Un appello al mondo dall’Artsakh sotto assedio
Il Presidente della Repubblica di Artsakh, Arayik Harutyunyan, ha rivolto un urgente video-appello alla comunità internazionale affinché adotti misure urgenti per prevenire il genocidio del popolo dell’Artsakh e per revocare l’assedio imposto dal blocco attuato dall’Azerbaigian. Di seguito il testo.
Stimati membri della comunità internazionale,
Io, Arayik Harutyunyan, Presidente della Repubblica di Artsakh (Repubblica del Nagorno Karabakh), vi rivolgo questo urgente appello per attirare la vostra attenzione sul fatto che proprio in questo momento, il popolo della Repubblica di Artsakh si trova nel bel mezzo di un straziante genocidio, di fronte a una minaccia imminente alla loro stessa esistenza e alla patria a cui tengono.
Allo scopo di controllare l’unica strada che collega l’Artsakh con l’Armenia e il mondo esterno, passando per il Corridoio di Lachin, le autorità dell’Azerbaigian hanno progettato e avviato uno spettacolo iniziato il 12 dicembre 2022, con il pretesto di una protesta “ambientalista”. In realtà, questo è stato solo un preludio al crimine di genocidio, che ha acquisito un carattere ufficiale e sistemico con l’istituzione illegale di un posto di blocco azero nel Corridoio di Lachin il 23 aprile 2023. Il 15 giugno l’Azerbaigian ha completamente bloccato la strada passando attraverso il Corridioi di Lachin, assediando i 120.000 abitanti della Repubblica di Artsakh. Ormai da quasi otto mesi, la popolazione dell’Artsakh è stata privata dell’opportunità di muoversi senza ostacoli e a doppio senso lungo il Corridoio di Lachin. Da circa due mesi mancano le forniture di cibo, medicinali e altri beni di prima necessità, precedentemente effettuate dalle forze di mantenimento della pace russe e dal Comitato Internazionale della Croce Rossa (CICR). Le azioni dell’Azerbaigian violano non solo le norme di diritto universali, ma anche specifici atti giuridici internazionali riguardanti il Corridoio di Lachin, incluso il paragrafo 6 della Dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020, decisioni giuridicamente vincolanti della Corte Internazionale di Giustizia e della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo che richiedono il sbloccare il Corridoio di Lachin.
Il blocco del Corridoio di Lachin non è un incidente isolato; dovrebbe essere considerato come parte di una politica pianificata, su larga scala e coordinata dell’Azerbaigian volta alla distruzione del popolo dell’Artsakh nel suo insieme. Il blocco dell’Artsakh è una continuazione diretta dell’aggressione militare scatenata dall’Azerbaigian nel 2020, con il coinvolgimento diretto della Turchia e delle organizzazioni terroristiche del Medio Oriente. L’Azerbaigian ha costantemente perseguito una politica di soppressione forzata del diritto all’autodeterminazione del popolo dell’Artsakh, accompagnando le sue azioni con l’uso della forza e diffuse violazioni dei diritti umani. L’obiettivo finale di questa politica è l’espulsione del popolo dell’Artsakh e la chiusura della questione del diritto all’autodeterminazione per il popolo dell’Artsakh.
È in questo contesto che devono essere considerate le usurpazioni dell’Azerbaigian sulla sovranità dell’Artsakh, poiché la presenza di uno Stato sovrano con soggettività giuridica internazionale è una condizione cruciale e un mezzo per preservare il popolo dell’Artsakh e le sue tradizioni, valori, cultura, nonché come loro sviluppo naturale.
Più di due anni dopo la dichiarazione di cessate il fuoco trilaterale, e non essendo riuscito a raggiungere il suo obiettivo criminale di pulizia etnica dell’Artsakh con mezzi militari, l’Azerbaigian continua a fare tentativi coerenti per raggiungere i suoi nefasti obiettivi impiegando metodi non violenti ma ugualmente disumani. L’istituzione di un posto di blocco illegale nel Corridoio di Lachin, con il suo evidente intento criminale di limitare deliberatamente e infine bloccare le spedizioni di merci umanitarie, che sono cruciali per sostenere il normale sostentamento della popolazione dell’Artsakh, è diventata una nuova arma nell’arsenale dell’Azerbaigian contro il popolo dell’Artsakh. Una vittima diretta di questo checkpoint istituito illegalmente è stato Vagif Khachatryan, un cittadino della Repubblica di Artsakh, che è stato rapito da personale militare azero in violazione del diritto umanitario internazionale mentre viaggiava sotto la scorta del CICR.
Le autorità azere, tentando di nascondere le loro intenzioni genocide, escogitano false alternative, presumibilmente volte a mitigare la catastrofe umanitaria che esse stesse hanno creato. L’attuale situazione critica, che l’Artsakh può superare solo con il sostegno umanitario e politico internazionale, è una diretta conseguenza del blocco illegale del Corridoio Lachin da parte dell’Azerbaigian e dell’attuale assedio del popolo dell’Artsakh. L’Azerbaigian sta quindi cercando di creare l’illusione che l’Artsakh sia insostenibile e dipendente dall’assistenza esterna. L’offerta imposta della cosiddetta assistenza da parte delle autorità azere è un tentativo di soggiogare l’Artsakh e il suo popolo.
Ma non commettete errori: l’offerta di consegnare merci umanitarie all’Artsakh dall’Azerbajgian è ancora un altro mezzo per realizzare l’agenda criminale dell’Azerbaigian, che porterà all’imposizione della propria volontà, violando la dignità umana e altre conseguenze penali della sottomissione del popolo dell’Artsakh all’Azerbaigian. Attraverso queste azioni, l’Azerbaigian mira a ostacolare il normale sviluppo dell’Artsakh e il miglioramento degli standard di vita della popolazione.
Le autorità azere non nascondono il loro obiettivo di espellere la popolazione armena dell’Artsakh dalla loro patria. Di conseguenza, presentando un cosiddetto concetto di risoluzione del conflitto, insieme a un pacchetto di proposte, l’Azerbaigian sta tentando di nascondere questo nuovo modo di realizzare la sua intenzione genocida sotto la copertura dei negoziati.
L’agenda fittizia di dialogo tra Stepanakert e Baku promossa dalle autorità azere è, infatti, un tentativo di legittimare le azioni criminali dell’Azerbaigian. Qualsiasi invito a incoraggiare la partecipazione dell’Artsakh a tale dialogo senza mediatori internazionali e garanzie effettive è percepito come un sostegno all’attuazione della politica di genocidio dell’Azerbaigian. La partecipazione dell’Artsakh a tali colloqui in queste condizioni equivarrebbe a riconoscere e legittimare il velato programma di genocidio dell’Azerbagian.
Per l’efficacia e la legittimità dei negoziati, è necessario garantire quantomeno che le parti aderiscano alle norme del diritto internazionale. Allo stesso tempo, entrambe le proposte volte a risolvere il conflitto stesso e le potenziali conseguenze della loro attuazione dovrebbero allinearsi ai principi del diritto internazionale e ai valori umani universali. Tuttavia, tutto questo continua ad essere violato dall’Azerbaigian con persistenza e impunità.
L’Artsakh, a sua volta, ha sempre sostenuto l’avvio di negoziati significativi e sostanziali, basati sui principi universali di giustizia, dignità e uguaglianza.
La nostra posizione incrollabile è che affinché i negoziati abbiano luogo, è necessario innanzitutto garantire condizioni favorevoli ed eque. Successivamente, dovrebbe essere istituito un meccanismo internazionale con un relativo mandato internazionale per definire i criteri per il processo negoziale. Tali criteri dovrebbero basarsi sulle norme del diritto internazionale e della prassi internazionale. In caso contrario, non possono essere oggetto di discussione le proposte di avviare trattative con una parte che rimane impegnata nella sua intenzione criminale di distruggere l’altra parte con ogni mezzo, sia esso militare, economico o politico.
Sentenze della Corte Internazionale di Giustizia e della Corte Europea dei Diritti dell’Uomo, ricorsi periodici e dichiarazioni di istituzioni internazionali, singoli Stati e organizzazioni riconoscono universalmente il fatto del blocco illegale del Corridoio di Lachin. Sottolineano la necessità di ripristinare la libera circolazione attraverso il corridoio. Tuttavia, non vengono compiuti passi efficaci e concreti in questa direzione. Nel frattempo, le azioni deliberate dell’Azerbaigian per creare condizioni di vita insopportabili nell’Artsakh con l’obiettivo finale di distruggere fisicamente la popolazione dell’Artsakh costituiscono niente di meno che un crimine di genocidio, composto da intenzione criminale e azioni esplicite. Anche i maggiori esperti internazionali concordano con questa valutazione. Ad esempio, l’ex Procuratore capo della Corte Penale Internazionale, Luis Moreno Ocampo, lo ha sottolineato nel suo recente rapporto esaustivo. Prevenire il crimine di genocidio è un obbligo universale degli Stati e ogni Stato deve impegnarsi attivamente e costantemente per impedire che tale crimine si verifichi.
Nelle circostanze attuali, mostrare inerzia o indifferenza equivale nientemeno che condonare il crimine di genocidio. La comunità internazionale è obbligata ad adottare efficaci misure individuali e collettive per impedire il tentativo dell’Azerbaigian di iscrivere un’altra pagina di genocidio negli annali della storia.
In linea con quanto detto sopra, invito vivamente gli attori internazionali, nell’ambito dei loro impegni, ad adottare misure decisive ed efficaci per prevenire il crimine di genocidio contro il popolo dell’Artsakh. Nello specifico mi rivolgo:
Alla Repubblica d’Armenia:
- al fine di adottare una risoluzione che preveda azioni urgenti e specifiche, esorto l’immediata presentazione della catastrofe umanitaria derivante dal blocco del Corridoio di Lachin da parte dell’Azerbaiian e dal blocco illegale dell’Artsakh, sfociato nel crimine di genocidio, alla discussione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite;
- invito a intensificare gli sforzi per aumentare attivamente la consapevolezza della questione del blocco illegale del Corridoio di Lachin e dell’Artsakh attraverso l’informazione, la difesa e altre piattaforme, nonché informando la comunità internazionale;
- chiedo di impegnarsi con i partner internazionali per discutere e imporre sanzioni contro l’Azerbaigian al fine di fermare i suoi crimini internazionali;
- allo stesso tempo, esorto con forza le autorità dell’Armenia, i personaggi pubblici e i leader politici a esercitare cautela nelle loro dichiarazioni pubbliche e valutazioni della situazione: nessuna dichiarazione o azione dovrebbe mettere in dubbio il diritto del popolo dell’Artsakh all’autodeterminazione o contribuire a ulteriori azioni aggressive da parte dell’Azerbaigian.
Alla diaspora armena:
- vi esorto a consolidare gli sforzi con l’obiettivo di attirare l’attenzione delle autorità e del pubblico nei Paesi di vostra residenza sui crimini internazionali commessi nell’Artsakh e di chiedere misure immediate ed efficaci per fermarli.
Dai nostri compatrioti della diaspora, ci aspettiamo azioni nelle seguenti direzioni:
- assicuratevi che i vostri governi condannino fermamente e adottino misure specifiche per aumentare la pressione sull’Azerbaigian affinché revochi il blocco dell’Artsakh;
- assicuratevi che i vostri governi, le organizzazioni per i diritti umani, i media e altri attori forniscano valutazioni legali e politiche dirette dei crimini dell’Azerbaigian contro l’Artsakh;
- assicuratevi che i vostri governi prendano in considerazione e impongano sanzioni contro l’Azerbaigian per fermare i suoi crimini internazionali.
Alla Federazione Russa:
- sottolineando l’importanza della missione di mantenimento della pace russa nell’Artsakh, esorto vivamente l’intensificazione degli sforzi per l’immediata revoca del blocco illegale dell’Artsakh da parte dell’Azerbaigian e il ripristino del funzionamento del Corridoio di Lachin, come stabilito dalla Dichiarazione trilaterale del 9 novembre 2020.
Ai Co-Presidenti del Gruppo di Minsk dell’OSCE – Federazione Russa, Stati Uniti d’America e Repubblica francese:
- vi esorto vivamente, sia come parti direttamente coinvolte nel processo di risoluzione del conflitto sia come Stati membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, ad adempiere al vostro obbligo primario adottando misure efficaci per l’immediata cessazione del blocco illegale dell’Artsakh da parte dell’Azerbaigian e il ripristino del funzionamento ininterrotto del Corridoio di Lachin;
- invito i Paesi Co-Presidenti del Gruppo di Minsk dell’OSCE a compiere sforzi individuali e congiunti per stabilire un formato negoziale solido dotato di un mandato internazionale appropriato, che assicuri che il processo negoziale, i suoi criteri e i risultati finali siano in linea con il diritto internazionale e valori umani universali;
- auspico che i Paesi Co-Presidenti dimostrino coerenza nel perseguire una soluzione pacifica e globale del conflitto Azerbaigian-Karabakh e si adoperino attivamente per riattivare il meccanismo negoziale dotato di un mandato internazionale per la risoluzione del conflitto.
Agli Stati membri del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite:
- esorto l’immediata convocazione di una riunione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite per discutere del genocidio e della catastrofe umanitaria causata dal blocco dell’Artsakh. Inoltre, chiedo l’adozione di una risoluzione del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite che obblighi l’Azerbaigian a sbloccare prontamente il Corridoio di Lachin e ripristinarne il funzionamento in conformità con la decisione della Corte Internazionale di Giustizia del 22 febbraio 2023;
- ricordo anche che prevenire il genocidio non è solo un obbligo erga omnes ma anche una responsabilità collettiva della comunità internazionale.
Al Segretario Generale delle Nazioni Unite:
- La esorto a dimostrare responsabilità e leadership morale e politica coinvolgendo l’intero sistema delle Nazioni Unite per prevenire ulteriori crimini internazionali commessi dall’Azerbaigian nell’Artsakh;
- esorto il Consigliere Speciale del Segretario Generale per la Prevenzione del Genocidio e altre entità pertinenti a presentare informazioni fattuali e legali al Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite in merito ai crimini internazionali commessi contro la Repubblica di Artsakh;
- propongo di dare un contributo significativo al processo di formazione di un meccanismo di risoluzione del conflitto tra l’Artsakh e l’Azerbaigian utilizzando la vostra istituzione di buoni uffici.
Al Consigliere Speciale del Segretario Generale delle Nazioni Unite per la Prevenzione del Genocidio:
- La esorto ad attivare il meccanismo di allerta precoce all’interno del suo mandato, presentando così la situazione di crisi emersa nella Repubblica di Artsakh al Segretario Generale delle Nazioni Unite, e attraverso di lui, al Consiglio di Sicurezza;
- La esorto ad adottare misure efficaci per inviare una missione conoscitiva nella Repubblica di Artsakh per valutare le conseguenze dei crimini internazionali commessi dall’Azerbaigian attraverso il blocco illegale del Corridoio di Lachin.
All’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Diritti Umani, all’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati e alle altre strutture delle Nazioni Unite preposte alla tutela dei diritti umani:
- Vi esorto, nell’ambito dei vostri mandati, a fornire una valutazione legale dei crimini commessi dall’Azerbaigian contro il popolo dell’Artsakh, a documentare le diffuse violazioni dei diritti umani e a fornire agli Stati membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite e ad altre entità internazionali informazioni fattuali e legali dettagliate sull’escalation della crisi dei diritti umani nell’Artsakh.
Al Comitato Internazionale della Croce Rossa, in quanto unica organizzazione internazionale presente nella Repubblica di Artsakh e dotata dell’appropriato mandato internazionale:
- Vi esorto a fornire a tutti gli attori della comunità internazionale e, in particolare, agli Stati membri del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite, dettagliate informazioni fattuali e legali sulla situazione in Artsakh e sulle azioni dell’Azerbaigian, che violano gravemente le norme del diritto umanitario internazionale.
Al Consiglio d’Europa:
- Vi esorto ad adottare misure efficaci e decisive per garantire l’immediata attuazione della sentenza vincolante emessa dalla Corte Europea dei Diritti dell’Uomo il 21 dicembre 2022;
- chiedo con forza che vengano prese misure riguardo alla flagrante e grave violazione da parte dell’Azerbaigian dei “tre pilastri” del Consiglio d’Europa, compresa una potenziale esclusione di questo Stato membro dall’organizzazione.
All’Unione Europea:
- esorto l’utilizzo delle risorse e degli strumenti disponibili all’interno dell’Unione Europea, inclusa l’imposizione di sanzioni, per intensificare la pressione sull’Azerbaigian affinché revochi il blocco dell’Artsakh e metta fine alle sue diffuse violazioni dei diritti umani;
- Vi esorto a rimanere fedeli ai valori e ai principi proclamati dall’Unione Europea, astenendosi in particolare dal dare priorità al partenariato energetico con l’Azerbaigian rispetto ai diritti umani e alle libertà.
Alle organizzazioni internazionali per i diritti umani e ad altri attori internazionali:
- Vi esorto a impegnarvi attivamente in campagne di sensibilizzazione sulle violazioni massicce e sistematiche del diritto umanitario internazionale e dei diritti umani commesse dall’Azerbaigian contro l’Artsakh, anche fornendo chiare descrizioni legali e chiedendo che i governi e le organizzazioni internazionali adottino adeguate misure preventive.
Ai rappresentanti dei media:
- riconoscendo il ruolo indispensabile dei media indipendenti nell’aumentare la consapevolezza sui crimini di massa e sulla loro prevenzione, vi esorto a rimanere fedeli alla vostra missione e a rompere l’inaccettabile silenzio fornendo alla comunità internazionale informazioni obiettive sui crimini di massa che hanno luogo nell’Artsakh, rompendo così il circolo vizioso di ingiustizia e impunità.
Stimati rappresentanti della comunità internazionale,
Concludendo questo messaggio di allarme, vi prego di non dimenticare che l’Artsakh è attualmente l’unico territorio al mondo sotto assedio completo, dove anche la comunità internazionale non ha accesso. Non mettete in discussione l’intenzione dell’Azerbaigian di sottoporre la pacifica popolazione dell’Artsakh a un totale isolamento? Non vi preoccupa il fatto che, dal punto di vista dei diritti umani, l’Artsakh non sia diventato una zona grigia ma un buco nero in cui possono verificarsi tutti i crimini immaginabili dalla civiltà umana? Non vi rendete conto che tale impunità internazionale e la concessione di un altro genocidio daranno luogo a nuovi crimini, forse anche contro i vostri stessi popoli?!
Pertanto, imploro e chiedo a tutti voi di agire prontamente e fermare questo genocidio in corso del popolo dell’Artsakh prima che diventi troppo tardi.