Tag Archivio per: Nagorno Karabakh

(30) FORZE ARMATE ARMENIA – Il primo viceministro della difesa della Repubblica di Armenia, capo delle forze armate, tenente generale Edward Asryan, ha visitato la zona di confine nord-orientale della repubblica. Edward Asryan ha visitato le basi di combattimento, ha parlato con il personale militare e si è congratulato con loro per le prossime festività, e ha consegnato doni a un certo numero di militari per aver adempiuto con onore e coscienziosità ai compiti assegnati durante il servizio e per aver protetto i confini della madrepatria.

(30) TRATTATO DI PACE – Hikmet Hajiyev, consigliere del presidente dell’Azerbaigian, ha dichiarato che l’Azerbaigian non vede alcun serio ostacolo sulla strada della firma del trattato di pace con l’Armenia. “È difficile parlare di date precise, perché Baku e Yerevan devono ancora continuare i negoziati per completare il processo“, ha spiegato il funzionario. L’assistente del presidente dell’Azerbaigian ha assicurato che Baku è impegnata negli sforzi per stabilire la stabilità nella regione e normalizzare le relazioni tra Armenia e Azerbaigian.”L’accordo di pace è un documento importante, cambierà l’atmosfera della regione, l’essenza delle relazioni tra Armenia e Azerbaigian. Tuttavia, bisogna capire che questo documento non è una bacchetta magica, non risolverà tutti i problemi in una volta“, ha sottolineato Hajiyev, aggiungendo che l’accordo consentirà di escludere l’elemento di ulteriori scontri militari, guerre e atrocità tra i due Paesi.

(29) FORNITURA ARMI DALLA FRANCIA – In un’intervista a Le Monde Elchin Amirbekov, rappresentante del presidente dell’Azerbaigian incaricato per gli affari speciali, ha dichiarato che la fornitura di armi da parte di Parigi a Yerevan “ritarda artificialmente” le prospettive di raggiungimento della pace tra Armenia e Azerbaigian. “Ciò provoca nuovi conflitti militari, una corsa agli armamenti insensata e ritarda artificialmente le prospettive di raggiungere la pace tra Armenia e Azerbaigian” ha affermato.

(29) FORZA DI PACE RUSSA – La permanenza delle forze di pace russe nel Nagorno-Karabakh è prevista fino a novembre 2025.  Lo ha annunciato il ministro degli Esteri dell’Azerbaigian Jeyhun Bayramov, parlando del futuro destino delle forze di pace russe nel Nagorno-Karabakh.”C’è una dichiarazione tripartita firmata a livello di leadership. La loro permanenza in Karabakh è prevista fino al novembre 2025″, ha detto Bayramov.

(28) AZERI ESPULSI – In risposta al provvedimento di Baku che ha espulso due diplomatici francesi, Parigi ha preso analogo provvedimento verso due funzionari azeri. L’ambasciatrice dell’Azerbaigian in Francia è stata convocata al ministero degli Esteri.

(28) TRATTATO DI PACE – Il periodico russo “Kommersant” utilizzando sue fonti nell’ufficio di Aliyev, ha riferito che Armenia e Azerbaigian continuano a lavorare attivamente su un trattato di pace e sperano di firmarlo “subito dopo Capodanno”. La fonte scrive: “L’Armenia si sta preparando a firmare un trattato di pace con l’Azerbaigian, dopo di che sarà a capo dell’EAEU.Prima del vertice della CSI tenutosi a San Pietroburgo, Nikol Pashinyan e Ilham Aliyev erano più vicini che mai alla firma di un trattato di pace e alla fine del conflitto trentennale, a differenza di tutti gli incontri precedenti“.

(27) PATRIMONIO CULTURALE – Il Ministero dei Beni Culturali della Repubblica dell’Artsakh,  Zhanna Andreasyan ne ha parlato nella conferenza stampa di fine anno affermando che si sta lavorando intensamente sulla questione della conservazione del patrimonio culturale della Repubblica dell’Artsakh. “Abbiamo un intero piano d’azione insieme ai partner del Ministero degli Affari Esteri su come attuare la protezione del restante patrimonio culturale nel territorio del Nagorno Karabakh“, ha affermato. Andreasyan ha detto che il patrimonio culturale materiale e immateriale rimasto nel territorio del Nagorno Karabakh è stato inventariato, esiste un database completo. “Elenchiamo anche i casi di vandalismo e li trasferiamo intensamente a tutti i possibili partner internazionali. Inoltre si stanno creando banche dati elettroniche e siti web che rendono tutto chiaro e visibile. Abbiamo anche pianificato mostre e conferenze sia in Armenia che all’estero, su tutte le piattaforme pertinenti.Stiamo anche raccogliendo e pubblicando il patrimonio culturale, che operiamo attivamente sul territorio attraverso il Ministero degli Affari Esteri in tutti i luoghi che dovrebbero essere ed essere disponibili“, ha affermato.

(27) INSEGNANTI RICOLLOCATI – Il Ministero dei Beni Culturali della Repubblica dell’Artsakh,  Zhanna Andreasyan, nella conferenza stampa di fine anno ha informato che sono circa 400 gli insegnanti dell’Artsakh ricollocati in Armenia, sopratutto nelle regioni fuori Yerevan. Si tratta di circa un terzo di tutti gli insegnanti che in pprecedenza lavoravano nell’Artsakh. Percepiscono circa il 30% dello stipendio ma in alcune comunità (Syunik, Vayots Dzor, Tavush, Gegharkunik marzes) oltre al pagamento aggiuntivo ricevono anche 50.000 AMD al mese (120 euro, NdR).

(26) VISITATI I PRIGIONIERI ARMENI – Il presidente del comitato anti-tortura dell’Azerbaigian Tural Huseinov, il vicepresidente Elchin Shirinov e il capo del dipartimento legale Rovshan Mamedov hanno visitato l’ex presidente dell’Artsakh Arayik Harutyunyan, l’ex ministro di Stato Ruben Vardanyan, l’ex vice comandante dell’esercito di difesa Davit Manukyan e l’ex comandante della difesa Levon Mnatsakanyan , che sono trattenuti illegalmente dall’Azerbaigian. Lo scopo della visita era quello di “verificare le condizioni di detenzione e le regole per trattare i detenuti”. “Durante l’incontro, le persone sopra menzionate “hanno espresso la loro soddisfazione” per le condizioni di detenzione. Hanno detto che per loro vengono organizzate uscite regolari, sono state create le condizioni per conversazioni telefoniche settimanali con i familiari. Vengono “forniti” dei libri necessari, hanno la televisione e una biblioteca elettronica, e possono usufruire anche della palestra. Su richiesta dei familiari è stato nominato per loro un avvocato. I rappresentanti del Comitato internazionale della Croce Rossa (CICR) hanno consegnato loro i pacchi inviati dai loro parenti”, ha detto Shirinov.

(26) MONITORAGGIO UE – Gli osservatori della missione civile dell’Unione Europea in Armenia hanno effettuato un pattugliamento nel villaggio di Sotk vicino al confine armeno-azerbaigiano. “Gli osservatori della missione dell’Unione Europea in Armenia hanno effettuato una pattuglia a Sotk, vicino al confine armeno-azerbaigiano, per informare sulla situazione della sicurezza. Lo scopo della pattuglia è osservare e riferire sulla situazione della sicurezza sul posto e contribuire alla sicurezza delle persone nelle zone colpite dal conflitto”, ha informato la missione.

(26) FRANCESI ESPULSI DA BAKU – L’ambasciatrice francese in Azerbaigian, Anne Boillon, è stata convocata oggi al Ministero degli Esteri dell’Azerbaigian. Due dipendenti dell’ambasciata francese sono stati dichiarati persona non grata. E’ stato loro ordinato di lasciare l’Azerbaigian entro 48 ore.

(25) NESSUN VERTICE IN VISTA – Il protavoce del presidente russo, Dmitry Peskov, in un incontro con la stampa ha dichiarato che non è previsto un incontro trilaterale tra Pashinyan-Aliev e Russia-Armenia-Azerbaigian a San Pietroburgo dove da oggi è in corso di svolgimento un vertice informale CSI. Non sono previsti incontri individuali ma tutti i leader potranno interagire nell’ambito dell’evento che vedrà seduti allo stesso tavolo Pashinyan e Aliyev per la prima volta dopo l’attacco azero di settembre.

(25) PROPOSTE AZERE – Ani Badalyan, portavoce del Ministero degli Esteri dell’Armenia, ha comunicato che Yerevan ha ricevuto le proposte di Baku riguardo al testo del trattato di pace. Al momento non è noto alcun dettaglio delle stesse.

(25) MESSAGGIO DEL PAPA – Papa Francesco, in occasione del suo discorso “urbi et orbi”, ha fatto riferimento anche all’Armenia e all’Azerbaigian.”Si avvicini il giorno della pace definitiva tra Armenia e Azerbaigian. Sia incoraggiato da iniziative umanitarie, dal ritorno degli sfollati alle loro case in condizioni legali e sicure, come anche dal rispetto reciproco delle tradizioni religiose e dei luoghi di culto di ciascuna comunità” ha tra l’altro dichiarato il Pontefice.

(22) REPUBBLICA DI ARTSAKH – Il presidente della repubblica, Samvel Shaharamanyan, ha dichiarato che in ambito giuridico non esiste alcun documento con cui si preveda lo scioglimento delle istituzioni statali dell’Artsakh. Oggi, ha incontrato i vertici degli organi statali che continuano a ricoprire cariche pubbliche. Sono stati discussi i problemi della popolazione dell’Artsakh dopo lo sfollamento forzato e sono state formulate raccomandazioni per la loro soluzione.Presentando i lavori completati e in corso, il presidente Shahramanyan ha sottolineato la necessità di proseguirli nel 2024, ha incaricato il sindaco di Stepanakert e i capi delle amministrazioni regionali di continuare a fare l’inventario dei problemi dei cittadini sfollati con la forza e di sottoporli regolarmente al governo.Riferendosi al decreto presidenziale del 26 settembre, recentemente ampiamente discusso, Samvel Shahramanyan ha sottolineato che non esiste alcun documento nel campo giuridico della Repubblica dell’Artsakh che preveda lo scioglimento delle istituzioni statali.

(22) CONFINI ARMENO-AZERI – Il presidente dell’Assemblea nazionale, Alen Simonyan, ritiene che la questione della demarcazione possa essere separata dal trattato di pace in discussione tra Armenia e Azerbaigian e discussa separatamente. Lo ha annunciato oggi durante un briefing con i giornalisti all’Assemblea nazionale, commentando la dichiarazione dell’assistente di Aliyev, Hikmet Hajiyev, secondo cui la questione della demarcazione dei confini dovrebbe essere separata dal trattato di pace.”Possiamo considerare questo modo di lavorare, perché in termini di tempo può richiedere molto più tempo, anche anni. Un paese che punta alla vera pace non vedrà alcun ostacolo in queste cose, penso che sì, dopo aver risolto alcuni problemi, firmato l’accordo di pace e portato un’atmosfera di pace nelle società, qualcosa del genere può accadere”, ha affermato Simonyan.

(22) ESPLOSIONE DI SETTEMBRE – Il comitato investigativo della RA fa appello ai parenti delle persone morte a seguito dell’esplosione avvenuta nel deposito di carburante nel Nagorno-Karabakh il 25 settembre, affinché sia ​​possibile identificare tutte le vittime. Non è stata stabilita l’identità di 3 delle 218 persone decedute. I loro parenti non hanno ancora presentato domanda e non hanno presentato un campione per ordinare un esame genetico forense per effettuare la necessaria identificazione. L’identità di 138 persone decedute è stata accertata attraverso gli esami genetici forensi prescritti e 77 attraverso altre operazioni investigative e amministrative. A seguito dell’esplosione e del successivo incendio, almeno 120 persone hanno riportato lesioni fisiche di vario grado, per lo più ustioni.

(21) ALIYEV A STEPANAKERT – Il presidente dell’Azerbaigian è nuovamente nell’Artsakh occupato. Ieri ha visitato, in compagnia della moglie vicepresidente, Karmir Shuka. Oggi a Stepanakert ha inaugurato lo stadio “restaurato” dove si è svolta una partita di calcio della Coppa di Azerbaigian tra il Qarabagh e il Moik.

(21) TASSE UNIVERSITARIE – Il governo dell’Armenia provvederà al pagamento delle tasse universitare di 935 studenti dell’Artsakh. Il ministro dell’Istruzione, della Scienza, della Cultura e dello Sport Zhanna Andreasyan ha presentato il progetto in questione alla sessione del Governo della Repubblica d’Armenia.Secondo Andreasyan, ci sono 2 gruppi di studenti il ​​cui finanziamento per l’iscrizione proveniva dalle loro famiglie, che ora sono private dell’opportunità di fornire questo sostegno per ragioni note, oppure il loro pagamento è stato effettuato dalle autorità dell’Artsakh, e ora quella fonte di finanziamento è anche possibile non continuare. Si tratta di circa 935 studenti, di cui 860 provenienti dal sistema di istruzione universitaria, istruzione post-universitaria, 75 studenti del sistema VET, sui quali sono state raccolte informazioni. Con questo provvedimento viene rimborsata la tassa di iscrizione del primo semestre per un importo di circa 264 milioni di dram, e il denaro verrà assegnato attraverso accordi di donazione alle istituzioni educative interessate dove studiano. Più di 1.800 studenti dell’Artsakh stanno già studiando nelle università dell’Armenia e più di 1.100 frequentano college.

(20) DICHIARAZIONI HAJIYEV – Hikmet Hajiyev, consigliere del presidente azerbaigiano, ha negato i timori che Baku stia progettando di “tagliare un corridoio terrestre” verso Nakhichevan attraverso il territorio dell’Armenia con la forza delle armi e ha dichiarato che “l’Azerbaigian non ha più obiettivi militari, per noi la guerra è finita”. Parlando dei negoziati tra Baku e Erevan, Hajiyev ha osservato che ci sono ancora “problemi che devono essere discussi”, sottolineando allo stesso tempo che sono molto più vicini alla pace e non vedono più problemi seri

(19) ASSEMBLEA PARLAMENTARE CSTO – Si aprono oggi a Mosca le sessioni dell’Assemblea parlamentare dell’Organizzazione del Trattato di sicurezza collettiva e la XVI sessione plenaria. L’Armenia ha rifiutato di partecipare a questi eventi. L’ordine del giorno comprende questioni di armonizzazione della legislazione degli Stati membri della CSTO e la preparazione di leggi modello per affrontare le sfide e le minacce alla sicurezza nell’organizzazione area di responsabilità. Si è saputo in precedenza che Alen Simonyan, il presidente del parlamento armeno, non parteciperà alle sessioni dell’AP CSTO, di cui ha informato Volodin in una lettera ufficiale. Anche la delegazione del Parlamento armeno non parteciperà agli eventi.

(19) TRENI GRATIS PER GLI SFOLLATI – La compagnia “South Caucasus Railway” estende la promozione del viaggio gratuito con i treni elettrici suburbani per gli sfollati del Nagorno Karabakh fino al primo trimestre del 2024. La promozione è valida dal 1 ottobre per i cittadini arrivati ​​in Armenia dopo il 25 settembre di quest’anno. Durante i tre mesi incompleti dell’azione, ne hanno approfittato 3200 cittadini. In precedenza, la fine della campagna era prevista per il 1° gennaio, ma tenendo conto dell’importanza sociale della campagna e in accordo con il Ministero dell’Amministrazione Territoriale e delle Infrastrutture della RA, l’azienda ha deciso di prorogarla per altri 3 mesi. Letratte interessate sono quelle che collegano la capitale Yerevan con Gyumri, Arakhs, Yeraskh.

(19) MEDIAZIONE GEORGIA – Il primo ministro georgiano Irakli Gharibashvili ha dichiarato che il suo governo è interessato all’instaurazione della pace e della stabilità a lungo termine nel Caucaso meridionale e fornisce un contributo significativo alla realizzazione di questo obiettivo. Egli ha sottolineato che l’iniziativa di mediazione del suo governo tra Armenia e Azerbaigian ha prodotto risultati concreti grazie anche al fatto che la Georgia ha rapporti amichevoli con i Paesi partner della regione, Armenia, Azerbaigian e Turchia.

(18) AZERBAIGIAN E OSCE – Robin Wagener, capo della delegazione dell’Assemblea parlamentare dell’OSCE e commissario governativo per le questioni della società civile nell’Europa orientale, ha chiesto che l’Azerbaigian tuteli i diritti umani.  “L’aumento degli arresti di giornalisti, attivisti della società civile e politici dell’opposizione in Azerbaigian sta diventando sempre più allarmante. La libertà di stampa e la partecipazione della società civile sono i pilastri della democrazia. In quanto membro del Consiglio d’Europa, l’Azerbaigian è obbligato a proteggere i diritti umani, la democrazia e lo stato di diritto” ha dichiarato.

(18) APPELLO DALL’ARTSAKH – Oltre 200 organizzazioni hanno già aderito all’appello delle forze politiche e civili della Repubblica dell’Artsakh alla comunità internazionale. Il primo documento di principio e fondamentale adottato dopo i tragici eventi dell’Artsakh nel settembre 2023 ha ricevuto l’ampio sostegno del popolo dell’Artsakh, dei leader eletti di dozzine di comunità rurali in tutti i distretti amministrativi dell’Artsakh e dei sindaci eletti di tutte le città della repubblica, tra cui lo ha firmato il sindaco della capitale dell’Artsakh, Stepanakert.

(15) DELIMITAZIONE CONFINI – Il vice primo ministro armeno Mher Grigoryan ha parlato con la stampa riguardo alla procedura di lavoro approvata giovedì delle commissioni per la delimitazione delle frontiere di Armenia e Azerbaigian. Secondo Mher Grigoryan, il processo di delimitazione e delimitazione del confine tra Armenia e Azerbaigian richiederà molto tempo perché è un processo piuttosto complicato. “Non posso escludere che si tratti di anni di lavoro. Immaginiamo il [rispettivo] lavoro in questo modo: durante le riunioni delle commissioni, ciascuna delle parti presenta da parte sua una mappa o parte di una mappa, documenti legali che contengono una descrizione o qualche regolamentazione del confine, e una discussione, inizia uno scambio di opinioni su quel documento e su quella carta topografica. Naturalmente bisognerebbe farlo pezzo per pezzo,” ha detto il vicepremier armeno. E alla domanda su quali mappe verranno utilizzate per delimitare i confini tra Armenia e Azerbaigian, il vice primo ministro armeno ha risposto: “Abbiamo ripetutamente affermato che accettiamo le mappe più recenti del 1975-1990 come nostra mappa di partenza. Lavoreremo esclusivamente con carte topografiche professionali e dobbiamo lavorare esclusivamente con documenti che abbiano valore legale.”

(15) GLI AZERI RESPINGONO PROPOSTA ARMENA – Il ministro degli Esteri dell’Azerbaigian, Jeyhun Bayramov, ha formalmente respinto la proposta avanzata dalle autorità armene riguardo al ritiro reciproco delle truppe dal confine. Bayramov ha anche indicato che Baku sta preparando una risposta alle dichiarazioni dell’Armenia riguardo all’accordo di pace.

(14) DEMARCAZIONE CONFINI – Yerevan e Baku hanno approvato i regolamenti per il funzionamento delle commissioni azera e armena sulla demarcazione dei confini.

(14) PRIGIONIERI – Artak Blegaryan, già ombudsman e consigliere presidenziale dell’Artsakh ha dichiarato che “in ogni caso, è positivo che 32 armeni siano tornati in patria dalla prigionia di Baku. Tuttavia, almeno 23 prigionieri confermati sono ancora lì. 14 di loro sono civili catturati sia nel 2020 che nel 2023. Immagino che 20 provenga da Artsakh.
Tutti devono essere rilasciati sotto pressione internazionale
.”

(14) DICHIARAZIONE PASHINYAN – Il primo ministro armeno Nikol Pashinyan, in suo discorso alla riunione ministeriale dei Paesi in via di sviluppo senza sbocco sul mare, ha fatto riferimento alla possibilità di stabilire la pace tra Armenia e Azerbaigian e ai principi in base ai quali ciò dovrebbe avvenire. Il primo ministro armeno ha dichiarato che “la questione principale è quanto sarà possibile la pace tra Armenia e Azerbaigian e nel quadro di quali principi dovrebbe aver luogo. I principi fondamentali sono tre. In primo luogo, gli accordi sul blocco dei trasporti dovrebbero basarsi sul principio di sovranità, giurisdizione, uguaglianza e reciprocità dei Paesi. Per il secondo principio, Armenia e Azerbaigian riconoscono reciprocamente l’integrità territoriale, fermo restando che il territorio dell’Armenia è di 29.800 chilometri quadrati e quello dell’Azerbaijan è di 86.600 chilometri quadrati. Il terzo principio è che il processo di delimitazione tra Armenia e Azerbaigian dovrebbe avvenire sulla base della Dichiarazione di Alma-Ati del 1991. Si tratta di un documento che registra due fatti: in primo luogo, l’URSS non esiste più e, in secondo luogo, le 12 repubbliche che hanno firmato la suddetta dichiarazione ottengono l’indipendenza lungo i confini amministrativi dell’URSS, quindi i confini amministrativi si trasformano in confini statali e gli Stati riconoscono reciprocamente l’integrità territoriale sulla base di questi frontiere. I tre principi sopra menzionati sono stati confermati dai risultati degli incontri tripartiti tenutisi a Bruxelles, in particolare dai risultati dell’incontro del 14 maggio e del 15 luglio tra il presidente dell’UE Charles Michel, il presidente dell’Azerbaigian e il primo ministro dell’Armenia“. Pashinyan ha commentato positivamente il recente scambio di prigionieri affermando che “vorrei almeno considerare l’evento di ieri come un punto zero da cui potremo almeno provare a fare degli sforzi affinché tutte le notizie successive indichino più che altro un aumento della probabilità che venga firmato il trattato di pace tra Armenia e Azerbaigian e non viceversa.”

(14) INCONTRO MINISTRI ESTERI – Baku ha accettato la proposta americana di tenere a Washington, nel mese di gennaio, l’incontro dei ministri degli Esteri di Armenia e Azerbaigian. In precedenza, il Ministero degli Affari Esteri dell’Armenia aveva annunciato che Yerevan accetta la proposta di tenere un incontro tra i Ministri degli Esteri dell’Armenia e dell’Azerbaigian a Washington. Dal canto loro, gli Stati Uniti accolgono con favore il ritorno delle persone detenute in Armenia e Azerbaigian, nonché il fatto che le parti stiano discutendo altre misure volte a rafforzare la fiducia.

(13) TRATTATO DI PACE – La sesta versione del trattato di pace è stata ufficialmente consegnata da Yerevan a Baku il 21 novembre scorso. Il contenuto del documento è riservato e alcuni organi di stampa armena hanno chiesto al ministero degli esteri se vi fosse una qualche disposizione sul Karabakh. “Il riconoscimento reciproco dell’integrità territoriale dell’Armenia e dell’Azerbaigian, l’urgente necessità di lavorare per la delimitazione del confine tra i due paesi, sulla base delle ultime mappe dello Stato Maggiore dell’Unione Sovietica, lo sblocco dei canali regionali basato sui principi di sovranità, giurisdizione, reciprocità e uguaglianza sono di primaria importanza per l’Armenia” è stata la risposta del dicastero.

(13) DICHIARAZIONE DI MICHEL – I diritti degli armeni del Karabakh devono essere garantiti nel quadro della Costituzione dell’Azerbaigian. Lo ha detto Charles Michel, capo del Consiglio europeo, in un’intervista esclusiva a “Freedom “, aggiungendo che l’Unione europea continua i negoziati con la leadership di Baku su questo tema.”Crediamo che gli armeni dovrebbero avere il diritto di ritornare o almeno poter visitare quella parte dell’Azerbaigian, e la loro sicurezza e i loro diritti dovrebbero essere garantiti. Per quanto riguarda la protezione delle minoranze, ci sono norme internazionali che devono essere rispettate secondo la Costituzione dell’Azerbaigian, nell’ambito delle quali devono essere garantiti i diritti delle minoranze“, ha detto Michel.

(13) OGGI SCAMBIO PRIGIONIERI – Lungo la linea di confine tra Armenia (Ijevan) e Azerbaigian (Qazak) si è svolto lo scambio di prigionieri annunciato con una dichiarazione congiunta lo scorso sette dicembre. La parte azera ha rilasciato 32 soldati armeni (dei quali 26 furono catturati nella regione di Hadrut nel dicembre 2020) mentre la parte armena ha consegnato due soldati di Baku (Agshin Gabili Babirov e Husein Ahlimani Akhundov che hanno attraversato il confine di stato dell’Armenia. L’ultimo ha ucciso un dipendente della fabbrica di rame-molibdeno di Zangezur ed è stato condannato all’ergastolo).

(13) UNESCO – L’Armenia è stata eletta membro del Comitato dell’UNESCO per la protezione dei beni culturali in caso di conflitto armato.

(12) PRIGIONIERI ARMENI – Più di 150 uomini d’affari, operatori umanitari e politici di tutto il mondo hanno chiesto ad Aliyev di rilasciare gli armeni illegalmente detenuti:
Dopo un blocco illegale di carburante, medicine e forniture alimentari durato nove mesi, il 19 settembre l’Azerbaigian ha lanciato una sanguinosa operazione militare e ha invaso il Nagorno Karabakh (Artsakh). Le conseguenze di questa invasione furono centinaia di morti, migliaia di feriti e quasi 120.000 persone, di fatto lo sfollamento forzato dell’intera popolazione armena dell’Artsakh. Per la maggior parte del mondo ciò equivale ad una pulizia etnica.Le organizzazioni per i diritti umani hanno descritto le azioni dell’Azerbaigian come un genocidio.Ruben Vardanyan, un famoso filantropo armeno e figura umanitaria, ex ministro di Stato dell’Artsakh, è stato detenuto illegalmente mentre lui e altri cittadini erano in viaggio verso l’Armenia. Il suo arresto è particolarmente preoccupante perché gli sforzi per attirare il sostegno internazionale per l’Artsakh hanno reso Vardanyan un bersaglio del governo di Baku. Ruben Vardanyan è uno dei residenti della Repubblica dell’Artsakh che è stato recentemente arrestato e detenuto illegalmente senza motivi sufficienti e solo per motivi politici. Tra gli altri, sono stati arrestati tre ex presidenti della repubblica, Arayik Harutyunyan, Bako Sahakyan e Arkadi Ghukasyan, e altri funzionari di alto rango, Davit Babayan, Levon Mnatsakanyan, Davit Ishkhanyan e Davit Manukyan. Molti altri armeni sono ancora detenuti illegalmente. Le informazioni estremamente limitate disponibili sulla salute e il benessere di queste persone sono allarmanti.Tutti loro sono stati detenuti in chiara violazione del diritto nazionale e internazionale, comprese la Convenzione delle Nazioni Unite e la Convenzione europea per la protezione dei diritti umani, alla quale ha aderito anche l’Azerbaigian. Le condizioni in cui sono detenute queste persone sono profondamente preoccupanti, inclusa la mancanza di una normale comunicazione con le loro famiglie, un monitoraggio regolare e indipendente delle loro condizioni e l’accesso consolare, e il rifiuto di accesso ad avvocati locali e internazionali.L’Azerbaigian deve rispettare gli standard giuridici internazionali e i diritti umani, da cui dipendono la pace e la stabilità in tutto il mondo.Ogni giorno è importante per la vita dei detenuti. Qualsiasi accordo di pace tra Armenia e Azerbaigian dovrebbe includere come condizione il loro rilascio.Chiediamo al presidente Ilham Aliyev di rilasciare immediatamente tutte le persone arrestate illegalmente.

(12) GIUSTIZIA AZERA – A Baku è stato istituito un “gruppo investigativo congiunto” in relazione all’arresto degli ex leader del Nagorno Karabakh. “Un gruppo investigativo congiunto è stato istituito presso l’ufficio del procuratore generale in relazione ai separatisti arrestati nella regione del Karabakh in Azerbaigian“, ha annunciato il procuratore generale dell’Azerbaigian Kyamran Aliyev. La formulazione di Aliyev non è molto chiara: si riferiscono solo agli ex leader dell’Artsakh o a tutti i prigionieri? Ma considerando che il gruppo è stato creato dopo l’arresto degli ex leader, probabilmente si tratta comunque di loro. “Il popolo dell’Azerbaigian sarà pienamente informato sullo svolgimento delle indagini e sui suoi risultati. Lo garantiremo. Dopo l’inchiesta il caso sarà trasferito al tribunale“, ha promesso Aliyev

(12) OSSERVATORI UE – L’Unione Europea aumenterà il numero degli osservatori in Armenia da 138 a 209. Lo ha annunciato l’Alto rappresentante dell’Unione europea per gli affari esteri e la politica di sicurezza, Josep Borrell. “Sapete che ora stiamo lavorando per rafforzare le nostre relazioni con l’Armenia. Vedo che l’Armenia sente i vantaggi di espandere la cooperazione con noi e siamo pronti a rispondere positivamente. Come primo passo verso l’espansione della cooperazione, oggi il Consiglio Affari Esteri ha deciso di aumentare la nostra missione civile in Armenia, aumentando la nostra presenza sul terreno da 138 a 209. Si tratta di un aumento importante nel numero delle missioni, nonché di un modo per aumentare la stabilità del confine internazionale dell’Armenia con l’Azerbaigian,” ha dichiarato Borell.

(10) PAPA FRANCESCO – Durante l’Angelus, papa Francesco ha espresso la sua gioia per la liberazione dei prigionieri armeni e azeri. “Ho una grande speranza per l’instaurazione della pace nel Caucaso meridionale con questo segnale positivo tra Armenia e Azerbaigian”, ha detto il Papa, incoraggiando le due nazioni e i loro leader a firmare un trattato di pace il prima possibile.

(9) AIUTI DALLA FRANCIA – La Francia stanzierà altri 15 milioni di euro in aiuti umanitari urgenti all’Armenia e agli sfollati dell’Artsakh. Lo si legge in un comunicato del ministero degli Esteri francese. Nel 2023 l’aiuto della Francia all’Armenia ammonta complessivamente a 27,5 milioni di euro

(9) ALIYEV SU NEGOZIATO – In un’intervista a Euronews il presidente dell’Azerbaigian ha ancora una volta accusato l’Armenia di aver ritardato il processo di pace. Allo stesso tempo Aliyev ha sottolineato che l’ottimismo nel raggiungimento della pace è aumentato e, secondo lui, non ci sono ostacoli più seri sulla strada per far avanzare il processo negoziale. “Durante i negoziati durati quasi tre anni, l’Armenia ha sempre voluto includere nell’accordo di pace la questione della minoranza armena nel Karabakh. Ma in cambio dovrebbe essere inclusa la questione del ritorno degli azeri espulsi dall’Armenia. E la parte armena è contraria“, ha osservato Aliyev, aggiungendo che se questo problema verrà risolto, non ci saranno più problemi. Il presidente dell’Azerbaigian ha aggiunto che Baku sta attualmente studiando le proposte della parte armena riguardo ad un possibile trattato di pace. Riferendosi agli eventi del 19 settembre, il presidente dell’Azerbaigian ha insistito ancora una volta sul fatto che nessuno ha costretto gli armeni del Nagorno-Karabakh ad andarsene e che, se vogliono ritornare, secondo Aliyev, dovrebbero richiedere la cittadinanza azera.

(8) CONDIZIONI PER UN ACCORDO DI PACE – Il presidente del Comitato permanente per le relazioni estere dell’Assemblea nazionale, Sargis Khandanyan, ha dichiarato che “l’Armenia firmerà un accordo di pace con l’Azerbaigian quando sarà sicura che sarà nell’interesse dell’Armenia e nell’interesse della pace e della stabilità regionale. Il principio del riconoscimento dell’integrità territoriale è fondamentale e insiste affinché l’Azerbaigian riaffermi il suo impegno verso tale principio“. Khandanyan in un briefing con i giornalisti presso l’Assemblea nazionale, ha così risposto alle dichiarazioni di alcuni oppositori secondo cui se verrà firmato un trattato di pace con l’Azerbaigian al più presto l’Armenia avrà problemi e nuove concessioni faranno, tenendo conto del fatto che l’Azerbaigian non ha riconosciuto pubblicamente l’integrità territoriale dell’Armenia in chilometri quadrati.
Secondo lui, se l’Azerbaigian continua ad essere distruttivo durante i negoziati, l’Armenia continuerà a sollecitare i partner internazionali e le parti che hanno espresso disponibilità e si sono assunte la responsabilità ad agire come mediatori nei negoziati per continuare la pressione sull’Azerbaigian.

(8) ASSEMBLEA NAZIONALE – I lavori del Parlamento della Repubblica dell’Artsakh non si sono fermati, si sono svolte sessioni, comprese commissioni plenarie e separate secondo quanto riferito dal deputato Davit Galstyan in una conversazione con la stampa. “Non c’è nulla di sorprendente in questo. Sì, l’Assemblea nazionale della Repubblica dell’Artsakh funziona, varie commissioni tengono sessioni. Per quanto riguarda l’edificio, si tratta principalmente dell’ufficio di rappresentanza della Repubblica dell’Artsakh“, ha detto, ma si è rifiutato di parlare dei temi all’ordine del giorno in termini di contenuto, raccomandando di contattare il servizio media dell’Assemblea nazionale dell’Artsakh.

(8) COMMENTI ALLA DICHIARAZIONE – Gli Stati Uniti hanno elogiato il primo ministro armeno Nikol Pashinyan e il presidente azerbaigiano Ilham Aliyev per i loro sforzi congiunti volti a gettare le basi per un futuro più pacifico e prospero nella regione dopo che i due paesi hanno annunciato un accordo di scambio di prigionieri.
L’UE accoglie con favore la dichiarazione congiunta di Armenia e Azerbaigian che annuncia il rilascio reciproco dei detenuti e altre misure miranti a rafforzare la fiducia secondo quanto ha affermato l’alto rappresentante dell’UE per gli affari esteri e la politica di sicurezza e vicepresidente della Commissione europea Josep Borrel.
La Russia accoglie con favore l’accordo sullo scambio di prigionieri tra Armenia e Azerbaigian. La Turchia ha ugualmente accolto con favore la dichiarazione congiunta.

(7) DICHIARAZIONE CONGIUNTA ARMENO-AZERA – L’ufficio del Primo Ministro della Repubblica d’Armenia e l’amministrazione del Presidente della Repubblica dell’Azerbaigian hanno rilasciato in serata una dichiarazione congiunta. Il testo informa che, per spirito umanitario, Baku rilascerà 32 militari armeni prigionieri di guerra mentre Yerevan rilascerà due soldati azeri processati e condannati per ingresso illegale nel territorio della repubblica e omicidio. Sempre in chiave di miglioramento delle relazioni fra i due Paesi, l’Armenia ritira la sua candidatura come sede ospitante di COP 29 a favore di Baku che si impegna a inserire l’Armenia nell’ufficio COP dell’Europa orientale. Qui il testo completo.

(7) ELEZIONI IN AZERBAIGIAN – Le elezioni presidenziali anticipate si terranno in Azerbaigian il 7 febbraio 2024. Il relativo decreto è stato firmato dal presidente Ilham Aliyev.

(6) CONDANNATO IL KILLER AZERO – Si è concluso il giudizio di appello contro il soldato azerbaigiano Huseyn Akhundov, accusato dell’omicidio di una guardia della fabbrica di rame-molibdeno di Zangezur e condannato a 20 anni di prigione in primo grado. Al killer (che si era vantato sui social di aver ucciso l’armeno dopo essere entrato nel territorio dell’Armenia) è stato comminato l’ergastolo.

(6) LA PAURA DI ALIYEV – Commentando l’ipotesi di un accordo di pace con l’Armenia, Ilham Aliyev ha osservato che Baku ha bisogno di garanzie che non ci saranno tentativi da parte di Yerevan di “vendicarsi” per il Nagorno Karabakh.

(6) NUOVE ARMI DA ISRAELE ALL’AZERBAIGIAN – L’Azerbaigian acquisterà i sistemi di difesa antiaerea “Barak MX” da Israele. Il prezzo della transazione è stimato in 1,2 miliardi di dollari. “Defence Industry Europe” ha scritto che a settembre che il “Barak MX” è stato mostrato in Azerbaigian, e questo porterà alla firma di un accordo per l’acquisto di quest’arma. Secondo il magazine, anche se il produttore dell’arma “Israel Aerospace Industries” (IAI) ha esitato sulla questione del test dell’arma in Azerbaigian, secondo il Ministero della Difesa dell’Azerbaigian, ciò è comunque avvenuto. Secondo la parte azera, sono stati testati diversi missili “Barak MX”.Il punto è che “Barak MX” può usare missili con una gittata di 35, 70 e 150 km contro bersagli aerei. Ogni lanciatore contiene 8 missili. L’arma può essere utilizzata sia in mare che a terra. Inoltre, la versione terrestre può essere stazionaria (non mobile), trainata o mobile (semovente). Gli obiettivi di questo sistema antiaereo possono essere caccia, elicotteri, missili da crociera e ottici, ATS, bombe aeree guidate. I sistemi della famiglia “Barak” (fulmine in ebraico) non sono una novità per le forze armate dell’Azerbaigian. Nel 2012 l’Azerbaigian ha firmato un contratto da 1,6 miliardi di dollari con la “IAI”, che avrebbe dovuto fornire l’ATS e i più recenti sistemi antiaerei. Nell’ambito di questo accordo, nel 2016, Israele ha consegnato il sistema “Barak 8” e i suoi missili. Secondo le informazioni, il lanciatore Barak 8 utilizzato dall’Azerbaigian è montato sul telaio del camion bielorusso MZKT-7301, cioè è un’arma mobile.

(6) UNIONE EUROPEA – L’Unione europea ha condannato l’operazione militare condotta dall’Azerbaigian nel Nagorno-Karabakh nel settembre 2023 e ha espresso rammarico per le vittime e per lo sfollamento di massa degli armeni del Karabakh. L’Alto rappresentante dell’UE per le relazioni estere e la politica di sicurezza, Josep Borrell, in risposta ad un’interrogazione scritta di uno dei deputati dell’UE ha dichiarato: “L’UE si sta mobilitando per fornire aiuti umanitari agli armeni del Karabakh. Nell’ottobre 2023 la Commissione Europea ha annunciato lo stanziamento di ulteriori aiuti umanitari per oltre 12 milioni di euro. L’UE invita l’Azerbaigian a proteggere e garantire i diritti degli armeni del Karabakh, compreso il diritto degli sfollati a tornare alle loro case. La proprietà e il patrimonio culturale degli armeni locali dovrebbero essere protetti. Dopo due missioni delle Nazioni Unite nel Nagorno-Karabakh, anche l’UE chiede di stabilire una presenza internazionale permanente lì“. Secondo Borrell, la cooperazione UE-Azerbaigian si basa sul rispetto dei diritti umani e dei valori dell’UE. Secondo l’attuale quadro finanziario pluriennale, gli aiuti annuali forniti all’Azerbaigian nel periodo 2021-2023 ammontano ad oggi a 15 milioni di euro. Questi fondi sostengono le priorità strategiche dell’UE in Azerbaigian, come il sostegno alla società civile, la transizione verso una “economia verde” e le riforme della governance. Ha anche aggiunto che, sebbene la cooperazione con l’Azerbaigian nel campo dell’energia contribuisca alla politica dell’UE di diversificazione degli approvvigionamenti energetici, le strutture dell’Unione continuano a osservare la situazione sul campo e hanno messo in guardia contro un ulteriore inasprimento della situazione, anche contro il territorio dell’Armenia. “L’obiettivo comune dell’UE resta l’instaurazione di una pace stabile tra Armenia e Azerbaigian“.
Il portavoce del ministero degli Esteri azerbaigiano Aykhan Hajizade ha accusato il capo della diplomazia dell’UE, Josep Borrell, di “una posizione evidentemente parziale” nei confronti dell’Azerbaigian.

(5) BAYRAMOV: CONDIZIONI PER UN ACCORDO – Il ministro degli Esteri dell’Azerbaigian, Bayramov, sostiene che che “si sono create le condizioni” per un accordo su un trattato di pace. Bayramov ha anche dichiarato che Baku è favorevole all’avvio dei negoziati sulla delimitazione del confine tra l’Azerbaigian e l’Armenia, che è considerata una delle direzioni della soluzione.

(5) DICHIARAZIONI LAVROV SU NEGOZIATI – A margine di un incontro con il collega azero Bayramov, il ministro degli Esteri della Russia Lavrov ha dichiarato che la piattaforma negoziale regionale “3+3” si sta già “prendendo corpo” e sta diventando sempre più promettente. “L’iniziativa del presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev, la cosiddetta piattaforma regionale “3+3” di tre Paesi del Caucaso meridionale e dei loro tre vicini, sta già prendendo forma. È un formato potenziale. Sarò felice di sentire le vostre valutazioni sugli ulteriori passi in questa direzione“, ha detto Lavrov rivolgendosi a Bayramov. Su iniziativa del format a sei nel 2020 hanno parlato i presidenti di Azerbaigian e Turchia, Ilham Aliyev e Recep Tayyip Erdoğan, in seguito è stato chiamato “3+3”. La Russia e l’Iran hanno accolto con favore l’idea, anche l’Armenia ha aderito al formato. La Georgia ha annunciato che non intende partecipare all’iniziativa. 2021 il 10 dicembre si è tenuta a Mosca la prima sessione della piattaforma di consultazione regionale a livello dei viceministri degli Esteri di cinque Paesi, due mesi fa è stato organizzato un incontro a Teheran con i titolari dei dicasteri.

(5) AIUTI DAGLI USA – 60 membri della camera alta e bassa del Congresso degli Stati Uniti hanno chiesto ai leader del Congresso di inviare sostegno per la sicurezza in Armenia e fornire ulteriori aiuti alle persone sfollate con la forza dal Nagorno Karabakh. I membri di entrambe le camere del Congresso chiedono 10 milioni di dollari in finanziamenti per la difesa per l’Armenia, oltre a mettere a disposizione dell’Armenia una parte del disegno di legge aggiuntivo per soddisfare le esigenze dei 120.000 armeni che sono stati sfollati con la forza dal Nagorno Karabakh dopo l’attacco dell’Azerbaigian e la pulizia etnica a settembre dal Karabakh. “Ora che il dittatore dell’Azerbaigian Ilham Aliyev ha trasformato la regione usando la forza militare, temiamo che abbia trovato il coraggio di farlo di nuovo. Siamo particolarmente preoccupati che l’Azerbaigian continui la sua aggressione occupando il territorio sovrano dell’Armenia“, si legge tra l’altro nella lettera.

(5) VANDALISMI AZERI A SHUSHI – Per distruggere la traccia storica armena nei territori occupati dell’Artsakh, l’Azerbaigian ha distrutto due cimiteri storici a Shushi utilizzando attrezzature speciali tra il 5 ottobre e il 3 novembre 2023 secondo quanto documentato dalle immagini satellitari di “monumentowatch.org”. La distruzione dei cimiteri è stata documentata dal Caucasus Heritage Watch a seguito dei dati ottenuti attraverso il monitoraggio satellitare. “Gli azeri, utilizzando attrezzature pesanti, hanno aperto una strada attraverso il cimitero storico di Shushi (Fig. 1), noto come il cimitero vicino alle porte di Yerevan“, si legge nella nota diramata dall’organizzazione. Questo era un cimitero armeno-russo, situato vicino alla sesta guardia di frontiera zarista. Secondo le iscrizioni, le lapidi risalgono al periodo 1843-1915, le lapidi precedenti appartenevano a russi e portavano iscrizioni russe. Le singole lapidi erano capolavori di architettura e arte. Erano monumenti in più parti alti fino a 3 metri, che un tempo erano coronati da una croce alata. Il Caucasus Heritage Centre ha confermato anche la distruzione di un altro vecchio cimitero a Shushi, a seguito della quale sono state rimosse le lapidi illustrate semidemolite dalla popolazione azera di Shushi durante gli anni sovietici.

(4) COLPITO MORTALMENTE SOLDATO ARMENO – Oggi, intorno alle 14,35, il soldato delle forze armate armene Gerasim Avetiki Arakelyan è stato colpito a morte da un cecchino dell’esercito azerbaigiano al confine di stato tra Armenia e Azerbaigian in direzione di Bazhrun, regione di Vayots Dzor della Repubblica di Armenia. Il ministero degli Affari esteri dell’Armenia ha così commentato l’accaduto: “Con l’attuazione di tali provocazioni al confine e con il continuo rifiuto delle offerte di vari attori internazionali di continuare i negoziati, la parte azera sta cercando di ritardare il processo di pace e di portarlo ad un vicolo cieco. Condanniamo fermamente queste azioni della parte azera volte a provocare una nuova escalation, ritardare il processo di pace e portarlo ad un vicolo cieco“, si legge nella dichiarazione.

(4) NUOVI NATI – Durante la settimana precedente, 54 bambini sono nati a Yerevan da famiglie di armeni sfollati con la forza dall’Artsakh (Nagorno Karabakh). Lo è stato riferito oggi durante la riunione del municipio di Yerevan. Questi neonati sono 29 maschi e 25 femmine.

(4) TRATTIVE DI PACE – L’Azerbaigian non ha ancora risposto alle ultime proposte dell’Armenia su un trattato di pace, ha detto lunedì ai giornalisti il ​​vice ministro degli Esteri Mnatsakan Safaryan. “Faremo un annuncio quando riceveremo una risposta”, ha detto Safaryan. Il 21 novembre l’Armenia ha trasmesso all’Azerbaigian le sue ultime proposte per la firma di un trattato di pace.

(4) ALTRO PROCESSO A BAKU CONTRO UN ARMENO – Oggi si è tenuta presso il tribunale azerbaigiano la prima udienza del caso contro il riservista armeno Gagik Voskanyan, catturato dall’Azerbaigian il 16 agosto scorso. Per Baku si è trattato di un tentativo (isolato…) di infiltrazione mentre Yerevan assume che il soldato si è allontanato volontariamente dalla sua postazione difensiva ed è finito in territorio nemico. Secondo l’agenzia azera APA, nel questionario personale di Gagik Voskanyan risulta che è nato nel 1983 a Yerevan, non è sposato, ha un’istruzione secondaria ed è registrato nel 17° distretto di Davtashen, Yerevan. La prossima sessione si terrà l’11 dicembre.

(3) FORNITURE MILITARI DALLA FRANCIA – Dall’analisi di un rapporto redatto a margine della legge di bilnacio dal Senato francese si evince che Parigi, come già anticipato tempo fa, ha in programma di fornire all’Armenia altri 26 veicoli corazzati “Bastion” che si aggiungono ai 24 già inviati. Secondo il rapporto, l’Armenia ha recentemente firmato un ordine per tre stazioni radar GM200 da Thales e sono in corso discussioni sulla fornitura dei sistemi missilistici antiaerei MISTRAL 3.Gli accordi sulla fornitura di armi sono stati raggiunti a Parigi nell’ottobre 2023 durante l’incontro tra il capo del dipartimento militare francese, Sebastien Lecorne, e il ministro della Difesa armeno, Suren Papikyan.

(1) PATRIMONIO ARMENO – L’ambasciata dell’Armenia in Svizzera, che è anche la missione permanente dell’Armenia presso l’ufficio delle Nazioni Unite a Ginevra, ha pubblicato il rapporto del relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti culturali sullo stato dei luoghi culturali e religiosi significativi nel Nagorno-Karabakh, ha informato First Channel News di Armenia. Nella comunicazione indirizzata all’Azerbaigian, il Relatore speciale delle Nazioni Unite sui diritti culturali ha espresso preoccupazione per “il modello in corso di distruzione e appropriazione di siti e oggetti armeni storicamente, culturalmente e religiosamente significativi, di reinterpretazione organizzata della storia del Nagorno-Karabakh per cancellare le tracce del presenza di armeni e di narrativa discriminatoria e di molestie nei confronti degli armeni nella regione, in violazione degli standard internazionali sui diritti umani e del diritto internazionale umanitario”.

(1) ATTACCO AZERO DI SETTEMBRE – Il ministro degli Esteri azerbaigiano Jeyhun Bayramov ha rilasciato una serie di dichiarazioni sconcertanti durante il suo incontro con il segretario generale dell’OSCE Helga Schmid a Skopje, la capitale della Macedonia del Nord. Bayramov ha attribuito la responsabilità dell’emigrazione dell’intera popolazione armena dal Nagorno Karabakh alle autorità dell’Armenia e del Nagorno Karabakh, riferiscono i media azeri. “L’Armenia e il regime separatista [del Nagorno Karabakh] sotto il suo controllo sono responsabili della partenza dei residenti armeni dall’Azerbaigian“, ha detto il ministro di quest’ultimo. Ma non viene menzionato il modo in cui la parte armena avrebbe tale responsabilità. Inoltre, il ministro azerbaigiano ha osservato che “la parte opposta [vale a dire l’Armenia] è stata informata, entro 24 ore, delle misure antiterrorismo attuate dal nostro paese nel settembre di quest’anno a causa del fallimento dell’Armenia nel ritirare le sue forze armate dai territori dell’Azerbaigian, contrariamente agli impegni assunti dall’Armenia”. Bayramov, riferendosi ai “rappresentanti delle organizzazioni internazionali”, ha assicurato che “in questo processo non è stata usata violenza contro i civili“. Probabilmente, secondo la sua logica, “la parte armena è responsabile” anche degli omicidi e delle sparizioni di civili armeni, tra cui donne e bambini.

Un’altra Lepanto neanche per sogno, ma almeno smettere di armare gli azeri? (Tempi, 1 dic, per abb.)

Armenia-Azerbaijan: negoziati in stallo, incontri al confine (Osservatorio Balcani Caucaso, 1 dic)

Genocidio Culturale Armeno in Artsakh/Nagorno Karabach (Stilum curiae, 4 dic)

Chi si ricorda dei profughi armeni del Nagorno Karabakh? (ACI Stampa, 4 dic)

Armenia: il voltafaccia dell’Italia (Tempi, 5 dic)

L’europarlamentare Castaldo avverte: l’Armenia è in pericolo (Assadakah, 5 dic)

Il Nagorno Karabakh tra ieri e oggi (Gariwo, 5 dic)

Il Viceministro Cirielli e l’Artsakh. Come promuovere la “causa azera” con una faccia di bronzo meglio di un Ministro di Baku. Contro la verità storica (Korazym, 5 dic)

L’Azerbaigian ha prodotto segretamente migliaia di proiettili per le forze armate ucraine (Avia pro, 5 dic)

Cosa resta del Nagorno Karabakh (Osservatorio Balcani Caucaso, 6 dic)

Le strade per una sofferta riconciliazione nel Caucaso (Osservatore romano, 6 dic, per abb.)

Un cambiamento geopolitico nel sud del Caucaso (East journal, 6 dic)

Sì di Baku e Yerevan alla pace, a due mesi dall’invasione del Nagorno-Karabakh (Euronews, 7 dic)

PERCHÈ LA CRISI DEL NAGORNO-KARABAKH È COLLEGATA ALLA GUERRA IN ISRAELE: GLI AZERI IRANIANI E LE PAURE DI TEHERAN (Iari, 7 dic)

Armenia e Azerbaijan avvieranno colloqui di pace (Il post, 8 dic)

Armenia Azerbaigian: partiti i colloqui di pace, ma non è detto che abbiano successo (Scenari economici, 9 dic)

I tentativi di pace fra Armenia e Azerbaigian dimostrano che ha vinto la guerra (Huffpost, 9 dic, per abb)

Passi avanti tra Azerbaigian e Armenia (Osservatore romano, 9 dic, per abb)

Soddisfazione del Vice Presidente del Consiglio e Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, On. Antonio Tajani, per l’intesa raggiunta tra Armenia e Azerbaigian (Esteri, 9 dic)

LA PACE NEL CAUCASO È ANCORA MOLTO LONTANA? (Notizie geopolitiche, 10 dic)

Armenia-Azerbaigian verso la normalizzazione delle relazioni. Dietro la mossa il difficile avvicinamento di Yerevan a Ue e Usa (Il fatto quotidiano, 10 dic)

Il Consiglio di sicurezza armeno: “Pronti a firmare il trattato di pace con l’Azerbaigian a dicembre” (Agenzia Nova, 10 dic)

CAUCASO. Segnali di distensione tra Armenia e Azerbaijan (AGC, 11 dic)

Il popolo dell’Artsakh riconquisterà la Libertà della sua Patria con il potere della Verità e della Giustizia (Korazym, 11 dic)

Armenia e Azerbaijan, a sorpresa una speranza di pace (Osservatorio Balcani Caucaso, 12 dic)

Azerbaigian: Ilham Aliyev sarà candidato alle presidenziali anticipate (Agenzia Nova, 12 dic)

Il difficile (ma possibile) accordo di pace tra Armenia e Azerbaijan (Linkiesta, 13 dic)

Armenia – Azerbaijan: si teme una nuova guerra nel Caucaso (Osservatorio diritti, 13 dic)

Il genocidiuccio degli Armeni in Artsakh non attira lo sguardo, non provoca popolarità (Korazym, 13 dic)

Azerbaijan: stessa repressione, nomi diversi (Osservatorio Balcani Caucaso, 13 dic)

La curiosa scelta di Baku per COP29 (Rivista energia, 14 dic)

Intervista al direttore Arsen Kharatyan sugli accordi tra Armenia e Azerbaigian. Cresce in Armenia il desiderio di ingresso nell’Unione europea (Radio radicale, 15 dic, audio)

Azerbaijan – Dice di volere la pace ma si arma e non ritira le truppe (Assadakah, 15 dic)

Nuovi assetti geopolitici nel Caucaso (Storia Verità, 16 dic)

Crisi nel Nagorno-Karabakh, Arvantis: “Rivedere relazioni con l’Azerbaigian” (Sardegnagol,17 dic)

Nagorno Karabakh, una storia di mediazioni (Osservatorio Balcani Caucaso, 20 dic)

La Russia aggiornerà la centrale nucleare di Metsamor in Armenia. Aumenta la dipendenza di Yerevan da Mosca (Scenari economici, 21 sic)

Giornalisti arrestati in Azerbaigian: l’Ue protesta per la violazione dei diritti umani. (Sardegnagol, 22 dic)

Baku, prossima capitale della COP29 (Brescia anticapitalista, 22 dic)

L’Armenia vorrebbe lasciare l’alleanza con la Russia, ma come? (Scenari economici, 23 dic)

I presepi vuoti del Nagorno-Karabakh. Il Natale da esuli fa male agli armeni (Avvenire, 23 dic)

La rimozione dell’Artsakh (manifesto, 26 dic)

Azerbaijan, il problema delle mine inesplose (Osservatorio Balcani Caucaso, 27 dic)

Iran. Ministro Esteri, sosteniamo integrità e la sovranità dell’Armenia (Sardegna report 24, 28 dic)

Lavrov, avvertimento mafioso all’Armenia: “Se si avvicina alla Nato rischia di perdere la sovranità” (Globalist, 28 dic)

Armenia, un Natale tra paura e solidarietà (Vatican news, 29 dic)


Tutti i prigionieri politici, i prigionieri di guerra e gli ostaggi detenuti illegalmente in Azerbaigian devono essere rilasciati immediatamente in conformità con il diritto internazionale come sottolineato dal rapporto del “Centro per la verità e la giustizia”.

 Il rapporto ricorda che l’Azerbaigian ha effettuato la pulizia etnica degli armeni dalla loro terra ancestrale attaccando il Nagorno Karabakh il 19 settembre. Nel giro di 10 giorni, più di 100mila armeni sono stati sfollati con la forza dal Nagorno Karabakh e hanno trovato rifugio in Armenia.

Durante le guerre del 2020 e del 2023 contro il Nagorno Karabakh, le autorità azere hanno catturato circa 200 civili e militari armeni.”Decine di persone rimangono illegalmente nelle carceri azerbaigiane, alcune sono in attesa di processo e altre sono state illegalmente condannate alla reclusione a lungo termine“, afferma il rapporto.

Il rapporto ricorda che secondo il procuratore generale dell’Azerbaigian, 300 ex leader del Nagorno Karabakh sono “sotto inchiesta” per presunti crimini di guerra commessi durante le guerre. Otto di questi leader sono stati arrestati, umiliati davanti alle telecamere e portati nelle carceri di Baku.

Riferendosi agli ostaggi, hanno ricordato che dal 2020 un numero imprecisato di civili armeni è stato catturato dall’Azerbaigian nel Nagorno Karabakh e nei suoi dintorni, nonché ai confini dell’Armenia.
Per quanto riguarda i prigionieri di guerra, secondo il rapporto, 36 prigionieri di guerra armeni si trovano ancora nelle carceri dell’Azerbaigian. Tuttavia, secondo la dichiarazione tripartita del 9 novembre 2020, tutti i prigionieri dovevano essere rilasciati. Il rapporto sottolinea che ora che entrambe le guerre sono finite, tutti i prigionieri di guerra devono essere rilasciati immediatamente in conformità con le Convenzioni di Ginevra. 

La maggior parte dei prigionieri di guerra sono stati catturati un mese dopo il cessate il fuoco ufficiale del 2020 nel territorio di Khtsaberd.
I prigionieri politici, i prigionieri di guerra e gli ostaggi, alcuni dei quali sono stati illegalmente condannati a lunghe pene detentive in Azerbaigian, dovrebbero essere rilasciati immediatamente in conformità con il diritto internazionale e almeno come misura di rafforzamento della fiducia affinché i negoziati in corso tra Armenia e Azerbaigian possano dare frutti. La comunità internazionale, in particolare gli Stati Uniti, la Russia e i mediatori dell’UE, così come altri, sono obbligati a sollecitare l’Azerbaigian a rilasciarli incondizionatamente e immediatamente“, afferma il documento nel quale tutti i prigionieri sono rappresentati per nome, comprese le persone che hanno ricoperto posizioni di leadership nel Nagorno Karabakh ovvero Arayik Harutyunyan, Bako Sahakyan, Davit Babayan, Arkadi Ghukasyan, Ruben Vardanyan, Davit Ishkhanyan, Davit Manukyan, Levon Mnatsakanyan, nonché i civili e militari catturati dagli azeri.

A questo link la lista dei prigionieri armeni accertati

Artak Beglaryan, ex ministro della Repubblica dell’Artsakh, ha evidenziato la situazione di parte della popolazione sfollata a seguito dell’attacco azero di settembre.

A seguito dell’ultimo episodio del genocidio del popolo dell’Artsakh, dell’aggressione di settembre e dell’esplosione del deposito di carburante, sono state uccise e ferite centinaia di persone che non hanno ricevuto alcuno status o sostegno finanziario, e tale tendenza non è visibile.

Innanzitutto, a seguito dell’aggressione avvenuta il 19-20 settembre, si sono registrate circa 230 vittime, di cui almeno 19 civili, tra cui 6 bambini. E a seguito dell’esplosione del deposito di carburante, secondo l’ultimo aggiornamento del ministero dell’Interno, sono morte circa 220 persone

Secondo l’ultima pubblicazione del comitato investigativo della Repubblica di Armenia, il numero dei dispersi a seguito dell’aggressione è di 42, di cui 12 civili, e il numero dei dispersi a seguito dell’esplosione, secondo la pubblicazione del Ministero della Salute Affari Interni, è intorno ai 50. Tutti i dati sono preliminari e approssimativi e dopo il completamento della ricerca del DNA, un elenco completo e ufficiale, sarà possibile indicare i numeri esatti.

Se la questione dello status dei militari uccisi, feriti e dispersi durante le operazioni di combattimento e delle garanzie sociali delle loro famiglie viene risolta attraverso il Fondo nazionale di assicurazione dei militari sulla base del quadro giuridico pertinente, i problemi delle persone che non beneficiano di questo fondo non vengono risolti. 

In particolare, i civili uccisi, feriti e dispersi a seguito dell’aggressione e le loro famiglie, così come tutte le persone uccise, ferite e disperse a seguito dell’esplosione (compresi i militari) e le loro famiglie non hanno ricevuto alcuno status o sostegno finanziario fino ad oggi. Sulla base dei numeri approssimativi sopra menzionati, il numero di tali persone morte è di circa 300, e mi sarà difficile presentare dei calcoli riguardo al numero dei feriti che hanno acquisito un gruppo di disabilità.

Le persone menzionate e le loro famiglie escluse dai programmi statali dovrebbero ricevere uno status chiaro e un sostegno finanziario non solo a causa dei loro gravi problemi sociali, ma soprattutto a causa del fallimento degli obblighi di sicurezza assunti dallo Stato (compresa la Repubblica di Armenia). Inoltre, è necessario indagare a fondo sulle circostanze dell’esplosione del deposito di carburante e discutere la possibilità di rendere beneficiari del Fondo nazionale di assicurazione dei militari i soldati che ne sono morti, poiché l’esplosione è avvenuta in un luogo militare, in un contesto di caos e panico causati dalle operazioni di guerra e dall’incapacità delle forze armate di gestire in sicurezza la struttura. (…)”

(30) GRUPPO DI LAVORO SU ARTSAKH – Eric Beglaryan, presidente della Camera degli avvocati della Repubblica d’Armenia, ha informato che con il sostegno della Camera degli avvocati della Repubblica dell’Artsakh, della Camera degli avvocati della Repubblica di Armenia e dell’Accademia degli avvocati della Repubblica di Armenia, è stato formato un gruppo di lavoro per discutere le questioni di interesse per gli armeni dell’Artsakh con il compito di studiare i problemi e fornire possibili soluzioni legali. Il gruppo comprenderà specialisti provenienti da diversi settori dell’Artsakh, RA, nonché dal campo del diritto internazionale.

(30) PRIGIONIERI – Secondo i dati ufficiali, in Azerbaigian sono attualmente detenuti 55 prigionieri armeni. Di questi 41 sono milutari, 8 sono politici e 6 sono civili. Ci sarebbero però altri 80 prigionieri armeni nelle carceri azere non confermati che farebbe salire il numero totale a 135. Lo ha dichiarato la specialista di diritto internazionale Siranush Sahakyan (nonchè rappresentante degli interessi dei prigionieri di guerra armeni presso la CEDU) che sta seguendo la vicenda dei prigionieri armeni. La stessa ha inoltre dichiarato che l’Azerbaigian non è pronto a scambiare due azeri condannati in Armenia con prigionieri armeni secondo il principio del “tutto per tutti”. Il primo ministro Nikol Pashinyan, rispondendo in diretta alle domande dei cittadini, aveva detto che Yerevan è pronta a scambiare gli azeri condannati in Armenia con prigionieri armeni. “Questo approccio non è accettabile per l’Azerbaigian. Se l’Azerbaigian avesse voluto sostituire 2 militari azeri con 55 persone o almeno 10 prigionieri di guerra, vi assicuro che l’accordo sarebbe stato concluso“, ha affermato la Sahakyan secondo la quale l’Azerbaigian accetterà eventualmente di scambiare 2 militari con 2 prigionieri di guerra armeni trattenendo gli altri per poter esercitare pressioni politiche sull’Armenia.

(30) MIRZOYAN INCONTRA SEGRETARIO NATO – Nell’ambito del 30° Forum ministeriale dell’OSCE a Skopje, il ministro degli Esteri dell’Armenia, Ararat Mirzoyan, ha avuto un incontro con il segretario generale della NATO e rappresentante speciale per il Caucaso e l’Asia centrale, Xavier Colomina Piris. Durante l’incontro sono state discusse le questioni relative alla sicurezza nel Caucaso meridionale.

(30) INCONTRO MIRZOYAN E LAVROV – I ministri degli Esteri di Armenia (Mirzoyan) e Russia (Lavrov) si sono incontrati nell’ambito della conferenza ministeriale degli Stati membri dell’OSCE a Skopje. Durante l’incontro sono state discusse le questioni attuali dell’agenda bilaterale, nonché come cooperazione su piattaforme internazionali e nel quadro delle associazioni generali di integrazione. Il Ministero degli Affari Esteri della Federazione Russa ha rilasciato una nota nella quale si dice che “la parte russa ha confermato la sua disponibilità a contribuire alla normalizzazione delle relazioni armeno-azerbaigian sulla base dell’accordo 2020-2022 tra i leader di Russia, Azerbaigian e Armenia. su una serie di accordi tripartiti previsti, inclusa la firma di un trattato di pace tra Yerevan e Baku“.

(30) TRATTATIVE CON GLI AZERI – Al momento il presidente dell’Artsakh, Samvel Shahramanyan, non sta conducendo alcuna trattativa con la controparte azera come invece dichiarato dall’ex ministro della Difesa Samvel Babayan. Lo ha afferamto il consigliere del presidente dell’Artsakh, Vladimir Grigoryan, in una conversazione con la stampa nel corso della quale ha sottolineato che non vi è nulla da nascondere e che se ci fosse una trattativa, lo staff del presidente dell’Artsakh rilascerebbe una dichiarazione corrispondente.

(30) DEMARCAZIONE CONFINE – Al confine tra Armenia e Azerbaigian (Ijevan e Qazax) ha avuto luogo una riunione della Commissione per la demarcazione del confine tra i due Stati. Le delegazioni sono state guidate dai rispettivi vice primi ministri. Nella stessa zona si è svolta l’ultima riunione delle commissioni, il 12 luglio. Inoltre, queste commissioni guidate dai vice primi ministri Mher Grigoryan e Shahin Mustafaev hanno tenuto altri tre incontri: il primo nel maggio 2022 in direzione dell’insediamento di Yeraskh al confine del Nakhichevan, il successivo a Mosca nell’agosto 2022 e a Bruxelles nel Novembre

(29) ANNUNCIATO INCONTRO VICE PRIMI MINISTRI – I vice primi ministri di Armenia e Azerbaigian Mher Grigoryan e Shahin Mustafaev si incontreranno domani, 30 novembre. L’incontro si svolgerà nelle sezioni Ijevan (ARM) e Qazax (AZE) del confine armeno-azerbaigiano come parte dei lavori delle commissioni statali sulle questioni relative alla demarcazione dei confini.

(28) NEGOZIATI DI PACE – L’accordo di pace tra Armenia e Azerbaigian potrà essere concluso entro i prossimi 15 giorni, se Baku mostrerà la volontà politica. Lo sostiene il portavoce della dell’Assemblea nazionale dell’Armenia, Alen Simonyan2, in una conversazione con i giornalisti. “Se lo si desidera, oggi è il 28 novembre, è possibile concludere l’accordo di pace entro i prossimi 15 giorni, se il governo dell’Azerbaigian mostrerà davvero la volontà politica. Si può dire che abbiamo raggiunto un accordo su quasi tutte le questioni fondamentali. Non voglio aggiungere ulteriori dettagli e quindi danneggiare il processo” ha dichiarato.

(28) STATI UNITI E TURCHIA – Gli Stati Uniti hanno chiesto alla Turchia di smettere di sostenere l’Azerbaigian nella questione del Karabakh. Lo ha affermato Omer Celik, portavoce del Partito turco per la giustizia e lo sviluppo. Secondo i mass media azeri, Celik, in particolare, ha affermato: “Chiunque ricatti la Turchia in materia di sicurezza, a noi non importa. La Turchia non sarà ricattata. Ogni volta inventano scuse sui caccia F-16, F-35. Gli Stati Uniti hanno chiesto alla Turchia di smettere di sostenere l’Azerbaigian nella questione del Karabakh. Quando l’Azerbaigian ha “liberato” il Karabakh, hanno ricattato la Turchia, chiarendo che il sostegno dell’Azerbaigian sarebbe stato un ostacolo all’invio dei suddetti aerei militari” ha detto.

(28) STATI UNITI E AZERBAIGIAN – “Vediamo una reale possibilità di raggiungere la pace tra Armenia e Azerbaigian!” ha dichiarato James O’Brien, sottosegretario di Stato per gli affari europei ed eurasiatici, rispondendo alle domande dei giornalisti. “Vediamo in ciò una reale opportunità a beneficio dell’intera regione. Ad esempio, se il commercio potesse passare dall’Asia centrale attraverso il territorio dell’Azerbaigian e dell’Armenia fino alla Turchia, ciò rappresenterebbe uno stimolo significativo per tutti i paesi che si trovano su quella rotta commerciale. E accogliamo con favore l’opportunità di farne parte. Inoltre, se si decidesse di raggiungere questo obiettivo con mezzi non pacifici, allora dovremo utilizzare tutti gli strumenti possibili per impedire la creazione di tale rotta commerciale” ha dichiarato O’Brien suscitando l’irritazione delle autorità azere.

(28) COLLOQUI BLINKEN – Il segretario di Stato americano Anthony Blinken ha discusso della possibilità di concludere un trattato di pace tra i due paesi con il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev e il primo ministro armeno Nikol Pashinyan. Lo afferma nelle dichiarazioni rilasciate dal capo del servizio stampa del Dipartimento di Stato, Matthew Miller.Secondo una delle dichiarazioni, Blinken “ha ringraziato il presidente Aliyev per il suo impegno per un accordo di pace forte e rappresentativo tra Azerbaigian e Armenia”. Il Segretario di Stato americano ha affermato che “il protrarsi del conflitto ha causato sofferenze sia all’Azerbaigian che all’Armenia”, e ha anche osservato che l’accordo di pace “è vantaggioso per tutti nella regione”. Inoltre, Blinken ha discusso con Aliyev delle relazioni bilaterali tra gli Stati Uniti e l’Azerbaigian, “ha preso atto delle ultime preoccupazioni” e ha fatto riferimento anche alle “possibilità di rafforzare la cooperazione”.
In un’altra dichiarazione, il capo del servizio stampa della politica estera degli Stati Uniti ha osservato che Blinken “ha discusso del sostegno degli Stati Uniti” nella sua conversazione con Pashinyan agli sforzi per raggiungere un accordo di pace. Allo stesso tempo, il Segretario di Stato ha annunciato “il sostegno alla sovranità e all’integrità territoriale dell’Armenia” e ha notato “gli sforzi per aumentare la cooperazione bilaterale con l’Armenia”.

(27) INSEGNANTI SCUOLA – Solo il 10% degli insegnanti del Nagorno Karabakh ha fatto domanda per il programma del governo dell’Armenia per lavorare nelle scuole. A seguito dei tragici eventi di settembre, anche un numero significativo di insegnanti è stato sfollato dal Nagorno Karabakh in Armenia; il problema riguardante gli studenti è stato complessivamente risolto (16.900 studenti sfollati dal Nagorno Karabakh studiano negli istituti scolastici pubblici), ma la questione degli insegnanti senza cattedra rimane seria.

(27) CSTO – L’Armenia è stata e rimane un alleato dell’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva. Lo dichiara alla stampa il segretario generale della CSTO, Imanghali Tasmaghambetov. “Secondo me è inutile trarre conclusioni drastiche da questa situazione, l’Armenia era e rimane nostra alleata. Questo dice tutto, penso. Per quanto è a conoscenza del segretariato della CSTO, i motivi dell’assenza della delegazione armena erano di natura tecnica. In ogni caso, questa è la decisione di uno Stato indipendente e sovrano, che non può essere influenzato da nessun altro Stato o organizzazione. La CSTO rispetta la decisione della Repubblica d’Armenia come membro a pieno titolo dell’organizzazione”, ha affermato. Ieri il rappresentante del Cremlino Dmitry Peskov ha affermato che la Federazione Russa spera che dopo qualche tempo l’Armenia riprenda la piena partecipazione all’Organizzazione del Trattato di Sicurezza Collettiva (CSTO).

(27) KHACHATRYAN IN APPELLO – È stato presentato ricorso contro la decisione della corte nel procedimento penale a carico Vagif Khachatryan, residente nell’Artsakh, accusato di “partecipazione al genocidio come parte delle forze armate armene illegali” nel villaggio di Meshali, nella regione di Ivanyan, nell’Artsakh oggi occupato. Lo riferisce il suo avvocato Radmila Abilova.”Ho visto Khachatryan il 24 novembre, non ha problemi di salute, gli ho spiegato tutti i suoi diritti”, ha detto Abilova. Ricordiamo che Khachatryan è stato condannato a 15 anni di carcere dal verdetto del tribunale militare di Baku. Dovrà trascorrere i primi 5 anni in prigione e il resto in una colonia di massima sicurezza.

(26) PROTEZIONE MONUMENTI – Il Ministero dell’Istruzione, della Scienza, della Cultura e dello Sport della epubblica di Armenia, insieme ai partner sfollati con la forza dal Nagorno Karabakh, ha compilato un elenco in inglese dei monumenti più importanti da presentare ai partner internazionali.

(25) ASSEMBLEA NAZIONALE ARTSAKH – I parlamentari che si sono trasferiti dall’Artsakh in Armenia a causa dell’aggressione scatenata dall’Azerbaigian intendono convocare una sessione straordinaria dell’Assemblea nazionale la prossima settimana. L’ordine del giorno della riunione e il giorno esatto in cui si terrà non sono ancora stati determinati. Sono in corso discussioni su questo argomento. Tutte le fazioni dell’Artsakh hanno fornito il consenso preliminare per partecipare alla sessione.

(25) MISSIONE UE IN ARMENIA – Dal 27 al 29 novembre arriveranno in Armenia la delegazione del Servizio europeo per l’azione esterna e i rappresentanti della Commissione europea. Durante la visita, le relazioni UE-Armenia saranno discusse in varie dimensioni, con l’obiettivo di considerare le possibili direzioni di approfondimento e rafforzamento delle relazioni UE-Armenia, nonché il modo in cui l’Armenia può sfruttare tutto il potenziale dell’accordo globale UE-Armenia e Accordo di partenariato esteso. Nell’ambito della visita, rappresentanti della Banca europea per la ricostruzione e lo sviluppo (BERS), della Banca europea per gli investimenti (BEI) e di Frontex, l’agenzia per la sicurezza delle frontiere esterne dell’Unione europea, si uniranno ai rappresentanti del Servizio per l’azione esterna dell’UE e della Commissione europea. La delegazione in arrivo incontrerà i rappresentanti di alto rango del governo della Repubblica d’Armenia, nonché i rappresentanti delle Nazioni Unite e delle organizzazioni della società civile. In concomitanza con la visita verrà annunciato il lancio della piattaforma di coordinamento degli investimenti tra l’Unione Europea e la Repubblica d’Armenia.

(24) AIUTI DALLA GERMANIA – La Germania ha annunciato 92 milioni di dollari di aiuti all’Armenia perchè il fatturato commerciale fra i due Paesi è triplicato negli ultimi tre anni. Gli aiuti si concentreranno sul rafforzamento dell’indipendenza energetica.

(24) DIRITTI DI PROPRIETA’ DEGLI ARMENI DELL’ARTSAKH – L’Armenia sta preparando un addendum alla quarta denuncia interstatale contro l’Azerbaigian presso la Corte Europea dei Diritti dell’Uomo sulla questione del ripristino dei diritti di proprietà delle persone sfollate con la forza dal Nagorno Karabakh. Lo ha riferito Hasmik Samvelyan, portavoce del rappresentante dell’Ufficio per gli affari giuridici internazionali dell’Armenia, precisando che la causa sarà depositata nei prossimi mesi, ma senza specificare una data precisa.
Da segnalare che Siranush Sahakyan, specialista in diritto internazionale, ha oggi dichiarato alla stampa armena che i diritti di beni immobili lasciati in Artsakh non saranno persi anche se i proprietari si registreranno a un diverso indirizzo in Armenia.

(24) INDAGINI SU GUERRA DEI 44 GIORNI – Presso l’Assemblea nazionale dell’Armenia si è svolta una sessione a porte chiuse della Commissione investigativa sulla guerra del 44 giorni del 2020. A tale udienza ha partecipato l’attuale presidente della repubblica dell’Artsakh, Samvel Shahramanyan, che all’epoca era ministro del patriottismo militare, della gioventù, dello sport e del turismo dell’Artsakh. Il presidente della Commissione, Andranik Kocharyan, aveva precedentemente dichiarato di avere ancora un mese fino alla scadenza dei suoi poteri e che intendeva invitare Samvel Shahramanian a rispondere alle domande. Il 16 novembre si è saputo che Shahramanyan aveva accettato l’offerta di Kocharyan di presentarsi al comitato investigativo dell’Assemblea e testimoniare al riguardo.

(23) RIUNIONE CSTO – A Minsk si è tenuto un incontro dei capi dei paesi CSTO. La parte armena non partecipa al vertice. All’inizio dei colloqui il presidente bielorusso Alexander Lukashenko ha notato che si è discusso della situazione nel Caucaso. Il ministro degli Esteri bielorusso ha annunciato che dopo il vertice il segretario generale della CSTO si recherà a Yerevan per trasmettere le decisioni adottate ai partner armeni e il portavoce del Ministero degli Esteri armeno ha informato che Erevan esaminerà la questione dell’adesione dell’Armenia ai documenti adottati nella sessione della CSTO.

(23) CASE IN ARTSAKH – Gli appartamenti e i monumenti culturali nel Nagorno Karabakh sono tutti protetti dalle forze speciali azere e le case sono sigillate e non entra nessuno secondo quanto riferisce Farid Shafiyev, presidente del Centro di analisi delle relazioni internazionali (Centro AIR) dell’Azerbaigian. “C’è una certa parte nella decisione della Corte internazionale di giustizia su questo tema. Questa è responsabilità dell’Azerbaigian. Dopodiché, è difficile dire come si svolgeranno fisicamente i processi. Lo capisco, come il governo di L’Azerbaigian ha già annunciato, annunceremo anche che a coloro [cioè agli armeni che hanno lasciato il Nagorno-Karabakh] che lo desiderano verrà dato tempo, in altre parole, ritorneranno coloro che vogliono ritornare completamente, o coloro che vogliono venire a prendere le loro cose, molto probabilmente verranno create le condizioni. In altre parole, l’Azerbaigian attuerà la decisione della corte, su questo il Ministero degli Affari Esteri della Repubblica dell’Azerbaigian ha già rilasciato una dichiarazione“, ha detto Shafiyev.

(23) EMIGRAZIONE DALL’ARMENIA – Secondo il premier Pashinyan la situazione degli sfollati dell’Artsakh in Armenia si è stabilizzata ed è cessato il flusso iniziale di emigrazione verso l’estero legato presumibilmente alla presenza di parenti degli sfollati in altri Stati.

(22) DICHIARAZIONE RUSSA – La rappresentante ufficiale del Ministero degli Esteri russo, Maria Zakharova, ha risposto alla dichiarazione di ieri del presidente dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev, secondo cui “la Francia sta preparando il terreno per scatenare nuove guerre nella nostra regione”. “Sapete, non siamo affatto sorpresi da una valutazione così netta da parte di Baku delle azioni della Francia. Pensiamo che sia a Baku che in molti altri posti fosse già stanco dell’appiccicosità di Parigi, che sta facendo tentativi infruttuosi di ripristinare il suo nome politico nel Caucaso meridionale“, ha detto Zakharova. “Purtroppo permangono i rischi di una ripetizione (delle operazioni militari, ndr) nel Caucaso meridionale. A questo proposito, la Russia lavora costantemente per trasformare la regione in una zona di stabilità, prosperità e sviluppo basata sugli interessi di tutti i paesi della regione e dei paesi vicini”, ha continuato il rappresentante ufficiale del Ministero degli Esteri russo sottolineando che gli obiettivi dei mediatori occidentali, in particolare della Francia, sono completamente diversi nel processo di risoluzione armeno-azerbaigiana e vogliono trasformare il Caucaso meridionale in una zona di confronto geopolitico.

(22) ARRESTATI GIORNALISTI A BAKU – Le autorità azere hanno perquisito la redazione della rivista investigativa AbzasMedia e ne hanno arrestato i due dirigenti. La testata aveva scritto della corruzione tra i funzionari, compresi quelli vicini al presidente dell’Azerbaigian, Ilham Aliyev. Le autorità hanno accusato Hasanli e Vagiggez di contrabbando di denaro. Rischiano fino a 12 anni di carcere.I giornalisti non hanno ammesso la loro colpevolezza e AbzasMedia ritiene che la vera ragione dell’arresto dei capi della testata siano le indagini sulla corruzione da loro condotte. Il Comitato internazionale per la protezione dei giornalisti e l’organizzazione per i diritti umani Amnesty International sono dello stesso parere e chiedono il rilascio dei giornalisti.

(21) BILANCIO AGGRESSIONE AZERA – Secondo l’ex Ministro di Stato, Artak Beglaryan, l’aggressione azera del 19 settembre ha provocato 230 vittime di cui almeno 19 civile (con 6 bambini). La successiva esplosione al deposito di carubrante è costata la vita a 220 persone. Risultano ancora molti dispersi: 42 (12 civili) per l’attacco azero e circa 50 per l’incidente al deposito.

(21) NAZIONI UNITE – I problemi degli sfollati dell’Artsakh sono stati presentati dal vice ministro della Giustizia dell’Armenia, Karen Karapetyan, a Fabian Salvioli, relatore speciale delle Nazioni Unite sulla promozione della verità, giustizia, riparazione e garanzie di non ripetizione, e a Brenda Vukovich, responsabile dell’Ufficio delle Nazioni Unite per i Diritti Umani. Nel corso dell’incontro è stato anche fatto riferimento anche all’adempimento degli obblighi internazionali assunti dall’Armenia, compreso il processo di esecuzione delle sentenze emesse contro l’Armenia dalla Corte europea dei diritti dell’uomo.

(21) NUOVI NATI – Oggi, nel Centro medico di Sevan (regione di Gegharkunik) è nato il sesto bambino originario dell’Artsakh. La piccola Ester, i cui genitori sono di Stepanakert, pesa 2,9 kg ed è alta 53 cm.

(21) NEGOZIATI – L’Azerbaigian è pronto per negoziati diretti con l’Armenia su base bilaterale per la rapida conclusione del trattato di pace. Lo ha annunciato il Ministero degli Affari Esteri dell’Azerbaigian. “Questa stagnazione nei negoziati di pace non contribuisce alla stabilità e alla prosperità della regione. Crediamo che i due paesi debbano decidere congiuntamente le loro future relazioni. L’Azerbaigian ha invitato l’Armenia ad un incontro al confine di stato, dove si discuterà del processo di pace“, si legge in una nota ufficiale.

(20) STABILE IL MILITARE FERITO – Il soldato armeno ferito il 18 novembre, intorno alle 09:50, da un colpo sparato dalle postazioni azere è stato sottoposto a intervento chirurgico. Le sue condizioni sono valutate stabili ed è sotto la supervisione del personale medico dell’ospedale.

(20) DICHIARAZIONI KLAAR – Il rappresentante speciale dell’Unione europea per la crisi nel Caucaso meridionale e in Georgia, Toivo Klaar, ha rilasciato un’intervista ad ‘Armenpress’ nel corso della quale ha sostenuto che la possibilità di ritorno dei residenti in Nagorno Karabakh sia una cosa molto importante, che prima di tutto dovrebbe essere garantito il loro diritto al ritorno e in secondo luogo, che vengano create le condizioni che forniscano un sufficiente senso di sicurezza e protezione. “Penso che sia importante che da un lato si abbia un contratto, che si abbia un testo che può essere o meno molto esaustivo nella sua formulazione. Tutto dipende da come Armenia e Azerbaigian decideranno e formuleranno il testo dell’accordo. Altrettanto importante è l’attuazione dell’accordo di pace finale, l’adempimento delle condizioni che ne seguiranno. E qui, ovviamente, dovremmo parlare dell’apertura delle comunicazioni, parlare della delimitazione del confine. Per me è molto importante anche garantire la distanza tra le forze lungo il confine, il vero senso di sicurezza che verrà dato ai residenti lungo il confine, ma anche su scala più ampia” ha tra l’altro dichiarato Klaar.
Ha inoltre sottolineato come qualsiasi strada o ferrovia che attraversi l’Armenia debba essere controllata dall’Armenia stessa e ha espresso pieno apprezzamento per il progetto “Crocevia della pace” proposto dalla leadership armena.

(19) UNESCO – L’UNESCO ha chiesto all’Azerbaigian di visitare l’Artsakh: Baku aveva proposto di far effettuare una missione partendo da Aghdam ma l’organizzazione internazionale ha rifiutato. Vuole solo visitare Stepanakert e dintorni e verificare la situazione del patrimonio culturale nella regione ora occupata dagli azeri.

(19) ARMI DALL’INDIA – Bharat Forge, uno dei principali produttori indiani di difesa, conferma la fornitura di obici semoventi all’avanguardia MArG 155 all’Armenia. Rafforzando la partnership strategica tra le nazioni, l’India emerge come un fornitore chiave di attrezzature per la difesa dell’Armenia. Ciò segna una pietra miliare nell’esportazione dell’India di tecnologia di difesa locale. Il MArG 155mm / 39 cal – BR, con mobilità e precisione eccezionali, rappresenta un salto di qualità nei sistemi di artiglieria.Questo recente acquisto si aggiunge a una serie di acquisti effettuati dall’Armenia dall’India a partire dal 2022, che includono il sistema missilistico terra-aria Akash di Bharat Dynamics Limited, obici ATAGS trainati da 155 mm, sistemi Zen Anti-Drone, granate da 30 mm e 40 mm, Proiettili calibro 7,62 mm, lanciarazzi multi-canna PINAKA, munizioni anticarro e munizioni.

(18) VIOLAZIONI AZERE – Oggi, intorno alle 09:50 (ora locale), un soldato dell’unità militare N del Ministero della Difesa della Repubblica di Armenia, E. H. ha ricevuto una ferita da arma da fuoco in seguito al colpo sparato dalle forze armate azere contro le postazioni difensive armen vicino a Paruyr Sevak (confine Armenia-Nakhijevan). Le condizioni di salute del militare sono valutate moderate, senza pericolo di vita al momento.

(18) ARMENIA SU PRONUNCIA CORTE INTERNAZIONALE – Il ministero degli AA.EE dell’Armenia ha accolto con favore la pronuncia della Corte Internazionale di Giustizia contro l’Azerbaigian.”La decisione della corte è significativa, perché nella storia della corte, un tale numero di misure temporanee non è mai stato applicato a nessun altro stato nell’ambito di un unico procedimento giudiziario. Ciò è indice dell’esistenza di una continua minaccia di danno irreparabile ai diritti degli armeni nel quadro della Convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, dovuto al comportamento adottato dall’Azerbaigian” si legge tra l’altro in una nota rilasciata dal ministero.

(18) CORTE INTERNAZIONALE DI GIUSTIZIA – La Corte internazionale di giustizia ha obbligato l’Azerbaigian a garantire il ritorno sicuro, senza ostacoli e rapido delle persone che hanno lasciato il Nagorno Karabakh dopo il 19 settembre 2023 e che desiderano tornare nel Nagorno Karabakh. L’Azerbaigian è obbligato a garantire che le persone rimaste nel Nagorno Karabakh dopo il 19 settembre 2023 e che desiderano partire possano farlo in modo sicuro, senza ostacoli e rapido. La Corte ha incaricato l’Azerbaigian di garantire che le persone rimaste nel Nagorno Karabakh dopo il 19 settembre 2023 o ritornate nel Nagorno Karabakh e che desiderano restare siano libere dall’uso della forza o dall’intimidazione. Secondo la decisione, la Repubblica dell’Azerbaigian, in conformità con i suoi obblighi ai sensi della Convenzione internazionale sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione razziale, proteggerà e conserverà i documenti e i registri di registrazione, identità e proprietà privata, accettandoli come base in la sua pratica amministrativa e legislativa.

(17) SENATO USA – Il Senato degli Stati Uniti ha approvato il disegno di legge S. 3000 “Armenia Protection Act del 2023” che è ora in attesa dell’approvazione della Camera. Questo disegno di legge revoca il diritto del Presidente degli Stati Uniti di sospendere la Sezione 907 del Freedom Support Act, che a sua volta proibirà gli aiuti militari all’Azerbaigian per un periodo di due anni. Il disegno di legge, tra le altre cose, consente di fornire all’Armenia finanziamenti militari esterni, comporta lo sviluppo di una strategia di sicurezza per la popolazione del Nagorno-Karabakh / Artskah e introduce sanzioni contro Baku “per le azioni del regime di Aliyev verso gli armeni.”

(16) ARMI DA INDIA – L’India fornirà all’Armenia 150.000 pezzi di granate da 30 e 40 mm. di produzione della Munitions India Ltd. Tale compagnia aveva già fornito cinque milioni di proiettili calibro 7,62.

(16) ISTITUZIONI ARTSAKH – Secondo il presidente dell’Assemblea nazionale dell’Armenia, Alen Simonyan, “preservare le istituzioni dell’Artsakh costituisce una diretta minaccia alla sicurezza dell’Armenia”. Secondo il parlamentare i problemi degli armeni del Nagorno Karabakh dovrebbero essere risolti dalla leadership dell’Armenia.

(16) VERTICE SALTATO – L’Azerbaigian si rifiuta di partecipare al meeting del 20 novembre a Washington tra ministri degli Esteri di Armenia e Azerbaigian. Gli azeri non hanno gradito le dichiarazioni dell’Assistente del Segretario di Stato USA per gli affari euroasiatici O’ Brien che ha affermato che non è prevista al momento alcuna modifica alla norma che vieta la vendita di armi a Baku.

(15) CONSIGLIO MONDIALE DELLE CHIESE – Dall’8 al 14 novembre si è tenuta ad Abuja (Nigeria) la riunione del comitato esecutivo del Consiglio ecumenico delle chiese (WCC). Il WCC (Consiglio mondiale delle chiese) chiede una risposta internazionale ai bisogni dei rifugiati del Nagorno Karabakh. Il popolo e le chiese armeni hanno urgentemente bisogno di “una generosa risposta internazionale ai bisogni umanitari dei rifugiati fuggiti dal Nagorno Karabakh, in particolare delle donne vulnerabili, dei bambini, degli anziani e delle persone con disabilità e di coloro che non hanno altri mezzi di sostegno“. Lo ha dichiarato il comitato esecutivo del Consiglio ecumenico delle chiese il 13 novembre durante il suo incontro ad Abuja, in Nigeria. L’organo di governo ha rilasciato una dichiarazione dopo aver esaminato il rapporto di una visita della delegazione del WCC in Armenia dal 18 al 22 settembre. La dichiarazione “esprime profonda solidarietà al popolo e alle chiese armeni, e in particolare a tutti coloro che sono fuggiti dalla loro antica patria nel Nagorno Karabakh, in seguito agli eventi traumatici del 19-20 settembre 2023“. Il WCC esprime anche profondo rammarico per il fatto che “negli anni successivi alla guerra del Nagorno Karabakh del 1992-1994, non è stato possibile trovare modi per garantire una pace sostenibile tra i popoli della regione”.

(14) BATTESIMI – Più di 140 armeni sfollati dall’Artsakh sono stati oggi battezzati in varie chiese di Masis (regione di Ararat, Armenia.

(13) ARMENIA E CSTO – Il premier armeno Pashinyan ha avuto una conversazione telefonica con il presidente bielorusso Lukashenko nel corso della quale gli ha comunicato che l’Armenia non parteciperà al prossimo vertice CSTO in programma a Minsk.

(13) ARMAMENTI DALLA FRANCIA – 20 veicoli blindati Bastion di fabbricazione francese sono stati sbarcati al porto georgiano di Poti per essere poi trasferiti in Armenia. Proteste azere.

(13) NUOVE ARMI ALL’AZERBAIGIAN– L’Azerbaigian ha concluso l’acquisto di sistemi di difesa aerei israeliani Barak MX per un valore di 1,2 miliardi di dollari.


(12) APPELLO SINDACO DI PARIGI – Il sindaco di Parigi, Anne Hidalgo, ha pubblicamente chiesto il rilascio dei 55 prigionieri armeni dell’Artsakh detenuti in Azerbaigian.

(9) INCONTRO PRESIDENTE – Il presidente della repubblica di Artsakh, Samvel Shahramanyan, ha incontrato oggi alcuni membri della organizzazione “Supporto per gli armeni dell’Artsakh”, NGO formata da sfollati.

(12 AMBASCIATORE IRAN – L’ambasciatore iraniano in Armenia, Mehdi Sobhani, ha sottolineato l’importanza di rispettare i diritti armeni in Artsakh. L’Azerbaigian ha bollato come “provocazioni” le parole del diplomatico.

(8) DICHIARAZIONE RUSSA – La soluzione tra Armenia e Azerbaigian sarà possibile solo quando le forze extraregionali smetteranno di interferire nel conflitto e i passi dell’Occidente non faranno altro che aggravare la situazion secondo quanto ha affermato il Segretario del Consiglio di sicurezza della Federazione Russa, Nikolai Patrushev, durante un incontro con i partner della CSI a Mosca. “Siamo interessati a stabilizzare la situazione nella regione del Caucaso meridionale, creando le condizioni per lo sviluppo della stabilità e rafforzando la fiducia reciproca e la cooperazione“, ha assicurato. A questo scopo, secondo Patrushev, la Russia sta costantemente adottando misure verso una regolamentazione globale delle relazioni armeno-azerbaigian, nell’interesse di concludere un trattato di pace tra questi paesi, delimitando i confini e aprendo le comunicazioni di trasporto.

“La pratica dimostra che ciò è possibile solo se non intervengono le potenze extraregionali. Le azioni dei paesi occidentali provocano il degrado della situazione nella regione e contribuiscono al mantenimento delle contraddizioni”, ha sottolineato.

(8) DIPARTIMENTO DI STATO USA – La pace tra Armenia e Azerbaigian rimane una priorità per gli Stati Uniti. Lo ha affermato Vedant Patel, il vice portavoce del Dipartimento di Stato americano, riferisce 1lurer.”Oltre a ciò che sta accadendo sulla scena internazionale, la pace tra questi due paesi rimane una priorità per noi, per il Segretario di Stato Blinken. Il Dipartimento di Stato continuerà ad occuparsi di questo problema”, ha affermato.

(8) ASSOLTO JALA HARUTYUNYAN – Il procedimento penale contro l’ex comandante dell’Esercito di difesa del Nagorno Karabakh, Jalal Harutyunyan si è concluso con un’assoluzione. L’accusa riguaradava l’episodio del contrattacco effettuato il 7 ottobre 2020 che costò la vita a molti soldati. Secondo il parere di 306 pagine della Commissione scientifica militare, 11 scienziati militari esperti hanno confermato all’unanimità che non c’era criminalità nel contrattacco di Harutyunyan, che ha agito in modo coscienzioso, vigile e competente durante il contrattacco. Peraltro, nonostante dal contenuto della suddetta perizia risulti che per le perdite causate dall’attacco del nemico alla divisione D-20 dell’unità militare Tsor in data 12 ottobre, la colpa di Harutyunyan sia apparentemente assente e la responsabilità di ciò sia interamente del comando della divisione D-20, la pubblica accusa penale a questo riguardo non è stata interrotta e su questo capo di imputazione il procedimento va avanti.

(7) CONDANNATO KHACHATRYAN – Vagif Khachatryan, l’armeno dell’Artsakh (Nagorno Karabakh), rapito dagli azeri mentre si stava recando in Armenia sotto protezione della Croce Rossa per sottoporsi a un intervento al cuore, è stato condannato dal tribunale penale di Baku. Accusato (falsamente) di aver partecipato ad attività durante la guerra degli anni Novanta, dovrà scontare 15 anni di galera. Uscirà dal carcere azero alla soglia degli 85 anni… Era accusato “di aver compiuto un genocidio”, di attività terroristica e possesso di armi: accuse farlocche, fossero state reali avrebbe avuto una pena ben più alta.
Gli standard legali internazionali e le garanzie relative ai diritti umani non sono stati rispettati in relazione a Vagif Khachatryan” ha dichiarato Anahi Manasyan, difensore diritti umani dell’Armenia che ha invitato le organizzazioni internazionali ad attivarsi per quanto del caso. Khachatryan si era dichiarato non colpevole e aveva chiesto alla corte l’assoluzione.

(7) ASSISTENZA SANITARIA – Più di 2.200 connazionali sfollati con la forza dal Nagorno Karabakh sono stati visitati gratuitamente presso le cliniche mobili. Il Centro Nazionale per le Malattie Infettive del Ministero della Salute della RA, con il finanziamento dell’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, ha condotto una ricerca tra gli sfollati con la forza dal Nagorno Karabakh per circa un mese, dal 2 ottobre al 1 novembre. Più di 2200 cittadini dell’Artsakh sono stati visitati gratuitamente nelle cliniche diagnostiche mobili del Centro nazionale per le malattie infettive del Ministero della Salute donate dalla Federazione Russa. Nell’équipe di personale medico che ha visitato quasi tutte le regioni dell’Armenia hanno lavorato un terapista, un pediatra, uno psicologo e un neurologo. Gli esami ecografici e la fluorografia sono stati effettuati in cliniche mobili. I cittadini hanno ricevuto consulenza medica gratuita.

(7) AIUTI AGLI SFOLLATI – Inizia oggi il processo di accettazione delle domande online per il programma di assistenza sociale “40.000+10.000 AMD”, previsto per novembre e nei mesi successivi. Secondo il ministro Narek Mkrtchyan, 92.525 persone sono state mandate a pagare dal Ministero degli Interni, di cui 5.358 hanno ricevuto 10.000 dram e 87.167 hanno ricevuto 10.000+40.000 dram ciascuna. Per quanto riguarda il sostegno una tantum di 100.000 dram, i pagamenti principali sono stati effettuati e hanno ricevuto questo sostegno 104.200 persone. Oggi sono stati effettuati gli ultimi trasferimenti.

(7) CONFERENZA AL PARLAMENTO EUROPEO – Si tiene oggi, su iniziativa di un deputato cipriota e del gruppo “Europei per l’Artsakh”, una conferenza al parlamento europeo dal titolo “I diritti degli armeni dell’Artsakh e dell’Unione europea”. Lo scopo della conferenza è discutere le modalità per superare la situazione creatasi nel 2020, gli eventi accaduti in Artsakh dopo la guerra dal punto di vista del diritto internazionale, dei diritti umani in generale, nonché di riflettere sul comportamento politico della comunità internazionale, in particolare delle forze coinvolte nel processo di negoziazione del conflitto, prestando particolare attenzione attenzione al ruolo politico dell’UE.

(6) PROCESSO KHACHATRYAN – Un’altra udienza nel caso di Vagif Khachatryan, accusato di “genocidio” e rapito dal ponte Hakari alla fine di luglio si tiene oggi presso il tribunale di Baku. Secondo l’agenzia azera APA, “si prevede che l’indagine del tribunale finirà oggi, dopodiché il pubblico ministero chiederà la punizione per gli imputati”. L’ultima udienza del tribunale è stata rinviata per l’assenza di uno dei “testimoni”.

(6) PENSIONI E BENEFICI– Attesa la decisione del 26 ottobre del governo dell’Armenia di prendere in carico gli sfollati dell’Artsakh, per legge hanno diritto alla pensione e ai benefici coloro la cui posizione soddisfa i requisiti stabiliti dalla legislazione della Repubblica d’Armenia. In altre parole, indipendentemente dalle circostanze in cui hanno ricevuto una pensione o un beneficio in Nagorno Karabakh, le persone sfollate con la forza dal Nagorno Karabakh acquisiranno il diritto a una pensione o un beneficio in Armenia secondo la procedura stabilita dalla legislazione della Repubblica dell’Armenia e a condizione che vi sia l’iscrizione all’indirizzo del luogo di residenza nella Repubblica di Armenia

(5) CITTADINANZA ARMENA – Dal 6 novembre, i nostri connazionali sfollati con la forza dal Nagorno Karabakh, a cui è stato concesso lo status di rifugiato con protezione temporanea, potranno presentare le loro domande per la cittadinanza della Repubblica Armena a Yerevan e nei capoluoghi regionali presso tutti gli uffici del Servizio Migrazione e Cittadinanza.

(5) NEGOZIATI DI PACE – Il ministro degli Esteri azerbaigiano Jeyhun Bayramov, durante la conferenza stampa congiunta tenutasi dopo l’incontro con il ministro degli Esteri tedesco Annalena Berbock a Baku, ha dichiarato che il processo di normalizzazione delle relazioni tra Armenia e Azerbaigian ha subito un rallentamento. “A causa dei passi non costruttivi e contraddittori dell’Armenia, il processo di risoluzione è rallentato“, ha affermato. Bayramov ha anche dichiarato che, nonostante ciò che ha detto, l’Azerbaigian ritiene necessario regolare i rapporti con l’Armenia. “I negoziati con l’Armenia continueranno quando Erevan accetterà le condizioni di Baku“, ha detto il ministro degli Esteri azerbaigiano.

(4) FORZA DI PACE – Le forze di pace russe hanno chiuso un altro posto di osservazione nel Nagorno-Karabakh, nella regione di Shushi. Secondo il bollettino pubblicato ieri sera dal Ministero della Difesa russo, dal 19 settembre sono stati chiusi 9 posti di osservazione e 16 posti di osservazione temporanei.”I lavori continuano con la partecipazione delle forze di pace russe per ripristinare la fornitura di elettricità“, si legge nel messaggio.Secondo il messaggio del Ministero della Difesa della Federazione Russa, la rotazione delle truppe di mantenimento della pace sta finendo, così come l’invio di armi ed equipaggiamento militare in Russia per le riparazioni programmate.

(4) DIOCESI DELL’ARTSAKH – La Sede Madre della chiesa apostolica armena ha deciso di preservare la diocesi di Artsakh. L’incontro del Consiglio Spirituale Supremo è stato presieduto da Karekin II, Catholicos di tutti gli Armeni.Il primo giorno dell’incontro, Artak Beglaryan, leader della diocesi dell’Artsakh ed ex ministro di Stato dell’Artsakh, ha presentato una relazione.Come ha affermato il leader della diocesi dell’Artsakh, il vescovo T. Vrtanes Abrahamian, lo scioglimento del filo dell’Artsakh non avverrà.”Sua Santità, con gioia di tutti noi, ha annunciato che la diocesi di Artsakh non verrà sciolta, ma verranno modificate alcune funzioni. Servirà al suo scopo. Ciò significherà che avremo nel cuore il sogno di tornare nuovamente nell’Artsakh”, ha affermato il leader della diocesi dell’Artsakh.

(3) PRIGIONIERO ARMENO – Madat Babayan, il 71enne armeno catturato dagli azeri durante l’attacco del 19 settembre è in carcere a Baku e gli è stata inflitta una temporanea pena di 4 mesi. è accusato di “terrorismo, acquisizione di armi illegali, organizzazione di gruppi armati” durante la guerra degli anni Novanta. Andrà a processo e sarà condannato.

(3) LEVON MNATSAKANYAN – Da molti giorni non si hanno più notizie del generale già ministro della Difesa della repubblica di Artsakh ed eroe nazionale. Mnatsakanyan fa parte del gruppo di autorità armene sequestrate dagli azeri e incarcerate in attesa di processi farsa alle quali verranno sottoposte dal regime di Aliyev. L’ultima volta che ha avuto contatti con la famiglia è stato un paio di settimane fa. Su alcuni canali Telegram si ipotizza la morte del generale per le percosse subite dagli aguzzini azeri.

(3) CURE MEDICHE – Un totale di 113 persone sfollate con la forza dall’Artsakh (Nagorno-Karabakh) in Armenia a seguito delle operazioni militari dell’Azerbaigian e dell’esplosione in Karabakh continuano a ricevere cure in vari centri medici in Armenia. Lo ha annunciato il viceministro della Sanità Artak Jumayan durante la conferenza stampa davanti al governo armeno. Ha aggiunto che 11 di loro sono in gravi condizioni, altri 3 sono in condizioni critiche, e altri 19 pazienti continuano il loro trattamento all’estero, e in tutti loro si osserva una dinamica positiva della loro condizione. Jumayan ha osservato che oltre 100 pazienti medici sfollati con la forza dal Karabakh all’Armenia sono stati dimessi dagli ospedali armeni nelle ultime settimane, ma continuano a essere sotto controllo medico e ambulatoriale.

(3) OCCUPAZIONE ARMENIA – Circa 200 chilometri quadrati dell’Armenia sono sotto il controllo dell’Azerbaigian. Lo ha affermato oggi il ministro degli Esteri Ararat Mirzoyan durante i dibattiti sul progetto di bilancio statale per il 2024 nel corso della riunione congiunta delle commissioni parlamentari permanenti dell’Assemblea nazionale armena.

(2) ALTRO CIVILE CATTURATO – Giunge oggi la notizia che un altro anziano civile armeno – l’ultra settantenne Madat Babayan – era stato catturato dagli azeri durante l’attacco del 19 settembre. È accusato di aver partecipato ad azioni terroristiche durante la guerra degli anni Novanta è in particolare al (controverso) massacro di Khojaly. Andrà ovviamente a “processo” e sarà ovviamente condannato.

(2) AIUTI DALLA GRECIA – La Grecia ha inviato aiuti umanitari all’Armenia per gli sfollati del Nagorno Karabakh. Ne ha parlato Evangelos Tournakis, Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario della Grecia presso Yerevan. Ha informato che oggi la parte greca ha assegnato al governo armeno quattro tonnellate di carico umanitario. A Yerevan è arrivato anche un gruppo di persone particolarmente specializzate, composto da psicologi e assistenti sociali, che forniranno supporto psicologico agli sfollati del Nagorno Karabakh che hanno sofferto a causa della crisi umanitaria.  “La Grecia sta al fianco dell’Armenia, come dimostrato ancora una volta oggi. Approfittando di questa opportunità, vorrei anche dire che la Grecia sostiene fortemente l’integrità territoriale e la sovranità dell’Armenia“, ha affermato l’Ambasciatore straordinario e plenipotenziario della Grecia in Armenia.  

(2) PRIGIONIERI ARMENI – Dopo le operazioni militari di settembre, è diventato chiaro che oltre alla leadership militare e politica dell’Artsakh, a Baku sono detenute anche altre persone militari e civili. Secondo il rapporto del comitato investigativo della RA, allo stato attuale delle indagini, ci sono dati sulla cattura di 16 persone: 6 militari e 10 civili. “La Repubblica dell’Azerbaigian ha confermato che sono in possesso solo di 9 delle 16 persone, e per quanto riguarda le altre si stanno intraprendendo le azioni appropriate“. Dopo il 19 settembre non ci sono stati contatti con Garegin Martirosyan, residente nel villaggio di Nerkin Sznek nell’Artsakh. I familiari hanno denunciato la scomparsa di quest’ultimo; Suo figlio, Karen, ha informato che suo padre lo aveva contattato dall’Azerbaigian il 9 ottobre e aveva detto che era in prigionia. Garegin non è solo lì, anche altre 3 persone dello stesso villaggio, Davit Allahverdyan, Gurgen Stepanyan e Melikset Pashayan, sono detenute nelle carceri di Baku.

(1) GEORGIA SU ACCORDI DI PACE – La Georgia ha affermato che rifiutarsi di partecipare ai negoziati “3+3” non significa uscire dai problemi regionali. Le autorità sperano addirittura che l’accordo di pace venga firmato a Tbilisi. Lo ha dichiarato Nikoloz Samkharadze, capo della commissione per le relazioni estere del parlamento georgiano, alla televisione pubblica georgiana.

(1) RIUNIONE PRESIDENTE – Il presaidente della repubblica di Artsakh, Samvel Shahramanyan, si è riunito presso l’hotel Marriot di Yerevan con i deputati dell’Assemblea nazionale di Stepanakert per discutere del futuro dell’Artsakh. La riunione è stata promossa dal Comitato per la salvaguardia della statualità dell’Artsakh.

(1) PROCESSO KHACHATRYAN – Nuova udienza oggi a Baku nel processo a carico di Vagif Khachatryan, accusato di “genocidio” e rapito dal ponte Hakari alla fine di luglio; presiede il giudice del tribunale militare di Baku Zeinal Aghayev. Secondo i media azeri, “le vittime parleranno” nella sessione odierna del tribunale.Vagif Khachaturyan viene processato in virtù del “procedimento penale avviato dalla procura dell’Azerbaigian il 22 dicembre 1991, nel villaggio di Meshali, nella regione di Khojaly, sui fatti di genocidio, deportazione di azeri, distruzione e danneggiamento di proprietà statali da parte di membri di gruppi illegali Gruppi armati armeni il 22 dicembre 1991”. Khachatryan nega le accuse avanzate da Baku. Si sono già svolte cinque udienze in tribunale, ma nessuna vittima ha sottolineato che Vagif Khachatryan è colpevole di averlo torturato.

(1) EUMA – La missione di osservazione dell’UE ha aperto un nuovo ufficio a Yeghegnadzor, informando che il numero di pattuglie attualmente raggiunge 1.000 per cento osservatori. Sottolineando che questa regione merita pace e stabilità durature, il capo della missione Markus Ritter ha espresso la speranza che insieme possano contribuire alla realizzazione di questo obiettivo.  Rispondendo alla domanda “Libertà” , Ritter ha informato che il Canada ha aderito alla missione dell’UE e che la questione dell’espansione sarà discussa a Bruxelles entro la fine dell’anno.Alla constatazione di “Freedom” che gli osservatori inviano il loro rapporto direttamente a Bruxelles e alla domanda se sia ancora possibile dire quale sia la situazione al confine in questo momento, Ritter ha risposto: “È pacifica, non c’è tensione al momento.”

Perché l’Armenia sta cercando una pace preventiva con l’Azerbaijan (L’inkiesta, 1 nov)

Mentre il mondo è distratto un’altra volta con lo sguardo altrove, di nuovo l’Azerbajgian non ha buone intenzioni (Korazym, 1 nov)

Chi se ne frega degli Armeni. Il buffetto europeo per la fine del Nagorno Karabakh e le armi israeliane (Nuova società, 1 nov)

Armeni, figli di un Dio minore? (L’incontro, 1 nov)

Altre guerre e tensioni nel mondo (Apiceuropa, 2 nov)

Il Nagorno invaso e già dimenticato, Quando il gas pesa più degli armeni (Avvenire, 2 nov)

Anche George Clooney scende in campo per chiedere la liberazione del leader armeno Ruben Vardanyan: “Temiamo per la sua salute” (Il fatto quotidiano, 2 nov)

Usa. Qualsiasi violazione sovranità e integrità territoriale dell’Armenia porterebbe a gravi conseguenze (Agenpress, 2 nov)

Gli Azeri come gli Armeni sono vittime del “pugno di ferro” del regime autocratico e corrotto dell’Assurdistan (Korazym, 2 nov)

L’Armenia vorrebbe avvicinarsi all’Occidente, ma è sempre più dipendente dalla Russia (Scenari economici, 2 nov)

Tbilisi Silk Road Forum: si incontrano Armenia e Azerbaijan (Osservatorio Balcani Caucaso, 3 nov)

Gli accordi del governo italiano con l’autocrazia azera sono una vergogna (Korazym, 3 nov)

La Chiesa Apostolica Armena ha deciso che la Diocesi di Artsakh continuerà a mantenere il suo status e ad agire (Korazym, 5 nov)

La guerra per la conquista azera dell’Artsakh. Il popolo armeno in ricerca della pace (Korazym, 5 nov)

“Crocevia della Pace”: l’ultimo esorcismo del Premier armeno (Sponda sud, 6 nov)

“Non parlare del male, non vedere il male, non sentire il male”… in modo selettivo (Korazym, 6 nov)

La Tragedia Armena. Lettera di un Monaco Scacciato dall’Artsakh. (Stilum curiae, 6 nov)

ARMENIA: SALVARE UN’ISOLA DI DEMOCRAZIA IN UN OCEANO DI AUTOCRAZIE NON È SOLO UNA QUESTIONE MORALE (Gariwo, 6 nov)

Non c’è libertà senza giustizia. Non c’è giustizia senza libertà (Korazym, 6 nov)

Verrà un giorno… (Korazym, 6 nov)

Il cittadino dell’Artsakh Khachatryan condannato a 15 anni al termine di un processo assurdo a Baku (Korazym, 7 nov)

L’Armenia comincia la cooperazione militare con gli USA. Lo storico alleato russo è sempre più lontano (Renovatio 21, 8 nov)

Oggi in Artsakh occupato l’autocrazia azera celebra con una parata militare il giorno della dissonanza cognitiva (Korazym, 8 nov)

Nagorno-Karabakh, bandiera azera e parata militare nella capitale (Bluewin, 8 nov)

Rappresentante presidente azero, “pace possibile solo con impegno serio Armenia” (Adnkronos, 8 nov)

Nagorno Karabakh, sopravvivere alla guerra (Osservatorio balcani e caucaso, 9 nov)

Sblocco dei collegamenti regionali con “Crocevie di Pace” e delimitazione dei confini fondamenta per la pace nel Caucaso meridionale (Korazym, 9 nov)

Aliyev glorifica la pulizia etnica degli armeni in Artsakh (Tempi, 12 nov)

Nagorno, ambasciatrice armena a Roma: “Parole Aliyev allontanano pace” (Adnkronos, 13 nov)

Aliyev con il “pugno di ferro” vuole dimostrare che non ha l’intenzione di lanciare nuovi attacchi militari e guerre contro l’Armenia? (Korazym, 13 nov)

Armenia, l’avamposto cristiano in pericolo (Evangelici.net, 14 nov)

L’Azerbajgian acquista un sistema missilistico da Israel e si arrabbia perché l’Armenia acquista veicoli militari dalla Francia (Korazym, 14 nov)

Romania: le comunità religiose tendono la mano ai rifugiati del Nagorno-Karabakh. Caritas Romania: colletta nazionale il 10 dicembre (Agenzia S.I.R., 15 nov)

Pasinyan esalta la crescita economica di Erevan e insiste sulla pace con Baku (AsiaNews, 15 nov)

Aliyev annuncia l’invio della quinta revisione del trattato di pace all’Armenia. Perché non accetta il progetto “Crocevie di Pace”? E falla finita! (Korazym, 15 nov)

Nagorno Karabakh: storia e fine dell’autoproclamata Repubblica dell’Artsakh (Osservatorio Diritti, 15 nov)

Mosca accusa l’Occidente per il rifiuto dell’Armenia di prendere parte al vertice sulla difesa a guida russa (Euractiv, 16 nov)

Forti dubbi che in Armenia c’è ancora fiducia nella Russia per la propria sicurezza (Korazym, 16 nov)

I cristiani armeni sfollati sono almeno 120.000: il mondo se ne è completamente dimenticato (Renovatio21, 17 nov)

Il Senato USA approva all’unanimità una legge sulla difesa dell’Armenia che vieta l’assistenza militare all’Azerbajgian (Korazym, 17 nov)

L’Azerbajgian continua a giocare col fuoco. Chi scherza col fuoco rischia di bruciarsi (Korazym, 18 nov)

ICJ. L’AZERBAIGIAN DEVE CONSENTIRE AGLI ARMENI FUGGITI DAL NAGORNO-KARABAKH DI TORNARE ALLE LORO CASE (Notizie geopolitiche, 19 nov)

Il Primo Ministro armeno Pashinyan: non si firma un trattato tra Armenia e Azerbajgian a causa della sfiducia reciproca (Korazym, 19 nov)

“L’altra guerra”, il Nagorno Karabakh (Il mondo, 20 nov)

Una sofferta riconciliazione nel Caucaso? Gli ultimi sviluppi tra Armenia e Azerbaigian (Il caffè geopolitico, 20 nov)

I “grandi” della terra, quando discutono su guerra e pace, dovrebbero ascoltare i bambini (Korazym, 20 nov)

Azerbaigian vs Francia: “Rischia di scatenare guerra nel Caucaso”/ Pesa fornitura di armi all’Armenia (Il sussidiario, 21 nov)

L’Azerbaigian ha accusato la Francia di preparare il terreno per una nuova guerra nel Caucaso meridionale (L’Antidiplomatico, 21 nov)

Aliyev considera difendere gli Armeni un’attacco all’Azerbajgian e un duro colpo alla pace nella regione. Gli sono saltati i nervi (Korazym, 21 nov)

In Azerbaijan due giornalisti sono stati arrestati dopo la pubblicazione di inchieste sulla corruzione di alcuni funzionari di governo (Il post, 21 nov)

L’Azerbaigian rifiuta i colloqui di pace con l’Armenia organizzati dagli USA (Scenari economici, 22 nov)

Con le armi all’Armenia si fomenta la guerra. J’accuse di Baku a Parigi (Formiche, 22 nov)

La nuova alleanza tra Erevan e Kiev (Asia news, 22 nov)

Nagorno Karabakh, un’altra memoria cancellata (Gariwo, 23 nov)

Nagorno Karabakh, l’esodo (Osservatorio Balcani Caucaso, 24 nov)

Nagorno Karabakh, la grande fuga (RSI, 24 nov, video)

Nagorno-Karabakh: l’ultimo Stato spazzato via dalla cartina d’Europa (TPI, 25 nov)

Reportage TPI – Azerbaigian: la dittatura invisibile (TPI, 25 nov)

L’asse Roma-Baku: all’Italia interessano solo gli affari con l’Azerbaigian (TPI, 25 nov)

Il ritorno degli Armeni nell’Artsakh/Nagorno-Karabakh attualmente non è realistico (Korazym, 25 nov)

Perché la vera pacificazione tra Azerbaigian e Armenia è ancora lontana (Lettera 43, 26 nov)

Le notizie dall’Assurdistan (Korazym, 26 nov)

Dopo il Nagorno-Karabakh è la volta dell’Armenia? (Oasis, 28 nov)

Gli sfollati con la forza dell’Artsakh temono che l’Azerbajgian non darà loro pace nemmeno in Armenia (Korazym, 28 nov)

Gli sforzi del popolo armeno per promuovere una cultura di pace nel rispetto dei diritti umani (In terris, 29 nov)

Le commissioni di delimitazione del confine tra Azerbajgian e Armenia hanno tenuto una riunione (Korazym, 30 nov)

Armeni. La persecuzione in Nagorno Karabakh (Doppiozero, 30 nov)

Il Ministero degli Esteri armeno ha annunciato l’espansione della cooperazione con la NATO (Avia pro, 30 nov)

L’Istituto Lemkin per la prevenzione del genocidio ha rilasciato una dichiarazione riguardante la missione delle Nazioni Unite nell’Artsakh svoltasi alcune settimane fa. La dichiarazione recita:

“L’Istituto Lemkin per la prevenzione del genocidio è deluso dai risultati della visita della missione delle Nazioni Unite nell’Artsakh (Nagorno Karabakh), avvenuta il 1° ottobre, dopo che l’intera popolazione armena dell’Artsakh era già fuggita a causa dello sfollamento forzato in seguito alla recente invasione dell’Azerbaigian. 
È difficile capire quale fosse lo scopo di tale missione e perché durante i nove mesi di blocco dell’invasione dell’Azerbaigian non ci siano mai state maggiori pressioni da parte dell’Azerbaigian per consentire la missione nell’Artsakh. 
L’Istituto Lemkin invita l’ONU a preparare una vera e propria missione nella Repubblica dell’Artsakh, che includerà membri di un team internazionale proveniente da paesi neutrali al conflitto, per condurre un’analisi approfondita della situazione attuale sul terreno. 

Per garantire i diritti degli armeni nell’Artsakh, l’ONU deve agire con professionalità, imparzialità e dedizione ai valori presentati nella Carta delle Nazioni Unite. Se l’ONU non prenderà sul serio il genocidio, sarebbe meglio non inviare alcuna missione nelle regioni sopravvissute al genocidio.
Secondo l’ONU, “la missione mirava a valutare la situazione sul terreno e identificare i bisogni umanitari sia di coloro che restano sia di coloro che si preparano a trasferirsi”. Nonostante l’obiettivo complesso di questa visita di missione, la valutazione e l’annuncio dei risultati sono stati completati in un giorno. 

Va notato che questa è stata la prima visita delle Nazioni Unite nella regione negli ultimi 30 anni.Prima di questa visita, le preoccupazioni riguardanti la costante insicurezza politica degli armeni nell’Artsakh e le minacce alla popolazione armena della regione erano state sollevate più volte negli organi delle Nazioni Unite. Si sono svolte due sessioni del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sul tema delle continue minacce agli armeni dell’Artsakh. In entrambi gli incontri, la maggioranza degli Stati membri del Consiglio di Sicurezza ha condannato le azioni dell’Azerbaigian, affermando che rappresentano una minaccia alla sicurezza e al benessere degli armeni nella regione e scoraggiano qualsiasi sforzo di pacificazione nella regione. 
Oltre a queste condanne, la Corte Internazionale di Giustizia in due distinte occasioni (22 febbraio e 6 luglio 2023) ha ordinato all’Azerbaigian di riaprire il Corridoio Lachin, la strada umanitaria che collega la Repubblica dell’Artsakh all’Armenia. Tutte le dichiarazioni e gli ordini della Corte penale internazionale sono stati ignorati dall’Azerbaigian.

L’Istituto Lemkin ha emesso diversi avvisi di bandiera rossa per l’Azerbaigian dopo il blocco del corridoio Lachin nel dicembre 2022, nonché un avviso di genocidio e avvisi SOS che indicano un rischio estremamente elevato di genocidio per gli armeni nell’Artsakh. 
Considerando la chiara conoscenza dei rappresentanti delle Nazioni Unite sulle minacce alla popolazione armena nell’Artsakh (dimostrata dalla convocazione di due sessioni del Consiglio di Sicurezza sull’argomento), è molto sorprendente per noi che la missione abbia visitato questa regione solo in ottobre 2023 dopo l’invasione azera e l’espulsione di oltre 100.000 armeni dall’ex Repubblica. 

Il fatto che il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev abbia donato un milione di dollari al ‘Programma per gli insediamenti umani’ delle Nazioni Unite il 30 settembre, appena un giorno prima dello spiegamento della missione nel Nagorno Karabakh, non fa altro che aumentare la nostra preoccupazione sull’integrità e sulla trasparenza della missione.

Esaminando la dichiarazione di intenti e l’azione, abbiamo riscontrato molti punti controversi. Innanzitutto, la missione ha raggiunto la regione solo dopo la fine dello spargimento di sangue e della migrazione degli armeni, ed è durata solo un giorno. La portavoce del segretario generale Antonio Guterres, Stephanie Dujarric, ha detto in un briefing che “hanno visto abbastanza“. Tuttavia, in un contesto di blocco totale seguito dall’invasione militare e dalla pulizia etnica, 24 ore da sole non sono certamente sufficienti per valutare adeguatamente la situazione sul terreno. 

In secondo luogo, le informazioni sul numero di armeni rimasti nell’Artsakh (da 50 a 1.000) contraddicono le cifre fornite dall’ex difensore civico dell’Artsakh Artak Beglaryan, il quale ha affermato che al momento nell’Artsakh non sono rimaste più di 40 persone. 

E in terzo luogo, per quanto riguarda il testo stesso della dichiarazione, l’ONU ha visitato alcune parti non specificate della città di Stepanakert, dove “non è stato arrecato alcun danno alle infrastrutture pubbliche civili, inclusi ospedali, scuole e strutture abitative, culturali e religiose“. 
Tuttavia, esistono prove fotografiche confermate della distruzione delle infrastrutture civili nella città di Stepanakert bombardata durante l’offensiva militare dell’Azerbaigian. Oltre a questo accesso limitato a Stepanakert, il team ha visitato la città di Aghdam, che era sotto il controllo azero e non popolata da armeni e quindi non importante per l’agenda, e il corridoio Lachin, che è stato esplorato dopo che l’intera popolazione è dovuta fuggire. 

È interessante notare che la missione delle Nazioni Unite non è riuscita a includere alcun rappresentante della missione armena nelle Nazioni Unite, e non ha visitato la regione di Syunik per parlare con i rifugiati armeni costretti a lasciare l’Artsakh. La dichiarazione di chiusura è troppo vaga e poco informativa.

Per quanto sopra, l’Istituto Lemkin ritiene che l’attività della missione non abbia avuto successo, poiché non è stato in grado di presentare o valutare con precisione la realtà della situazione nella Repubblica dell’Artsakh. Crediamo fermamente che intraprendere una “missione per il bene della missione” e fare una “dichiarazione per il bene della dichiarazione” non siano risposte adeguate a situazioni gravi e pericolose come quella avvenuta nel Caucaso meridionale. 

Mettiamo in dubbio la saggezza e l’integrità di questa missione. Principi operativi e valutazioni vaghi della missione delle Nazioni Unite, privi di obiettivi specifici, metodologia o raccomandazioni, rappresentano un serio rischio di minare la fiducia che la comunità internazionale collettivamente ripone nel lavoro delle Nazioni Unite.

L’Istituto Lemkin invita l’ONU a preparare una vera e propria missione nella Repubblica dell’Artsakh, che includa membri di un team internazionale proveniente da paesi neutrali al conflitto, per condurre un’analisi approfondita della situazione attuale sul terreno. Questa realtà, che è il risultato di un conflitto trentennale, non può essere valutata in un giorno. Per garantire i diritti degli armeni nell’Artsakh, l’ONU deve agire con professionalità, imparzialità e dedizione ai valori presentati nella Carta delle Nazioni Unite”.

L’ex ombudsman dell’Armenia, Arman Tatoyan, in un incontro con i giornalisti ha illustrato la dinamica dell’attacco azero del 19 settembre che lungi dall’essere una “operazione antiterrorismo” come l’aveva definita il regime di Aliyev si è invece dimostrata un attacco deliberato alla popolazione civile con lo scopo preciso di farla fuggire e abbandonare l’Artsakh.

Tatotyan ha detto che le  autorità dell’Azerbaigian si sono preparate dettagliatamente all’aggressione contro il Nagorno Karabakh.
Uno degli obiettivi dell’attacco era separare le aree popolate dell’Artsakh: Martakert, Askeran, Martuni e Stepanakert. Allo stesso tempo, la popolazione civile veniva continuamente bombardata. Inoltre, per aumentare il panico tra la popolazione, è stato interrotto il collegamento tra l’esercito e gli insediamenti. In molti casi, la popolazione non sapeva cosa stesse accadendo e le persone sono fuggite precipitosamente dalle proprie abitazioni.

L’attacco è iniziato nel pomeriggio, quando bambini e studenti erano in classe, le famiglie erano separate, i genitori non sapevano dove fossero i loro figli. Anche questo è stato un atto deliberato per causare ulteriori sofferenze e aumentare lo stato di caos, ha sottolineato Tatoyan, mostrando quanto sopra menzionato sulla mappa. “L’attacco a Martakert è avvenuto da quattro lati. Le strade e le comunicazioni sono state interrotte“, ha elencato Tatoyan.

Le mappe mostrano chiaramente il movimento delle forze azere e le rotte di movimento della popolazione armena in fuga. Tatoyan ha definito le assicurazioni di Baku sulla “migrazione volontaria” degli armeni dell’Artsakh come il massimo del cinismo. Se qualcuno non è riuscito a scappare, è stato ucciso o catturato, ci sono casi di uccisione di civili a Getavan, ha sottolineato Tatoyan. 
Secondo lui, la popolazione aveva da mezz’ora a un’ora per fuggire, e il quadro generale mostra che le truppe azere hanno semplicemente spinto la popolazione in un angolo e “sono uscite” dall’area. “Di che tipo di uscita volontaria possiamo parlare in tali condizioni?”, ha domandato Tatoyan. La situazione era simile a Martuni e Askeran.

Tutti ricordano le terribili immagini della folla di rifugiati all’aeroporto“, ricorda Tatoyan. Nel villaggio di Sarnaghbyur, in questa regione, sono stati uccisi 5 civili, tre dei quali erano bambini, due dei quali appartenenti alla stessa famiglia. I bambini sono stati uccisi a scuola, ha sottolineato Tatoyan.
L’isolamento di Stepanakert era di importanza strategica per recidere il collegamento con altre regioni, in modo che le autorità dell’Artsakh venissero private dell’opportunità di gestirsi e difendersi, ha detto Tatoyan.

 Gli azeri sono riusciti a entrare in una zona remota della capitale dell’Artsakh, motivo per cui sono state segnalate sparatorie a Stepanakert. 
I residenti del distretto di Krkzhan non sono riusciti a raggiungere le loro case nel pomeriggio del 19 ottobre e sono dovuti tornare al centro. Gli azeri hanno anche preso il controllo della stazione di filtraggio dell’acqua. 
Ci hanno portato i campioni di quest’acqua “potabile”. Guarda com’è torbida l’acqua. Ciò dimostra anche l’attività criminale degli azeri. Questo è esattamente quello che fanno quando diventano aggressivi, cercano di privare la popolazione dell’acqua. Uno degli obiettivi è causare quanti più danni possibili e provocare il panico“, ha osservato Tatoyan. 

Secondo lui, gli azeri hanno chiuso tutte le uscite di Stepanakert in modo che nessuno potesse uscire. Ha citato il caso in cui, il 19, un nonno con due generi, non sapendo della situazione, è andato fuori città per andare a prendere suo nipote. Gli azeri hanno sparato alla macchina. Il vecchio è morto. “E come possiamo parlare di assenza di pulizia etnica in tali condizioni? Al contrario, sono stati presi di mira oggetti civili, l’incidente con la scuola lo dimostra“, ha detto Tatoyan.

Il premier armeno Nikol Pashinyan ha visitato oggi il parlamento europeo dove ha tenuto un discorso di circa 40 minuti. Abbiamo estrapolato alcune parti che si riferiscono più specificatamente al Nagorno Karabakh-Artsakh.

(…)
Il governo e il popolo della Repubblica d’Armenia hanno unito gli sforzi per risolvere il problema dell’accoglienza degli oltre 100.000 armeni vittime della pulizia etnica nel Nagorno Karabakh, e devo constatare che lo abbiamo fatto con dignità, al punto che i partner della comunità internazionale ammettono di non aver mai visto un caso in cui 100mila rifugiati entrano in un Paese in una settimana e quel Paese può accoglierli tutti senza creare campi profughi e tendopoli.
Siamo riusciti a farlo grazie al popolo armeno e alla democrazia. Persone, perché a volte le persone non aspettavano nemmeno di vedere cosa avrebbe fatto il governo. Sono stati loro a fornire agli sfollati beni essenziali e persino ripari temporanei. Molti semplicemente li hanno ospitati nelle loro case.

Con le decisioni già prese ed entrate in vigore oggi, dovremo stanziare circa 100 milioni di dollari per sostenere le persone sfollate con la forza dal Nagorno Karabakh. E abbiamo bisogno di assistenza internazionale, anche sotto forma di sostegno al bilancio. Ritengo necessario sottolineare che abbiamo creato un meccanismo per sostenere gli sfollati forzati in cui i fondi loro assegnati non vengono trasferiti in contanti, vale a dire che l’assegnazione dei fondi è trasparente, verificabile e tracciabile e il meccanismo continuerà a operare in questo modo.
E siamo grati ai nostri partner internazionali, l’UE e gli Stati membri, che hanno già stanziato e/o continueranno a stanziare fondi volti a superare la crisi umanitaria causata dallo sfollamento forzato degli armeni del Nagorno Karabakh.

È triste, estremamente triste, che nonostante centinaia di allarmi, decisioni della Corte internazionale di giustizia, risoluzioni del Parlamento europeo, dell’APCE e dei parlamenti dei singoli Paesi, appelli degli organi esecutivi, della comunità internazionale, non siamo stati tutti in grado di impedire la pulizia etnica degli armeni nel Nagorno Karabakh.

Il governo armeno e il Parlamento europeo hanno ripetutamente messo in guardia sull’imminente pulizia etnica nel Nagorno-Karabakh, il governo armeno ha inviato numerosi appelli alle Nazioni Unite, all’OSCE e all’UE affinché inviassero una squadra di accertamento dei fatti nel corridoio Lachin illegalmente bloccato e nel Nagorno Karabakh, ma nessuna organizzazione ha preso una decisione rilevante. Abbiamo avviato tre discussioni sulla questione nel Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ma le discussioni non hanno avuto risultati pratici e qui il Nagorno Karabakh è già spopolato. Nelle condizioni di inattività delle forze di pace russe, più di 100mila armeni hanno lasciato le loro case e la loro patria nel Nagorno Karabakh nel giro di una settimana, altri 20mila sono stati costretti ad abbandonare il Nagorno Karabakh subito dopo la guerra dei 44 giorni, e una parte non hanno avuto la possibilità di tornare nel Nagorno Karabakh a causa del blocco illegale del Corridoio Lachin, iniziato nel dicembre 2022.

E oggi alcuni fingono di non capire perché gli armeni del Nagorno Karabakh abbiano abbandonato in massa le loro case. Questo è di per sé cinismo, perché la risposta è più che chiara. L’Azerbaigian ha chiaramente e inequivocabilmente dimostrato la sua decisione di rendere impossibile la vita degli armeni nel Nagorno Karabakh.

Dal dicembre 2022, durante il periodo del blocco illegale del Corridoio Lachin, gli armeni del Nagorno Karabakh sono stati privati ​​delle forniture esterne di gas, elettricità, carburante, cibo, alimenti per bambini, medicine, beni igienici e altri beni essenziali, mentre i civili impegnati in lavori agricoli sono stati presi di mira dalle forze armate azere.
Dal dicembre 2022, abbiamo allertato decine di volte sul piano dell’Azerbaigian: chiudere il corridoio Lachin, affamare le persone, aumentare la pressione militare, informativa e psicologica, quindi aprire il corridoio Lachin, costringendo tutti gli armeni ad andarsene.

Abbiamo parlato di uno scenario del genere a gennaio, febbraio, marzo, aprile, maggio, giugno, luglio, agosto del 2023, ne abbiamo parlato ad alta voce e pubblicamente. E non accetto i volti sorpresi di alcuni funzionari internazionali per lo spopolamento del Nagorno Karabakh avvenuto a settembre. Allo stesso tempo, devo ringraziare il Parlamento europeo per aver chiamato con il suo nome ciò che è accaduto nel Nagorno Karabakh. Ciò è importante in termini di protezione dei diritti futuri delle persone che sono state private della loro patria.

Nonostante tutte le guerre, le complicazioni e le crisi, sono venuto al Parlamento europeo con il seguente messaggio principale. La nostra regione, il Caucaso meridionale, ha bisogno di pace, cioè di uno stato in cui tutti i paesi della regione vivono con frontiere aperte, sono collegati da legami economici, politici e culturali attivi, con esperienza accumulata e tradizione nel risolvere tutte le questioni diplomaticamente e attraverso dialogo. Voglio sottolineare in particolare che non opponiamo in alcun modo le nostre idee sulla pace agli interessi della nostra regione, perché il nostro Paese può essere pacifico se la regione è pacifica. E considero il sostegno alla costruzione della pace il mio principale impegno politico.

Non è facile assumere un simile impegno, considerato il lungo conflitto con l’Azerbaigian, le numerose vittime, i dispersi, i prigionieri, la sofferenza e la disperazione.

Ma è possibile la pace e, se sì, come? All’inizio di ottobre, prima dell’incontro della Comunità Politica Europea a Granada, abbiamo avuto una seria opportunità di dare una svolta al processo di pace, ma il Presidente dell’Azerbaigian, purtroppo, ha rifiutato di partecipare all’incontro della Comunità Politica Europea e accettare una dichiarazione congiunta con il Presidente del Consiglio europeo, il Presidente della Francia, il Cancelliere tedesco e me, che dovrebbe esprimere i principi per stabilire la pace e le relazioni tra Armenia e Azerbaigian. Tali principi e contenuti non sono affatto nuovi e sono stati formati sulla base dei risultati dell’incontro quadrilatero tenutosi a Praga il 6 ottobre 2022, al quale abbiamo partecipato il Presidente della Francia, il Presidente del Consiglio europeo, il Presidente dell’Azerbaigian e io.

Tali principi sono stati ulteriormente concretizzati nel 2023, durante gli incontri a Bruxelles tra il presidente del Consiglio europeo, il presidente dell’Azerbaigian e me, e ci sono dichiarazioni pubbliche su tali principi.

Il primo dei principi è espresso nella Dichiarazione Quadripartita di Granada come segue. Cito: “Rimangono impegnati in tutti gli sforzi diretti alla normalizzazione delle relazioni tra Armenia e Azerbaigian, basate sul riconoscimento reciproco della sovranità, dell’inviolabilità dei confini e dell’integrità territoriale dell’Armenia (29.800 km2) e dell’Azerbaigian (86.600 km2), come menzionato nel Dichiarazioni del presidente Michel del 14 maggio e del 15 luglio 2023. Hanno chiesto il rigoroso rispetto del principio di non uso della forza e di minaccia dell’uso della forza.” Fine della citazione.

Questo stesso principio è espresso come segue nella dichiarazione del presidente del Consiglio europeo Charles Michel in seguito all’incontro tripartito tenutosi a Bruxelles il 14 maggio con la partecipazione del presidente del Consiglio europeo, del presidente dell’Azerbaigian e del sottoscritto. Quoto. “I leader (si tratta del presidente dell’Azerbaigian e del sottoscritto) hanno confermato il loro inequivocabile impegno nei confronti della Dichiarazione di Almaty del 1991 e della rispettiva integrità territoriale dell’Armenia (29.800 km2) e dell’Azerbaigian (86.600 km2)“. Fine della citazione.

Cari partecipanti, ciò che dovete sapere in più su questo problema è quanto segue. 
A seguito di questi accordi, ho riaffermato più volte che la Repubblica dell’Armenia riconosce l’integrità territoriale di 86.600 chilometri quadrati dell’Azerbaigian, ma il Presidente dell’Azerbaigian non ha mai fatto tale dichiarazione. 
Recentemente ha annunciato di riconoscere l’integrità territoriale dell’Armenia, ma non ha menzionato 29mila 800 km2, il che fa temere che stia deliberatamente lasciando ambiguità per avanzare rivendicazioni territoriali contro l’Armenia. 
L’accordo sul riconoscimento dell’integrità territoriale con numeri esatti è stato raggiunto proprio affinché né l’Armenia né l’Azerbaijan lascino ambiguità nel riconoscere l’integrità territoriale dell’altro, ad esempio affermando che una parte del territorio di un dato Paese non gli appartiene effettivamente.

Il successivo principio di pace e normalizzazione delle relazioni tra Armenia e Azerbaigian è espresso nella Dichiarazione di Granada come segue. Cito: “Hanno sottolineato l’urgente necessità di lavorare verso la delimitazione dei confini sulla base delle più recenti mappe dello Stato Maggiore dell’URSS fornite alle parti, che dovrebbero anche costituire una base per il distanziamento delle forze e per finalizzare il trattato di pace e affrontare tutte le questioni umanitarie.” 

Questo principio è stato espresso dal presidente del Consiglio europeo Charles Michel nella sua dichiarazione dopo l’incontro tripartito tenutosi a Bruxelles il 15 luglio con la partecipazione del presidente del Consiglio europeo, del presidente dell’Azerbaigian e del sottoscritto. Cito: ” Entrambi i leader (si tratta ancora una volta del presidente azerbaigiano e di me) hanno riconfermato il loro inequivocabile impegno nei confronti della Dichiarazione di Almaty del 1991 come quadro politico per la delimitazione“.

Questo stesso principio è stato registrato sulla base dei risultati della riunione del quadrilatero tenutasi a Praga il 6 ottobre 2022 come segue. Cito: “Armenia e Azerbaigian hanno confermato il loro impegno nei confronti della Carta delle Nazioni Unite e della Dichiarazione di Alma-Ata del 1991, attraverso la quale entrambe le parti riconoscono l’integrità territoriale e la sovranità dell’altra. Hanno confermato che ciò costituirà la base per il lavoro delle commissioni sulla delimitazione.

Dovreste conoscere le seguenti informazioni aggiuntive su questo principio. La Dichiarazione di Almaty è stata firmata dalle 12 repubbliche dell’Unione Sovietica il 21 dicembre 1991. Quella dichiarazione ha segnato due importanti documenti nel contesto della questione in discussione.

1. L’Unione Sovietica cessa di esistere.

2. Le repubbliche riconoscono reciprocamente l’integrità territoriale, la sovranità, l’inviolabilità dei confini amministrativi esistenti, e quindi i confini amministrativi esistenti tra le Repubbliche sovietiche diventano confini statali.

L’Azerbaigian dichiara che non esiste confine tra Armenia e Azerbaigian, il che contraddice la dichiarazione di Almaty e gli accordi sopra menzionati
L’Azerbaigian mantiene anche ambiguità nell’accettare le ultime mappe dell’Unione Sovietica come base per la delimitazione, il che dà ad alcuni esperti anche motivo di supporre che l’Azerbaigian stia preparando le basi per avanzare rivendicazioni territoriali contro l’Armenia e avviare una nuova aggressione militare.

(…)
L’Azerbaigian insiste continuamente affinché l’Armenia sia obbligata a concedere all’Azerbaigian un corridoio attraverso il proprio territorio. Nel linguaggio internazionale quotidiano che vi è familiare, la parola corridoio significa semplicemente strade interstatali. 
Ma c’è una particolarità nel caso della nostra regione. Nella dichiarazione tripartita del 9 novembre 2020, la parola “corridoio” è usata solo per il corridoio Lachin, che avrebbe dovuto collegare il Nagorno Karabakh e l’Armenia. La particolarità è che, secondo quel documento, il Corridoio Lachin non è solo una strada, ma anche un territorio largo 5 chilometri, che avrebbe dovuto essere fuori dal controllo dell’Azerbaigian, sotto il controllo delle forze di pace. Pertanto, in questo contesto, la parola corridoio ha il significato di uno strato extraterritoriale.

La Repubblica di Armenia non ha mai accettato, da nessuna parte, alcuna limitazione della sua sovranità e giurisdizione su nessuno dei suoi territori, né ha fatto una simile promessa. Cosa significa allora il principio sopra citato?

Significa una cosa semplice. Sulla base della loro sovranità e giurisdizione, Armenia e Azerbaigian dovrebbero aprirsi reciprocamente le strade senza la logica del corridoio sopra menzionata. Ai posti di blocco di quelle strade dovrebbero operare i servizi di controllo delle frontiere e altri servizi pertinenti, in base alla giurisdizione, alla sovranità e alla legislazione dei paesi. 
Ciò dovrebbe essere fatto sulla base del principio di reciprocità e uguaglianza, e noi siamo pronti ad adottare tali soluzioni, siamo pronti a ripristinare la ferrovia Meghri, che collegherà non solo l’Azerbaigian e l’Armenia, ma anche le regioni meridionali dell’Armenia con il regioni nordoccidentali, le regioni sud-occidentali dell’Azerbaigian con la Repubblica Autonoma del Nakhichevan, con la sua ulteriore continuazione collegherà l’Armenia con la Turchia, l’Azerbaigian con la Turchia, la Georgia, l’Azerbaigian, l’Armenia con la Repubblica islamica dell’Iran, l’Est con l’Ovest, estendendosi dal Mar Caspio al Mediterraneo, dal Nord al Sud, dal Golfo al Mar Nero. 
In Armenia chiamiamo questo progetto Armenian Crossroads. Ma penso che sia giunto il momento di regionalizzare ulteriormente questo progetto, rinominarlo e chiamarlo Crocevia della Pace, e questo nome è altrettanto importante e accettabile per noi. 
Nella stessa logica siamo pronti anche per l’apertura delle strade. La Repubblica d’Armenia è pronta a garantire la sicurezza delle merci, dei veicoli, delle persone, delle condutture, delle linee elettriche sul suo territorio, perché il Crocevia della Pace implica anche il passaggio di condutture e linee elettriche.
Questo tipo di soluzioni sono molto importanti anche per la Repubblica di Armenia, perché il nostro paese è sotto il blocco da parte dell’Azerbaigian e della Turchia da 30 anni.

Come potete vedere, non c’è motivo di accusare l’Armenia di ostacolare l’apertura delle comunicazioni di trasporto nella regione, ma ci sono analisi secondo cui le autorità di Baku stanno manipolando la narrativa del corridoio per provocare una nuova guerra nella regione, per occupare nuovi territori di Armenia, o per mantenere l’Armenia sotto blocco.

Ciò non dovrebbe essere consentito. Come avete visto, tutti i principi sopra menzionati sono stati sviluppati e concordati con la partecipazione del Presidente del Consiglio europeo e del Presidente dell’Azerbaigian, e siamo pronti ad attuare questi accordi. Inoltre, in termini di comunicazioni di trasporto, osservando i principi sopra menzionati, compreso il principio di reciprocità, siamo pronti a facilitare le procedure, siamo pronti a garantire la sicurezza del passaggio delle merci azerbaigiane e degli azeri attraverso il nostro territorio, sperando anche in termini di reciprocità, siamo pronti per un ritiro simultaneo delle truppe dalla linea di confine del 1991, il che significherà che l’Azerbaigian non avrà truppe in nessun territorio dell’Armenia, e l’Armenia non avrà truppe in Azerbaigian. 
Siamo pronti ad affrontare la questione delle cosiddette enclavi sul principio di reciprocità, come ho affermato nell’intervista rilasciata alla TV pubblica armena il 10 ottobre.

Infine, siamo pronti a firmare un trattato di pace con l’Azerbaigian entro la fine dell’anno. Naturalmente, il fatto che l’Azerbaigian abbia rifiutato di partecipare alla riunione di Granada, sulla quale tra l’altro era stato raggiunto un accordo il 15 luglio a Bruxelles e tale accordo si esprime anche nella dichiarazione rilasciata da Charles Michel sulla base dei risultati della l’incontro, quindi non venire a quell’incontro non ha reso i nostri affari più facili.

[traduzione e grassetto redazionale]

Dittatore. Arrogante, presuntuoso, despota, affamatore del popolo, guerrafondaio, corruttore, prepotente. Non bastano gli aggettivi per descrivere il presidente azero Aliyev.
Governa con il bastone un Paese che è agli ultimissimi posti al mondo per tutela dei diritti civili e politici e dove la libertà di informazione è pressoché sconosciuta.

Alimenta il suo consenso personale interno facendo leva sui sentimenti ultranazionalisti di una componente della società civile azerbaigiana nutrita per anni a pane e odio contro gli armeni.

La gestione del suo potere è tutta dentro la famiglia: il padre Haydar (ex dirigente comunista di epoca sovietica) è lo spirito guida della patria, Ilham è il figlio presidente, Mehriban è la moglie nonché vicepresidente della repubblica.

Ogni sito istituzionale riporta questa “trimurti” azerbaigiana; aeroporti, musei, teatri, cartellonistica stradale, tutto si riconduce alla sacra famiglia del potere.

Il popolo (o parte di esso, perché c’è anche molto scontento) applaude le conquiste territoriali, inneggia al trionfo in Karabakh e cerca di raccogliere le briciole della ricchezza che gli Aliyev hanno saggiamente depositato all’estero in comodi paradisi fiscali. “Panama papers” non mentono.

Finita la campagna di Artsakh, passata l’euforia per la riconquista di “Kankendi”, lavata col sangue l’onta della sconfitta nella prima guerra degli anni Novanta, ora il dittatore continuerà a rivolgere le proprie attenzioni all’Armenia. Gli serve mantenere viva la tensione ed è per questo che non si arriverà rapidamente a un complessivo accordo di pace perché – una volta chiuso il contenzioso con gli armeni – tutta l’attenzione dell’opinione pubblica si concentrerà inevitabilmente sui problemi interni, sulla povertà che nonostante le ricchezze energetiche ancora colpisce una buona parte della popolazione.

Il crudele Aliyev pagherà prima o poi le colpe dei propri peccati? Le migliaia di armeni e azeri mandati a morire per il suo orgoglio di despota avranno giustizia? Madri, padri, mogli, mariti, figli di una parte e dell’altra potranno un giorno asciugare le loro lacrime con la certezza che l’artefice di tutto questo dolore sta scontando la giusta punizione?

La Storia ci insegna che tanti “dittatori utili” (cit.), una volta completata la loro missione sono finiti in disgrazia. Aliyev non sarà un’eccezione. Finita la guerra in Ucraina, assolto il suo compito di opportuna sponda per i giochi di potere dei grandi player internazionali, il despota del Caspio non sarà più indispensabile, pagherà i troppi sgarbi fatti alle diplomazie di mezzo mondo e verrà buttato giù.

Quel giorno, speriamo il più vicino possibile, brinderemo.