanno sparato contro gli abitanti dei villaggi armeni che coltivavano la terra vicino alla linea di contatto.

A seguito degli spari, un trattore è stato danneggiato. Il giorno successivo, l’esercito azerbaigiano, sotto la minaccia delle armi, non ha permesso agli abitanti del villaggio di entrare nel territorio in questione. Durante tutti gli incidenti erano presenti anche le forze di pace russe.

Secondo Hakobyan, la presenza di forze di pace non scoraggia affatto gli azeri; ci sono casi in cui le stesse forze di pace sono costrette a chiedere alla popolazione dell’Artsakh di smettere di lavorare sulla terra nell’area perché capiscono che gli azeri possono diventare incontrollabili in qualsiasi momento.

Oggi, le forze di pace russe hanno accompagnato indietro il convoglio azerbaigiano.

Le forze di pace hanno esortato gli abitanti del villaggio ad aprire la strada, ma non erano d’accordo, dicendo che era il loro messaggio agli azeri“, ha detto Metaqse Hakobyan.

I quali azeri, questa volta, se ne sono dovuti tornare indietro a casa loro.

Un bel segnale dato dalla popolazione dell’Artsakh!

Il ministero degli Esteri di Stepanakert, Davit Babayan, ha rilasciato ieri alcune dichiarazioni alla stampa a margine di un incontro presso l’Accademia nazionale delle scienze dell’Armenia a Yerevan. Vi riassumiamo gli argomenti principali toccati dal ministro.

CORRIDOIO DI LACHIN E COLLEGAMENTO CON L’ARMENIA
Il collegamento ininterrotto del Nagorno Karabakh con l’Armenia e il mondo esterno deve essere assicurato e quel collegamento non può essere controllato dall’Azerbaigian. Una cosa del genere non potrà mai accadere e sono inaccettabili le voci provenienti da parte azera circa l’installazione di check point di ingresso. Riguardo alla possibilità di costruire una strada che aggiri il corridoio di Lachin, a seguito della quale diversi villaggi armeni finirebbero sotto il controllo dell’Azerbaigian, il ministro dell’Artsakh ha sottolineato che la questione della comunicazione ininterrotta è al centro delle autorità dell’Artsakh.

RIFUGIATI
Ci sono due condizioni per il ritorno dei profughi azeri nel Nagorno Karabakh. In primo luogo, tutte le questioni politiche devono essere risolte e fra queste vi è il riconoscimento dell’Artsakh, in primis da parte dell’Azerbaigian.
In secondo luogo, i rifugiati armeni devono anche poter tornare a Baku e in altre città dell’Azerbaigian da dove sono stati deportati con la forza. Non può esserci altro modo, ha sottolineato Babayan, aggiungendo che le persone che hanno perso la casa nella guerra dell’Artsakh nell’autunno del 2020 sono state aggiunte alla questione dei rifugiati dalla prima guerra del Karabakh all’inizio degli anni ’90.
Riguardo alla possibilità di deoccupazione delle città di Shushi e Hadrut dal loro attuale possesso azerbaigiano, il ministro ha sottolineato che questa questione è sempre all’ordine del giorno. Stesso discorso anche per le regioni di Shahumyan, Getashen, alcune parti della regione di Martuni ancora occupate dall’Azerbaigian. “Crediamo che prima o poi accadrà. Ma c’è bisogno di lavorare [per questo]. Posso dire una cosa: non rinunceremo mai alla nostra terra“, ha dichiarato David Babayan.

GENOCIDIO CULTURALE
L’Azerbaigian sta commettendo un genocidio culturale nei territori occupati del Karabakh. “Il genocidio culturale viene compiuto in vari modi“, ha sottolineato Babayan. “Sono in corso barbare distruzioni di monumenti [armeni], cimiteri. Parallelamente, si stanno facendo tentativi per de-armenizzare quei monumenti, per attribuirli agli albanesi. Questa è una sciocchezza. La parte azerbaigiana intraprende tali tentativi nei casi in cui non è in grado di radere al suolo il monumento, ad esempio il Dadivank [monastero]. Questo è assurdo quanto l’affermazione del [presidente turco] Erdogan secondo cui i turchi furono i primi a sbarcare sulla Luna. Chiamano anche i Sumeri azeri. Il mondo civile deve rispondere alle [tali] azioni dell’Azerbaigian“.

ARTSAKH E AZERBAIGIAN
L’Artsakh non farà mai parte dell’Azerbaigian. Fatelo sapere a tutti”. Babayan ha dichiarato che una soluzione del genere sarebbe inaccettabile e non vede come  possa essere realizzata. “Cosa può fare il mondo? Dì: ‘Unisciti all’Azerbaigian?’ Non ci uniremo. E cosa possono fare gli azeri? Organizzare un massacro? Certo che no. E le molestie, il terrorismo non ci spaventano“.
Circa l’interrogativo se la parte armena abbia mai riconosciuto l’integrità territoriale dell’Azerbaigian, Babayan ha osservato che innanzitutto la Repubblica di Armenia non ha mai riconosciuto ufficialmente l’integrità territoriale della Repubblica dell’Azerbaigian e inoltre che nel concetto di integrità territoriale dell’Azerbaigian non c’è la regione dell’Artsakh.

SOCIETA’ AZERA
Un trattato di pace con l’Azerbaigian è sempre stato l’obiettivo finale di tutti noi” ha dichiarato il ministro auspicando che il conflitto possa essere risolto una volta per tutte. Ma ritiene che la parte azera abbia un’idea diversa e apertamente auspica che gli armeni lascino l’Artsakh. Pertanto, ritiene che sia necessario  necessario lavorare su un accordo di pace ma teme che l’Azerbaigian tenterà di silurare ogni iniziativa della parte armena. “Abbiamo sempre detto che Stepanakert crede che il conflitto possa essere risolto solo in caso di riconciliazione delle [due] società. La società azerbaigiana, purtroppo, non è pronta. Il problema qui non sono le persone. Non ci sono buone e cattive nazioni; ci sono buoni e cattivi leader. Abbiamo uno Stato, rappresentato dall’Azerbaigian, che ha trasformato il nazismo in una politica statale.

L’ARTSAKH RESISTE
La situazione ad Artsakh è così com’è: terribile, ma, comunque, siamo determinati. Il “corpo” del Karabakh è ferito, ma lo “spirito” non è spezzato” ha dichiarato Babayan.  “Nonostante le varie provocazioni, nonostante le pressioni dell’Azerbaigian, non devieremo dalla ‘strada’ che abbiamo scelto. E ci sono sempre state sparatorie, provocazioni e, purtroppo, ci saranno, poiché quello è lo ‘stile’ del nemico.”

Ci sono forze sane in Europa preoccupate per la situazione creata dalle azioni criminali dell’alleanza terroristica azerbaigiana-turca, che rappresenta una minaccia non solo per l’Artsakh e l’Armenia, ma per l’intero mondo civile. È questione di tempo È solo che siamo stati i primi, è il turno degli altri, il tempo mostrerà. Se il mondo civile chiude un occhio su ciò che sta accadendo, la distruzione dei valori culturali [armeni], il genocidio culturale [armeno] che fa parlare di sé nei territori del Karabakh occupati dall’Azerbaigian, la politica armenofobica dell’Azerbaigian, il terrorismo, il fattore tempo influenzerà anche prima. In effetti, gli attacchi al mondo civile sono iniziati molto tempo fa. Ricordiamo quale vocabolario [il presidente turco] Erdogan usava quando si rivolgeva al presidente francese“, ha osservato Babayan.

Il ministro degli Esteri dell’Artsakh ha anche informato circa il suo recente viaggio a Bruxelles sottolineando che in tutti i suoi incontro sono state discusse questioni umanitarie, la necessità del rilascio di tutti i prigionieri e detenuti armeni in Azerbaigian e il genocidio culturale armeno perpetrato dall’Azerbaigian, e il ruolo della Russia per il mantenimento della pace e della stabilità nella regione.

Le prime avvisaglie si erano avute già all’indomani della fine della guerra del 2020 allorché lo splendido monastero armeno di Dadivank – rimasto sia pure per una manciata di chilometri nel territorio controllato dai militari dell’Azerbaigian – era finito nelle mire della propaganda del ministero della cultura.
Subito ribattezzato con il nome di Khudavang, da Baku erano giunti proclami sulla identità azerbaigiana del sito e il 4 dicembre un rappresentante della minuscola comunità Udi vi aveva officiato una liturgia accompagnato. da uno stuolo di funzionari governativi e militari azeri.
Fu subito chiaro che l’indirizzo politico di Baku dopo il conflitto era quello di “dearmenizzare” le chiese armene e ricondurre le stesse all’origine albana.

Le chiese erano viste, giustamente, come un simbolo dell’armenità della regione e pertanto doveva essere attuata una doppia strategia: quello che non era stato distrutto durante o subito dopo il conflitto andava adeguatamente “restaurato” eliminando ogni traccia di armenità alle stesse.

Un esempio lampante di questa politica è dato dalla cattedrale di Shushi Ghazanchetsots (S.mo Salvatore) intenzionalmente colpita dai missili azeri durante la guerra, oggetto di vandalismi a fine conflitto e poi ingabbiata in lavori di manutenzione.
Basta soffermarsi su quanto riporta il sito del ministero della cultura azero per capire le finalità di questo restauro: “Come tutti gli altri monumenti storici e culturali dell’Azerbaigian, la Chiesa di Gazanchy sarà restaurata sulla base di documenti storici e materiali d’archivio, nel rispetto del suo aspetto artistico ed estetico originario; è un’attività scientifico-pratica-di ricerca e comprende un’analisi completa del monumento e lo studio delle caratteristiche architettoniche e storiche. Il progetto di restauro consentirà di riportare il monumento all’aspetto originario, come era nell’Ottocento”.
In parole semplici, verranno eliminati tutti gli elementi che in qualche modo possano riportare all’identità armena della chiesa, a cominciare dalla cupola (subito rimossa) e qualsiasi altra iscrizione. Naturalmente i “documenti storici” custoditi a Baku avranno un grado di attendibilità elevatissimo…

A giugno era stato poi il presidente Aliyev a dichiarare pubblicamente, nel corso di un suo tour ad Hadrut, che da ogni monumento civile o religioso nei territori ora sotto controllo azero andava rimossa qualsiasi iscrizione o riferimento armeno.
Un’operazione di pulizia etnica culturale, con arroganza annunciata pubblicamente senza che né l’Unesco né qualsiasi altra istituzione culturale o politica internazionale sentisse il dovere di criticarlo.

Ora, pochi giorni fa, il 3 febbraio, è partita ufficialmente la campagna di “dearmenizzazione”: il ministro della Cultura, Anar Karimov, ha affermato che sarà istituito un gruppo di lavoro per identificare ciò che ha definito “falsificazione armena” nelle chiese, mettendo in pratica una teoria pseudoscientifica che nega l’origine armena delle chiese.
Di fatto, il governo dell’Azerbaigian annuncia ufficialmente che intende cancellare le iscrizioni armene sui siti religiosi nel territorio che ha rivendicato nella guerra del 2020 con l’Armenia; anzi, rimuovere “le tracce fittizie scritte dagli armeni sui templi religiosi albanesi“.

La giustificazione di tale condotta si basa sulla teoria (sviluppata per la prima volta negli anni ’50 dallo storico azerbaigiano Ziya Buniyatov) che le chiese armene in realtà erano originariamente l’eredità dell’Albania caucasica, un antico regno un tempo situato in quello che oggi è l’Azerbaigian. La teoria, che non è supportata dagli storici tradizionali, è stata a lungo propagata dagli storici nazionalisti azerbaigiani ed è stata accolta dall’attuale governo di Baku.

Ora, tale vergognoso oltraggio all’arte, all’architettura e alla religione, oltre a meritare una decisa presa di posizione internazionale (ma son tutti troppo preoccupati a richiedere il gas azero per far fronte alla crisi ucraina…) ci induce ad alcune considerazioni:

  1. Come può rivendicare un’eredità culturale e religiosa uno Stato che esiste dal 1918?
  2. Se le chiese e i manufatti armeni altro non erano che sovrapposizioni di chiese e manufatti “albani”, perché per decenni gli azeri li hanno distrutti? Perché si sono accaniti sulle migliaia di croci di pietra medioevali (katchkar) di Julfa o hanno distrutto centinaia di chiese nel Nakchivan?
  3. Se gli azeri si dichiarano “eredi” degli albani caucasici cristiani, perché hanno mandato in guerra contro gli armeni migliaia di miliziani jihadisti che hanno compiuto atti di sacrilegio nei siti religiosi cristiani e hanno sgozzato come “infedeli” numerosi soldati e civili armeni?

Purtroppo, per le note congiunture economiche ed energetiche, difficilmente potrà arrivare una qualche solidarietà dalla politica europea e italiana in particolare.
La cui attiva lobby – qualche politico che “lancia appelli”, qualche giornalista di terza fascia, qualche ex professorino a pagamento – si è già attivata con interventi sui media nazionali per fare da cassa di risonanza e provare a fornire un qualche supporto storico all’ennesima porcata del dittatore Aliyev.
Naturalmente l’unico supporto che hanno è quello dei soldi…

Azerbaigian: Comunità armena condanna falsificazioni storiche su fede cristiana (Agenzia Nova, 7 feb)

La campagna azera contro le chiese armene in Artsakh (Korazym, 7 feb)

La lavanderia dell’Azerbaigian. Una storia di petrolio, guerra, soldi sporchi e politica (Green report, 7 feb)

Armeni Cristiani in fuga da una guerra dimenticata. Aiuto alla Chiesa che Soffre aiuta 150 famiglie armene cristiane rifugiate nella città di Goris (Korazym, 7 feb)

Gli armeni denunciano un genocidio culturale (Assadakah, 8 feb)

Haut-Karabakh: un’eredità cristiana in pericolo (Cultura cattolica, 9 feb)

La politica anti-armena di #cancelculture dei neoottomani (Notizie geopolitiche, 10 feb)

Azerbaigian: la mitologia storiografica come un’arma di epurazione etnica e culturale (Korazym, 11 feb)

I luoghi di culto contesi in Nagorno-Karabakh. Le ragioni dell’Armenia (Faro di Roma, 13 feb)

Il Ministro degli Esteri Babayan: «L’Artsakh resiste, non farà mai parte dell’Azerbajgian» (Korazym, 13 feb)

Si acuisce la crisi politica armena (Asia news, 15 feb)

Armenia-Azerbaigian: per una narrazione lineare (Gente e territorio, 17 feb)

Nagorno Karabakh, il patrimonio cristiano ancora a rischio? (Acistampa, 17 feb)

Il grido della Repubblica di Artsakh per l’autodeterminazione (Korazym, 19 feb)

Cristiani perseguitati: Acs, due progetti per sostenere i cristiani armeni in fuga da una guerra dimenticata (AgenSir, 22 feb)

Donbass: il riconoscimento di Putin risuona nel Caucaso (L’Indro, 22 feb)

Il Parlamento e il Presidente di Artsakh accolgono con favore il riconoscimento da parte della Russia della sovranità di Donetsk e Lugansk (Korazym, 23 feb)

Non c’è guerra (né propaganda) che fermi la speranza degli Armeni (Korazym, 23 feb)

Guerra in Ucraina: le reazioni dal Caucaso del Sud (Osservatorio Balcani e Caucaso, 24 feb)

Il ricordo doloroso dei massacri di Sumgait (Assadakah, 26 feb)

Ginevra – Ministro degli Esteri armeno al Consiglio per i Diritti Umani (Assadakah, 28 feb)

Storia del Caucaso: l’eccidio di Sumgait trentaquattro anni dopo (Speciale Eurasia, 28 feb)

(28 feb 21) SUMGAIT, GLI AZERI NEGANO TUTTO – Gli armeni sono responsabili dei massacri degli armeni nella città di Sumgait in Azerbaigian 34 anni fa: questa è la posizione ufficiale dell’Azerbaigian che non può negare i pogrom e i massacri degli armeni stessi – sarebbe impossibile negarlo – ma semplicemente incolpa gli armeni per questo mostruoso crimine commesso contro di loro. Questa posizione è stata ribadita dall’addetto stampa del Ministero degli Affari Esteri dell’Azerbaigian, Leyla Abdullayeva, che commentando la dichiarazione del ministero degli Esteri dell’Armenia nell’anniversario dei pogrom degli armeni a Sumgait ha considerato le accuse contro l’Azerbaigian “prive di fondamento” e “false”.

(28 feb 21) DEMOGRAFIA ARTSAKH – Nel 2021 sono nati 1463 bambini nelle istituzioni mediche del Ministero della Sanità della Repubblica dell’Artsakh (734 maschi e 729 femmine). Lo informa il ministero della Sanità della Repubblica dell’Artsakh, rilevando che a Stepanakert sono state registrate 1337 nascite (660 maschi e 677 femmine). Durante l’anno sono stati partoriti 22 gemelli e 3 bambini sono nati nell’ambito del programma di fecondazione in vitro. 78 bambini di Artsakh sono nati nelle istituzioni mediche dell’Armenia.

(28 feb 22) ANNIVERSARIO SUMGAIT – Il presidente dell’Artsakh, Arayik Harutyunyan, ha visitato il Memoriale di Stepanakert, in occasione del 34° anniversario dei pogrom armeni a Sumgait, in Azerbaigian, e ha deposto fiori al monumento alle vittime innocenti di questa tragedia. Il capo di Stato dell’Artsakh era accompagnato dal presidente dell’Assemblea nazionale Artur Tovmasyan, dalle massime autorità civili e militari, da personaggi pubblici e politici.

(27 feb 22) FORZE DI PACE A KHRAMORT – Ieri sono giunti a Khramort (regione di Askeran) alcuni soldati delle forze di pace russe dopo le provocazioni azere degli ultimi giorni (spari contro civili nei campi, altoparlanti che diffonodno messaggi di minaccia per la popolazione e intonazioni del muezzino). I russi hanno avuto contatti con la parte azerbaigiana e sono convinti che il problema sarà risolto a breve.

(24 feb 22) COMMISSIONE TURCO ARMENA – Secondo round di colloqui della commissione per la normalizzazione delle relazioni diplomatiche fra Turchia e Armenia. A Vienna si sono incontrati l’ambasciatore turco Serdar Kilic e il vicepresidente del parlamento armeno Ruben Rubinyan a capo delle rispettive delegazioni.

(23 feb 22) REAZIONE ARMENA ALL’ACCORDO DI MOSCA – “Ci auguriamo che l’accordo firmato a Mosca il 22 febbraio di quest’anno creerà ulteriori opportunità per l’attuazione delle disposizioni delle tre dichiarazioni adottate dai leader di Armenia, Russia e Azerbaigian, che possono anche contribuire a un lungo termine e risoluzione globale del conflitto del Nagorno-Karabakh sotto gli auspici dei copresidenti del Gruppo OSCE di Minsk”, ha affermato Vahan Hunanyan, portavoce del ministero degli Esteri armeno, che ha altresì sottolineato lo storico legame tra Armenia e Russia.

(23 feb 22) VIOLAZIONI AZERE – L’Esercito di Difesa dell’Artsakh denuncia che intorno alle 10,05 (ora locale) nel settore sudorientale postazioni azere hanno violato il regime di cessate-il-fuoco. Non si registrano danni o feriti.

(22 feb 22) COLLOQUI PUTIN E ALIYEV – Il presidente dell’Azerbaigian è in Russia dove ha avuto un lungo colloquio con Putin. I due hanno siglato una dichiarazione sulla cooperazione alleata, portando le relazioni tra Russia e Azerbaigian a livello alleato. Il presidente russo Vladimir Putin ha affermato in seguito ai colloqui russo-azeri che è importante raggiungere pienamente tutti gli accordi sul piano di risoluzione del contenzioso del Karabakh. Secondo lui, è stata prestata particolare attenzione alla normalizzazione delle relazioni tra l’Azerbaigian e l’Armenia. “È stata confermata l’importanza della piena attuazione di tutti gli accordi trilaterali di Azerbaigian, Armenia e Russia sul Nagorno-Karabakh raggiunti ai massimi livelli“, ha affermato Putin in una nota a seguito dei colloqui russo-azerbaigiani.

(22 feb 22) REPUBBLICHE DI DONETSK E LUHANSK – Il presidente dell’Artsakh Arayik Harutyunyan ha diffuso un messaggio in occasione del riconoscimento da parte della Russia dell’indipendenza delle Repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk. Il messaggio recita come segue: “A nome delle autorità e del popolo della Repubblica dell’Artsakh accolgo con favore la decisione del presidente della Federazione Russa Vladimir Putin di riconoscere l’indipendenza delle Repubbliche popolari di Donetsk e Luhansk. Il diritto delle nazioni all’autodeterminazione e alla costruzione del proprio Stato è inalienabile per ogni popolo ed è un principio fondamentale del diritto internazionale. L’istituzione di uno Stato indipendente e il suo riconoscimento internazionale diventa un imperativo soprattutto di fronte ai pericoli esistenziali, in quanto è il mezzo più efficace e civile per prevenire spargimenti di sangue e disastri umanitari. La Repubblica dell’Artsakh ha combattuto per decenni per la sua libertà, sicurezza e costruzione dello stato ed è stata esposta a molti processi e azioni genocide. Pertanto, ci auguriamo che la Repubblica dell’Artsakh, che ha basi storiche, politiche, legali e morali rilevanti e indiscutibili, si sia guadagnata il riconoscimento internazionale del suo stato sovrano. Congratulazioni al popolo del Donbas per questo evento storico! Ci auguriamo che la pace e la stabilità stabili vengano ripristinate in questa regione un tempo prospera“.

(22 feb 22) AGGIORNAMENTO COVID – Un’altra persona a cui era stato diagnosticato il COVID-19 è morta secondo quanto riferisce il Ministero della Salute di Artsakh. Un totale di 255 test per il coronavirus sono stati condotti ieri con 81 nuovi casi di questa malattia, anche tra i bambini. Attualmente, 60 persone stanno ricevendo cure ospedaliere ad Artsakh per COVID-19 e altre 314, inclusi 42 bambini, stanno ricevendo cure ambulatoriali. Finora in Artsakh sono stati condotti 8.063 test per il coronavirus nel 2022 e i risultati di 2.621 di questi sono risultati positivi. Ad oggi sono stati segnalati 28 decessi per COVID-19.

(21 feb 22) RICERCATI PRESIDENTI ARMENI! – L’Azerbaigian ha dichiarato “ricercati” gli ex presidenti armeni Robert Kocharyan e Serzh Sargsyan. “Gli ex presidenti Robert Kocharyan e Serzh Sargsyan dell’Armenia sono stati perseguiti in base ai pertinenti articoli del codice penale [azero] e sono stati dichiarati ricercati“, ha affermato Emil Taghiyev, capo del dipartimento investigativo speciale dell’ufficio del procuratore militare azerbaigiano secondo il quale dal febbraio 1988 Kocharyan e Sargsyan hanno tenuto assemblee dei dipendenti armeni delle organizzazioni e istituzioni nel Nagorno-Karabakh e per incitare all’inimicizia nazionale e all’odio tra i popoli dell’Azerbaigian e dell’Armenia.

(21 feb 22) ANCORA VIOLAZIONI AZERE – Il ministero della Difesa azero ha rilasciato un comunicato secondo cui domenica e lunedì le unità dell’Esercito di difesa hanno aperto il fuoco contro le postazioni azere nei territori adiacenti ai villaggi di Shosh e Taghavard. A tale comunicato ha risposto il ministero della Difesa di Artsakh. “Le accuse del Ministero della Difesa azerbaigiano sono completamente false. Il regime di cessate il fuoco nell’area è stato violato dalle unità azerbaigiane, che hanno aperto il fuoco irregolare in direzione delle postazioni dell’Esercito di Difesa. Non ci sono state vittime né danni materiali a seguito di violazione del cessate il fuoco“. Il comando del contingente di mantenimento della pace russo è stato informato della violazione del cessate il fuoco da parte delle unità azere.

(21 feb 22) SOLDATO FERITO – Khachatur Khachatryan, un coscritto dell’esercito di difesa che aveva subito una ferita da arma da fuoco il 15 febbraio nella zona di confine orientale dell’Artsakh a causa di una sparatoria azerbaigiana, è in condizioni soddisfacenti secondo quanto riferisce l’esercito di difesa dell’Artsakh. Il giovane è in fase di trattamento post-operatorio.

(20 feb 22) NUOVO KACHKAR – Nel villaggio di Haterk, regione di Martakert, 1500 abitanti prima della guerra, è stato inaugurato un kachkar sulla sommità di un colle sormontato da una enorme bandiera dell’Artsakh.

(19 feb 22) DICHIARAZIONE DEL PRIMATE DELLA DIOCESI DELL’ARTSAKH – Il primate della diocesi di Artsakh della Chiesa apostolica armena, il vescovo Vrtanes Abrahamyan, ha riflettuto sulle minacce delle autorità azere contro il presidente Arayik Harutyunyan. “Non è un segreto per noi che l’Azerbaigian continui regolarmente e continuerà la sua politica insidiosa e distruttiva. Soprattutto dopo la guerra, chi ha visto una parola costruttiva dall’Azerbaigian? Tutto è stato fatto per sradicare l’Artsakh come armeno. E non sono un caso la detenzione [azerbaigiana] di prigionieri [armeni], il genocidio culturale e, infine, le minacce contro le organizzazioni statali perché il Presidente dell’Artsakh agisce nella persona della Costituzione della Stato dell’Artsakh. Questa volta il nemico ha preso di mira l’istituzione del Presidente dell’Artsakh, il che dimostra che la statualità dell’Artsakh è in pericolo nel vero senso della parola. Prendendo di mira il presidente dell’Artsakh, l’Azerbaigian prende di mira tutti noi abitanti dell’Artsakh. Come persona di Artsakh, come armeno, come sacerdote, condanno le decisioni distruttive dell’Azerbaigian. Per informazione dell’Azerbaigian: noi abitanti dell’Artsakh siamo con il nostro presidente e siamo pronti a garantire la sicurezza del nostro presidente“, ha affermato il primate della diocesi di Artsakh.

(18 feb 22) ANCORA SPARI AZERI – Nuova violazione azera del cessate-il-fuoco con colpi sparati all’indirizzo di abitazioni civili nel villaggio di Taghavard (Martuni) intorno alle 17 ora locale. I proiettili hanno danneggiato l’esterno dei muri di alcune case e uno dei proiettili ha colpito la finestra ed è penetrato all’interno. L’ufficio del procuratore di Artsakh ha informato dell’incidente il pubblico ministero incluso nel contingente di mantenimento della pace russo ad Artsakh e le prove preliminari di questo incidente sono state trasmesse.

(18 feb 22) LEGGE SUI TERRITORI OCCUPATI – Nella seduta straordinaria dodierna, l’Assemblea nazionale dell’Artsakh ha approvato all’unanimità, in seconda lettura e integralmente, il disegno di legge “Sui territori occupati”. Il disegno di legge è stato adottato con 30 voti favorevoli e tutti i parlamentari presenti hanno votato a favore. Questo disegno di legge era stato adottato mercoledì in prima lettura. La legge adottata definisce le relazioni relative allo status giuridico dei territori dell’Artsakh occupati dall’Azerbaigian e il regime giuridico speciale ad essi applicabile, le peculiarità delle attività dei governi e delle organizzazioni statali e locali, i diritti e le libertà umani e civili, nonché la tutela e la difesa dei diritti e degli interessi delle persone giuridiche.

(18 feb 22) DICHIARAZIONE PARLAMENTO – Nella sua seduta straordinaria venerdì, l’Assemblea nazionale dell’Artsakh ha adottato all’unanimità, con 30 voti favorevoli e nessuno contrario, la sua dichiarazione in occasione dell’Artsakh Revival Day. “Il futuro dell’Artsakh armeno è garantito solo nella prospettiva di vivere liberamente e in modo indipendente. Esprimendo la volontà collettiva e il punto di vista del popolo di Artsakh, l’Assemblea nazionale della Repubblica dell’Artsakh riafferma il suo impegno per la storica decisione del 20 febbraio 1998 e la sua determinazione a difendere il suo diritto a vivere liberamente nella sua patria“, si legge nella suddetta dichiarazione.

(17 feb 22) DISPERSI IN GUERRA – Per facilitare l’identificazione dei resti umani in futuro, sono stati raccolti 793 campioni biologici dai membri delle famiglie di 316 persone azere scomparse dal conflitto negli anni ’90 come ha riferito il Comitato Internazionale della Croce Rossa. Secondo il rapporto, il Comitato in qualità di intermediario neutrale ha effettuato 346 operazioni di ricerca e rimozione di resti umani nei territori in cui si sono verificate le ostilità. Ai familiari delle 347 persone scomparse è stato fornito sostegno psicosociale.

(17 feb 22) ARRESTI PER SPIONAGGIO – Una presunta rete di spionaggio a favore del nemico è stata smantellata in Armenia: 20 persone sono accusate di tradimento e 14 di loro sono state arrestate a scopo preventivo. A seguito di attività investigativa , la procura penale è convinta che durante la guerra dei 44 giorni la rete di spie abbia fornito informazioni di vitale importanza al nemico. Gli azeri avrebbero ottenuto informazioni chiare su tipologia e numero di truppe armene, formazioni, equipaggiamento militare, possibili tattiche e altro. A seguito delle loro azioni, il nemico, con l’aiuto di droni e artiglieria, ha sferrato colpi precisi, rendendo inabili le formazioni militari armene e ostacolando l’ulteriore attuazione dei compiti loro assegnati.

(17 feb 22) PARLAMENTO EUROPEO – Il Gruppo di Minsk dell’Osce rimane l’unico formato riconosciuto a livello internazionale per la risoluzione del conflitto del Karabakh, secondo il Rapporto 2021 del Parlamento europeo sugli affari esteri e la politica di sicurezza. Il documento sottolinea la necessità di un maggiore coinvolgimento dell’UE e degli Stati membri nel Caucaso meridionale per garantire stabilità e prosperità alla regione, nonché per contrastare l’influenza e l’interferenza dei poteri regionali. Il Parlamento europeo raccomanda la risoluzione del conflitto e delle problematiche post conflitto come la definizione dei confini e il rilascio di tutti i prigionieri di guerra. Il Gruppo di Minsk rimane l’unico formato riconosciuto a livello internazionale per risolvere questo conflitto basato sui principi di integrità territoriale, non uso della forza, autodeterminazione e pari diritti e risoluzione pacifica dei conflitti e il rapporto auspica che il Gruppo torni al più presto al suo ruolo di mediatore.

(16 feb 22) OMBUDSMAN ARMENIA – Si è conclusa oggi la visita dell’ombudsman dell’Armenia, Arman Tatoyan, in Artsakh dove, accompaganto dal collega Gegham Stepanyan, ha raccolto fatti sui diritti umani a Taghavard, Karmir Shuka, Aghavno, Khramort e in un certo numero di altre comunità nella Repubblica dell’Artsakh, dopo i 44 giorni guerra. Tatoyan ha sottolineato in un commento su FB come sia ovvio che le autorità azere perseguono una politica criminale di intimidazione dei civili armeni, creando un clima di disperazione, sistematico e mirato. Al riguardo ha notato che in tutti i luoghi in cui sono di stanza le forze armate azere, la sicurezza delle persone è interrotta, la vita è in pericolo reale e per questo motivo le postazioni dell’Azerbaigian non dovrebbero trovarsi nelle vicinanze dei villaggi armeni e vicino alle strade. Tatoyan ha rimarcato che tutti i fatti provano che le azioni criminali delle forze armate azere contro la popolazione civile armena sono della stessa natura sia in Armenia che in Artsakh, con manifestazioni aggressive in Artsakh.

(16 nov 22) RESPINTE LE ACCUSE AZERE AL PRESIDENTE – Il ministro della Giustizia Karen Andreasyan afferma che l’avvio di un procedimento penale da parte delle forze dell’ordine azere contro il presidente dell’Artsakh Arayik Harutyunyan è privo di qualsiasi base giuridica internazionale. “Sicuramente, qualsiasi persona ragionevole comprende che questo procedimento penale non può avere basi legali internazionali. Il popolo di Artsakh ha organizzato l’autodifesa durante la guerra lanciata dall’Azerbaigian. Avviare un’azione legale per autodifesa è irragionevole“, ha affermato Andreasyan.

(16 feb 22) SPARI AZERI CONTRO CIVILI – Ancora colpi di arma da fuoco sparati dalle postazioni azere contro civili dell’Artsakh. Questa volta i soldati hanno sparato contro alcuni contadini che stavano lavorando in una vigna nei pressi del villaggio di Khramort. Il sindaco del villaggio ha detto che “Loro [cioè i soldati azeri] non permettono ai nostri residenti di lavorare [là]. Gli azeri li hanno minacciati di non venire più in quei territori. In quel momento erano presenti anche le forze di pace russe. Gli azeri sono costretti ad andarsene, sotto la minaccia delle armi.

(16 feb 22) SISTEMA SANITARIO – Il presidente della Repubblica dell’Artsakh Arayik Harutyunyan ha convocato una consultazione di lavoro dedicata all’elaborazione del concetto di sviluppo del sistema sanitario nella Repubblica. Il Capo dello Stato ha sottolineato che la qualità, la disponibilità e la gratuità delle cure mediche e degli altri servizi sanitari garantiti dallo Stato sono tra le priorità del Governo, e il compito dei responsabili della sfera è quello di adottare tutte le misure per attuare correttamente il programma e puntuale. Il Presidente ha incaricato di elaborare un concetto per lo sviluppo del sistema, coinvolgendo professionisti esperti, tenendo conto delle preoccupazioni e dei suggerimenti di tutti i gruppi beneficiari. Durante l’incontro sono stati discussi anche la situazione epidemica nella Repubblica e altre questioni che devono affrontare la sfera, alla presenza del ministro di Stato Artak Beglaryan, rappresentanti di tutte le forze parlamentari e altri funzionari.

(16 feb 22) PASSA LEGGE SUI TERRITORI OCCUPATI – Nella seduta straordinaria di mercoledì, l’Assemblea nazionale dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh) ha approvato, in prima lettura, il disegno di legge “Sui territori occupati”. Il disegno di legge definisce le relazioni relative allo status giuridico dei territori dell’Artsakh occupati dall’Azerbaigian e il regime giuridico speciale ad essi applicabile, le peculiarità delle attività dei governi e delle organizzazioni statali e locali, i diritti umani e civili e le libertà, nonché la tutela e la difesa dei diritti e degli interessi delle persone giuridiche. Questa proposta di legge è stata esaminata dal servizio di esperti dell’Assemblea nazionale e, in connessione con l’adozione di questo disegno di legge, è stato proposto di apportare modifiche ai codici elettorali e civili dell’Artsakh, nonché alla legge sul referendum locale.

(15 feb 22) FERITO SOLDATO ARMENO – Verso le 16:15 (ora locale), nella zona di confine orientale dell’Artsakh, i soldati nemici hanno violato il cessate il fuoco, a seguito del quale un coscritto Khachatur Gagik Khachatryan è rimasto ferito da arma da fuoco. Le sue condizioni sono giudicate gravi ma stabili.

(15 feb 22) COLPI CONTRO CONTADINI – Intorno alle 15:30 (ora locale) sono stati sparati colpi da postazioni azere situate vicino al villaggio di Khnapat nella regione di Askeran secondo quanto riferisce l’ufficio del procuratore generale di Artsakh. Un trattore è stato danneggiato e i cittadini sono riusciti a fuggire grazie all’intervento delle forze di pace russe. “Invece di minacciare i cittadini della Repubblica dell’Artsakh con la detenzione o il perseguimento penale, consigliamo all’Ufficio del Procuratore dell’Azerbaigian di adottare misure minime per prevenire la distruzione fisica dei civili nell’Artsakh e assicurare alla giustizia gli autori di tali crimini. Questo non è solo l’unico approccio civile per i Paesi “in cerca di pace”, ma anche un obbligo internazionalmente e pubblicamente accettato dell’Azerbaigian, che ha aderito alla Convenzione europea per la salvaguardia dei diritti umani e delle libertà fondamentali“, afferma il rapporto.

(15 feb 22) MISSIONE UNESCO – L’UNESCO continua a lavorare per inviare una Missione Tecnica Indipendente in Nagorno-Karabakh secondo quanto assume l’Ufficio Stampa dell’UNESCO rispondendo alla stampa circa le segnalazioni sui casi di distorsione e distruzione del patrimonio storico-culturale armeno nell’Artsakh (Nagorno -Karabakh) nei territori che sono passati sotto il controllo azerbaigiano dopo la guerra del 2020. “Continuiamo a lavorare per inviare una Missione Tecnica Indipendente dell’UNESCO nel quadro della Convenzione del 1954. Ci auguriamo che sia possibile presto, ma per il momento non sussistono le condizioni necessarie. Quindi le discussioni sono ancora in corso“, ha affermato Thomas Mallard, addetto stampa dell’UNESCO aggiungendo che “il patrimonio e la storia non dovrebbero essere oggetto di alcuna strumentalizzazione politica. Esortiamo tutti i nostri Stati membri, in tutto il mondo, a rispettare questo principio”.

(15 feb 22) AZERI CONTRO HARUTYUNYAN – L’ufficio del procuratore generale dell’Azerbaigian ha annunciato che intende “catturare” e “processare” il presidente Arayik Harutyunyan del Nagorno Karabakh (Artsakh) che sarebbe accusato di “quattro atti terroristici commessi nell’ottobre 2020 contro civili a Ganja”. Si tratta di un bombardamento che ha colpito la città di Ganja nel pieno della guerra scatenata dagli azeri contro l’Artsakh.

(15 feb 22) CONSIGLIO DEL SERVIZIO CIVILE – Il presidente Harutyunyan ha firmato un decreto sulla destituzione di Boris Arushanyan dalla carica di presidente del Consiglio del servizio civile e in connessione con la fine del suo rispettivo mandato. Al suo posto è stato nominato con una mandato di sei anni Armen Tovmasyan.

(15 feb 22) AGGIORNAMENTO COVID – Altre due persone a cui è stato diagnosticato il COVID-19 sono morte in Artsakh (Nagorno-Karabakh). Un totale di 303 test per il coronavirus sono stati condotti lunedì con 133 nuovi casi di questa malattia, anche tra i bambini. Attualmente, 54 persone stanno ricevendo cure ospedaliere. Finora nell’Artsakh sono stati condotti 6.045 test per il coronavirus nel 2022 e i risultati di 1.879 di questi sono risultati positivi. Dall’inizio della pandemia sono stati segnalati 23 decessi per COVID-19.

(14 feb 22) CORRIDOIO FERROVIARIO – Artashes Tumanyan, Capo del gruppo di lavoro armeno del programma di ripristino delle ferrovie, nonchè consigliere del Primo Ministro armeno, ha dichiarato che tra una decina di giorni gli specialisti inizieranno a condurre studi strumentali, anche con la partecipazione di esperti russi, sulle due tratte da ripristinare della ferrovia Armenia-Azerbaigian, sulla base dei quali verrà sviluppato un piano. Tuttavia, da parte armena non è ancora noto quando inizieranno i rispettivi lavori. Secondo il consigliere del Primo Ministro armeno, per poter avviare quel lavoro, gli accordi in materia raggiunti tra Armenia e Azerbaigian devono essere specificati in un documento. Tumanyan ha osservato che ci vorranno solo pochi mesi per ripristinare la sezione Yeraskh della ferrovia Armenia-Azerbaigian, mentre tre anni nella sezione Meghri, dove sarà costruita una ferrovia di 45 chilometri. Secondo il consigliere del premier armeno, per l’Armenia non è ancora chiaro quanto costerà questo lavoro.

(14 feb 22) LA PACE PER ALIYEV – Il presidente dell’Azerbaigian nel corso di una visita nella zona di Aghdam ha posto le condizioni per la firma di un accordo di pace tra l’Armenia e il suo Paese. Aliyev ha riferito che questo accordo deve essere firmato sulla base delle norme internazionali e dei principi del diritto, a condizione della reciproca accettazione dell’integrità territoriale dei due paesi. Il che, per il presidente dell’Azerbaigian, significa il pieno possesso di tutto il Nagorno Karabakh. Aliyev ha tenuto tuttavia a precisare che il suo Paese non dimenticherà mai la “atrocità” della occupazione armena e ha espresso fiducia che il lavoro attualmente svolto dal suo paese, “compresa la costruzione militare, rafforzerà ulteriormente il Paese e diventerà la risposta alle forze revansciste sorte in Armenia“.

(13 feb 22) 34° MOVIMENTO LIBERAZIONE NAZIONALE – I membri della Commissione di Stato per l’organizzazione di eventi dedicati al 34° anniversario del movimento di liberazione nazionale dell’Artsakh, guidata da Artur Tovmasyan, hanno visitato il Memoriale di Stepanakert per deporre una corona di fiori al memoriale degli eroi morti nell’Artsakh e nelle guerre patriottiche , riferisce l’Assemblea nazionale dell’Artsakh. I membri del comitato hanno quindi deposto fiori e reso omaggio alle tombe degli armeni consacrate nelle tre guerre dell’Artsakh adiacenti al memoriale della città.

(12 feb 22) SMENTITE DIMISSIONI PRESIDENTE – Le notizie diffuse su alcuni media armeni, secondo cui il presidente dell’Artsakh Arayik Harutyunyan ha recentemente espresso la disponibilità a lasciare l’incarico, non corrispondono alla realtà. Lusine Avanesyan, portavoce del presidente dell’Artsakh, ha sottolineato alla stampa locale che il presidente Harutyunyan ha più volte dichiarato nel dopoguerra di essere pronto a dimettersi, ma notando che farà quel passo quando le elezioni nazionali si potranno tenere ad Artsakh.

(11 feb 22) CORRIDOIO DI ZANGEZUR – In un’intervista a media azeri il presidente dell’Azerbaigian ha dichiarato che è sua intenzione costruire una linea elettrica dall’Azerbaigian al Nakhchivan attraverso il cosidetto corridoio di Zangezur (Syunik, Armenia) oltrea un passante stradale e ferroviario.

(11 feb 22) SPARI AZERI – Ancora spari azeri contro gli insediamenti civili di Karmir Shuka e Taghavard. Qualche danno ma nessun ferito. L’ennesima provocazione è stata denunciata dall’ombudsman dell’Artsakh.

(11 feb 22) ESERCITAZIONI RUSSE – Il ministero della Difesa russo informa che, nell’ambito delle previste esercitazioni di addestramento al combattimento, i militari del contingente di mantenimento della pace russo hanno eseguito esercizi di tiro e manovre standard per la guida di veicoli corazzati per il trasporto di personale BTR-82A nel campo di addestramento allestito in Artsakh. In totale, circa 50 militari russi e circa 10 unità di combattimento e equipaggiamento speciale sono stati coinvolti nell’addestramento al combattimento.

(11 feb 22) VISITA DI BABAYAN A BRUXELLES – Il ministro degli Esteri dell’Artsakh si è recato da lunedì a giovedì in visita a Bruxelles. Si tratta della prima missione all’estero (Armenia esclusa) dalla fine della guerra. “Durante la visita, il gruppo di amicizia con Artsakh ha organizzato un incontro al Parlamento europeo con la partecipazione di molti parlamentari delle principali fazioni politiche. Gli eurodeputati sono stati informati in dettaglio sulla situazione e le sfide dell’Artsakh dopo la guerra scatenata dall’Azerbaigian nel 2020, così come la politica aggressiva dell’Azerbaigian“, rileva la dichiarazione rilasciata dalla Federazione armena europea per la giustizia e la democrazia (EAFJD).Inoltre, Babayan ha avuto incontri con i senatori membri del gruppo di amicizia di Armenia e Georgia nel parlamento federale belga, i membri del circolo di amicizia di lingua francese del Belgio con l’Artsakh, nonché i membri del gruppo di amicizia del parlamento fiammingo con l’Artsakh. Inoltre, il ministro ha tenuto una conferenza sul conflitto del Nagorno-Karabakh, nonché sulla situazione attuale, a diverse decine di studenti di un’importante università di giurisprudenza tedesca in visita a Bruxelles. La visita si è conclusa con un incontro con i membri degli organi rappresentativi della comunità armena del Belgio. La politica azerbaigiana volta all’eliminazione del patrimonio culturale armeno nei territori occupati dall’Azerbaigian e alla falsificazione della storia, nonché la necessità di combatterla, è stata tra i temi chiave di tutti gli incontri.

(10 feb 22) RITROVATO ALTRO CADUTO ARMENO – Nella regione di Martuni le squadre di ricerca hanno rinvenuto i resti di un altro caduto armeno la cui identità sarà stabilita mediante esame forense. Il totale dei ritrovamenti dalla fine della guerra è salito a 1.710.

(10 feb 22) FORZA DI PACE RUSSA – Per il Segretario del Consiglio di sicurezza dell’Armenia, Armen Grigoryan, le forze di pace della Russia devono rimanere nel Nagorno Karabakh fin tanto che lo status della regione non sarà determinato. Lo ha dichiarato in una conferenza stampa sottolineando anche che la rispettiva posizione della parte armena secondo cui il conflitto del Nagorno Karabakh dovrebbe essere risolto nel quadro del Gruppo di Minsk e in modo pacifico.

(10 feb 22) NOMINE PRESIDENZIALI – Il presidente della Repubblica dell’Artsakh Arayik Harutyunyan ha firmato un decreto sul licenziamento di Armen Tovmasyan dalla carica di ministro dell’Economia e dell’agricoltura della Repubblica dell’Artsakh in relazione al suo trasferimento a un altro lavoro. Con un altro decreto del presidente, Norayr Musayelyan è stato nominato ministro dell’agricoltura. Il Capo dello Stato ha anche approvato le decisioni del Governo, secondo le quali Armen Ghahramanyan è stato licenziato dalla carica di capo dell’amministrazione della regione di Askeran della Repubblica dell’Artsakh, secondo la sua domanda. Amleto Apresyan è stato nominato capo dell’amministrazione della regione di Askeran, rassegnando le dimissioni dalla carica di vicepresidente del Comitato per l’acqua della Repubblica dell’Artsakh. Vahram Ghahramanyan è stato nominato Presidente del Comitato per i danni materiali della Repubblica dell’Artsakh.

(9 feb 22) CONTABILITA’ DI GUERRA – Secondo quanto riferito oggi dal premier armeno Pashinyan, 3812 persone sono morte a causa della guerra del 2020. 3736 erano soldati, 76 civili. Il numero è soggetto a cambiamenti in base ai ritrovamenti di resti umani nelle regioni ora occupate dagli azeri. La parte armena lamenta anche 217 persone scomparse durante la guerra.

(9 feb 22) PROTEZIONE PATRIMONIO ARMENO – La portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, circa la conservazione del patrimonio culturale e storico in Artsakh ha dichiarato che la Russia è favorevole all’organizzazione della missione dell’UNESCO nella regione il prima possibile. Al riguardo, Zakharova ha ricordato che il 7 dicembre 2021 la dichiarazione congiunta dei ministri degli Esteri di Russia, Stati Uniti e Francia ha invitato l’Armenia e l’Azerbaigian a continuare la cooperazione sotto gli auspici del Gruppo di Minsk dell’Osce per compiere reali progressi nella protezione degli aiuti umanitari, compresi i monumenti storici e culturali.

(9 feb 22) FERROVIA ARMENO-AZERA – Nel corso di un dibattito parlamentare, il premier Pashinyan si è soffermato sulla tratta ferroviaria Yeraskh-Julfa-Ordubad-Meghri-Horadiz ricordando come il passante ferroviario sia stato concordato nel dicembre 2021, durante l’incontro trilaterale con il presidente del Consiglio europeo Charles Michel e il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev. Al riguardo ritiene che tale accordo vada formalizzato “de jure” al fine di stabilire i corretti parametri di applicazione. Di recente, il vice primo ministro armeno Mher Grigoryan ha incontrato a Yerevan il copresidente russo del gruppo di lavoro trilaterale Alexei Overchuk e il capo della compagnia ferroviaria russa. “Abbiamo convenuto che la ferrovia dovrebbe funzionare secondo le regole internazionali, nel quadro della legislazione e della sovranità dei paesi, il che significa che ai valichi di frontiera dovrebbero essere esercitati controlli di frontiera, doganali e di altro tipo. E dobbiamo concordare i parametri per costruire una ferrovia con lo stesso parametro, perché quelle ferrovie devono fondersi tra loro. Diventerà una rotta per il trasporto internazionale di merci. E tutto questo è molto importante per noi per registrarci de jure il prima possibile, per firmarlo”, ha detto Pashinyan.

(9 feb 22) I TAPPETI CERCANO CASA – Circa 170 tappeti del museo nazionale di Shushi sono stati salvati dalle bombe azere e trasportati in Armenia prima della fine della guerra. Allocati temporaneamente al museo nazionale di architettura di Yerevan devono ora trovare un altro spazio espositivo a causa della indisponibilità dei locali dove ora si trovano. Il ministero dell’Istruzione, della Scienza, della Cultura e dello Sport ha offerto al proprietario della collezione di tappeti del Museo dei tappeti di Shushi (si tratta di una collezione privata) di esporre la collezione nei migliori musei disponibili in Armenia. Il viceministro Ara Khzmalyan ha dichiarato che serebbe auspicabile aggiungere i tappeti ad altre collezioni museali per arrcchirne il valore ma non si eslcude anche la possibilità di realizzare un nuovo museo dedicato solo a questa arte.

(9 feb 22) CAMBIAMENTI ISTITUZIONALI – Il presidente della repubblica ha siglato il decreto che modifica alcuni sorpi dello Stato. Nello specifico il Ministero del Lavoro, degli Affari Sociali e della Migrazione è stato ridenominato “Ministero dello Sviluppo Sociale e delle Migrazioni”; il blocco economico è stato separato dal Ministero dell’Economia e dell’Agricoltura e annesso al Ministero delle Finanze mentre il Servizio di controllo statale (successore dell’attuale Servizio di controllo del Presidente della Repubblica dell’Artsakh) e l’operatività neo-costituito Comitato sui Danni materiali (post guerra) è stata collegata ad altre strutture amministrative dello Stato.

(9 feb 22) AGGIORNAMENTO COVID – Un’altra persona a cui è stato diagnosticato il COVID-19 è morta in Artsakh. Ieri sono stati condotti un totale di 400 test per il coronavirus e dai quali sono stati confermati 190 nuovi casi di questa malattia. Finora nel 2022 ad Artsakh sono stati condotti in totale 3.716 test per il coronavirus e i risultati di 867 di questi sono tornati positivi. In totale, sono stati segnalati 20 decessi per COVID-19.

(8 feb 22) VIOLAZIONI AZERE – L’ufficio del procuratore di Artsakh ha segnalato violazioni del cessate-il-fuoco da parte azerbaigiana. “Verso mezzogiorno nell’area vicino alla città di Askeran, da una postazione di combattimento azerbaigiana sono stati sparati diversi colpi da una mitragliatrice di grosso calibro in direzione dei lavoratori dell’impresa di lavorazione della pietra Future Generations’ Fund LLC, operante in nel villaggio di Khramort nell’Askeran. In fuga dagli spari, i lavoratori hanno dovuto nascondersi per circa due ore prima dell’arrivo della polizia. Le circostanze dell’incidente sono in corso di indagine”, ha detto l’ufficio del pubblico ministero.

(8 feb 22) TURISMO IN ARTSAKH – Nel mese di gennaio 415 turisti stranieri hanno visitato l’Artsakh; di questi 374 erano cittadini di Paesi CIS mentre 41 provenivano da altre nazioni. Gohar Hayrapetyan, Capo del Dipartimento di Informazione e Relazioni Pubbliche del Ministero dell’Economia e dell’Agricoltura della Repubblica di Artsakh, ha rilasciato queste informazioni alla stampa precisando che lo scorso anno (peraltro a poche settimane dalla conclusione della guerra) erano stati solo 90 i visitatori nella repubblica.

(7 feb 22) NUOVO MINISTRO DELL’EDUCAZIONE – Il presidente Arayik Harutyunyan ha firmato un decreto sulla destituzione di Lusine Gharakhanyan dalla carica di ministro dell’Istruzione, della scienza, della cultura e dello sport dell’Artsakh, su sua stessa richiesta., e l’ha nominata consigliere presidenziale. Anahit Hakobyan è stata nominata nuovo ministro dell’Istruzione, della Scienza, della Cultura e dello Sport dell’Artsakh.

(7 feb 22) LIBERI OTTO PRIGIONIERI – Con la mediazione del presidente francese Macron e del presidente del Consiglio d’Europa Michel, l’Azerbaigian ha liberato otto prigionieri di guerra armeni alcuni dei quali catturati durante l’attacco azero nel territorio dell’Armenia lo scorso 16 novembre. I soldati liberati sono Sargis Tarzyan, Vardges Balayan, Armen Petrosyan, Artur Babayan, Hmayak Sargsyan, Gurgen Galoyan, Grigor Kyureghyan, e Vagharshak Maloyan.

(7 feb 22) INCIDENTE STRADALE – Secondo i media azeri, 16 persone, quasi tutti lavoratori turchi, sono rimaste ferite in un incidente di un autobus di servizio della Kolin Insaat Sanayi ve Ticaret A.S. società, quale subappaltatore della costruzione dell’autostrada Ahmedbeyli-Fizuli-Shushi. L’incidente è avvenuto in un territorio occupato della regione di Martuni di Artsakh. Due persone sono ricoverate in terapia intensiva e versano in gravi condizioni.

(7 feb 22) AEROPORTO DI STEPANAKERT – Per ordine del ministro dell’amministrazione territoriale e delle infrastrutture dell’Artsakh, Hayk Khanumyan, i poteri di Erik Ohanyan come direttore esecutivo della società dell’aeroporto di Stepanakert sono stati revocati in anticipo e, ai sensi della legge sulle società per azioni. e assegnati temporaneamente al suo vicedirettore esecutivo, Marat Hakobyan.

(5 feb 22) ATTIVITA’ FORZA DI PACE RUSSA – Il ministero della Difesa russo riferisce ha riassunto l’attività svolta nel mese di gennaio dai militari del contingente di mantenimento della pace russo nel Nagorno-Karabakh (Artsakh), in particolare nelle regioni nelle regioni di Askeran, Martakert e Martuni. Nello specifico, grazie alle forze di pace russe, i convogli che trasportavano aiuti umanitari hanno raggiunto l’Artsakh in sicurezza, i pellegrini hanno visitato il monastero di Amaras, i militari russi si sono assicurati che il cessate il fuoco non fosse violato e hanno sminato vari luoghi. Sono state organizzate più di 30 azioni umanitarie, durante le quali sono stati distribuiti più di 500 kg di aiuti umanitari agli sfollati e ai bisognosi, comprese le famiglie numerose. Inoltre, le forze di pace hanno accompagnato circa 300 pellegrini in visita nei monasteri. Le squadre mobili del contingente di mantenimento della pace russo hanno effettuato 39 pattugliamenti lungo le rotte concordate della linea di confine del Nagorno-Karabakh. A gennaio, le forze di pace russe hanno effettuato 31 viaggi per garantire la sicurezza dei lavori agricoli, di riparazione e di recupero. Le unità di ingegneria e genieri delle forze di pace russe continuano a ripulire le aree e gli oggetti, oltre a distruggere gli ordigni inesplosi. Ad oggi sono stati ispezionati 1.937 edifici, 690 km di strade e 2.331 ettari di terreno sono stati sgomberati e 26.176 esplosivi sono stati trovati e distrutti.

(4 feb 22) NUOVO INSEDIAMENTO RESIDENZIALE – Il Presidente della Repubblica Arayik Harutyunyan ha visitato il territorio amministrativo della comunità di Krasni della regione di Askeran, dove è in costruzione un nuovo insediamento per i residenti della comunità di Aknaghbyur, ora occupata dall’Azerbaigian. Secondo il progett partito lo scorso novembre, qui dovrebbero essere costruiti 12 edifici residenziali con 216 appartamenti. Saranno create opportunità per i nuovi residenti nel settore agricolo. L’insediamento, che sarà pienamente operativo a inizio 2023, avrà parchi giochi e infrastrutture necessarie per la vita dei residenti.

(4 feb 22) STAZIONE BUS STEPANAKERT – La stazione centrale degli autobus di Stepanakert sarà migliorata secondo quanto riferisce il ministro dell’amministrazione territoriale e delle infrastrutture della Repubblica dell’Artsakh, Hayk Khanumyan. Nel 2021 sono state organizzate nuove rotte dalla capitale per: Dashushen, Krasni, Berkadzor, Karmir Shuka-Martuni-Nngi. Sempre lo scorso anno il capolinea di Stepanakert ha ricevuto dieci autobus dall’Hayastan All-Armenian Fund e la stazione degli autobus di Martakert è stata rinnovata. Nel 2022 è previsto il rinnovamento del servizio sulla linea per Martuni e la realizzazione di opere di miglioramento alla Stazione Centrale degli Autobus della capitale.

(4 FEB 22) FORESTE DELL’ARTSAKH – Il ministro dell’amministrazione territoriale e delle infrastrutture della Repubblica dell’Artsakh, Hayk Khanumyan, ha affermato durante una conferenza stampa che sono in corso passi per porteggere l’Artsakh dalla deforestazione e che uno dei provvedimenti è il divieto di esportazione di legna da ardere. Nel 2020 sono stati forniti 77.194 metri cubi di legna da ardere, di cui 10.300 esportati. Ma nel 2021 sono stati forniti 32.000 metri cubi di legna da ardere, che non è stata esportata. AS causa della guerra è stato perso quasi il 50% delle foreste. Il ministro ha riferito che sono state adottate alcune misure per ripristinare le foreste, compreso il rimboschimento in alcuni luoghi con il sostegno del Ministero dell’Ambiente della Repubblica di Armenia. Nel 2022 si prevede di mappare i terreni forestali per una gestione più efficace delle risorse forestali.

(4 feb 22) SFOLLATI – Il ministro dell’amministrazione territoriale e delle infrastrutture della Repubblica dell’Artsakh, Hayk Khanumyan, durante una conferenza stampa annuale ha indicato in 38.000 il numero di sfollati interni causati dalla guerra. Circa 16000 sono tornati in Artsakh grazie ad alcuni programmi sociali relativi all’alloggio, alla sicurezza e ad altre problematiche degli sfollati intrapresi dal governo d’intesa con organizzazioni non governative e di beneficenza. Il principale ostacolo al rietro degli sfollati è al momento la mancanza del patrimonio abitativo che sostituisce quello andato perduto a causa dell’attacco azero.

(3 feb 22) AGGIORNAMENTO COVID – La situazione sta lentamente migliorando in Artsakh. I dati di ieri riportano attualmente 20 ospedalizzati con 3 in condizioni critiche e 12 in condizioni gravi. Ieri effettuati 152 test con 51 positivi.

(3 feb 22) NUOVA PRIGIONE – L’unico carcere di tutto l’Artsakh si trovava a Shushi, città ora occupata dagli azeri. Il governo ha pertanto deciso di costruire un nuovo penitenziario nel paese di Aygestan, nella regione di Askeran, non lontano dalla capitale Stepanakert.

(3 feb 22) IN AUMENTO I MATRIMONI – Nel 2021 in Artsakh si sono svolti 1314 matrimoni civili, 1149 in più rispetto al 2020 anno funestato dalla pandemia e dalla guerra, e 478 in più rispetto al 2019.

(3 feb 22) DELIMITAZIONE CONFINI – L’Azerbaigian ha risposto negativamente alle proposte dell’Armenia in materia di delimitazione e demarcazione dei confini secondo quanto ha riferito oggi alla stampa il ministro degli Esteri armeno Ararat Mirzoyan. Ha ricordato che il Primo ministro dell’Armenia, così come i presidenti dell’Azerbaigian e della Russia, avevano raggiunto un accordo a Sochi, in Russia, il 26 novembre 2021, che le parti avrebbero adottato misure per aumentare il livello di sicurezza e stabilità nella regione. Dal canto suo, il ministro degli Esteri azerbaigiano Ceyhun Bayramov si è espresso sulla disponibilità di Baku per una soluzione costruttiva alla questione della demarcazione e delimitazione ma, in una conferenza stampa congiunta con il ministro degli Esteri e del Commercio ungherese Peter Szijjártó, ha dichiarato che la parte armena ha posto alcune condizioni per avviare i lavori della commissione per la delimitazione e la demarcazione del confine tra Azerbaigian e Armenia mentre l’Azerbaigian può avviare questo processo, ma senza alcuna condizione. In particolare, Bayramov ha affermato che l’Armenia, che “ha occupato le terre dell’Azerbaigian per 30 anni”, non ha né il diritto legale né politico e morale di porre alcuna condizione alla delimitazione dei confini. È evidente che una delle “condizioni” citate riguarda il ritiro delle unità azere che hanno invaso il territorio sovrano dell’Armenia dallo scorso maggio.

(2 feb 22) AZERO MUORE PER CLUSTER BOMB – Una cluster bomb (residuo degli attacchi azeri contro l’Artsakh) è stata fatale a un cittadino azero, tale Mikayilov Ismail di 25 anni, che è deceduto dopo averne inavvertitamente toccata una rimasta inesplosa sul terreno.

(2 feb 22) EMENDAMENTI ALLA COSTITUZIONE – L’Assemblea nazionale ha approvato, in prima lettura, il disegno di legge sulla modifica della Costituzione dell’Artsakh. Inoltre, l’Assemblea ha deciso di inviare questa proposta di legge alla Corte Suprema per determinarne la costituzionalità. Con il suddetto emendamento, il termine per la revisione della divisione amministrativo-territoriale dell’Artsakh è portato da 5 anni a 10 anni, e tale periodo termina nel mese di marzo.

(1 feb 22) BILANCIO ATTACCO AZERO DEL 16 NOVEMBRE – Durante l’attacco azero dello scorso 16 novembre nel territorio dell’Armenia erano 21 i soldati armeni nelle loro postazioni difensive e 13 di loro sono finiti in mani nemiche: otto sono ritornati, due corpi sono stati riconsegnati dagli azeri mentre tre soldati risultano ancora prigionieri del nemico.

(1 feb 22) PERDITE AZERE POST GUERRA – Secondo il Caspian Institute of military studies, citato dall’agenzia azera Baku Turan, le forze armate azere hanno perso 110 persone dopo la fine della guerra.

(1 feb 22) VISITA NELLA REGIONE DI MARTAKERT – Il presidente della repubblica, Harutyunyan, ha effettuato una visita di lavoro alle comunità Garnakar, Shahmasur, Tsmakahogh e Haterk della regione di Martakert. Il Capo dello Stato ha indagato sui problemi esistenti, ascoltato le proposte relative alla garanzia dell’occupazione dei residenti e discusso con loro i piani per le attività future. Toccando i programmi, la cui attuazione è prevista a spese del bilancio statale, il presidente Harutyunyan ha dichiarato che le strade che collegano le comunità di Garnakar, Shahmasur e Tsmakahogh alla statale quest’anno saranno asfaltate. Le tre comunità menzionate riceveranno assistenza governativa per la soluzione globale del problema dell’acqua potabile, mentre per promuovere l’attività economica, ai residenti della comunità verranno forniti alveari e bestiame. In quelle comunità saranno realizzati anche altri lavori infrastrutturali.

Non è un mistero che il dittatore dell’Azerbaigian abbia eletto la città di Shushi a simbolo della vittoria nella guerra del 2020. La sua conquista vale più di tutti gli altri territori e non a caso gli azeri stanno moltiplicando gli sforzi per prendere possesso stabile di questo centro (che faceva parte in epoca sovietica della regione autonoma armena del Nagorno Karabakh).

Quasi completata la superstrada provenienti da Fuzuli, abbattuti tutti i condomini residenziali eretti nei decenni passati, eliminate tutte le tracce di presenza armena in città con le due chiese danneggiate intenzionalmente nel conflitto, poi vandalizzate e ora nascoste alla vista da ponteggi.

Secondo un copione già scritto, è già partita la riscrittura azera della storia della città che Aliyev ha definito “capitale storica e culturale dell’Azerbaigian” annunciando inoltre, nel suo discorso di Capodanno, che il 2022 sarà l’anno di Shushi (anzi, Shusha come la chiamano loro…).  

Quanto siano ridicoli questi tentativi di interpretazione azera della storia, lo dimostrano le parole del deputato azero Malahat Ibrahimgizi che in un’intervista alla stampa locale ha sottolineato che “una tale decisione ha un grande significato politico, storico e legale” aggiungendo che “l’Azerbaigian, che è uno stato giovane con una storia di indipendenza di 30 anni, non era aperto al mondo durante l’era sovietica”. Ma poi ha anche precisato che “per questo motivo, sullo sfondo dei piani insidiosi contro il nostro popolo negli ultimi duecento anni, è stato impossibile introdurre Karabakh e Shusha nel mondo come la terra storica dell’Azerbaigian”.
E qui ci arrendiamo di fronte alla logica: affermare che Shushi e il Karabakh sono terre storiche dell’Azerbaigian ovvero di uno Stato che esiste da soli trenta anni oltrepassa il limite del ridicolo ma conferma la tradizione tutta azera di ricostruire storia, cultura e religione a propria immagine e somiglianza.

Qui di seguito riportiamo una breve storia di Shushi.

1428: Shushi è menzionata in un manoscritto di padre Manuel conservato oggi al Metenadaran di Yerevan. In seguito, è citata in altre fonti armene nel 1575, 1607, 1717 e 1725.

1722: la città è fortificata da Avan Haryurapet e così utilizzata dai soldati armeni per difenderla dalla invasione turca. Nello stesso periodo fu costruita una cappella in legno laddove oggi sorge la cattedrale del S.mo Salvatore (Ghazanchetsots).

1752: La fortezza di Shushi viene consegnata da un principe armeno locale (Melik Shahnazar di Varanda, grossomodo l’attuale provincia di Martuni) al neonominato Khan del Karabakh Pamah Ali Khan. Quesi si stabilì nella città dove fece confluire tribù turche provenienti dalle pianure steppose dove oggi sorge Aghdam. Shushi fu proclamata la capitale del khanato del Karabakh (fondato nel 1747).

1805: il khanato del Karabakh riconobbe la sovranità dell’impero russo, nel 1813 fu ufficialmente annesso allo stesso e nel 1822 fu abolito. A quel tempo Shushi ospitava 10.000 abitanti con la componente turca che rappresentava il 72% della popolazione e gli armeni al 23%. Nel 1830 i turchi erano il 56% e gli armeni il 44%.

1850: la popolazione raggiunge le 12.000 unità con gli armeni che diventano maggioranza per la prima volta dal 1752.

1916: il rapporto demografico non cambia di molto (52% armeni, 43% turchi, 3% russi) ma la città raggiunge i 45.000 abitanti.

1918-20: armeni e forze azerbaigiane combattono per il controllo dell’Artsakh (Karabakh). Le area del territorio corrispondente a quello che in seguito diventerà l’oblast del Nagorno Karabakh sono abitate dagli armeni mentre le aree circostanti sono controllate dai musulmani mandati dal governo azero.

1919: nel mese di giugno le forze azere aiutate da curdi attaccano quattro villaggi armeni intorno a Shushi e provocano 700 vittime.

1920: in marzo gli azeri massacrano 20.000 dei 23.000 armeni della città, bruciando circa 7000 case. Tutta la parte armena è distrutta e abbandonata.

1920: in aprile l’Azerbaigian diviene Repubblica socialista sovietica e l’area del Karabakh fu posta temporaneamente sotto la sua amministrazione. A dicembre è l’Armenia che cade sotto i bolscevichi; Artsakh, Syunik e Nakhchivan sono destinati a diventare parte dell’Armenia sovietica. Per quanto riguarda il Karabakh, ripetuti Congressi del popolo richiedono l’annessione al soviet armeno.

1921: l’Artsakh viene trasferito all’Azerbaigian sovietico e la regione viene nominata Nagorno Karabakh; a quell’epoca vi vivevano 138.466 persone come da censimento di quello stesso anno; l’89% erano armeni. La città di Shushi si era ridotta a 9.223 abitanti di cui solo 289 erano armeni.

1923: la regione viene organizzata come oblast (Regione Autonoma del Nagorno Karabakh) sotto giurisdizione amministrativa azera. Dato che Shushi si era spopolata a causa dei pogrom di pochi anni prima ed era in rovina, il capoluogo regionale viene trasferito al paese di Vararakn (anche Khankhendi nel 19° secolo), poi rinominato Stepanakert.

1926: il censimento attesta che nel NK vivono 125.000 persone (89% armeni, 10% azeri, 1% russi) mentre a Shushi abitano 4900 azeri e 93 armeni oltre a 111 russi.

1926-1989: poco alla volta gli armeni cominciano a ritornare a Shushi e arrivano ad essere il 25% della popolazione. Nel 1961 il governo di Baku autorizza la demolizione dei quartieri armeni che erano ancora in rovina e vengono costruiti grandi blocchi di appartamenti al loro posto (dopo la guerra del 2020 gli azeri li hanno rasi al suolo perché erano abitati solo da armeni). Delle sei chiese che sorgevano in città ne rimangono solo due (Ghazanchetsots e Kanach zham). La città e il canyon che la lambisce vengono inseriti in una riserva naturale nel 1977; la popolazione ricomincia lentamente a crescere.

1988: conflitto etnico fra armeni e azeri che compiono numerosi massacri a danno della popolazione rivale in Azerbaigian. Tra il 16 e il 19 maggio attivisti azeri attaccano la popolazione armena a Shushi e 1500 abitanti sono costretti a fuggire; le scene si ripetono tra il 19 e il 21 settembre. La popolazione armena viene completamente espulsa dalla città.

1989: secondo il censimento, la popolazione del Nagorno Karabakh ammonta a 189.085 abitanti (77% armeni, 22% azeri, 1% russi. A Shushi vivono 15.039 persone, al 98% di etnia azera. Il governo dell’Azerbaigian incoraggia il trasferimento nella regione di turchi meshketi provenienti dall’Uzbekistan.

1991: il 2 settembre il Consiglio del Nagorno Karabakh dichiara l’indipendenza dopo che la RSS Azera ha dichiarato la propria fuoriuscita dall’Urss e l’indipendenza. A ottobre le forze militari azere di stanza a Shushi cominciano a bombardare Stepanakert e la valle. A dicembre il NK tiene referendum confermativo sulla dichiarazione di indipendenza e il 28 dicembre elezioni politiche.

1992: il 10 gennaio fitto lancio da Shushi di missili azeri su Stepanakert che da quattro giorni è la capitale della neonata repubblica del Nagorno Karabakh-Artsakh. Il 9 maggio, Shushi viene liberata dalle forze armate armene e la popolazione azera ripara a Baku e nelle aree vicine.

1992-2019: sotto l’amministrazione della repubblica di Artsakh, gli armeni che erano scappati dall’Azerbaigian per i massacri (Sumgaiyt, Kirovabad, Baku) cominciano ad arrivare in Artsakh e a stabilirsi a Shushi. Nel 2005 la popolazione di Shushi era di 3.191 persone al 99,5% armene. Nel 2015 gli abitanti erano aumentati a 4.060, cinque anni dopo la popolazione sfiorava le cinquemila unità.

2020: il 27 settembre l’Azerbaigian attacca la repubblica di Artsakh. Tra l’8 e il 9 novembre Shushi viene catturata. Le due chiese sono danneggiate, molti edifici vengono intenzionalmente distrutti. La città viene occupata dalle forze armate azere.

2021: il presidente dell’Azerbaigian dichiara Shushi capitale storica dell’Azerbaigian.

L’Azerbaigian commemora il 32° anniversario del cosiddetto “Gennaio nero” allorché scontri tra le forze militari dell’URSS e gruppi armati azeri provocarono perdite da entrambe le parti. Secondo alcune fonti neutrali, durante quegli eventi (tra il 13 e il 20 gennaio 1990), sono state uccise da 131 a 170 persone e quasi 700 sono rimaste ferite. Ma evidentemente a Baku hanno la memoria corta, oppure ricordano benissimo cosa è accaduto prima…

Il “gennaio nero” Azerbaigian è stato preceduto da allarmanti precursori di violenze di massa con la popolazione armena inerme, abbandonata dalle forze armate e dell’ordine che nulla fecero per proteggerla mentre il “Fronte popolare” aizzava gli animi più estremisti e montava l’odio contro gli armeni.

Il 12 gennaio 1990 a Baku scoppiò un pogrom di sette giorni contro gli armeni. Questa non è stata un’azione spontanea, una tantum, ma una delle tante azioni anti-armene dell’Azerbaigian. Sebbene diverse fonti affermassero che il pogrom degli armeni a Baku fosse una risposta diretta alla risoluzione sull’unificazione formale del Nagorno Karabakh con l’Armenia, la realtà fu che quelle violenze altro non erano se non la continuazione della politica anti-armena dell’Azerbaigian, durante tutto il XX secolo, compreso il periodo sovietico.

A partire dal 1988 a Baku si svolsero grandi manifestazioni, organizzate da gruppi di radicali con il pieno sostegno delle autorità sovietiche dell’Azerbaigian. Il 12 gennaio 1990, una massa si raccolse in piazza Lenin a Baku per ascoltare i leader del “Fronte popolare” e altri radicali che chiedevano alla gente di difendere la sovranità azerbaigiana e l’integrità territoriale dagli armeni. Poco dopo, diversi gruppi di giovani estremisti iniziarono a vagare per Baku, terrorizzando gli armeni e avvertendoli di lasciare la città.

La sera dello stesso giorno, i manifestanti cominciarono ad attaccare gli armeni. Lo storico Thomas de Waal afferma che, come a Sumgayit, gli attivisti si distinsero per l’estrema crudeltà delle loro azioni. Le case degli armeni furono bruciate e saccheggiate e gli armeni furono uccisi e feriti. Diverse persone hanno parlato della crudeltà degli azeri. Aleksei Vasilyev, un soldato sovietico, in seguito ha testimoniato di aver visto come una donna nuda è stata gettata dalla finestra mentre la sua casa stava bruciando. Un giornalista americano Bill Keller, che si trovava a Baku poco dopo i pogrom, nel suo rapporto per il New York Times ha scritto: “Qua e là, finestre sbarrate o muri anneriti dalla fuliggine segnano un appartamento in cui gli armeni sono stati cacciati dalla folla e le loro cose sono state date alle fiamme sul balcone“. La chiesa armena ortodossa, la cui congregazione è stata impoverita negli ultimi due anni da un’emigrazione basata sulla paura, fu ridotta a una rovina carbonizzata. Un vicino ha detto che i vigili del fuoco e la polizia hanno assistito senza intervenire mentre i vandali hanno distrutto l’edificio sacro all’inizio dell’anno.

Le violenze e gli omicidi sono testimoniati dal presidente del Consiglio dell’Unione delle forze armate dell’URSS, Yevgeny Primakov, inviato a Baku con decreto del presidente del Soviet supremo dell’URSS, Mikhail Gorbachev, e dal ministro dell’Interno Affari dell’URSS, Vadim Bakatin, nonché il comandante della 106a divisione aviotrasportata delle forze armate, che era sul posto, il maggiore generale Alexander Lebed, che ha anche assistito ai massacri degli armeni.

Uno dei leader dei radicali, Etibar Mamedov, ha testimoniato di azioni crudeli e ha affermato che non vi era alcun intervento ufficiale. Ha detto di aver visto come due armeni sono stati uccisi mentre i poliziotti erano vicini alla scena del crimine.

I pogrom contro gli armeni sono durati una settimana, a seguito della quale, secondo diverse fonti, sono state uccise più di 150 persone, più di 300 armeni sono rimasti feriti e più di 200.000 armeni hanno dovuto lasciare Baku.

Per tutto questo tempo, le autorità dell’URSS hanno assistito a come gli armeni indifesi venivano uccisi e torturati. Il 20 gennaio, dopo che la popolazione armena era già stata espulsa dalla città, le truppe dell’Unione Sovietica intervennero a Baku e fu dichiarato lo stato di legge marziale.

Mikhail Gorbachov ha affermato che i radicali armati azeri hanno aperto il fuoco sulle truppe sovietiche, motivo per l’inizio degli scontri. Le truppe hanno attaccato i manifestanti radicali e sono iniziate gli scontri tra le truppe dell’Unione Sovietica e gruppi armati di radicali azerbaigiani. Le truppe sovietiche riuscirono a spezzare la resistenza dei manifestanti radicali in un solo giorno.

Come si vede dalla cronologia degli eventi, i pogrom armeni a Baku e gli eventi del “Gennaio nero” hanno una connessione, ma la connessione non è il modo in cui le autorità azerbaigiane cercano di mostrarla. I pogrom armeni furono una delle ragioni dell’intervento delle truppe sovietiche a Baku, ma i civili armeni non hanno alcun senso di colpa per il fatto che i gruppi radicali azerbaigiani, con il pieno appoggio delle loro autorità, decisero di organizzare pogrom e uccidere gli armeni nelle loro stesse case.

Ancora oggi, le autorità azere cercano di utilizzare ogni episodio della loro storia per la loro politica armenofobica. Dire che gli armeni sono i responsabili degli eventi del “gennaio nero” non è altro che un altro atto di populismo. L’Azerbaigian continua a demonizzare gli armeni e nasconde l’orrore di cui si sono macchiati i governanti azeri. O forse hanno solo la memoria corta…

In un’intervista con i media azeri, il presidente azerbaigiano ha espresso insoddisfazione per il fatto che la forza di pace russa stia creando ostacoli al deflusso degli armeni dal territorio dell’Artsakh e stia usando vari mezzi per mantenere gli armeni nell’Artsakh.
Si tratta di una dichiarazione gravissima che evidenzia, ancora una volta, la volontà azera di “ripulire” il territorio dagli armeni.
A questa ennesima grave affermazione ha risposto Gegham Stepanyan, difensore dei diritti umani (difensore civico) dell’Artsakh.

“Gli sforzi compiuti dalle forze di pace per ripristinare la vita pacifica nell’Artsakh causano insoddisfazione alle autorità azerbaigiane.
Questa non è altro che una confessione della politica azerbaigiana di pulizia etnica degli armeni nel territorio di Artsakh, deportando la popolazione armena e privandola della loro patria.
La politica di chiudere la questione appropriandosi dell’Artsakh cambiando i dati demografici a favore degli azeri non è nuova in Azerbaigian; ha guadagnato più slancio durante il governo del padre di Ilham Aliyev, Heydar Aliyev, in particolare negli anni ’70.

Nel 2002, in un’intervista con i media azerbaigiani, Heydar Aliyev dichiarò testualmente: “Allo stesso tempo, ho cercato di cambiare i dati demografici lì. Il Nagorno-Karabakh ha sollevato la questione dell’apertura di un’università lì. Qui [in Azerbaigian] tutti si opposero. Ho pensato e deciso di aprire. Ma a condizione che ci fossero tre settori: azero, russo e armeno. Ho aperto. Abbiamo inviato azeri dalle regioni adiacenti non a Baku lì [Oblast’ autonoma del Nagorno-Karabakh]. Abbiamo aperto una grande fabbrica di scarpe lì [Oblast’ Autonoma del Nagorno-Karabakh]. Non c’era forza lavoro nella stessa Stepanakert. Abbiamo inviato lì azeri dai luoghi circostanti la regione. Con queste e altre misure, ho cercato di avere più azeri nel Nagorno-Karabakh e di ridurre il numero di armeni”.

In questo modo, la politica sistematica delle autorità azere di interrompere con ogni mezzo la vita pacifica nell’Artsakh, di violare i diritti umani fondamentali, di creare un’atmosfera di paura e disperazione, mira a chiudere la questione dell’Artsakh. Questo è ciò a cui mirano i dati completamente falsi e manipolatori di Ilham Aliev sul numero di armeni che vivono ad Artsakh. In varie dichiarazioni e interviste, presenta deliberatamente dati che non hanno nulla a che fare con la popolazione reale di Artsakh. Che, tra l’altro, sono state più volte smentite dai dati forniti dalla parte russa.

Attiro l’attenzione dei rappresentanti dei circoli politici ufficiali di diversi Paesi, della comunità dei diritti umani, delle organizzazioni internazionali, esorto a non cedere alle manipolazioni azerbaigiane, a visitare l’Artsakh o ad utilizzare fonti oggettive per avere informazioni chiare e informazioni imparziali su Artsakh.”

Oggi le forze politiche rappresentate nell’Assemblea nazionale dell’Artsakh (Nagorno Karabakh) hanno rilasciato una dichiarazione congiunta sulla politica distruttiva e aggressiva della leadership politica dell’Azerbaigian. La dichiarazione recita quanto segue:

Dopo la dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020, l’Azerbaigian crea regolarmente situazioni di tensione ai confini della Repubblica dell’Artsakh e della Repubblica di Armenia, prendendo di mira principalmente la popolazione civile delle due repubbliche armene.

Tali provocazioni, divenute più frequenti negli ultimi giorni, dimostrano che l’Azerbaigian non ha rinunciato alla sua decennale politica anti-armena, che mette in discussione la leadership politico-militare del Paese sulle agende di pace, la sincerità delle dichiarazioni talvolta realizzato per organizzazioni internazionali.

Nonostante gli sforzi di pace di uno dei copresidenti del Gruppo di Minsk, la Federazione Russa, l’aggressione azera scatenata contro il popolo di Artsakh nell’autunno del 2020 con la partecipazione della Turchia e di terroristi internazionali, accompagnata da massicce violazioni dei diritti umani, continua con altri metodi. Tutto ciò è regolarmente infiammato dalle continue minacce rivolte in particolare dal leader dell’Azerbaigian, mettendo così in discussione la sicurezza del corridoio controllato dalle forze di pace russe.

L’abbandono di tutto questo da parte della dirigenza armena, delle organizzazioni internazionali e dei Paesi influenti e la mancanza di risposte adeguate, sono diventati il ​​segnale sbagliato per il leader del Paese vicino, il quale, dimenticando gli impegni presi dal suo Paese quando aderisce ad autorevoli strutture europee, sostiene attualmente di limitare le attività del Gruppo OSCE di Minsk, composto da tre membri permanenti del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite: Russia, Stati Uniti e Francia.

Consideriamo inammissibile un tale atteggiamento denigratorio nei confronti della suddetta autorevole struttura, che ha contribuito a lungo alla stabilità regionale sulla soluzione pacifica del conflitto in Karabakh dal 1992 e lo valutiamo come un aperto disprezzo del diritto internazionale e gli sforzi della comunità internazionale.

Condannando tale comportamento della leadership azerbaigiana, chiediamo ai copresidenti del gruppo di Minsk di adottare misure pratiche per neutralizzare la politica distruttiva dell’Azerbaigian al fine di prevenire nuove tensioni nella regione e riportare i responsabili di quel paese nel campo del diritto internazionale.

Libera Patria-UCA

Patria Unita

Giustizia

Federazione Rivoluzionaria Armena

Partito Democratico dell’Artsakh

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La dichiarazione delle forze parlamentari dell’Artsakh fa seguito alle recenti dichiarzioni del presidente azerbaigiano. Baku reprimerà i tentativi del Gruppo di Minsk dell’Osce di impegnarsi nel conflitto del Karabakh, secondo quanto riferito dai media locali citando Ilham Aliyev.
Aliyev ha affermato che l’OSCE non dovrebbe occuparsi del conflitto del Nagorno Karabakh, perché è stato risolto. Aliyev ha sottolineato che il gruppo di Minsk deve accettare la realtà e sapere che non può affrontare la questione del Karabakh perché non lo permetterà.

Qualche settimana fa è stato rilasciato ufficialmente dall’Ufficio dell’Ombudsman dell’Artsakh un rapporto sulle vittime civili armene nel corso del conflitto. Ve lo presentiamo, in forma sintetica e tradotta in italiano, in più riprese.
La lettura di questo documento evidenzia la crudeltà e le atrocità commesse dagli azeri in occasione del loro attacco all’Artsakh.
Uno spaccato terribile di quanto accaduto nel corso dell’aggressione contro gli armeni. A fare le spese della crudeltà azera furono soprattutto vecchi e infermi che non poterono lasciare i loro villaggi.

Sezione 3. I casi di uccisione di civili sotto il controllo dell’Azerbaigian

  1. Yuri Adamyan (25)
  2. Benik Hakobyan (73)
    I due vengono catturati dagli incursori azeri nella città di Hadrut. Legati e fucilati in piazza tra il 12 e il 14
    ottobre. Il giorno 15 il video della loro esecuzione viene diffuso da utenti social azeri. Il corpo della moglie di
    Benik, Elena Hakobyan, viene ritrovato a gennaio orrendamente mutilato.
  3. Mushegh Melkumyan
    Pensionato ottantatreenne di Hadrut dove era rimasto, impossibilitato a trasferirsi per le sue condizioni.
    Viene catturato il 10 ottobre. La parte armena il successivo 25 recupera il corpo. L’esame forense
    preliminare del corpo ha rivelato che la morte è stata causata da una lesione cerebrale traumatica.
  4. Eduard Zhamharyan
    Pensionato di 63 anni di Shushi, rimasto in città e catturato dagli azeri in data 8 novembre. Il suo corpo
    viene riconsegnato il successivo 3 dicembre e presenta ferita craniocerebrale aperta sul lato sinistro della
    testa.
  5. Ashot Munchyan
    Pensionato di 69 anni di Shushi. Catturato in data 8.11.2020 o nei giorni successivi. Il suo corpo è stato
    consegnato alla parte armena il 4 dicembre. Secondo la conclusione preliminare del medico legale, Ashot
    Munchyan è stato ucciso da una ferita da arma da fuoco e il suo orecchio sinistro era stato tagliato.
  6. Vladimir Parsiyants
    74 anni di Baku. Viveva a Shushi ed era un pensionato. Secondo l’esame medico legale, è stato ucciso dalle
    forze armate azerbaigiane il 18.11.2020. Il 5 dicembre nella città di Shushi, la parte azera ha consegnato alla
    parte armena il corpo che presentava una ferita da arma da fuoco alla coscia, nonché una ferita all’addome
    provocata da uno strumento tagliente-perforante.
  7. Vyacheslav Avakyan
    62 anni, viveva nella città di Shushi. Non era sposato. Il 13 dicembre 2020 la parte azera ha consegnato il
    corpo di che presentava una ferita da arma da fuoco alla schiena e una ferita all’addome causata da uno
    strumento tagliente-perforante.
  8. Yuri Asriyan
    82 anni, viveva nel villaggio di Azokh, nella regione di Hadrut, pensionato non sposato. Impossibilitato a
    lasciare il villaggio (regione di Hadrut) per problemi di salute, fu catturato il 21 ottobre dalle truppe azere
    che invasero il villaggio. Successivamente, a dicembre 2020, è stato diffuso un video su Internet, che
    conteneva la scena della sua decapitazione. Il corpo è stato trovato il 21 gennaio 2021.
  9. Eduard Shakhkeldyan
    79 anni, viveva nel villaggio di Avetaranots nella regione di Askeran dove viveva con sua moglie, Arega
    Shakhkeldyan. Entrambi catturati il 27 ottobre. L’uomo è morto per le percosse subite dai militari azeri.
  10. Genadi Petrosyan
    69 anni, residente nel villaggio di Madatashen nella regione di Askeran, dove era tornato dopo
    l’evacuazione del 27.10.2020 per ritirare le restanti cose. In quel frangente, i soldati azeri nel villaggio lo
    catturarono e più tardi a novembre venne pubblicato un video su Internet, che mostra chiaramente che
    Gennady Petrosyan è decapitato, il suo corpo e la testa amputata posti accanto al corpo di un maiale.
  11. Ernest Harutyunyan
    Pensionato di 84 anni di Hadrut. Il 4 dicembre il suo corpo è stato trovato sul balcone della casa durante le
    operazioni di ricerca dei cadaveri nella città occupata dagli azeri il 10 ottobre.
  12. Minas Hakobyan (66)
  13. Yeghishe Hakobyan (38)
    Residenti nel villaggio di Norashen nella regione di Hadrut. Il 5 dicembre i loro corpi, in pessime condizioni,
    sono stati rinvenuti dalle squadre di ricerca dei cadaveri.
  14. Nina Davtyan
    Pensionata di 82 anni residente nel villaggio di Vardashat. Il suo corpo, decapitato, è stato rinvenuto il 19
    dicembre. Il corpo del marito David Davdyan verrà ritrovato l’11 gennaio.
  15. Martik Avetisyan (57)
  16. Radik Stepanyan (83)
    Residenti nel villaggio di Togh (regione di Hadrut) dove erano rimasti alla data del 21 ottobre anche a causa
    della disabilità del più anziano. I loro corpi, in condizioni degradate, sono stati rinvenuti il 19 dicembre.
  17. Vardan Altunyan (89)
  18. Slavik Galstyan (68)
  19. Vahram Lalayan (46)
    Residenti nel villaggio di Metz Tagher dove erano rimasti alla data del 23 ottobre. I loro cadaveri in
    decomposizione vennero trovati il 20 dicembre.
  20. Henrikh Mirzoyan
    Pensionato di 83 anni residente nel villaggio di Norashen nella regione di Hadrut. Al 10 ottobre era ancora
    nel villaggio. Il suo corpo è stato rinvenuto il 20 dicembre.
  21. Valeri Vardanyan
    Pensionato di 73 anni del villaggio di Karmrakuch (regione di Hadrut). I suoi resti sono stati ritrovati il 3
    gennaio; per l’identificazione è stato necessario l’esame del DNA.
  22. Serjik Vardanyan (71)
  23. Ella Vardanyan (68)
    Coniugi di Hadrut i cui corpi sono stati ritrovati nel cortile di casa il 4 gennaio 2021. Necessario esame DNA
    per l’identificazione.
  24. David Davidyan
    Ottantaseienne di Vardashat, ritrovato l’11 gennaio 2021. Il corpo della moglie Nina Davtyan era stato
    recuperato il 19 dicembre.
  25. Alvard Tovmasyan
    57 anni del villaggio di Karin Tak (regione di Shushi), affetta da disabilità mentale. Il corpo, identificato con
    esame del DNA, viene rinvenuto il 13 gennaio con evidenti segni di tortura. Il lobo dell’orecchio sinistro era
    stato tagliato.
  26. Arsen Gharakhanyan
    44 anni, di Hadrut, sposato con tre figli. Il corpo viene ritrovato il 19 gennaio e presenta segni di tortura e
    ferite da arma da fuoco. L’uomo, che era rientrato in Hadrut per evacuare il padre, compare in due video
    postati su siti internet azeri il 6 e il 14 gennaio 2021. Il padre Sasha Karakhanyan era stato rilasciato dagli
    azeri il 14 dicembre e aveva riferito della prigionia del figlio. La Corte europea dei diritti dell’uomo il 16
    gennaio 2021 aveva emesso un provvedimento provvisorio nei confronti delle autorità dell’Azerbaigian.
  27. Elena Hakobyan
    Sessantasettenne pensionata di Hadrut. Il suo corpo viene rinvenuto non lontano da casa il 4 gennaio:
    risulta decapitato e le gambe sono legate da una corda. Il marito Benik Hakobyan era morto in un
    bombardamento il 4 ottobre.
  28. Marine Hayrapetyan
    53 anni, del villaggio di Drakhtik nella regione di Hadrut, affetta da disabilità mentale. Il corpo viene
    ritrovato il 21 gennaio 2021.
  29. Hmayak Mirzoyan
    Residente nel villaggio di Shekher nella regione di Martuni, pensionato di 79 anni. Allettato per problemi di
    salute, era accudito dalla figlia Gayane che gli azeri hanno catturato ad ottobre e restituita alla parte
    armena in data 11 dicembre. Il 20 dicembre, le squadre di ricerca trovano i resti dell’anziano.
  30. Ashot Sahakyan
    Residente ad Hadrut, 53 anni, lavorava in un allevamento di bestiame nel villaggio di Norashen. Il suo corpo
    viene rinvenuto vicino a un vecchio mulino il 4 dicembre.
  31. Volodya Aghabekyan
    82 anni del villaggio di Sghnakh invaso dalle truppe azere il 5 novembre. Il suo corpo presenta ferite di arma
    da fuoco alla testa.
  32. Ararat Khachatryan
    57 anni di Martuni. Lungo la strada tra i villaggi di Karin e Kohak perde l’orientamento e finisce in territorio
    controllato dagli azeri che lo catturano. Il suo corpo, con ferite da armi da fuoco e segni di tortura, viene
    restituito il 3 dicembre.
  33. Andranik Avagimyan
    Residente nel villaggio di Ukhtadzor (Hadrut), 38 anni. Viene ucciso nei pressi del villaggio di Jrakus il 12
    ottobre. La salma viene riconsegnata solo il 15 marzo e presenta evidenti segni di tortura e ferite da arma
    da fuoco.
  34. Borya Baghdasaryan
    66 anni, del villaggio di Avetaranots nella regione di Askeran. Non aveva lasciato la propria abitazione e il
    suo nome era stato inserito nella lista dei prigionieri di guerra. Tuttavia, in data 1° aprile 2021 il suo
    cadavere viene rinvenuto dalle squadre di ricerca.
  35. Edik Muradyan
    82 anni, del villaggio di Vank (Hadrut) dove era rimasto, viene ucciso a fine ottobre. Il corpo ritrovato il 3
    marzo e identificato con esame DNA, presenta fratture multiple del cranio e delle ossa.
  36. Kamo Davtyan
    61 anni, residente nel villaggio di Karmrakuch. Inizialmente inserito nella lista delle persone scomparse,
    viene successivamente rinvenuto nello stesso villaggio.
  37. Serob Khachatryan
    44 anni, del villaggio di Tumi (Hadrut). Inizialmente inserito nella lista delle persone scomparse, viene
    successivamente rinvenuto dalle squadre di ricerca nello stesso villaggio.
  38. Valerik Harutyunyan
    Sessantaseienne di Hadrut. Inizialmente inserita nella lista delle persone scomparse, viene successivamente
    rinvenuto dalle squadre di ricerca

(fine)