Ricordiamo che è possibile consultare il nostro database notizie a partire dal settembre 2015. E’ sufficiente digitare nella casella “ricerca” (lente), nella barra sulla homepage, il nome del mese seguito dall’anno (ad esempio: “Gennaio 2020”).
(30) COMMENTO ZAKHAROVA – La delimitazione del confine di stato tra Azerbaigian e Armenia è importante per la stabilità regionale. Lo ha affermato Maria Zakharova, portavoce del Ministero degli Affari Esteri russo, durante la odierna conferenza stampa settimanale. “Noi [cioè la Russia] stiamo seguendo l’inizio della fase pratica della delimitazione del confine di stato tra Azerbaigian e Armenia; è importante per la stabilità regionale. Sosteniamo la risoluzione di tutte le questioni di delimitazione esclusivamente con metodi politici e diplomatici. Partiamo dal presupposto che gli accordi devono essere stabili, equilibrati, reciprocamente accettabili e costituire la base per raggiungere una pace sostenibile nella regione“, ha affermato la portavoce del Ministero degli Affari Esteri russo. Zakharova ha altresì dichiarato che considera gli attuali processi politici in Armenia come una questione interna del Paese. “Per quanto riguarda i manifestanti nella [capitale] Yerevan e nelle province [dell’Armenia], per quanto si può giudicare, l’insoddisfazione dei manifestanti, tra le altre cose, è dovuta al fatto che, a loro avviso, la delimitazione dei confini di alcuni villaggi enclavi non è del tutto giusto“, ha affermato.
(30) ANCORA PROTESTE IN ARMENIA – Circa trecento partecipanti al movimento Tavush per la Patria, mons. Bagrat Galstanyan, hanno avviato questa mattina un’azione di disobbedienza civile in Piazza della Repubblica, nel cuore della capitale armena Erevan. La polizia schierata ha impedito che i manifestanti potessero raggiungere il palazzo del governo dove alle 11 era in programma la consueta riunione settimanale. Alcune auto che erano state parcheggiate per ostacolare il traffico sono state rimosse con il carro attrezzi.
(29) NEGOZIATI DI PACE – Il Primo ministro Nikol Pashinyan in una conversazione con i giornalisti nel cortile dell’Assemblea nazionale, commentando le dichiarazioni secondo cui la COP-29 prevista per novembre a Baku è una ottima occasione per firmare un trattato di pace, ha dichiarato che “ogni giorno è una meravigliosa opportunità per firmare un trattato di pace“. “Il problema è che è necessario raggiungere un accordo sul testo del trattato di pace. Spero che si raggiunga un accordo, più precisamente questo accordo è stato raggiunto il 6 ottobre 2022 a Praga, poi a Sochi, Bruxelles. I principi fondamentali sono stati concordati; non resta che riproporli nel testo del trattato di pace. Penso che abbiamo l’opportunità di completare questo lavoro il prima possibile. Quando vedremo che questo lavoro sarà completato, i risultati saranno stati riassunti e dovremmo passare alla firma, la determinazione del luogo e del tempo è un’altra questione che sarà ulteriormente discussa”, ha detto. Pashinyan ha inoltre aggiunto: “Posso dire che ora abbiamo un cambiamento notevole nell’atmosfera, ma questo non significa che siamo arrivati al traguardo, non resta che firmare“.
(29) INSEDIAMENTI DI COLONI AZERI – A Ivanian (Khojaly) a 24 famiglie azere sono state consegnate le chiavi di abitazioni. Alla cerimonia era presente anche il presidente Aliyev. Prosegue l’occupazione e colonizzazione dei territori armeni dell’Artsakh da parte dell’Azerbaigian.
(27) RUBEN VARDANYAN – Una corte di Baku ha respinto l’appello contro l’estensione della detenzione dell’ex ministro di Stato dell’Artsakh, Ruben Vardanyan, detenuto illegalmente dalle autorità azere dallo scorso ottobre. Il 16 maggio la detenzione illegale era stata prolungata di altri cinque mesi.
(27) AZERBAIGIAN MINACCIA LA FRANCIA – L’Azerbaigian ha lanciato un ultimatum alla Francia. “La Francia può essere certa che la campagna anti-Azerbaigian, i commenti sprezzanti e le provocazioni non rimarranno senza risposta“, ha detto ai media Aykhan Hajizada, portavoce del Ministero degli Affari Esteri dell’Azerbaigian. “Non solo la Francia non ha presentato scuse per tali osservazioni irresponsabili e inaccettabili, ma ha anche ampliato la campagna diffamatoria contro l’Azerbaigian su Le Point e altri media francesi locali. Campagna anti-Azerbaigian condotta dalla Francia sotto il velo della ‘democrazia’ mira a coprire le carenze della politica estera di questo paese“, ha detto Hajizada. “Prima di definire l’Azerbaigian una ‘dittatura’, la Francia farebbe bene a prendere nota delle sue azioni [coloniali]. La Francia può essere sicura che la campagna anti-Azerbaigian, le osservazioni spregiative e le provocazioni non rimarranno senza risposta”, ha osservato il portavoce del Ministero degli Affari Esteri azerbaigiano.
(25) PRIGIONIERI DI GUERRA – Su iniziativa dell’agenzia di sviluppo “We Are Our Mountains” e con la partecipazione di decine di organizzazioni, oggi, 25 maggio, si è svolto un pellegrinaggio al complesso del monastero di Tatev a sostegno di Ruben Vardanyan e di altri prigionieri armeni detenuti illegalmente a Baku. I co-organizzatori del pellegrinaggio sotto il nome simbolico “Albero della Vita” sono la Santa Chiesa Apostolica Armena, l’Unione Generale Benevola Armena, l’Unione Armena di Soccorso, la Fondazione Aznavour, la Fondazione educativa “Teach Armenia”, la Fondazione di beneficenza ATP, la Fondazione Tufenkian, l’Hovnanian Fondazione familiare, Organizzazione di beneficenza di Orran, Comunità di Tatev. L’evento è stato celebrato presso il complesso monastico di San Vazgen Mirzakhanyan nella cattedrale di Poghos Petros, sotto il patrocinio di Sua Eminenza l’arcivescovo T. Vazgen Mirzakhanyan, si è svolto un servizio di preghiera congiunto per il rapido rilascio di Ruben Vardanyan (oggi il suo 56° compleanno) e di altri prigionieri armeni detenuti illegalmente a Baku. “Tatev è uno dei simboli della rinascita spirituale e di liberazione nazionale armena. Oggi è essenziale trarre ispirazione e forza dalle nostre fonti nazionali-spirituali per il nostro nuovo risveglio. Per ripristinare la nostra dignità nazionale ferita, per spezzare la catena perdente di disperazione e frustrazione, è anche molto importante riportare in patria in modo rapido e sicuro i nostri prigionieri detenuti a Baku“, ha affermato il rappresentante del Catholicos di tutti gli armeni, mons. Vazgen Mirzakhanyan.
(25) MIRZOYAN E BORRELL – Il ministro degli Affari esteri armeno Ararat Mirzoyan ha avuto un colloquio telefonico con Josep Borrel, vicepresidente della Commissione europea, alto rappresentante per gli affari esteri e la politica di sicurezza dell’UE. Gli interlocutori hanno discusso un’ampia gamma di argomenti. Nel contesto dell’approfondimento del partenariato tra Armenia e Unione Europea, le parti hanno sottolineato l’importanza sia dell’attuazione dei programmi di cooperazione già stabiliti sia del raggiungimento di una nuova pietra miliare in ulteriori direzioni. Sono stati discussi il Piano di Resilienza e Crescita dell’UE per l’Armenia, sviluppato a seguito dell’incontro di Bruxelles del 5 aprile, nonché le misure adottate per concludere la nuova agenda di partenariato Armenia-UE nel prossimo futuro. Il Ministro degli Affari Esteri armeno ha sottolineato anche l’importanza di prendere una decisione finale sull’avvio del dialogo Armenia-UE sulla liberalizzazione dei visti.Sono stati toccati i prossimi eventi e le attività in agenda. Ararat Mirzoyan e Josep Borrel hanno avuto uno scambio di opinioni sulle questioni regionali. Il Ministro Mirzoyan ha informato sugli ultimi sviluppi nel processo di normalizzazione delle relazioni tra Armenia e Azerbaigian. Riferendosi al processo di delimitazione dei confini tra i due paesi e agli accordi scritti tra le rispettive commissioni, Ararat Mirzoyan ha sottolineato che il processo dovrebbe continuare sulla base della Dichiarazione di Alma-Ata del 1991, come concordato anche a livello dei leader dei due paesi. Paesi. Il capo del Ministero degli Esteri armeno, presentando la discussione sul progetto di trattato di pace, ha sottolineato che sarà possibile raggiungere un accordo definitivo riflettendo gli accordi già raggiunti nel progetto di trattato di pace.
(24) TRASFERIMENTO TERRITORI – A seguito dei lavori di delimitazione del confine è stato deciso un confine lungo 12,7 km tra Armenia e Azerbaigian. Lo ha annunciato il vice primo ministro dell’Azerbaigian, presidente della commissione per la delimitazione dei confini dell’Azerbaigian, Shahin Mustafayev. Mustafayev ha osservato che come risultato di questa delimitazione del confine, i territori di quattro villaggi (6,5 chilometri quadrati) – Baghanis Ayrum, Ashaghi Askipara, Kheyrimli e Ghizilhajili – sono stati trasferiti all’Azerbaigian. Il vice primo ministro dell’Azerbaigian ha aggiunto che da venerdì questi territori sono sotto il controllo delle guardie di frontiera azerbaigiane.
(24) LUKASHENKO SUL CAUCASO – Il presidente bielorusso Alexander Lukashenko ha incontrato questa sera all’aeroporto internazionale di Minsk il presidente russo Vladimir Putin e ha affermato di avere “proposte molto interessanti relative alla sicurezza della nostra regione e del Caucaso“, discusse durante la sua visita in Azerbaigian.
(23) SITUAZIONE TESA A KIRANTS – La situazione nel villaggio di Kirants, nella provincia armena di Tavush, è tesa, informa il movimento Tavush per la Patria. I residenti, i cui beni immobili e appezzamenti di terreno passeranno all’Azerbaigian a seguito della delimitazione dei confini, li stanno bruciando e distruggendo. A questi residenti è stato detto che avrebbero dovuto lasciare l’area entro un giorno in modo che fosse consegnata all’Azerbaigian.
(23) ARCIVESCOVO SU GOVERNO DI TRANSIZIONE – Secondo l’arcivescovo Bagrat Galstanyan che guida il movimento “Tavush per la patria” il governo di transizione deve avere una governance apartitica. In ogni caso, il governo di transizione dovrebbe avere una gestione sovrapartitica; dovrebbe avere 3 questioni importanti nella sua agenda: impegni interni, esterni e alcuni futuri. Lo ha affermato il primate della diocesi di Tavush della Chiesa apostolica armena, mons. Bagrat Galstanyan, in un incontro con specialisti informatici il 23 maggio. Secondo lui, incontrano specialisti di diversi ambiti e chiedono di coinvolgere 3 specialisti di ogni ambito, in base ai loro desideri e capacità. “Questo è il metodo adesso, non c’è altro metodo. Credo che questo momento non sia importante quanto il periodo successivo, poiché le persone cercano la certezza, non l’incertezza”, ha detto Galstanyan.
(23) RISPOSTA RUSSA A PASHINYAN – Ieri, in parlamento il Primo ministro armeno aveva dichiarato che è a conoscenza di almeno due Paesi membri del CSTO che hanno contribuito a preparare la guerra dei 44 giorni contro l’Armenia e il Nagorno Karabakh. Non li ha citati esplicitamente ma potrebbero essere Russia e Bielorussia (Lukashenko era appena stato in visita in Azerbaigian da Aliyev). Oggi la portavoce del ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, risponde al premier armeno ricordando l’operato di Mosca a favore dell’Armenia. Tra l’altro ha dichiarato: “E il presidente russo Vladimir Putin ne ha parlato il 17 ottobre 2020 alla televisione russa. Citazione diretta: ‘Affinché l’Armenia non si senta abbandonata e dimenticata.’ È stato fatto tutto perché ciò accadesse esattamente come ha detto il presidente della Russia. Letteralmente fin dai primi giorni del conflitto armato nell’autunno del 2020, la parte russa ha compiuto gli sforzi politici e diplomatici più attivi per raggiungere un cessate il fuoco. Chi se ne fosse dimenticato potrà ricordare alla lettera tutti gli annunci e i comunicati stampa rilevanti. Inoltre, ogni passo è stato accompagnato da commenti ufficiali, anche tramite il Ministero degli Affari Esteri russo. Vorrei ricordare che a quel tempo ci furono molte conversazioni telefoniche tra il presidente della Russia, il presidente dell’Azerbaigian e il Primo ministro dell’Armenia. Dopo i negoziati organizzati dal ministro degli Affari esteri russo, Sergey Lavrov, il 10 ottobre 2020 è stato annunciato un cessate il fuoco preliminare con i ministri degli Esteri di Armenia e Azerbaigian. Vorrei ricordare che la possibilità di concludere un accordo di cessate il fuoco esisteva ancora nell’ottobre 2020. Poi il presidente della Russia ha convinto il presidente dell’Azerbaigian a fermare la guerra, ed era pronto a farlo. Ma il primo ministro armeno Nikol Pashinyan ha insistito per continuare le azioni militari. A cosa ha portato questo? Ciò portò alla cattura [da parte dell’Azerbaigian] di Shushi [città del Nagorno-Karabakh], che aprì la strada a Stepanakert [la capitale del Karabakh]. Tutti lo ricordano molto bene e tutto questo è documentato. Grazie al coinvolgimento personale del presidente della Russia, è stato possibile portare le parti a firmare una dichiarazione tripartita il 9 novembre 2020. Questa dichiarazione annunciava la completa cessazione del fuoco. Questi documenti e gli accordi tripartiti adottati dai leader dei tre Paesi durante il suo sviluppo, raggiunti nel 2021-2023, rimangono l’unica tabella di marcia per il processo stabile di normalizzazione delle relazioni armeno-azerbaigiano“, ha osservato Zakharova.
(23) STATI UNITI E ARMENIA – Gli Stati Uniti stanno esaminando una serie di richieste dell’Armenia per determinare cosa si può fare di più per aumentare la propria assistenza e cooperazione con l’Armenia. Lo ha affermato il segretario di Stato americano Antony Blinken durante un’audizione della Commissione per gli affari esteri della Camera dei rappresentanti americana, senza però entrare nei dettagli. Blinken ha inoltre ricordato che all’inizio di aprile ha avuto un incontro congiunto con la presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, e il primo ministro armeno, Nikol Pashinyan, a Bruxelles. Secondo il Segretario di Stato americano, queste consultazioni si sono svolte per scoprire cos’altro possono fare gli Stati Uniti e l’UE per aiutare l’Armenia. E andranno avanti in una serie di ambiti diversi, ha promesso Blinken. Inoltre, il Segretario di Stato americano ha espresso la speranza che Armenia e Azerbaigian firmino un trattato di pace.
(23) ARCIVESCO GALSTANYAN – Secondo un giornale armeno, l’arcivescovo Bagrat Galstanyan avrebbe accettato di candidarsi alla carica di Primo ministro dell’Armenia. Secondo fonti interne al movimento “Tavush per la patria”, le consultazioni con diversi soggetti politici non avrebbero portato a convergere su un nome salvo che quello del prelato. Il quale, a dire il vero, ha anche la cittadinanza canadese e potrebbe dunque non essere eliggibile alla carica.
(21) CIA IN ARMENIA – l primo ministro armeno Nikol Pashinyan ha ricevuto una delegazione guidata da David Cohen, vicedirettore della Central Intelligence Agency (CIA) degli Stati Uniti. Sono state discusse questioni bilaterali tra Armenia e Stati Uniti e questioni dell’agenda internazionale.
(21) INCONTRO ARC. GALSTANYAN – L’arcivescovo Bagrat Galstanyan, leader del movimento Tavush per la Patria e primate della diocesi di Tavush della Chiesa apostolica armena, ha tenuto un incontro con i membri del governo dell’Artsakh (Nagorno Karabakh), i parlamentari e i leader della comunità nel centro di Yerevan. In seguito si è svolto un incontro a porte chiuse con esperti, analisti, politologi e rappresentanti delle ONG. Coloro che hanno aderito al movimento Tavush for the Homeland sono contrari alla politica delle autorità armene in carica di concessioni unilaterali all’Azerbaigian. A questo proposito stanno portando avanti azioni di disobbedienza civile, soprattutto nella capitale Yerevan.
(21) ARMENIA E NATO – In Moldavia sono iniziate le esercitazioni del personale Regex 2024 della NATO, nell’ambito delle quali vengono organizzati seminari per l’addestramento del personale militare secondo gli standard occidentali. Le esercitazioni sono state organizzate con il supporto del Comando interforze NATO di Napoli (Italia) e mirano a addestrare i militari in conformità con gli standard occidentali di pianificazione e conduzione di esercitazioni, gestione di situazioni di crisi, aumento del livello di compatibilità operativa delle forze in un contesto multinazionale ambiente e valutarli. L’evento si terrà dal lunedì al venerdì e vedrà la partecipazione di circa 30 rappresentanti dei paesi partner della NATO: Armenia, Azerbaigian, Bosnia ed Erzegovina, Uzbekistan, Egitto, Giordania, Bahrein, Marocco, Kazakistan, Pakistan, Tunisia, Malta, Africa dell’Unione (Ghana e Benin), nonché ufficiali dello stato maggiore dell’Esercito nazionale della Moldavia.
(20) DELIMITAZIONE CONFINE – Nella notte sono stati installati dei segnali nel villaggio di Kirants, nella provincia armena di Tavush, e accanto ad essi ci sono guardie di frontiera armate. Non è chiaro al momento se si tratti di indicatori di confine o direzionali. Il sindaco di Kirants, Kamo Shahinyan, ha detto che due case, tre negozi e un autolavaggio passeranno sotto il controllo dell’Azerbaigian.
(20) MORTE RAISI – Le autorità dell’Armenia hanno inviato messaggi di cordoglio alle autorità dell’Iran per la morte del presidente Raisi e del ministro degli Esteri Abdullahian a seguito della caduto dell’elicottero sul quale stavano viaggiando di ritorno da una cerimonia con il presidente azero Aliyev.
(17) SHUSHI – Il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev e il presidente della Bielorussia Alexander Lukashenko hanno visitato la città armena di Shushi nell’Artsakh (Nagorno Karabakh) occupato dall’Azerbaigian. Nella conferenza stampa di ieri successiva all’incontro con Aliyev, Lukashenko, definendo il presidente dell’Azerbaigian suo “fratello”, ha rilasciato una serie di dichiarazioni apertamente ostili in relazione all’Armenia.
(17) SITUAZIONE A KIRANTS – Dopo l’incontro con il governatore della provincia armena di Tavush, Hayk Ghalumyan, gli abitanti del villaggio di Kirants hanno riaperto il tratto Kirants dell’autostrada interstatale Armenia-Georgia. Inoltre, la polizia ha riaperto il posto di blocco nella sezione del villaggio di Sarigyugh. Durante un incontro a porte chiuse con gli abitanti di Kirants, il governatore di Tavush ha detto loro che è impossibile fermare il lavoro di delimitazione e demarcazione del confine tra Armenia e Azerbaigian. E aveva suggerito agli abitanti del villaggio di dare il loro consenso per la costruzione di una nuova strada.
(16) INCONTRO PRESIDENTI PARLAMENTI – Il presidente dell’Assemblea nazionale (NA) dell’Armenia, Alen Simonyan, e il presidente del Milli Majlis dell’Azerbaigian, Sahiba Gafarova, hanno avuto una breve conversazione privata a Ginevra, in Svizzera, dove è in programma la sesta conferenza mondiale dei presidenti dei parlamenti. Nel tardo pomeriggio è invece calendarizzato l’incontro ufficiale tra i due.
(16) VANDALISMI AZERI – Nell’ASrtsakh occupato gli azeri continuano a distruggere i monumenti. Oggi giunge la notizia del memoriale alle vittime della Seconda guerra mondiale a Karintak (Shushi) e quello nel villaggio di Khndzristan (Askeran).
(16) PRIGIONIERI ARMENI A BAKU – I rappresentanti del Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR) hanno visitato gli armeni detenuti a Baku, capitale dell’Azerbaigian. Lo ha annunciato Zara Amatuni, responsabile del programma di comunicazione e prevenzione dell’ufficio del CICR in Armenia. “Nell’ambito della visita regolare di maggio è stata offerta anche l’opportunità di stabilire un contatto con i loro parenti, sotto forma di conversazioni private”, ha detto Amatuni. Dal 5 gennaio, l’Azerbaigian conferma ufficialmente la cattura di 23 armeni, 17 dei quali sono finiti dopo l’aggressione militare da parte di questi ultimi nell’Artsakh (Nagorno-Karabakh) dello scorso settembre. L’Azerbaigian ha arrestato a inizio ottobre l’ex ministro di Stato e filantropo dell’Artsakh Ruben Vardanyan, l’ex comandante dell’esercito di difesa Levon Mnatsakanyan, l’ex vice comandante dell’esercito di difesa Davit Manukyan, l’ex ministro degli esteri David Babayan, il presidente del parlamento Davit Ishkhanyan, nonché gli ex presidenti Arkadi Ghukasyan, Bako Sahakyan, e Arayik Harutyunyan.
(15) COMMISSIONE CONFINE – Si è tenuta la nona riunione del Comitato per la delimitazione del confine di Stato e per la sicurezza del confine tra la Repubblica di Armenia e la Repubblica dell’Azerbaigian e del Comitato di Stato per la delimitazione del confine di Stato tra la Repubblica dell’Azerbaigian e la Repubblica di Armenia. il confine tra la Repubblica di Armenia e la Repubblica di Azerbaigian sotto la presidenza di Mustafaev.
Secondo il verbale dell’ottava riunione del 19 aprile, hanno discusso del lavoro svolto e, tenendo conto delle coordinate specificate a seguito delle misurazioni geodetiche sul sito, secondo la mappa topografica del 1976 dello Stato maggiore delle forze armate dell’URSS , che ha subito una procedura di dazio nel 1979, hanno concordato direttamente Baghanis (ARM) – Baghanis Ayrum (AZE), Voskepar (ARM) – Ashagh Askipara (AZE), Kirants (ARM) – Khairumli (AZE) e Berkaber (AZE) – Kizil Hajil (AZE) per conformarsi al confine interrepubblicano giuridicamente giustificato esistente al momento del crollo dell’Unione Sovietica.A seguito dell’incontro è stato firmato un protocollo. Le parti hanno concordato di coordinare la data e il luogo del prossimo incontro.
(15) PRIGIONIERI ARMENI – Le autorità dell’Azerbaigian hanno prolungato la detenzione illegale degli ex leader del Nagorno Karabakh catturati. Il periodo di detenzione degli ex presidenti del Nagorno Karabakh Arkadi Ghukasyan, Bako Sahakyan e Arayik Harutyunyan, dell’ex ministro degli Esteri David Babayan, nonché del presidente dell’Assemblea nazionale Davit Ishkhanyan, dell’ex ministro della difesa Levon Mnatsakanyan e del generale Davit Manukyan è stato prolungato di cinque mesi. Lo ha riferito il servizio stampa della Procura generale dell’Azerbaigian.
(15) GUARDIE RUSSE – Le speculazioni secondo cui la parte russa avrebbe proposto di ritirare completamente le sue guardie di frontiera dal territorio armeno non sono vere. Lo ha affermato la portavoce del Ministero degli affari esteri russo Maria Zakharova, durante l’odierna conferenza stampa. Inoltre, ha definito “fittizio” il rapporto secondo cui il ritiro delle guardie di frontiera russe da cinque province dell’Armenia avviene nel quadro degli accordi tra Armenia e Azerbaigian sul mancato dispiegamento di rappresentanti di paesi terzi alle loro frontiere comuni.
(15) DELIMITAZIONE FRONTIERA – In una dichiarazione congiunta del 19 aprile, le commissioni per la delimitazione delle frontiere di Armenia e Azerbaigian hanno fissato fino al 15 maggio il termine ultimo per firmare il protocollo sui settori delimitati della frontiera. Ma al momento non è ancora chiaro se questo documento sia stato firmato o meno oggi. Non è chiaro se le Forze Armate armene si ritireranno dalle aree già delimitate. L’ufficio del primo ministro Nikol Pashinyan ha affermato che, dopo la delimitazione del confine, il ritiro delle truppe avverrà in un periodo di tempo breve ma ragionevole.
(15) RITIRO RUSSO DALL’ARSAKH – Con una solenne cerimonia i soldati della forza di pace russa hanno lasciato la base di Ivanian in Artsakh e abbandonano definitivamente la regione.
(13) SOLDATI RUSSI – Secondo testimoni locali, le guardie di frontiera russe stanno lasciando le loro postazioni nelle regioni dell’Armenia di Syunik, Vayots Dzor e Gegharkunik. In particolare è stato osservato che le guardie russe non monitorano più il villaggio di Nerkin Hand il cui territorio, peraltro, è parzialemnte occupato dagli azeri.
(13) LETTERA SFOLLATI ARTSAKH – Un gruppo di armeni dell’Artsakh (Nagorno-Karabakh) sfollati con la forza ha consegnato una lettera al presidente in esercizio dell’OSCE nonché ministro degli affari esteri ed europei e del commercio di Malta, Ian Borg, che si trovava a Yerevan. La lettera, che esprime le richieste e le aspettative degli armeni sfollati dell’Artsakh, è stata consegnata oggi durante la conferenza stampa presso il Ministero degli Affari Esteri dell’Armenia. Una lettera simile è stata consegnata anche al Ministro degli Affari Esteri dell’Armenia, Ararat Mirzoyan. Il giornalista che ha consegnato il messaggio ha sottolineato che la gente dell’Artsakh vuole tornare in patria. “L’OSCE ha chiuso un occhio sulla questione dell’Artsakh? In caso contrario, come vede l’OSCE il ritorno”, ha chiesto il giornalista. In risposta, il Presidente in esercizio dell’OSCE ha osservato che questa organizzazione è per le persone e per loro, ma l’OSCE non può essere coinvolta in un processo a cui non partecipa, e rispetta la posizione dell’Armenia e dell’Azerbaigian. Il primo ministro armeno Nikol Pashinyan ha “riconosciuto” da solo il Nagorno-Karabakh come parte dell’Azerbaigian. Dopo aver tenuto l’Artsakh sotto blocco per nove mesi, l’Azerbaigian ha occupato il Nagorno-Karabakh il 19 e 20 settembre 2023, considerando la questione “risolta”.
(13) MANIFESTAZIONI – Numerose strade di Yerevan sono state chiuse fin dalle prime ore di lunedì mattina su appello dell’arcivescovo Bagrat Galstanyan, leader del movimento “Tavush per la Patria” e Primate della diocesi di Tavush della Chiesa Apostolica Armena. Ieri sera si era tenuta un’altra manifestazione in piazza della repubblica a Yerevan alla quale hanno partecipato migliaia di persone e nel corso della quale l’arcivescovo Galstanyan aveva chiesto “il boicottaggio totale delle lezioni, lo sciopero dei lavoratori e la paralisi di Yerevan e di varie zone dell’Armenia, a partire dalle 8 di lunedì, “esprimendo disaccordo con le bugie e il male”. Oggi segnalate interruzioni sulle statali che portano verso la Georgia e verso l’Iran, scioperi in scuole e università. Circa 150 persone sono in stato di fermo per interruzione dei pubblici servizi.
(10) VERTICE MINISTRI ESTERI – Ad Almaty in Kazakistan si svolge un vertice tra i ministri degli Esteri di Armenia (Mirzoyan) e Azerbaigian (Bayramov). In precedenza i due, separatamente, hanno avuto un colloquio con il collega kazako Nurtleu.
(10) ANCORA MANIFESTAZIONI A YEREVAN – Azioni di disobbedienza civile si svolgono a Yerevan e in tutta l’Armenia. L’arcivescovo Bagrat Galstanyan, primate della diocesi di Tavush della Chiesa apostolica armena, aveva lanciato questo appello durante la manifestazione in Piazza della Repubblica, nel cuore di Yerevan, ieri sera. L’arcivescovo nella serata si era riunito con alcuni parlmanetari dell’opposizione. Riguardo possibili voci di impichment verso Pashinyan, va ricordato che almeno un terzo del numero totale dei parlamentari può presentare all’Assemblea nazionale armena un progetto di risoluzione sulla sfiducia nei confronti del Primo Ministro ma solo se il progetto di risoluzione propone un candidato per il nuovo Primo Ministro. Un gran numero di poliziotti sono dalla mattina in Piazza della Repubblica.
(9) MANIFESTAZIONE A YEREVAN – Alcune decine di migliaia di persone hanno partecipato in piazza della Repubblica a Yerevan al termine della marcia “Tavush per la madrepatria” condotta dall’arcivescovo Bagrat Galstanyan che ha parlato dal palco dopo aver recitato il “Padre nostro” e cantato l’inno nazionale. Al termine del suo intervento il prelato ha chiesto le dimissioni di Pashinyan.
(9) GIORNATA DELLA VITTORIA – In occasione della triplice festa del 9 maggio (vittoria seconda guerra mondiale, liberazione di Shushi e nascita dell’esercito di difesa dell’Artsakh) il presidente della repubblica di Artsakh, Samvel Shahramanyan ha visitato il pantheon di Yerablur a Yerevan rendendo omaggio ai caduti.
(8) INCONTRO PUTIN-PASHINYAN – A Mosca il premier armeno Pashinyan ha incontrato il presidente russo Putin. Secondo le prime informazioni, i negoziati tra il Primo ministro armeno Nikol Pashinyan e il presidente russo Vladimir Putin hanno conseguito alcuni risultati. Sarebbe stato infatti raggiunto un accordo secondo cui le guardie di frontiera russe non presteranno più servizio all’aeroporto di Zvartnots, come riportato in precedenza. Inoltre, le guardie di frontiera e i militari russi lasceranno le postazioni nel Syunik, Vayots Dzor, Gegharkunik, Ararat, Tavush, dove si trovavano per accordo verbale dopo la guerra di 44 giorni. Pashinyan ha incontrato il presidente russo ieri a Mosca dove si trovava per presidere la riunione della Unione Economica Euroasiatica come presidente di turno della sessione. Pashinyan non era invece presente alla cerimonia di inaugurazione del quinto mandato presidenziale di Putin.
(6) ESPLOSIONE MINA – Un soldato è rimasto ferito dall’esplosione di una mina nel settore del villaggio di Kirants, nella provincia armena di Tavush. Il soldato, che non è in pericolo di vita, è stato trasferito al centro medico della città di Ijevan, poi probabilmente sarà trasferito nella capitale Yerevan. Era intento a operazioni di sminamento delle aree che saranno trasferite all’Azerbaigian.
(6) AMABASCIATORE USA A BAKU – Solo due giorni fa, Mark Libb, ambasciatore di Washington in Azerbaigian, aveva dichiarato che non si sarebbe recato a Shushi (nell’Artsakh occupato): “Non ci sono ragioni politiche qui. Andrò quando sarò pronto finché non sarò pronto”, ha detto aggiungendo che “Non voglio far parte dello spettacolo di qualcuno da qualche parte. Quindi quando arriverà il momento di farlo, lo farò. Non sono pronto adesso”. Oggi, con la moglie, è stato fotografato proprio a Shushi.
(2) PATRIMONIO RELIGIOSO IN ARTSAKH – Nel suo rapporto annuale 2024, la Commissione degli Stati Uniti per la libertà religiosa internazionale (USCIRF) chiede al governo degli Stati Uniti di finanziare l’Agenzia degli Stati Uniti per lo sviluppo internazionale (USAID) e l’ambasciata degli Stati Uniti in Azerbaigian al fine di ripristinare, preservare e proteggere i luoghi di culto e altri siti religiosi o culturali nel Nagorno Karabakh (Artsakh) e nelle aree circostanti. Il rapporto raccomanda che il governo degli Stati Uniti inserisca l’Azerbaigian nell’elenco dei Paesi di particolare preoccupazione per le sue sistematiche, continue ed enormi violazioni della libertà religiosa, come definito nell’International Religious Freedom Act (IRFA).
(2) AIUTI USA ALL’ARMENIA – Sessantasei membri del Congresso degli Stati Uniti hanno chiesto alla Commissione per gli stanziamenti della Camera dei Rappresentanti di stanziare 200 milioni di dollari per i rifugiati armeni sfollati con la forza dal Nagorno-Karabakh, di aumentare gli aiuti militari statunitensi all’Armenia, di fermare tutti i finanziamenti militari e di sicurezza all’Azerbaigian e di prendere in considerazione la questione delle sanzioni contro i criminali di guerra azeri. I suddetti membri del Congresso hanno chiesto di stanziare 20 milioni di dollari per l’Armenia in finanziamenti militari, 10 milioni di dollari per l’istruzione e l’addestramento militare all’estero, 10 milioni di dollari per riforme legali e 10 milioni di dollari per riforme democratiche. Gli autori della lettera hanno espresso particolare preoccupazione per le intenzioni del regime del presidente azerbaigiano Ilham Aliyev di provocare una nuova guerra contro l’Armenia. I membri del Congresso hanno affermato che Aliyev ha ripetutamente dimostrato con le sue azioni genocide di non essere un attore leale nel processo di pace nella regione, e quindi gli Stati Uniti non devono fornire alcuna assistenza in materia di sicurezza al suo regime. Inoltre, questi legislatori americani hanno condannato il Dipartimento di Stato americano e le organizzazioni internazionali per non aver ritenuto il governo azerbaigiano responsabile delle sue violazioni dei diritti umani.
(1) SANZIONI ALL’AZERBAIGIAN – La settimana scorsa, un gruppo di membri del Congresso degli Stati Uniti, guidato dalla deputata Dina Titus, ha presentato un disegno di legge (HR8141) alla Camera dei Rappresentanti che consentirebbe di punire gli alti funzionari azeri per violazioni dei diritti umani e operazioni militari. Questo disegno di legge sta ottenendo sempre più sostegno tra i membri del Congresso. Ad oggi, il numero dei suoi coautori è aumentato da 21 a 27. Secondo i media azeri, la versione finale di questo disegno di legge contiene un elenco di 44 funzionari azeri. Dopo che il disegno di legge è stato presentato al Congresso la scorsa settimana, è stato deferito alle Commissioni per le relazioni estere e alla magistratura. Non è stata ancora intrapresa alcuna ulteriore azione. Se il disegno di legge venisse approvato, il Congresso richiederebbe all’amministrazione Biden di imporre sanzioni ai funzionari azeri ai sensi della legge Magnitsky per la brutale repressione dell’opposizione politica in Azerbaigian e l’aggressione militare contro l’Artsakh nel 2023.