Un arrogante dittatore guerrafondaio
Il presidente dell’Azerbaigian Ilham Aliyev ha tenuto un altro discorso militarista approfittando del primo anniversario della fine della guerra provocata dall’aggressione militare del suo Paese contro l’Artsakh e l’Armenia.
Per enfatizzare ancora di più le sue parole, il discorso è stato pronunciato nella città armena di Shushi, attualmente occupata dall’Azerbaigian, dove il presidente dell’Azerbaigian era arrivato in uniforme militare e accompagnato da sua moglie, Mehriban Aliyeva.
L’essenza del discorso, che è stato ascoltato con attenzione da diverse dozzine di militari azerbaigiani, era di lodare personalmente lui e l’esercito azero nonchè additare ancora una volta gli Armeni come “il nemico”.
Lungi dall’aver assunto una posizione più conciliante a un anno dalla fine del conflitto il dittatore azero ha invece rincarato la dose di insulti e minacce al popolo armeno e ancora una volta ha confermato che è stato l’Azerbaigian a scatenare la suddetta aggressione militare contro il Nagorno Karabakh il 27 settembre 2020.
“Quando sono stato eletto per la prima volta alla carica di presidente nel 2003 – ha tuonato Aliyev – ho detto nel mio messaggio indirizzato al popolo azero che avremmo restituito le nostre terre storiche a tutti i costi, pacificamente o militarmente. E così è stato. Gli anni dei colloqui di pace non ha prodotto alcun risultato. Al contrario, il nemico [cioè gli armeni] è diventato ancora più impudente. Se nei primi anni dell’occupazione [armena] io e il popolo azero nutrivamo ancora certe speranze in relazione al processo negoziale, quelli le speranze sono completamente scomparse negli ultimi tempi”.
Dunque, la leadership azerbaigiana continua la sua politica di armenofobia e semina odio verso gli armeni. E ancor più grave è il fatto che queste parole di odio e di retorica militaristica sono state pronunciate proprio a Shushi, una città che si trovava all’interno della Regione Autonoma del Nagorno Karabakh (NKAO) che aveva guadagnato il diritto all’autodeterminazione nel 1991 e che non ha mai fatto parte della repubblica di Azerbaigian nata dopo il distacco dall’Unione sovietica.
“Quanto ancora abbiamo dovuto sopportare? Qualcuno avrebbe dovuto dar loro una lezione o no? In faccia, decine di migliaia di giovani azeri, soldati, ufficiali si sono fatti avanti e hanno indicato il nemico al suo posto. Lo hanno messo in una posizione che non si riprenderà mai. D’ora in poi, vivrà per sempre con lo stigma di un popolo e di uno stato sconfitti” ha rimarcato il presidente azero che riferendosi alla Casa della cultura di Shushi (dove si sarebbe dovuto trasferire il parlamento dell’Artsakh e che fu pesantemente bombardata in guerra con decine di poliziotti armeni morti) ha parlato della “tana del diavolo”.
Va ricordato inoltre che, secondo una dichiarazione dell’ufficio del difensore civico dell’Armenia, le parole del presidente dell’Azerbaigian e di altri alti funzionari sono correntemente utilizzate da soldati dall’esercito azero come sottofondo di video nei quali vengono mostrate uccisioni e delle torture degli armeni catturati.